lunedì 24 agosto 2015

Intervista a Ciro Perrino


Ciro Perrino è un musicista che chiunque si avvicini alla Musica Progressiva dovrebbe conoscere. Questa affermazione è senza dubbio riduttiva, Ciro è molto di più, ma per chi volesse partire dalle origini del prog italiano un consiglio è quello di avvicinarsi a entità seminali, come Il Sistema e Celeste, di cui lui ha fatto parte.
La vita lo ha poi portato su diversi sentieri, ma la Musica è rimasta la sua vita, la sua passione e il suo lavoro.
L’intervista a seguire riesce a disegnare in modo completo un artista la cui opera va approfondita.

Intervista già pubblicata sul web magazine UNPROGGED (http://www.unprogged.com)

Ciro, mi pare d’obbligo raccontare stralci della tua vita musicale tra Il Sistema e Celeste: come si possono inquadrare a distanza di anni quei progetti inseriti nel contesto che successivamente venne definito prog?

Indubbiamente Il Sistema ha rappresentato per me l’esperienza più completa ed esaltante del mio percorso musicale. A distanza di oltre 45 anni ancora la sento nel mio profondo. Anche se suonavo batteria, percussioni ed iniziavo a cimentarmi con il flauto traverso e, verso la fine del 1971, con il primo monumentale sintetizzatore definito Empirico primo e poi con il successivo modello Empirico secondo, la mia anima era in piena espansione. Presentivo gli sviluppi che di lì a poco si sarebbero manifestati. Il mio passaggio a strumenti diversi, arricchenti che mi avrebbero messo nella condizione di iniziare a comporre. La creazione di Celeste rappresenta una sorta di consacrazione di quelle avvisaglie che erano già presenti nel contesto de Il Sistema. Atmosfere completamente diverse, lontane dal Rock proposto dal 1969 al 1971. Celeste è stato il versante morbido e delicato di quel periodo. Amavo ed amo entrambi. Due organici dove il mio ruolo cambiò e si modificò non poco. Io certo non sapevo di fare Prog. Questa definizione venne data a posteriori. Io credo ed ho sempre creduto di “fare Musica”. Semmai una variante in chiave moderna ed attuale della nostra ricca tradizione classica italiana. Quindi per come sento ed ho sentito ritengo che quei due momenti del mio percorso siano stati altamente formativi. Senza Il Sistema e Celeste oggi non ci sarebbe Ciro Perrino nella sua veste di compositore.


Come racconteresti la tua evoluzione personale, dall’amore per le percussioni sino al pianoforte, da Hendrix ad atmosfere più rarefatte?

Assolutamente passaggi fatali, inevitabili, ed ognuno di essi non ha mai escluso gli altri. Quando suonavo batteria e percussioni mi sentivo un pianista, quando poi sono passato al pianoforte ho continuato a sentirmi un batterista ed un percussionista. Hendrix è stato sì uno dei miei primi viscerali “Amori” ma già coabitava con Cesar Frank, Antonio Vivaldi, Jean Philippe Rameau e Karl Heinz Stockhausen. Non ho mai, così come adesso, sentito differenze o steccati fra quelli che vengono sommariamente definiti generi. La Musica è Musica. Tutto per me è in espansione continua. Il mio orizzonte musicale si va via via ampliando ogni giorno che passa. Ho in animo di rimettere mano al mio primo lavoro solista, “Solare”, per riproporlo in chiave orchestrale così come dopo aver concluso la composizione del prossimo album pianistico che si intitolerà “BACK HOME”, ho già iniziato a porre le basi per un nuovo progetto dove saranno presenti il pianoforte, un violino ed un violoncello. Una formazione classica per dare voce ad atmosfere che da tempo si dibattono nel mio petto, nel mio cuore. Inoltre è già pronto da tempo un lavoro molto più complesso scritto per un organico di 18 elementi più le voci di un contralto, un soprano, un tenore e di un bambino.

Esiste un incontro musicale che ha cambiato la tua vita, che ti ha suggerito una strada da perseguire?

Certamente. L’incontro con i Rolling Stones di Aftermath e più precisamente con il brano “Think”, che determinò la mia decisione di dedicare la mia vita alla musica, non solo come passione ma anche come professione. Non amo questa definizione. Preferisco dire che decisi di onorare il dono che mi veniva elargito in quel momento dall’Universo. Poi indubbiamente ci sono stati degli incontri con delle persone che mi hanno spronato a proseguire sul cammino della Musica con buoni consigli, osservazioni ed esempi. Anche visioni. In tempi non sospetti ricordo che il mio Maestro di Zen mi disse “Un giorno tu ti dedicherai a comporre musiche per pianoforte”. Tutto ciò quando fu pubblicato Far East. Quindi oltre 25 anni fa. Grande visione! Ma in definitiva ho sempre dato ascolto alla mia voce interiore che mi ha costantemente guidato nella direzione giusta in qualsiasi momento.

Chi è il Ciro Perrino degli anni 2000? Qual è la cosa più importante della tua maturità che     è riuscita ad incidere nelle tue composizioni?

Bella domanda. Non garantisco di rispondere in termini chiari. Anche qui l’evoluzione è costante. Come per tutti: ciò che si era ieri oggi non lo si è più. La cosa più importante della mia maturità? Credo che sia stato l’aumento della consapevolezza e della fiducia in me stesso. La Musica in questo è una grande Maestra. Ti impone disciplina a volte con dolcezza spesso con forza e ti chiede di essere determinato nel perseguire e di dare il meglio di te stesso dando forma alla sostanza. E poi la certezza di essere un mezzo fra il mondo di quello che io chiamo Caos Perfetto e il mondo fenomenico dove gli uomini si muovono. La mia connessione con la Sorgente mi consente di avere accesso ai doni che provengono dalle profondità dell’Omniverso. Lì vive la Musica. A me arriva. Poi si trasforma passando fra le mie dita dopo aver stazionato nel mio Cuore. La Magia avviene ogni volta.

La tua musica non può prescindere dall’immagine e dalla spiritualità: che cosa proponi a chi ti ascolta oggi?

Ciò che propongo oggi a chi mi ascolta non differisce molto da quanto proponevo tanti anni fa. A questo proposito ricordo che, quando suonavo ancora le percussioni e non avevo alcuna velleità compositiva, si cominciava a parlare del sistema quadrifonico che poi non ebbe seguito, ed io iniziai a pensare che mi sarebbe piaciuto creare un percorso sonoro itinerante da una sorgente microfonica ad un’altra usando soltanto percussioni, per far nascere suggestioni negli ascoltatori. Come accompagnare e scatenare emozioni in una persona che doveva stare al centro di una stanza in meditazione seguendo gli stimoli provenienti da quattro casse acustiche. Un movimento circolare senza regole precise. Le mie composizioni in seguito ed al momento attuale soprattutto sono molto utilizzate in contesti di medicina naturale, come sottofondo per indurre stati di rilassamento. Molte persone mi dicono che ascoltano un album più che un altro per meditare. Altri mi riferiscono di viaggiare nel tempo, di viaggiare visitando luoghi lontani, di provare profonde emozioni. Ho assistito a processi emozionali dove le persone hanno pianto riportando alla luce del proprio Cuore eventi passati, spesso dolorosi ma anche gioiosi. Tutto ciò solo ascoltando una mia composizione. La Musica opera costantemente grandi guarigioni.

Mi parli del tuo nuovo progetto, quello dei… concerti in casa?

Lo coltivavo da anni. Accarezzavo quest’idea di poter proporre fra le mura domestiche, in un ambiente protetto, i miei progetti musicali, in special modo gli ultimi due pianistici molto intimi ed adatti anche ad un pubblico costituito da poche presenze. Avere alle proprie spalle l’uditorio (così avviene a casa mia) dà una sensazione di contatto più stretto fra esecutore ed astanti. Un brivido costante! Questo anche a detta delle persone che sinora hanno frequentato i miei Concerti. Io sono ogni volta più emozionato di quando salgo su un palco in un teatro. E poi, bellissimo il passo successivo alla fine del Concerto che dedico alla condivisione delle emozioni reciprocamente provate. Momenti intensi dove si percepisce la Guarigione che ogni volta la Musica dispensa al nostro Spirito.

Qualcuno dice che il pessimismo dovrebbe essere inserito tra i vizi capitali: come diventa il tuo umore quando pensi all’attuale stato della musica?

Mi trovi d’accordo. Non per fare il verso a tutte queste infinite variazioni sul Pensiero Positivo, ma senza dubbio l’Energia che impegniamo ad essere pessimisti è lo stesso che in fondo dovremmo adoperare per essere  ottimisti. Comunque nessuno ha inventato nulla. Seneca nei suoi scritti si esprimeva già in questi termini 2000 anni fa.
Lo stato della Musica non mi preoccupa più di tanto. Poco è cambiato. Prima vi erano le Case Discografiche ad orientare e forzare i gusti e le scelte degli ascoltatori oggi la Rete crea solo confusione e non permette di far emergere i veri talenti. Fino a che non saranno i musicisti ed i compositori a prendere in mano la situazione e a rivendicare i propri diritti vi saranno sempre dei media ad interferire. Io sono per la gestione diretta del proprio repertorio. Qui si inserisce il mio progetto dei Concerti in Salotto. Chiaro il tutto è limitato ad un gruppo ogni volta sempre ristretto di persone ma non per questo meno arricchente e profondo. Debbo dire che rimpiango quel meraviglioso periodo quando, ancora ragazzino, frequentavo i negozi di dischi alla ricerca delle nuove uscite. Che sorprese da scoprire all’interno di quelle copertine di cartone, quel profumo! Quando acquistai il primo Led Zeppelin non sapevo chi fossero. Quello stesso giorno mi portai a casa anche il secondo album dei Nazz (il primo l’avrei scoperto dopo). E chi sapeva chi fosse Todd Rundreng? Il bello era poter scegliere senza condizionamenti. Lo stesso avvenne per Hendrix e per decine, centinaia di altre scoperte. Per concludere sento che nuovi spazi si stanno preparando. Ciò di cui sono certo è che comunque senza Musica non si può vivere. Non riesco a concepire un mondo senza Musica. Stiamo ad osservare. Nuove opportunità si stanno creando. Tutto cambia. Ho fiducia nel futuro della Musica.