martedì 4 aprile 2023

The Residents rivisitati da Alieno deBOOOTES e Alessandro Monti


Incuriosito da quanto letto nel libro di Alessandro Monti, “RIPRODUZIONE CASUALE-Sintemi d’ascolto non lineari”, provo a presentare i The Residents - gruppo musicale e collettivo artistico statunitense - e il loro modo unico di proporre musica.

I membri del gruppo non hanno mai mostrato la loro vera identità al pubblico (fatto inusuale nel mondo del rock), ed è dunque possibile che nel corso degli anni si siano avvicendati diversi musicisti nelle vesti dei quattro componenti ufficiali della formazione. Fedeli ad una propria rigida etica "alternativa", si sono sempre autoesclusi dai circuiti di musica commerciale.

Durante i concerti, talvolta delle performance multimediali, i membri del gruppo di solito si presentano indossando cilindro, frac e una maschera grottesca (quella più celebre rappresenta un gigantesco bulbo oculare).

In estrema sintesi parliamo di un gruppo di rock sperimentale che ha anticipato la new wave, fondendo rock, noise e vaudeville in modo atipico e grottesco, adoperando perlopiù apparecchiature elettroniche e la tecnica del montaggio sonoro. Le loro opere si dividono principalmente in due categorie: quelle basate sulla "decostruzione" dissacrante della musica pop e rock occidentale (come nel caso di (I Can't Get No) Satisfaction dei Rolling Stones), e complesse opere concettuali.

Fra gli artisti a cui si ispirano vi sono Frank Zappa, Erik Satie e Anton Webern. I loro testi surreali e spesso provocatori sono costruiti intorno ad un tema, una teoria oppure una trama, come nel caso dell'ambiziosa The Mole Trilogy, God in Three Persons (1987), dedicata ad alcuni episodi della Bibbia, e Gingerbread Man, dedicato alla paranoia e alla disperazione.

Ai The Residents è legata la LA TEORIA DELL'OSCURITA', secondo la quale i quattro potrebbero essersi avvicendati nel tempo cambiando in continuazione, una congettura inculcata loro dall’altrettanto oscuro personaggio che rimarrà il chiodo fisso della band per tutta la loro vita, N. Senada, compositore di dubbia provenienza (e di dubbia esistenza).

Questo l’assioma che ne sintetizza il pensiero…

"L'opera d'arte conserva la propria creatività e integrità in quanto tale solo se nascosta al pubblico"

I The Residents rifuggono la popolarità e il successo di massa, rifiutando i metodi del music business e autogestendo in completa autonomia l’attività del gruppo.

Secondo questa teoria la parte più importante del cervello umano è stata atrofizzata dal consumismo, dalla pubblicità e dai media: il cervello altro non è che un particolare circuito elettrico, che pertanto funziona tanto meglio quanto più la temperatura è bassa: in altre parole la Terra Promessa della setta è il Circolo Polare Artico (voci insistenti suggeriscono che Senada non sarebbe altri che Captain Beefheart in uno dei suoi migliori travestimenti).

Fedeli a questi concetti, i The Residents rifiutano di suonare molto dal vivo e quando succede si travestono da frigoriferi, come per evocare (con una sorta di danza rituale del gelo) lo stato creativo per eccellenza.

In seguito, adotteranno invece la classica maschera con il bulbo oculare.

Autori di una quarantina di album, hanno comunque suonato dal vivo, realizzando concerti e tournée, col vantaggio di poter sostituire o aggiungere membri senza che il pubblico se ne accorgesse.

Per il resto: voci modificate e distorte, testi criptici o senza senso.

 

Tutto questo mi conduce ad un paio di tributi alla band di cui mi ha fatto omaggio Monti, denominati "Unconventional Residents" e "Unconventional Residents II", attribuiti ad Alieno deBOOOTES (Alessandro Pizzin) che, in collaborazione con Alessandro Monti, ha mostrato uno spaccato dei “The Residentes” proponendo la loro musica (22 brani +18), lasciandone inalterato il DNA ma operando in modo tale da marchiare atmosfere e sound in modo personale.

Chiosa Monti: “L’idea di base è quella che l’eccentrica e a tratti inaccessibile musica dei Residents ha spesso fatto dimenticare la straordinaria vena POP sotto la superficie; da qui è partito Alieno deBootes per la sua interpretazione…” E prosegue: Quando Alieno mi ha proposto di aggiungere delle parti ai suoi incredibili arrangiamenti, la cosa che mi è venuta spontanea è stata pensare alle voci, dal momento che ero tra i pochi nella zona a conoscere bene quelle musiche. Avevo ripreso a cantare da poco e, nonostante sia sempre stata una missione non facile per il sottoscritto, mi sono messo alla prova: era una sfida che si è subito trasformata in un divertimento sfrenato. Mentre Alieno preparava le sue basi con una straordinaria tecnologia nel suo studio, io aggiungevo qualcosa di mio bilanciando il tutto con il mio approccio low-fi di un semplice pc; alla fine questo incrocio di metodi ha dato dei frutti inaspettati, come se due periodi diversi del gruppo fossero uniti in uno. Dalla Louisiana al Veneto passando attraverso le propaggini di Giove (per citare “Not Available!”): una storia che non ha senso e per questo è perfettamente calata nell’opera del mitico combo.”

Non avendo termini di paragone (mi sto avvicinando solo ora ai The Residents), ho assorbito la musica “non convenzionale” di Alieno e Monti in veste “tradotta”, come fossero brani di produzione propria (anche se in pratica lo sono diventati), pronto ad un salto all’interno di atmosfere e sonorità intricate e bisognose di buona concentrazione, ma quando si parla e si scrive di musica occorre lasciare da parte i preconcetti e vivere l’ascolto scevri da condizionamenti, una sorta di “vediamo cosa accade”, ovvero che tipi di risposte il nostro corpo restituirà alla sollecitazione sonora e ritmica. Non mi pare si possa trovare alla proposta di Alieno un’etichetta che faciliti l’incasellamento, ma possiamo dire che, nonostante l’utilizzo della tanta tecnologia disponibile, il profumo vintage resta nell’aria dopo l’ascolto.

Sono troppo “scoperto” in questo campo specifico per poter annodare analogie e differenze, ma i due CD che ho ascoltato in sequenza mi hanno pienamente soddisfatto e, al di là della risposta emotiva e lontana dalla razionalità, ho trovato il tutto fresco e intelligente - tra rock, pop e avanguardia -, godibile anche per chi si affida solo all’istinto.

E ora dovrò appropriarmi della discografia dei The Residents, cosa ardua ma non impossibile!