È da poco uscito il
secondo album di Lorenzo Piccone,
poliedrico musicista ligure che, a distanza di un anno e mezzo dal debutto
discografico, “Soul Searching”, propone oggi “Wanderings”, un progetto completamente
americano, registrato nei mitici “studios” della RCA, a Nashville.
Il comunicato
utilizzato per pubblicizzare il nuovo lavoro ha un titolo significativo: “Lorenzo
Piccone, un italiano a Nashville”, denominazione degna di un film, e la sua
storia appare proprio materia da divulgare, perché rappresenta un esempio
concreto di cosa voglia dire perseguire una passione rinunciando ad una strada
probabilmente più semplice, abbandonando ogni certezza e rischiando in proprio;
certo, un rischio calcolato, quello che solitamente affrontano le persone
intelligenti, quelle che pensano ad un obiettivo da realizzare in un tempo
definito, tanto da non avere rimpianti nel corso dell’esistenza.
La chiacchierata a
seguire, realizzata davanti ad un caffè con la panna, mi pare icastica, utile
per comprendere gli aspetti oggettivi che caratterizzano “Wanderings”,
essenziale per capire il musicista, il ricercatore, la persona.
Le note ufficiali segnalano
quindi una registrazione “nobile”, in uno stato americano -, il Tennessee - in
cui la musica, quasi sempre, prende una direzione precisa, negli studi che
hanno visto il passaggio di miti senza tempo come Elvis, Roy Orbison e Dolly Parton.
Anche la produzione "inusuale" è
frutto di varie componenti, perché non si arriva così, per caso, nel luogo
simbolo del country, e si decide di “fare il disco” contornandosi di soli
musicisti locali, nel tempio del professionismo. È lo stesso Piccone che
racconta a seguire come una serie di circostanze favorevoli - e un duro lavoro
- abbiano indotto un’imprenditrice musicale americana ad investire su di lui e
sulle sue idee.
Dal comunicato si
evince che: “Il disco è stato prodotto dalla “Eddie and Justy Productions” di Eddie
Gore, Justyna Kelley e Juan Contreras, e pubblicato via “SoundArt Recordings”.
Dunque, la pletora di
sessionmen è totalmente locale, con una star che propone il suo cameo, Steve
Cropper - conosciuto soprattutto per la militanza nella soul band
Booker T. & the MG's e per la partecipazione al film “The Blues Brothers”,
nel 1980, uno dei musicisti che di più ha contribuito allo sviluppo del
cosiddetto Memphis Sound - socio dello studio in cui “Wanderings” è stato
registrato.
In realtà esiste una
pillola di Italia, una cantautrice savonese tutta da scoprire, Lisa Rossi,
autrice di alcuni testi e protagonista vocale, sia come solista che come corista.
Occorre sottolineare
come non sia né facile né scontato ritagliarsi uno spazio nei luoghi in cui il
blues, il jazz e il soul sono nati, il pubblico e gli addetti ai lavori vanno
conquistati superando prove sul campo che devono profumare di genuinità.
Lorenzo Piccone ha acquisito questa sorta di patente e, nell’occasione, ci presenta
dieci brani, quelli che compongono “Wanderings”, e propongo a fine
articolo il video di “A place so high”, rappresentativo dell’attuale Lorenzo
Piccone, sempre più calato nel ruolo di rocker d’oltreoceano.
Apre “Green House”,
con l’intervento chitarristico di Cropper, un’atmosfera tipicamente country e
un motivo che rimane impresso nella mente.
Segue “Somethin’ New”,
tre minuti di perfetta colonna sonora da viaggio americano, con virtuosismi
chitarristici controllati, qualità a discapito della quantità.
“Lazy Lisa” è
una ballad tipica del genere così come “Startin’ All Over Again” segue
il modello del country “delicato”.
“Find The Way”
appare come brano più “europeo” e di sicuro appeal, con un passaggio tra le
voci di Piccone e Lisa Rossi, che dà saggio del suo magico timbro espressivo.
“It’s All
Worthwhile”, brano compassato e riflessivo, precede la già citata “A
place so high”, una potenziale hit.
“Red Harbor” è
traccia intimistica, dal gloomy mood, mentre con “Magic” si incrementa
la suggestione da ascolto che precede la conclusiva “Wandering”, la
perfetta fermatura del cerchio, la fine momentanea del girovagare di Lorenzo
Piccone, che utilizza James Taylor per il commiato.
Eh sì, quello che l’autore
ci racconta è il suo primo viaggio con bilancio annesso, l’andare in cerca della via maestra e
raccontare il tutto attraverso l'arte musicale, fatta non solo di ciò che
normalmente caratterizza un cantautore - comporre e proporre sé stesso - ma anche di
ricerca spinta e continua, tra tradizione e modernità, tra ortodossia e novità
nascoste in ogni angolo della nostra terra.
Le sue parole, nelle
prossime righe, ci aiutano a capire quello che normalmente non emerge dal solo
ascolto, ma “Wanderings” colpisce anche in assenza di didascalie, scorre
piacevole e cangiante, e ci regala un pezzo di America, materiale per
sognatori, musicisti, viaggiatori con o senza meta.
L’obiettivo di Lorenzo
Piccone è invece nitido, e l’augurio è che riesca a trovare la sua dimensione senza
allontanarsi troppo dalla sua terra.
Raccontami tutto del tuo nuovo disco…
Il titolo
dell’album è “Wanderings”, nove canzoni inedite più la cover di un brano
tradizionale; il mio è un “girovagare” tra folk, rock e blues, utilizzando principalmente
la chitarra acustica a cui ho aggiunto alcuni strumenti più etnici.
È un lavoro molto
“americano” visto che è stato finanziato in loco, prodotto e registrato a Nashville,
e ha visto il coinvolgimento esclusivo di musicisti americani; sono partito da
casa con ventidue canzoni pronte e alla fine ne abbiamo scelte nove, quindi ho
già materiale per un altro album!
Soddisfatto della
riuscita?
Molto, anche se a
distanza di tre mesi dall’incisione di una canzone, risentendola, vorresti
modificarla! Come ti dicevo sono dieci brani cantati con stampo folk e country,
alcuni scritti in collaborazione con la cantautrice Lisa Rossi - unica italiana
che compare su “Wanderings” -, registrato alla RCA, e rilevo con orgoglio che sono il primo
italiano a mettere il piede in quegli studi in cui registrarono Elvis Presley e
Johnny Cash… questo non fornisce valore aggiunto al disco, ma è per me
gratificante pensare che a farlo sia uno che arriva da Albissola (provincia di
Savona N.d.r.), fatto bizzarro che mi fa pensare al profondo cambiamento che è
avvenuto nella mia vita negli ultimi anni, con il passaggio da un lavoro ben
saldo in azienda ad una attività che, pur presentando molte incognite, mi
permette di coltivare la mia passione musicale.
Come sono andate le
cose dal punto di vista prettamente tecnico?
È stato importante
utilizzare quegli studi proprio a livello di possibilità di tipologia sonora,
con registrazione in presa diretta e qualche sovraincisione, quindi la sezione
ritmica ha visto i musicisti tutti assieme in una stanza e ne è uscito fuori un
suono moderno, vivo, perché non è la somma di singole registrazioni, ma in
questo modo emerge l’idea di band al lavoro. Avevo provato a registrare gli
stessi pezzi in Italia, ma devo dire che laggiù hanno proprio una filosofia
diversa, e sono specializzati nel country, bluegrass, con l’abitudine
all’utilizzo delle chitarre acustiche e della conseguente microfonazione.
Quindi quanti sono
i musicisti che hanno partecipato, oltre e te e Lisa Rossi?
Due chitarristi, un bassista, un batterista, un pianista, un mandolinista,
e poi un ospite speciale presente nel primo brano, sto parlando del grande
Steve Cropper (chitarrista,
compositore e paroliere statunitense, conosciuto soprattutto per la sua
militanza nella soul band Booker T. & the MG's e per la partecipazione al
film The Blues Brothers nel 1980, ed è uno dei musicisti che di più ha
contribuito allo sviluppo del cosiddetto Memphis Sound N.d.r.). Il tutto è
avvenuto nel giro di un mese.
Qual è il tema dominante che scorre brano dopo brano… esiste
una certa concettualità?
Il fil rouge che unisce i brani alla fine si trova sempre; in
questo caso alla base ci sono le mie scelte di vita, quelle che mi hanno spinto
a lasciare un percorso già tracciato - ovviamente più semplice -, a vantaggio di un sentiero
carico di incognite, e quindi parlo di normali problemi di vita, di amore, di
rivincita, di rivalsa, di ricerca di sé stessi e della propria meta, senza
crogiolarsi sulla facile sicurezza legata al mantenimento di uno status
confortevole, ma cercando di soddisfare i propri sogni, assimilando esperienze differenti alla
ricerca della propria identità.
Tu l’hai trovata?
Non lo so se ho trovato la mia identità musicale, sarà il
tempo a dirlo, ma se devo misurare tutto ciò con il prodotto finale, devo constatare
che questo album è già più definito del precedente, anche nello stile, che nel
primo disco profumava anche di jazz e di reggae, mentre questo è più
cantautorale, influenzato dal luogo in cui è stato registrato. Se tutto avesse
preso vita a New Orleans, ad esempio, sarebbe stato aperto verso molti altri
orizzonti, ma essendo nato a Nashville non poteva che essere un album
cantautorale con punte di blues strumentale; c’è anche un po’ di elettronica ma
non si sente, io stesso quando ricevevo gli aggiornamenti (non ho presenziato
alla fase di missaggio, per cui mi inviavano quotidianamente ogni avanzamento
dei lavori), accompagnati dal: “senti che abbiamo aggiunto queste modifiche…”,
sul momento facevo fatica a captare le news; magari c’era l’introduzione di una
pulsazione di synth che andava ad incastrarsi con la cassa della batteria,
magari erano gli stessi “colori”, ma con un taglio diverso, e il mischiare il
tutto ha portato a risultati sorprendenti.
Hai trovato grosse differenze tra l’operatività tecnica
americana e quella di casa nostra?
La grossa differenza
sta nel fatto che, almeno nello studio di Nashville, vogliono che la canzone si
regga in piedi “voce e chitarra”, cioè gli ingredienti principali, da soli,
devono dare l’dea di ciò che sarà; dopodiché scelgono con molta accuratezza i
tempi da usare, e anche le minime variazioni, quelle che magari al momento io ho
fatto fatica a valutare come importanti, per loro sono fondamentali. La scelta
accurata è anche quella sulle tonalità, ma direi che la differenza maggiore è
proprio sul fatto che lì vogliono sentire il brano spoglio. Nel disco le
tastiere le abbiamo aggiunte alla fine, ed è stato sorprendente vedere che chi
ha suonato prima (basso, chitarra, ecc.) ha lasciato spazio per eventuali
aggiunte, quindi hanno suonato togliendo anziché aggiungendo.
Ti faccio un
esempio. C’è stato un momento, durante la registrazione di un pezzo, in cui ho
chiesto di darmi più acuti nella chitarra, il tecnico è arrivato e mi ha girato
il microfono in una direzione specifica e il risultato è stato che non mi ha
dato più acuti, ma mi ha tolto dei bassi, quindi ha lavorato in sottrazione.
Come è andata con
la pronuncia inglese? Su queste cose so che sono molto pignoli!
Questo è stato uno dei problemi più grossi a livello di
registrazione. Avevo una ragazza che mi seguiva parola per parola, ed è stato
molto stressante nei due giorni in cui ho registrato le voci, ma penso che la
mia pronuncia sia migliorata, ora sono più cosciente di dove potrei sbagliare,
anche se la fase live e quella “studio” sono cose completamente diverse. Quando
registri il responso è implacabile perchè si sente sempre l’errore, e quindi questa
è stata una parte per me difficilissima, mentre non lo è stato per Lisa che ha
una pronuncia inglese incredibile e le sono bastati due take.
Come sei arrivato alla RCA?
Noi abbiamo
registrato per RCA ma il disco è uscito per la “SoundArt Recordings”, piccola
etichetta di Nashville di proprietà di una signora, Lelia Sinclair Baldassari, che ha finanziato il disco: l’avevo conosciuta in precedenza perché mi aveva
sentito suonare con Carlo Aonzo due anni fa da quelle parti, e successivamente le
avevo inviato il mio primo album, “Soul Searching”, che le è piaciuto e quindi
si è detta disponibile ad aiutarmi per quello successivo. E poi ho scoperto che
erano quelli gli studi a cui avevo mandato il disco sei mesi prima, e quindi mi
conoscevano già. Lei è appassionata di musica, suo marito era un mandolinista
famoso, l’italo americano Butch Baldassari, mancato nel 2009, e lei ha
proseguito il lavoro nel campo musicale attraverso questa casa discografica che
si occupa principalmente di musica acustica; quindi, è grazie a Carlo che ho
avuto questi contatti… mi ha portato negli States la prima volta, abbiamo fatto
concerti, ho fatto il disco, ho suonato in lungo e in largo conoscendo gente, e
quando lei ha saputo del mio progetto mi ha voluto aiutare.
Che progetti hai
nell’immediato, oltre alla pubblicizzazione di “Wanderings”?
Ti elenco le due cose più “nuove e affascinanti": tre
concerti in Iran con un violinista iraniano, sviluppatisi dopo che ho mandato
materiale da ascolto, e poi a gennaio andrò a suonare in Australia con il Carlo
Aonzo Trio.
Recorded at
RCA Historic Studio C on Music Row, Nashville, Tennessee
Produced and
Engineered by Eddie and Justy Productions: Eddie Gore, Justyna Kelley,
Juan
Contreras
Mastered by
Gentry Studer at Epicenter Mastering
Executive
Producer: Lelia Sinclair Baldassari
Musicians:
Lorenzo
Piccone: Vocals, Acoustic, Electric & Weissenborn Guitars
Steve
Cropper: Special Guest, Electric Guitar on Track 1
Nathan
Dugger: Electric Guitar on Tracks 2, 5, 7, 8 & 9
Devin Malone:
Electric Guitar on Tracks 1, 3, 4, 6 & 10
Eric
Montgomery: Bass, Keyboards and Programming
Justyna
Kelley: Backing Vocals, Tambourine
Matt Combs:
Mandolin on Tracks 5 & 10
Lisa Rossi:
Vocals, Backing Vocals
Keio Stroud:
Drums
SlocumHollowSongs,BMI
is administered by
BMGPlatinumSongs,US