Dopo un rinvio di qualche giorno legato al maltempo, il
cantautore Sergio Pennavaria riesce a presentare, in quella che ormai è da anni la
sua città, Savona, la versione integrale del suo nuovo album, “Ho più di un
amo nello stomaco”, di cui ho parlato recentemente:
A dire il vero gli aspetti meteorologici non sono migliorati, ma ciò non ha impedito a il The Tube - storico locale savonese,
da poco rinato col nuovo nome -, di presentare un numero significativo di spettatori,
nonostante la scelta di un giorno insolito, il martedì (19 novembre).
Dopo aver fruito dell’arte di Pennavaria relativamente al
lavoro in studio, ero curioso di vedere la resa dal vivo, anche perché, nell’occasione,
molti dei musicisti che hanno collaborato al progetto erano insieme sul palco,
cosa non certo facile da realizzare.
Pensi alla figura del cantautore tradizionale e lo immagini
solo, con la sua voce e una chitarra, capace di intrattenere un pubblico di
nicchia in un modus intimistico, ed è quello che probabilmente ha
caratterizzato molte situazioni solitarie di questo musicista siciliano, per
molto tempo in giro per le vie italiane a far gavetta. E poi l’approdo a
Savona, un primo album, ed uno successivo, ad una distanza abissale, otto anni.
In un martedì piovoso e cupo, ideale per una serata sul
divano, Pennavaria (voce e chitarra) stimola all’azione moltissimi appassionati
della sua musica, e raccoglie accanto a sé fior di professionisti che elenco in
ordine sparso: Martino Biancheri alla tromba e trombone, Marco Moro
al flauto traverso, Max Matis al basso, Giorgio Bellia alla
batteria, Lorenzo Piccone e Marco Cravero alle chitarre e l’ospite
Matteo Profetto (ukulele e armonica).
Va da sé che un ensemble del genere sia in grado di affrontare qualsiasi
genere e risvolto musicale, perfetto ausilio alla proposta di Pennavaria che,
seppur meno “rabbiosa” rispetto al passato, presenta una grande varietà espressiva,
che tocca il blues, il jazz e differenti culture ed etnie.
Il nuovo album viene sviscerato, e tra un episodio e l’altro
le “didascalie” vocali di Sergio introducono ad un mondo che va letto e compreso,
tenendo conto che non è peculiarità tipica del cantautore quella di presentare
la propria visione attraverso un concept album.
I siparietti divertenti non mancano, e l’impressione è quella
di essere al cospetto di un branco di amici, sicuramente di alto lignaggio
musicale, ma ben disposti alla condivisione e al divertimento. E d’altro canto,
se così non fosse, sarebbe davvero complicato trovare spazi e situazioni
logistiche favorevoli a simili avvenimenti.
La serata scorre via veloce, tra un arpeggio e un virtuosismo, con ritmi cangianti che ci portano in viaggio, lo stesso che ha sicuramente toccato più volte l’autore.
La serata scorre via veloce, tra un arpeggio e un virtuosismo, con ritmi cangianti che ci portano in viaggio, lo stesso che ha sicuramente toccato più volte l’autore.
Una seconda parte di serata è dedicata ad alcuni brani del
primo disco, ed è in questa sezione che si arriva a proporre un lungo blues che
permette margini di contenuta improvvisazione.
Un concerto di classe, fatto di contenuto, estetica e
convivialità… ecco i quindici minuti che sono riuscito a catturare…