venerdì 4 aprile 2008

BANCO a Savona il 4 aprile del 2008


Savona, 4 aprile 2008

Ho appena assistito al concerto del BANCO, al Teatro Chiabrera di Savona, e provo a descrivere quanto accaduto.

Il teatro è gremito e incontro le solite “facce da concerto”, quelli che io chiamo “addicted to music”, gli inguaribili seguaci della musica rock (il prog di questa sera è una diramazione della grande famiglia in cui tutti si riconoscono).

Sono in seconda fila, seduto su di una bella poltroncina rossa, e forse non ho mai visto nessuna performance in queste assolute condizioni di favore, vale a dire comodo e vicino.

Si è sparsa la voce che Franz Di Cioccio è in zona e io scorgo anche Nico di Palo, che avevo già notato in platea al concerto della PFM dello scorso anno.

Non vedevo da anni il Banco.

Del gruppo che avevo sentito a Genova un secolo fa sono rimasti Vittorio Nocenzi alle tastiere, Francesco Di Giacomo alla voce, Rodolfo Maltese alla chitarra (come ci rimasi male quando sostituì Todaro!).
 A completamento il bassista Tiziano Ricci, il batterista Filippo Masi e il giovane Filippo Marcheggiani, che scopro sia membro del gruppo da quattordici anni.

Commento col mio vicino di sedia, musicista da sempre, “il materiale” tecnico presente sul palco.
I grandi amplificatori fatti di casse e testate, le ridondanti batterie, le tastiere a trecentosessantagradi, le selve di chitarre, che un tempo colpivano lo spettatore, oggi non esistono più, forse non servono, e anche un “appoggiachitarra” risulta elemento superfluo.

Insomma, un palco minimalista che è in sintonia con le idee che Francesco ci regala.

Entra per ultimo sul palco, dopo che il resto della band si è già scaldato.
 Lo trovo più in forma di trentacinque anni fa e anche il suo look non mi sembra casuale.

Esordisce elogiando il pubblico, unica cosa di cui un musicista non può fare a meno, elemento indispensabile per la realizzazione di un buon concerto.
Ci presenta il suo assoluto anticonformismo, con una certa vena polemica permeata di delusione.
Sfiora gli argomenti di attualità e sembra quasi capitato per caso on stage.
Un cantante di passaggio su di un palco pieno di luci alternate.

Ad un certo punto si avvicina a Nocenzi e gli chiede... un permesso. La cosa non sembra preparata.
Francesco si accentra e racconta una storia antica, quella di due gruppi che erano presentati come antagonisti, tanti anni fa.

Il BANCO e la PFM si contendevano con le ORME lo scettro del miglior gruppo italiano di Musica Prog, e probabilmente la rivalità era sentita, al di là di quanto dichiara un saggio (ma lo poteva essere a 25 anni?) Di Cioccio, nel piccolo filmato che segue.
Ma essere rivali non significa essere nemici e sono sicuro che l’affetto visto sul palco è rappresentativo di una stima umana e professionale dimostratasi palpabile questa sera.

E così Di Giacomo saluta Di Cioccio e Di Palo a centro sala, che si guadagnano una buona dose di applausi.

                                                               Nico Di Palo tra il pubblico

Franz sale sul placo e ringrazia, dal luogo in cui, nel gennaio del 2007, aveva incantato il pubblico col suo“ceeeeellllleeeebreeeesssccciooooonnnnn”, distribuito per settori di pubblico.

E poi la musica. Pezzi antichi, come” R.I.P., La Danza dei Grandi Rettili, La Conquista della Posizione Eretta, Il Ragno, Emiliano, E mi Viene da Pensare”.

Due ore di musica di qualità, con emozioni che arrivano dai ricordi, dalla tecnica, e dall’amalgama dei protagonisti, vecchi e nuovi.
E tutti i passaggi sono sottolineati da urla di approvazione e dalle mani che battono, elementi che sembrano davvero dare soddisfazione a Rudy (così ho captato nel labiale di Nocenzi) e soci.
E poi il bis.
Inzia Maltese con un assolo pro Beatles e a lui si unisce Marchegiani, per l’inizio di un sorprendente blues.  A ruota Nocenzi e Ricci, ma…manca il batterista.
Vittorio chiama Franz e Franz risponde.
Ed ecco una jam con un Di Cioccio scatenato che riempie la scena.

E’ il gran finale e non posso fare a meno di pensare che il “sembrar quasi per caso sul palco” di Francesco rechi in se una contraddizione.

Se è vero che il pubblico è l’elemento portante del concerto, e interagisce con la band dando a lei energia, è altrettanto vero che la platea accumula e rilascia forza stimolata da qualcosa che non è necessariamente “la musica”.

Ho sempre definito Di Cioccio un animale da palcoscenico, un grande musicista capace di far saltare e di coinvolgere oltre misura il pubblico.
Forse il culmine si è toccato proprio nell’ultimo atto, nel momento “ibrido “della serata.
Grande merito va a quel gruppo di amici che, dal palco, ci hanno regalato emozioni che non hanno niente a che vedere con la nostalgia del tempo passato.




1 commento:

Anonimo ha detto...

EMOZIONE!
Colpo al cuore quando ascoltai la prima volta il Banco e "L'Evoluzione"...avevo la conferma di tutti i miei dubbi, finalmente qualcuno aveva il coraggio di dirlo a voce spiegata (e con quale voce!), e che cavoli le cose vanno dette come stanno e non ho più avuto dubbi! Un album bellissimo quello di "Darwin!" con il punto esclamativo finale...come una certezza. Al di là di quanto ognuno di noi possa pensare o possa mettere la testa sotto la sabbia questo è...
ho comprato poi dopo "secoli", "No Palco", più moscio meno intrigante, ma si sà "si invecchia" anche se "Moby Dick", e "Non mi rompete" cantata in coro (come una volta)...mi fanno comunque un certo...non so che! Cazzarola che tempi!...e quando tornano più? Troppo forti, troppo...troppo!
Ciao,Raffaella.