giovedì 8 agosto 2024

Sergio Leone e la strage di Bel Air, 55 anni fa

 


Sliding doors… ovvero il futuro nelle mani della casualità.

Sembra roba da film “leggero”, ma è evidente che non siamo proprio padroni del nostro destino, e sono molti i casi, ad esempio, di persone che, arrivate in ritardo all’appuntamento con il volo prescelto, restano a terra e si salvano la vita!

Qualcosa di simile accadde a Sergio Leone e la mancata presenza nella casa dei coniugi Polanski, a Bel Air, il 9 agosto del 1969, fu essenzialmente legata… alla sua pigrizia.

Roman Polański e Sharon Tate

Sergio Leone si trovava a Hollywood e con lui lo scrittore Luciano Vincenzoni, suo amico e sceneggiatore storico. Era in corso la preparazione del mitico film western “Giù la testa”, che sarebbe uscito due anni dopo, ed era quindi un viaggio di lavoro, utile alla ricerca dei costumi di scena.

Leone era già molto conosciuto per aver portato agli onori del mondo gli spaghetti western e per aver lanciato Clint Eastwood ed era quindi normale bazzicare  le feste che contavano: cocktail, aperitivi, piscine, chiacchiere alla presenza di attori e produttori.

In questa situazione risultò naturale ricevere un invito per il fine settimana da parte di Sharon Tate, che viveva al 10050 di Cielo Drive.

Ciò che accadde quella sera è passato alla storia come la strage di Bel Air.

Ma che successe a Leone e Vincenzoni? Più scaltri di Manson?

I due italiani dapprima decidono di accettare, ma alla fine Vincenzoni comunica a Leone che rinuncerà, a causa di un altro invito ricevuto da un amico, a San Francisco, il boss della Transamerica Corporation, ed è un impegno che non si può rifiutare. 

A questo punto Leone decide che neanche lui parteciperà alla festa della Tate e la scusa ufficiale è lo scarso livello del suo inglese.

Quando il 10 agosto si scopre quanto accaduto, Vincenzoni teme per il suo amico e lo chiama, terrorizzato, ma viene confortato da una voce conosciuta che chiosa: “A Lucià, stò a guardà le news e me sò cacato sotto". E quando gli chiede perché non è andato al party sente rispondersi: "Nun parlo bene inglese, da solo senza te nun m'annava, faceva pure callo, me so messo a dormì".

Il caso, la pigrizia, magari un po’ di disagio, salvarono la vita ad uno dei più grandi registi della storia del cinema e senza quel tentennamento, senza quell’indolenza tipica dei romani, “Giù la testa” e il successivo capolavoro “C'era una volta in America”, non avrebbero mai visto la luce.

Sul set di "Giù la testa"

Luciano Vincenzoni ha recentemente dichiarato: "Se fossi stato lì saremmo andati noi tre più l'autista della limousine, e saremmo arrivati proprio quando iniziò la strage, avremmo potuto fare qualcosa e salvare tutti da quelle tre donne esaltate... è un cruccio che mi porto dietro. Da quel momento Leone si convinse che ero il suo angelo protettore!”