EndOrFine - EP 2015
“Dopo tanto tempo siamo tornati. Abbiamo passato momenti
bui, periodi in cui ci siamo incazzati e altri in cui pensavamo di non suonare
più. Ma questo è il periodo più lungo, dove stiamo bene, ci divertiamo sia a
farci il mazzo a suonare in saletta sia a stare insieme a cazzeggiare e a fare
macello...
Questo è rock, questo è punk, questo è il nostro
prodotto…”.
E’ questo
il manifesto con cui gli EndOrFine presentano il loro EP omonimo di
fresca uscita, quattro brani di forte impatto che sintetizzano la filosofia
musicale della band.
L’intervista
a seguire, come sempre accade, racconta ciò che nessun recensore potrebbe mai
intuire, e risulta quindi estremamente interessante per chi volesse accostarsi
al loro mondo, ad un progetto che mi piace identificare in toto con il nome del
gruppo tutto unito, “Endorfine”, dimenticando i giochi di parole, perché lo
scopo primario della loro musica mi appare il raggiungimento del benessere e l’attenuazione
del tormento quotidiano, concetto valido in primis per chi propone le proprie
idee musicate, ma da estendere ai followers occasionali o ai veri fan.
Tracce
completamente strumentali realizzate da un power trio - chitarra, basso e
batteria - che niente ha a che vedere con la classicità della formazione “a tre”
tipica del rock blues dei seventies, ma appare piuttosto come desiderio di
rottura degli schemi, che non si nasconde dietro ad una rivoluzione sociale,
come accadde per il punk negli anni ’80 - anche se di rivoluzione ci sarebbe
forse bisogno! - ma ha il sapore della piena liberazione espressiva. E’ questa un’azione
che può diventare contagiosa - lo scopo di ogni tipo di musica - e che ci
ricorda come questo tipo di arte, specialmente nel corso delle performance live,
sia una perfetta medicina portatrice di sollievo, con la limitazione che essa
rappresenta un antidoto al dolore “a tempo”, il cui effetto si esaurisce nel
breve termine, ma dosi massicce possono migliorare la vita di chi ha
sufficiente sensibilità per captare i segnali che band come gli EndOrFine possono regalare.
Quattro
tracce non sono molte, e immagino vogliano essere un biglietto di presentazione
in attesa di realizzare un lavoro più complesso, ma sono comunque sufficienti
per far comprendere la potenza, l’originalità e l’anima free di questi giovani
che, raccontandosi, permettono di creare un’immagine ben più complessa di cosa possa
essere la musica al giorno d’oggi, disegnando in particolare la scena torinese
e zone limitrofe, e il giudizio che ne deriva non è per niente rassicurante.
L’idea che
mi sono fatto è che gli EndOrFine
diano il meglio di sé nel corso dei concerti, perché il “live” appare come loro
DNA imprescindibile, e la registrazione dell’EP in presa diretta conforta il
mio concetto.
Ma per sapere
come il trio possa positivamente interagire con l’audience sarà sufficiente
posare l’occhio sul teaser dell’EP, postato a seguire.
Io mi
ripropongo la partecipazione ad un loro spettacolo per ottenere e fornire
maggiori indicazioni.
INTERVISTA A FRANCESCO BORELLO
E’ passato circa un anno dall’uscita dell’album dei MotherCar e ti ritrovo immerso in un nuovo lavoro musicale:
come nasce il progetto “EndOrFine”?
Il progetto EndOrFine nasce nel 2011
con formazione a quartetto, con chitarra basso, batteria e recitato/parlato
femminile. Dal 2014, dopo una breve pausa e un periodo di riassestamento
abbiamo ripreso il progetto in ottica strumentale come trio.
Chi sono i tuoi compagni di viaggio?
La formazione è composta da Simone “Saimon” Sturaro alla chitarra
elettrica, Simone “Zimo” Seno alla batteria e io al basso elettrico e a volte
voce.
Mi racconti qualcosa della produzione?
Abbiamo registrato l'EP a Luglio 2015
in presa diretta presso lo studio Cerchio Perfetto di Tino Paratore. Il nostro
obiettivo era quello di avere 4 brani da far ascoltare in rete e al contempo trovare
date live. Il risultato delle registrazioni è stato ottimo e questo ci ha
convinto a creare una piccola produzione per questo EP: copie fisiche “home
made” e magliette, in modo da poter far cassa ai concerti. Tutto questo non
sarebbe stato possibile senza i nostri amici Andrea “Lafra” Lafranceschina e
Salvatore “Toto” Soddu, di Scatti Vorticosi Records (tra l’altro il nostro
nuovo logo è stato creato da Lafra).
L’EP è strumentale: mai presa in considerazione l’idea di passare i
vostri messaggi attraverso le liriche?
Per ora quello che facciamo ci
diverte e ci soddisfa. Nasciamo tutti e tre come musicisti, io studio canto ma
il mio primo strumento rimane per ora il basso elettrico. L'inserimento della
voce sarà possibile in futuro, per ora abbiamo in repertorio una cover e ci
divertiamo così.
A proposito, quali sono le idee che volete trasmettere attraverso il
vostro “rock”?
Mmh, è un pò difficile dire che cosa
vogliamo trasmettere. Alterniamo sprazzi di aggressività con ambienti
totalmente differenti. Un sali e scendi che non sai dove ti porta... Ogni brano
è una storia a sé. Parole di Saimon: “Io
non so cantare, utilizzo delle linee melodiche per raccontare delle storie. Per
questo anche le basi ritmiche raccontano sempre un vissuto... Forse è una
cagata, ma è così”. Forse quando suoniamo ci sembra di essere diversi, o
meglio tiriamo fuori comportamenti ai quali non siamo abituati o che non
possiamo tirare fuori in altre circostanze: siamo tutto il giorno a lavoro o
abbiamo progetti che ci stressano e ci carichiamo di rabbia e ansie che non
possiamo permetterci di manifestare durante la giornata. Entriamo in sala prove,
ci sfoghiamo e risolviamo questi malumori. Ci sono anche situazioni belle della
giornata eh? Non è che siamo degli incazzosi cronici. Probabilmente i nostri
brani “parlano” di tutto questo.
Avete già testato il vostro sound dal vivo?
Sì, ovviamente. Non ci saremmo mai
permessi di entrare in studio senza prima portare la nostra musica dal vivo. La
musica è condivisione, non solo tra i componenti del gruppo. Da ogni concerto
impariamo qualcosa di diverso e questo entra nei nostri brani.
Qual è la situazione musicale nei luoghi in cui vivete? Ci sono
fermenti e nuove proposte come le vostre?
Arriviamo tutti e tre dalla provincia di Torino, zona Settimo
Torinese-Chivasso-Basso Canavese-confine con la provincia di Asti. Ci sono
tanti musicisti che si danno da fare ma che purtroppo non hanno il più delle
volte la possibilità di farsi conoscere perché gli spazi per suonare in
provincia sono pochi, e nella maggior parte dei casi si tratta di pub che
vogliono il gruppo cover per riempire il locale. Purtroppo si finisce sempre
per spostarsi a Torino per suonare, ma poi si fa fatica ad uscire; si punta ad
arrivare a suonare nel locale più famoso della città, anche davanti a due
persone, tanto per poter dire… “Oh raga
abbiamo suonato lì!” e non frega più a nessuno di cercare di uscire fuori,
di ritornare “dalle proprie parti”, cercare di creare e di essere promotori di
una scena musicale della propria zona. Fanno gola i festival estivi della
provincia, quello sì. Ma uscire dalla città solo per partecipare a delle belle
feste può essere allettante fino ad un certo punto.
Come verrà curata la pubblicizzazione del vostro EP? Avete previsto
passaggi precisi?
In questo momento abbiamo solo voglia di suonare in giro, siamo
affamati di live. Cercheremo date anche fuori dalla provincia di Torino e
pubblicizzeremo il disco in rete anche con video dei nostri brani (un paio di
video usciranno a breve).
L’idea “ EndOrFine”, negli intenti, è un
progetto a lungo raggio?
Il progetto EndOrFine continuerà… fino a quando resiste il fegato!
Il teaser dell’EP…
prossimi video previsti sul canale Youtube di Scatti Vorticoli Records
Tracklist
Gazpacho: 3.17
Fake
HC: 3.43
Santoro's
Snake: 3.23
Samboorama: 2.47
EP registrato in presa diretta, mixato e masterizzato da Tino Paratore
al Cerchio Perfetto Studio (Torino) nel Luglio 2015.
Prodotto in collaborazione con Scatti Vorticosi Records.
INFO