venerdì 11 aprile 2008

Dream Syndicate



Alcuni giorni fa ho presentato il resoconto di Nazario relativo ad un concerto di Steve Wynn, tenutosi in Italia a metà marzo.
Non conoscevo l’artista, ma i termini entusiastici utilizzati da Nazario per parlare di Wynn e del gruppo di origine, vale a dire i Dream Syndicate, hanno sollecitato la mia curiosità ed ho cercato di colmare un vuoto di conoscenza.
Dalla ricerca in rete ne ho ricavato la seguente sintesi.

I Dream Syndicate furono uno dei gruppi della new wave che meglio espresse quella sintesi fra Bob Dylan e i Velvet Underground che fu un po' il tema fondamentale dell'intero movimento.
Quando esplosero il punk-rock e la new wave, Steve Wynn, Russ Tolman, Kendra Smith e Scott Miller erano studenti alla UC Davis, a metà strada fra San Francisco e Sacramento. Miller sarebbe rimasto in zona con i Game Theory. Tolman avrebbe formato i True West.
Il chitarrista Steve Wynn e la bassista Kendra Smith, trasferitisi a Los Angeles, conobbero l'altro chitarrista Karl Precoda e formarono nel 1982 i Dream Syndicate.
Il sound di questo gruppo apparteneva al revival psichedelico di quegli anni ma se ne differenziava perché si teneva alla larga dagli stereotipi del folk-rock e del garage-punk e pescava invece a piene mani nella tradizione "alta" di quel rock ambiguo che lambisce i Rolling Stones ma che trova espliciti referenti soprattutto nei Velvet Underground, negli Stooges, nei Doors.
Il loro album di debutto, "The Days Of Wine And Roses "(Ruby, 1982), fece epoca e sensazione , coniando un linguaggio a cui si sarebbero ispirati innumerevoli complessi degli anni '80. La tensione drammatica dei pezzi e le liriche maniacali e introverse (che raccontano storie estreme di alienazione, depravazione e terrore), il canto intossicato di Wynn e il lavoro doppio di chitarre (quella melodica di e nervosa di Wynn e il feedback di Precoda) creano un acid-rock molto particolare.
Senza piu` la bassista e con un Precoda disarmato dei suoi feedback ma piu` che mai scatenato in infuocati assoli, il secondo disco, "Medicine Show "(A&M, 1984), risultò molto più rilassato, nonostante una lunga e febbrile jam/deliquio intitolata John Coltrane Stereo Blues.
Il terzo ,"Out Of The Grey "(Big Time, 1986), sterzo` verso il country-rock "acido" di Neil Young, con Paul Cutler al posto di Precoda e un sound infinitamente più moderno, ballabile e radiofonico.
Wynn aveva preso il sopravvento e preferiva il formato tradizionale della canzone (con tanto di storia e di atmosfera) alle eruzioni libere di Precoda e Smith.
Completando un'evoluzione (o "involuzione") iniziata da "Medicine Show", "Ghost Stories"(Enigma, 1988) sanciva l'avvento di una canzone rock senza rumori e senza distrazioni, ancorata classicamente alla melodia.
La nuova carriera di Wynn si inserisce nel filone inaugurato da Neil Young con le sue violente ed elettriche ballate folk.
Benché  il disco ospiti ancora tracce di rimembranze antiche, il nuovo genere e` ormai chiaramente definito, e non ha più nulla delle vertigini psichedeliche delle origini (che forse appartenevano più a Kendra Smith che a lui).
Wynn esprime una visione truce e pessimista della condizione umana attraverso un fatalismo depresso da film-noir; ma la morale delle sue saghe negative e` sempre all'insegna della speranza di redenzione. In tal senso la sua e` una musica catartica, nobile anche nei momenti di massima afflizione, al contrario di quella di Young, che non ammette rivincita, e di Reed, che gode del martirio. 
Ciò non toglie che la redenzione) si debba ottenere passando per prove di dolore intenso (reso dalle tremende piogge di distorsioni).
Wynn resta uno dei pochi, che sappia far sanguinare i versi delle sue canzoni.






Citazione del giorno:

"La virtù non è odiosa. Lo sono invece i discorsi sulla virtù.(Albert Camus)


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