Non può esistere un solo modo di fare. Nel senso che ne
dovrebbero esistere di più, almeno tre o quattro. Sarebbe presunzione e
sopravvalutazione pensare di avere un solo modo di fare nell’attuale mondo,
fatto di globalità e interazione. Chi dice di averne solo uno mente, forse non
sapendo di mentire, legato a ricordi di univocità che non gli appartengono. La
consapevolezza della necessità della contaminazione, nella sua accezione più
nobile, è l’unica salvezza della nostra integrità. Chi oggi non si discosta dal
suo modo di fare, chi oggi vive secondo il dogma “io sono fatto così e se non
ti va bene fottiti!” ha perso, ha perso la sua integrità nelle paludi
dell’egocentrismo e dell’intolleranza. Le informazioni che quotidianamente
investono i nostri sensi non permettono più un modo di pensare così statico,
così restauratore. L’umanità cambia col tempo e si adegua. L’umanità è come
l’acqua, senza forma o con mille forme, dipende dal contenitore e chi non si
adatta ha perso. La contaminazione è l’ultimo contenitore. La musica, come
sempre, è più intelligente dell’uomo e questo lo ha capito da tempo. Se poi la
musica è fatta in Sicilia, terra che ha sublimato la contaminazione facendone
arte, allora quello che ne viene fuori non può non essere avvelenato d’avvenenza.
Da George Harrison a Syd Barret, dai Jethro Tull a Neil Young, Furious Georgie, alias Giorgio
Trombino, palermitano, non si fa mancare niente nel suo progetto solista You Know It e lascia che i grandi gli
indichino la strada, si lascia contagiare e trova nella contaminazione la sua
integrità. Blues, rock, post-rock, psichedelia si fondono in un disco trasognante
che regala a chi ascolta l’emozione di un film fantastico, tipo guardare La Storia Infinita da piccoli, o di un
film “ambulante”, tipo guardare Marrakech
Express a vent’anni.
Si comincia con Giggrind,
dove il blues ha il sopravvento guidato da una spasmodica armonica, per passare
alla spirituale Screaming Parrot Blue,
scarpetta nel sugo Harrisoniano.
Ingredienti diversi che si mescolano, che si amalgamano. Con Day Of The Dead si torna da dove si era
cominciato, sulle rive del placido e maestoso Mississippi. È un blues
sanguinolento che disegna torride e sconfinate praterie nella mente o battelli
sospinti dalla ruota a pale, che languidi scorrono sulle acque del Grande
Fiume. Con Lost And Found cambia la
direzione del vento, che ora soffia in direzione ballata classica da cavaliere
solitario. Nostalgia da masticare, groppo in gola da ingoiare, ricordi da
dimenticare. Ancora l’impastatrice di generi, che non smette di girare.
Chitarre piroettanti caratterizzano Ignorance
(Avidyā), che fa tornare sulla superficie della memoria ricordi di Benefit, di Jethro Tull. Quando arriva
la Nebulosa Occhi Di Gatto, ovvero NGC
6543, unico brano in italiano, un eco di prog vibra nell’aria e la musica
mi trascina tra stelle e pianeti, volo chimerico tra spazi siderali. Il
cavaliere solitario riprende a cavalcare con Years Gone By. Il cappello dalla larga tesa calcato sulla fronte,
gli occhi due fessure, il sigaro al lato della bocca e alle sue spalle quello
che è stato, confuso nella polvere. La sognante Watch The Drift As It Goes è un tuffo nel lago fatato del bosco
incantato. Una favola da raccontare per accompagnarci nel mondo dei sogni. La
pozione magica continua a ribollire nel calderone e Furious “Panoramix” Georgie mescola
con sapiente pazienza tutti gli ingredienti. George Harrison prende ancora
sottobraccio l’artista palermitano e gli racconta la sua musica e quel racconto
diventa She Likes, brano strumentale
dell’album. Proprio per non farsi mancare niente Georgie aggiunge un pizzico di rag time al tutto, per rendere
ancora più saporito il piatto e tira fuori dal cilindro Kiwi Roll, brano divertente, che trasmette buon umore. Poi c’è Armed Peace, forse il pezzo più
complesso dell’album, che parte come una ballata zeppeliniana, poi spagnoleggia
un po’, fa una capatina verso i Beatles e chiude al sapore di Ziggy Stardust.
La summa della meraviglia della contaminazione. Siamo al capolinea e Young Lard è perfetta per il commiato.
In alcuni tratti sembra una meravigliosa ballata dei Pink Floyd, nella sua
ripetitiva dolcezza, nel suo sovrapporsi di voci, con dei tratteggi di chitarra
che però la caratterizzano, conferendogli quella personalità propria, presente
in tutto l’album. Bagno nel brodo primordiale della musica quindi. Ci sono
tante cose in You Know It di Furious Georgie, che non vuol dire che sia
il plagio di qualcosa, ma piuttosto la geniale semplicità di tirare fuori dalla
propria testa, dalla propria fantasia, le esperienze della vita vissuta, della
musica ascoltata e farle proprie, marchiarle a fuoco con la propria
personalità. Furious Georgie non ha
un solo modo di fare, ne ha almeno tre o quattro ed è questo che lo rende
bello, che lo rende speciale. È questo che lo rende unico.
Tracklist:
1. Giggrind
2. Screaming Parrot Blue
3. Day of the Dead
4. Lost and Found
6.
NGC 6543
7.
Years Gone by
8. Watch the Drift as It
Goes
9.
She Likes
10. Kiwi Roll
11. Armed Peace
12. Young Lard
Crediti:
Registrato da Spadino, missato e masterizzato
da Spadino e Furious Georgie presso il Tone Deaf Studio tra marzo e maggio 2012.
Furious Georgie: chitarra acustica a 6 e 12
corde, chitarra elettrica, sitar, armonica, percussioni, synth
(programmati/suonati in NGC 6543), mandolino, lap steel.