mercoledì 2 agosto 2017

Mastercastle-“Wine of Heaven"


Mastercastle-“Wine of Heaven(2017)
            Scarlet Records

I Mastercastle giungono al sesto album, Wine of Heaven" - a tre anni di distanza dal precedente “Enfer” -, 38 minuti di musica suddivisa su 9 brani.

Cambia la line up: troviamo oggi alla batteria Alessio Spallarossa, che forma assieme al bassista Steve Vawamas la sezione ritmica, affiancati dai fondatori, Giorgia Gueglio - vocalist e autrice delle liriche - e Pier Gonella, il chitarrista che, rispondendo alle mie domande, delinea i contorni del progetto e del nuovo lavoro.
Un album che, al di là del genere, presenta caratteristiche ben precise, a partire dalla produzione per arrivare alla particolare concettualità.
“Abbiamo composto la maggior parte dei brani già col suono definitivo, quindi senza realizzare demo o preproduzioni”, dice Gonella, una sorta di presa diretta che garantisce un approccio live, quello che tutte le band privilegiano, ed è questa garanzia di genuinità.
Il fil rouge a cui accennavo è dettato dall’argomento comune alle tracce: “Il tema dominante: il vino, inteso come nettare che accompagna le emozioni della vita”, il vino usato come simbolo… sangue e sacrificio, gioia, estasi divina e liberazione dalle preoccupazioni che affliggono l’uomo.

Tra cotanti pesanti significati troviamo il brand musicale dei Mastercastle, fatto di rock condito con metallo e melodie, un mix che colpisce utilizzando, anche, il virtuosismo marcato dei protagonisti. Skills spinte che raccontano di una commistione tra ritmo e trame classiche, dove si riconoscono gli stilemi del rock duro a cui vengono addolciti gli spigoli da pennellate di nobiltà musicale, raggiungendo a volte uno status quasi aulico.

La voce di Giorgia Gueglio riporta ai maestri dell’hard rock anni ‘70, ma la sua particolare vocalità fornisce a Wine of Heaven" - e più in generale alle sonorità in cui naviga normalmente la band - il carattere capace di creare il marchio, a mio giudizio un obiettivo obbligato per ogni ensemble che crea e propone musica inedita.

Da “Drink of me” a “Space of variations”, passando per “Shine on me” e per la ballad “Black tree’s heart”, il treno delle emozioni scorre con semplicità, e lo smell dichiarato nel titolo inebria al primo ascolto.
A chiudere il lavoro due cover, “Castle in the sky“, splendido strumentale - tema dell'omonimo film giapponese del 1986 di Hayao Miyazaki -, e “Making love”, evergeen di Yngwie Malmsteen, un chitarrista a cui Gonella si è sempre ispirato.

Un album che, nonostante sia fornito di etichetta precisa, quella che identifica i Mastercastle come rappresentanti dell’heavy metal, è in realtà moto trasversale e adattabile a gusti musicali variegati. Per gli appassionati del genere… beh… che dire, imperdibile!


L’INTERVISTA A PIER GONELLA

Potresti sintetizzare la storia dei Mastercastle, dal momento che la vostra attività è consistente e prossima al decennio?

I Mastercastle nascono nel 2008. La line up è formata da Giorgia Gueglio alla voce, il sottoscritto alla chitarra, Steve Vawamas al basso, e l’attuale batterista Alessio Spallarossa. L’idea iniziale era quella di miscelare il mio approccio chitarristico rock/metal con la voce di Giorgia. Col primo demo di quattro brani ottenemmo subito un contratto discografico con l’etichetta finlandese Lion Music. Pubblicammo quattro album, più altri due sotto Scarlet Records. L’ultimo, “Wine of Heaven”, è stato pubblicato da poco più di un mese e proprio in questi giorni sarà pubblicato il videoclip ufficiale del secondo singolo, “Space Of Variations”.


Che cosa proponete nel nuovo album, “Wine Of Heaven”? Si può considerare una continuazione ideale rispetto a “Enfer”, del 2014, o avete trovato nuove sfumature musicali?

Nel corso degli anni lo stile Mastercastle si è un poco evoluto raggiungendo a mio parere, album dopo album, uno stile sempre più personale. Indubbiamente “Wine of Heaven” trova nascita dall’ottimo riscontro che aveva ricevuto “Enfer”. In particolare siamo partiti dalla title track (appunto “Enfer”, di cui è visibile un videoclip su youtube), e l’altro singolo “Let me Out” (visibile su youtube come lyric video). Il sound nasce da riff e giri di chitarra "baritona", ovvero accordata molto bassa. In più c’è una maggiore presenza di tastiere. Tutto questo, unito alle ben riuscite melodie vocali di Giorgia, è risultato il miglior punto di partenza. Inoltre a differenza degli album precedenti, ma anche a differenza di come lavorano un pò tutte le band oggi, abbiamo composto la maggior parte dei brani già col suono definitivo, quindi senza realizzare demo o preproduzioni. Così abbiamo potuto conservare la freschezza di tante parti magari mezze improvvisate, soprattutto per quanto riguarda i miei assoli.

Mi parli delle liriche? Che tipo di messaggio contengono?

Le liriche, di “Wine of Heaven”, ma diciamo meglio tutte le liriche dei Mastercastle, sono opera di Giorgia Gueglio. Anche se non si tratta di un concept album diciamo che c'è un tema dominante: il vino, inteso come nettare che accompagna le emozioni della vita.
I testi partono da un prodotto terrestre meraviglioso come il vino per spaziare tra i meandri della mente, inventando un vino spirituale che ci culla senza farci del male, che ci fa volare con consapevolezza. Il miglior vino che esiste spesso è la musica. Queste sono le parole della Gueglio quando descrive la tematica del disco. Tra gli altri brani "Drink Of Me", di cui è già visibile un lyric video,  esprime libertà di volare, tra le braccia di chi ci ama, toccare con un dito gli Dei pur restando in un loft metropolitano.

Avete rivisitato due brani esistenti, “Castle In The Sky” e “Making Love”: come è avvenuta la scelta?

Lo strumentale “Castle in the sky” è stata una mia scelta. Premesso che in un pò tutti gli album Mastercastle ho inserito uno o due brani strumentali, mi è capitato spesso di rivisitare composizioni di tipo classico come “La Serenissima”, dei Rondò Veneziano, "Recuerdos de la Alhambra", del chitarrista classico Tarrega, o la "Sonata al chiaro di Luna" di Beethoven.
“Castle in the Sky” è il tema dell'omonimo film giapponese del 1986 di Hayao Miyazaki. E’ un tema molto malinconico e toccante, che a mio avviso si sposa perfettamente col resto del disco. Chiaramente è stato totalmente rivisitato in chiave Mastercastle. "Making Love" è un brano di Yngwie Malmsteen, che indubbiamente è un chitarrista a cui mi sono ispirato parecchio. Però questo brano si distacca dalla solita corrente neoclassica per toccare ambienti più hard rock. Visto che è sempre piaciuto molto anche alla Gueglio abbiamo deciso si inserirne una nostra versione.

Avete pianificato qualche live di presentazione?

Abbiamo   fatto un paio di festival estivi. Al momento ci godiamo ancora gli ottimi riscontri di recensioni dell'album, poi vediamo cosa salta fuori per l'autunno. Abbiamo sempre preferito fare pochi concerti e ben selezionati, rifiutando ogni tipo di "pay for play".

Una domanda più personale: come fai a conciliare le tue tante attività parallele? Riesci a dare la stesse energia ad ogni progetto o hai una scala preferenziale, magari obbligata dalle circostanze?

Beh, di sicuro la passione è un elemento portante che rende sempre tutto più facile.
A livello pratico devo molto alla struttura MusicArt. Da quando l'ho avviata ufficialmente, nel 2011, è presto diventata il quartier generale di un pò tutti i miei progetti e band. Questo, oltre a darmi grande soddisfazione, mi aiuta parecchio nell'organizzativo. La straordinaria squadra di colleghi (Andrea Vulpani, Giorgia Gueglio (Mastercastle), Peso (Necrodeath), Steve Vawamas (Athlantis Matercastle), Giulio Belzer ed Emilio Ranzoni, Elena Gravaghi) è un grande punto di forza.
Dedico tutte le mie energie in maniera uguale a tutti i progetti, in fondo sono sempre stato un musicista abbastanza eclettico. Non mi spaventa dedicarmi un giorno al neoclassico dei Mastercastle o al powermetal degli Athlantis, il seguente all'estremo dei Necrodeath piuttosto che al metal classico dei Vanexa o alle opere del Petrarca nei Verde Lauro. Ogni band ha il suo modo di comporre ed organizzarsi. Io do tutto me stesso per adattarmi alle differenti alchimie, e ricevo in cambio molta comprensione in sede organizzativa.

Come vedi la situazione della musica metal nel nostro paese e, più in generale, a livello internazionale?

Far musica era difficile un tempo, ma lo è anche oggi. All'epoca soprattutto il settore hard & heavy non era capito o non era proprio considerato, per cui mancavano le strutture ed i mezzi adeguati per tener testa alle produzioni straniere. Oggi internet ha liberato ed aperto una marea di strade per cui è molto più facile per una band riuscire a realizzare una produzione e pubblicare un disco; ma nello stesso tempo è altrettanto difficile distinguersi dalla massa, visto che a differenza di prima, tempo in cui le case discografiche sceglievano e selezionavano le band (pur con tutti i difetti che poteva avere questo sistema), oggi questa selezione non esiste più, per cui c'è un'offerta ingestibile di mercato.

E come vedi il futuro dei Mastercastle e… quello di Pier Gonella?

Nel futuro immediato dei Mastercastle c'è la pubblicazione del videoclip "Space Of Variation". Per il resto, dopo sei album in cui a mio parere la band non ha mai fatto passi indietro in termini di qualità e composizioni, ci dedicheremo sicuramente ad un nuovo lavoro, ma con tempi abbastanza rilassati.
Per il resto sono al lavoro coi Necrodeath, in quanto stiamo preparando un nuovo album per il 2018. Stessa cosa per quanto riguarda i Vanexa ed i Verde Lauro. Insomma Pier Gonella rimane sempre sul pezzo...


TRACKLIST: 01. Drink of Me
02. Space of Variations
03. Wine of Heaven
04. Hot as Blood
05. Shine on Me
06. Black Three’s Heart
07. Enlightenment
08. Castle in the Sky
09. Making Love