Il 27 agosto del 1967,
a soli 33 anni, moriva Brian Epstein, manager dei Beatles, determinante
per i loro successi e prototipo del ruolo imprenditoriale all’interno del
mondo musicale, una dimensione che, nonostante l’inesperienza, lo portò a
promuovere il gruppo con estrema efficacia, facendolo emergere dalla massa in
cui ovviamente si stava muovendo.
Inserito molto presto
all’interno del “settore musicale” come venditore di dischi, si appassionò all’argomento
e iniziò a scriverne con buona continuità.
Le sue doti di
persuasione, il suo fiuto e l’attenzione per la clientela lo portarono ad
avvicinare i Beatles -di cui un 45 giri veniva ripetutamente richiesto nel suo
negozio- che vide per la prima volta al Cavern, rimanendone impressionato e
convincendosi che il compito di loro manager sarebbe stato gratificante per
tutti: era il gennaio del 1962 quando le parti si legarono contrattualmente,
per alcuni anni.
Epstein si dimostrò
determinante per il successo iniziale della band, perché la sua cura si rivolse
ad aspetti meta-musicali, alla costruzione dell’immagine, elemento che col
passare del tempo avrebbe assunto sempre maggior importanza. Cambiò quindi il
loro stile, il modo di vestire, i comportamenti e cercò di rendere le loro esibizioni
consone alla domanda dell’epoca.
E fu attraverso la sua
incessante attività che i Beatles arrivarono a George Martin, allora dirigente
della Parlophone, e anch’esso fondamentale per il futuro successo della band.
Ma le sue intuizioni e
le sue capacità mostrarono il vero volto con il passare del tempo, e passando
al setaccio i suoi risultati resta, oltre all’intuizione Beatles, una buona
tendenza all’organizzazione, ma furono abbondanti le sue mancanze in qualità di
agente.
Nel 1966 la decisione
dei Beatles di produrre la loro musica soltanto in studio, evitando esibizioni
live, e la conseguente consapevolezza di non avere più un ruolo attivo e utile,
proprio vicino alla scadenza del contratto, insieme a preoccupazioni di carattere
prettamente economico e personale -l’azzardopatia, l’uso smodato di droghe e la
necessità di nascondere la sua omosessualità- lo fecero cadere in una preoccupante
spirale di depressione e paranoia.
Cinquant'anni fa
il giovane Brian muore. Dalla sua lussuosa abitazione, poco distante da
Buckingam Palace, non arrivano i cenni di vita richiesti dalla servitù. L’intervento
delle autorità preposte rivelerà la verità e presenterà una scena in cui compaiono flaconi di barbiturici, probabilmente effetto terminale di un’azione
autodistruttiva in atto da tempo.
Non tutti in linea i
referti medici, e al dichiarato eccesso di sedativo si contrappone il giudizio di chi
sottolinea che la dose trovata nel sangue non sia stata fatale.
Mentre avveniva la macabra
scoperta Paul, John, George e Ringo lo stavano aspettando ad un meeting a
carattere esoterico, in Galles.
Paul McCartney,
appresa la triste notizia, lo incorona come possibile Quinto Beatles... in fondo fu lui che li scoprì!