Quando Silvano Bottari mi accennò al progetto “BLACK PIE” era l’inizio dell’estate 2023. Pensai
subito a qualcosa di piacevole - visti i partecipanti -, probabilmente un
gruppo passeggero, prodotto di uno di quegli innamoramenti improvvisi che
capitano anche in campo musicale e che spesso finiscono rapidamente per le
delusioni che seguono per la mancanza di opportunità, insomma, il mercato della
musica di qualità tarpa le ali.
E invece li ritrovo sul palco del Porto Antico Prog Fest con
il frutto del loro lavoro, un album dal titolo “Angels”,
di prossima uscita.
Sono sempre molto sensibile alle proposte che derivano da
impegno ed entusiasmo, e se poi si aggiunge l’evidente risultato positivo, il
cerchio si chiude. Ho pensato quindi di dare il maggior spazio possibile ai
Black Pie, e per entrare negli anfratti della loro proposta esisteva un solo
metodo, chiedere a loro i dettagli, quelli che nessun recensore può afferrare
al volo.
Elena Villa - vocalist, bassista e autrice dei testi - ha soddisfatto le mie curiosità, e a fine articolo è disponibile il nostro esaustivo scambio di battute.
Dopo aver appreso le motivazioni e aver ascoltato l’album, mi
sono fatto l’idea che l’incontro di anime diverse - unite dall’amore per la
musica ma non solo - abbia permesso di realizzare una sorta di momento magico,
quell’onda perfetta che i surfisti aspettano da una vita e che arriva quando
meno te lo aspetti.
Tradotto per il caso specifico: immagino persone che entrano
in una stanza carichi di buoni propositi e interrogativi, vogliosi di
coverizzare in modo alternativo i classici del rock, e ne escono con certezze
creative, con vicinanza affettiva, con corrispondenza di amorosi sensi,
insomma, una piena condivisione del sentiero da percorrere insieme, alimentato
da situazioni famigliari probabilmente affini, tanto che il titolo “Angels”
riporta alla prole dei musicisti, totalmente composta da femmine.
Nasce così un concept album - ed è questo un elemento tipicizzante del prog - che, come racconta Elena, è il viaggio alchemico di un’anima che sceglie la sua esperienza di vita e il corpo in cui incarnarsi e, inevitabilmente, pur nascendo in completo equilibrio, incontra il caos della nostra società tossica.
Sono 11 le tracce che nascono dopo una selezione accurata del
cospicuo materiale disponibile, circa 43 minuti di sonorità roccheggianti che,
seguendo la lettura dei testi inglesi nel booklet annesso, forniscono la
perfetta idea di concettualità, aiutata dal magnifico art work, che è il sunto
del lavoro di Silvano Bottari (copertina), dell’illustratore/musicista Alex
Reale e di Pino Pintabona (layout), e a proposito di quest’ultimo è
bene sottolineare come l’etichetta che ha creduto da subito dei Black Pie sia
la Black Widow Records.
La band si presenta come trio (Elena Villa, Claudio
Cinquegrana e Silvano Bottari), ma come indicato nell’intervista a
seguire, da subito, si è innestato nell’ensemble Stefano Genti, tutti
nomi che non hanno bisogno di grandi spiegazioni per chi segue il genere,
soprattutto in Liguria.
Come accennato, la fruizione perfetta riporta ad un ascolto collegato a lettura e visione immagini, perché in quel modo appare naturale il concetto di progressione, intesa come evoluzione della storia.
Gli assi portanti riconducono al rock, a volte “duro”, a volte calmierato da passaggi delicati, perché è quello il DNA, ma sono chiare le linee generali, con una sezione ritmica dirompente, virtuosismi chitarristici, una buona propensione verso la melodia, una voce caratterizzante che riporta ad esempi “stranieri” … il tutto si traduce in una proposta che lega gli insegnamenti del passato (70/80) ad una visione sonora moderna.
Dopo la sognante ed eterea apertura di “Off The Radar”
(I'm free gliding, no one can find me here…) si cambia ritmo, e mentre
la nuova vita prende coscienza delle difficoltà terrene che si palesano
immediatamente, il power trio cala le carte.
“Kaos Night” (Cahallenge makes you numb and
you haveno way out if you trustyour path the you have no dubt…) fornisce il
primo segnale di potenza dell’album.
“Little Lady Bright” potrebbe vivere di luce propria e, in un altro mondo, diventare una hit. È uno dei brani più lunghi e miscela un pop rock di qualità (grande prova vocale di Elena) con una complessa parte strumentale, dove i tempi dispari riportano agli stilemi del prog e nasce spontaneo un mood sognante: Little Lady Bright used to hide in a hollowby the seaside; on the other side of the world lived the little boy in light. Save your lady bright, save your boy in light, save your life…
Senza tregua “Borderline” (I'm a borderline woman, you're a borderline man, anytime we say it's over the we do it again), un brano dal ritmo serrato, dove il connubio basso/batteria colpisce duro l’ascoltatore.
Della quinta traccia, “Your Fault” (Havin' a
sense of guilte about everything you like, you say it's my fault, tell my why
you think…) è possibile ascoltare qualche frammento nel video a seguire.
Dal punto di vista prettamente musicale è una parte che mi ha colpito dopo
trenta secondi di ascolto, per il fraseggio continuo di Cinquegrana, a cui fa
seguito un lungo assolo, mentre il cantato diventa un tormentone (in senso
positivo) che non ti lascia più!
“Welcome Toxic” (There is only one way out
it's me, welcome toxic…) presenta una sorta di dicotomia, con una prima
parte cantata e la seconda strumentale, entrambe caratterizzate da un’atmosfera
distopica, oscura, con la mano di Genti che crea atmosfere e situazioni
sognanti.
“People From The Sky” (We are people wlaking
on the homeland, the earth, Mother Hearth, from the sky, the universe) inizia
con suoni “bossanoviani” e sfocia in un groove evidenziato dal preminente e
ossessivo lavoro di basso e in una parte vocale immateriale.
E arriviamo a “From The Ashes” (Be the
phoenix, pick thet flower raise from the ashes, believe in your power, be the
phoenix, pick that flower…), un pezzo che induce alla dinamicità, un funky
irresistibile che colpisce all’impatto e che mette in evidenza le grandi skills
di tutti i musicisti.
Con l’inizio di “Blanket Tide” (I was sailin'
a glass of wine sleeping tonight in a blanket tide…) si potrebbe pensare ad
un calo di tensione, ma bastano 38 secondi per ritrovarsi avvolti dal sound
Black Pie. Anche in questo caso si potrebbe idealmente dividere la traccia
in due parti, con una sezione strumentale importante e complessa, e il modello
prog diventa nuovamente una guida da seguire, ed è probabile che in fase di
realizzazione la sperimentazione e l’improvvisazione siano stati elementi
trainanti.
Arriviamo verso la fine del percorso con “Lift It” (The truth is you want my music to touch yot soul and lift it…) e nella seconda porzione sento forte profumo di YES, probabilmente uno dei tanti insegnamenti che arrivano dal passato. Meraviglioso!
Si conclude con “Follow”, che consta di due momenti distinti, ed Elena Villa fornisce elementi supplementari: “La parte cantata è la ghost track, ed è il brano che è stato pubblicato nel flexi disc, un pezzo un po’ fuori dal coro ma legato al concept, ed è stato pensato rock, quindi la versione che anticipa qualcosa del prossimo disco…”.
Black Pie già proiettati nel futuro, dunque, ma è questo il momento di godersi “Angels” e di scoprire la nuova proposta targata Black Widow, nessuno rimarrà deluso!
Tracklist:
OFF THE RADAR
KAOS NIGHT
LITTLE LADY BRIGHT
BORDERLINE
YOUR FAULT
WELCOME TOXIC
PEOPLE FROM THE SKY
FROM THE ASHES
BLANKET TIDE
LIFT IT
FOLLOW
Line up:
Elena “Hellen” Villa (Malcondita):
voce, basso e mandolino
Claudio “Clode” Cinquegrana (Of New
Trolls): chitarre e cori
Silvano “Syl” Bottari (Vanexa):
batteria e percussioni
Stefano Genti “Special Guest” (Of New
Trolls): tastiere e cori
Intervista a Elena Villa
Come nascono i Black Pie e con quale obiettivo?
I Black Pie nascono da un’idea di Silvano Bottari, batterista degli storici Vanexa, che per ragioni squisitamente personali iniziava a sentire l’esigenza di cambiare esperienza musicale e riarrangiare classici del rock e del funk, per proporre uno spettacolo di alto livello, fuori dal circuito mainstream. L’incontro fra Syl, Clode e me è avvenuto in saletta e già dopo aver suonato il primo pezzo, “Them Changes” di Buddy Myles, ci siamo guardati meravigliati e abbiamo capito di essere una Band. Una Band e una famiglia: siamo diventati amici suonando, come lo sono diventate le nostre figlie e il prodotto discografico è lo specchio delle nostre esperienze e battaglie personali. Siamo una squadra carica di energia e di voglia di stare bene.
Potete sintetizzate la vostra storia musicale pregressa, sottolineandone i tratti significativi?
Syl è il batterista storico e fondatore dei Vanexa e ha suonato con Dennis Stratton e Maurizio Solieri. Clode suona da 15 anni per gli Of New Trolls, ma vanta collaborazioni internazionali, quali Glenn Hughes, John Lynn Turner, Bernie Marsden, Ian Paice, Don Airey. Io ho lavorato come cantante, musicista, compositrice e autrice di testi anche per conto terzi o per formazioni di ogni genere, ma prevalentemente rock, con puntate nella musica celtica e nel cantautorato. Questi progetti mi hanno portato anche all’estero, in tournee e per collaborazioni discografiche nell’ambito della musica etnica. Per 20 anni ho militato nei Malcondita, band di rock italiano, con cui ho partecipato ad Arezzo Wave, Pistoia blues, vinto Sanremo Rock and Trend nel 2001 e inciso e pubblicato tre album, con conseguenti tour e live.
La formazione a tre è stata pensata in funzione della proposta o ha a che fare con aspetti relazionali/casuali?
La formazione a tre è nata per scelta, a priori, per poter suonare più spesso e per ragioni economiche, ma appena è iniziato il progetto discografico è stato subito invitato in pianta stabile Stefano Genti, tastierista e voce degli of New Trolls.
Possiamo etichettare approssimativamente il genere con cui vi muovete all’interno della famiglia del rock?
È molto difficile darci un’etichetta, perché ogni ascoltatore potrebbe riconoscere rimandi ad atmosfere che vanno dall’hard rock al prog in un baleno. Il rock, parlando in termini molto generici, ci accomuna ed è la nostra vita. La forza dell’esperienza Black Pie è che ci sentiamo liberi di esprimere tutto quello che sentiamo e di lasciare che le nostre esperienze professionali e gli ascolti di tre vite confluiscano in un prodotto che ci rappresenta e in un suono nel quale ci riconosciamo.
Esistete da circa un anno, periodo in cui vi siete proposti in svariati live e poi è arrivata la decisione di entrare in studio: cosa è accaduto una volta chiusi tra quattro mura?
In studio siamo entrati in punta di piedi. Le esperienze compositive e discografiche pregresse di Syl e me ci rendevano scettici e anche Clode non sembrava desiderare di dedicarsi ad un progetto originale. Solo che io quando inizio a comporre sono un fiume e quel giorno mi sono presentata con 5 pezzi. Dopo che li ho eseguiti i ragazzi si sono guardati e Clode ha aperto una serie di cartelle del suo computer nelle quali conservava composizioni in attesa da decenni. È avvenuta la magia: il connubio creativo Clode/Hellen si è dimostrato esplosivo. Le composizioni di Clode combaciavano con le mie, oppure riuscivo ad improvvisarvi con estrema facilità. Syl arrivava in studio con ascolti incredibili, da Todd Rundgren ai King Crimson, suggerendo stacchi, mentre Clode si gongolava ad ispirarsi ai Porcupine Tree, ai Genesis, a Bjork, ai King Crimson per realizzare interi brani pronti per me e per le mie follie melodiche. Io ho iniziato ad ascoltare qualsiasi cosa ripetutamente, dagli Yes agli Skunk Anansie. Tutti i nostri ascolti avvenivano insieme. I suoni e le atmosfere che portava ognuno di noi entravano nel mondo degli altri due. In due mesi avevamo composto talmente tanti pezzi che abbiamo dovuto scartarne alcuni. Il disco era concluso e continuavamo a comporre. Clode ha dedicato giorni e notti agli arrangiamenti, al mixaggio, alla scelta dei suoni. “Angels” ha preso forma sulla cresta di un’onda come se già quella musica esistesse e si fosse manifestata attraverso la forza del nostro entusiasmo.
L’album “Angels” è di prossima uscita: trattasi di un concept?
Sì, è un concept dedicato alle figlie di ognuno di noi, per combinazione tutte femmine. Si chiama “Angels” proprio perché loro sono i nostri angeli. Il concept è il viaggio alchemico di un’anima che sceglie la sua esperienza di vita e il corpo in cui incarnarsi e, inevitabilmente, pur nascendo in completo equilibrio, incontra il caos della nostra società tossica. Ogni brano, però, può essere ascoltato indipendentemente dagli altri. È solo seguendo la cronologia del disco e leggendo i testi, che si può seguire il filo logico che sottende all’esperienza di quell’anima.
Chi ha scritto i testi e qual è il messaggio che passate al mondo?
Ho scritto io tutti i testi e ideato il concept, sempre condividendo ogni tematica e ogni scelta sonora con i ragazzi. Noi crediamo che la forza di volontà, il saper mettere a fuoco la propria missione nella vita e la propensione verso la serenità, siano la chiave per riuscire a uscire dal tunnel più scuro, senza mai perdere di vista la luce, per quanto piccola o lontana possa sembrare. Una volta vissuto tutto e usciti dal tunnel si guarda avanti, non ci si volta più. Per riuscire a fare questo bisogna essere forti, ma anche accettare l’aiuto altrui.
Come nasce la vostra fase creativa?
Generalmente nasce da un lavoro individuale. Ognuno di noi porta idee che vengono condivise, registrate e successivamente adattate improvvisando. Poi il brano viene messo a decantare e solo dopo un periodo di alcuni giorni possiamo decidere se siamo tutti soddisfatti. A quel punto viene approvato, modificato oppure scartato.
Parliamo un po’ di date di uscita, di formati, di pubblicizzazioni future e di concerti…
Il 20 settembre 2024 sarà la data ufficiale di uscita
dell’album in cd, vinile (anche in tiratura limitata) e del flexy. Inoltre,
saremo su tutte le piattaforme web.
A breve avremo la data di presentazione di “Angels” a Genova e stiamo parlando con alcuni impresari per l’inizio di un tour. Sta per uscire il video del singolo “Kaos Night” e saremo presenti con un canale youtube, facebook e instagram, come a tutte le fiere del vinile sul territorio europeo.
La produzione/distribuzione BWR è casuale, funzionale alla proposta o legata a empatia personale?
La produzione con BWR nasce da anni di collaborazione fra
Syl, Clode e la casa discografica stessa, quindi, conoscendo già il target e le
richieste dell’etichetta, di fronte al lavoro che stava nascendo, era la scelta
più azzeccata in assoluto. Con la Black Widow si è creata subito un’empatia che
ha portato ad un lavoro eccelso anche sotto il profilo della grafica.
Angels sarà disponibile nei seguenti formati:
1. Compact disc (Digipack with 20 pagg booklet)
2. Flexi Disc with an unerealed song
Uscita: 20 settembre 2024