lunedì 8 ottobre 2012

Genova ricorda i Genesis al Teatro Govi- il resoconto dell'evento


Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, si può ipotizzare e sperare che la collaborazione tra  MusicArTeam e il Teatro Rina e Gilberto Govi di Bolzaneto possa portare ad eventi di grande soddisfazione generale. Nel caso specifico, il 6 ottobre si è costruita una perfetta serata dei ricordi - condita da un briciolo di nostalgia - in cui si è cercato di dare uno sguardo al futuro, con estrema fatica, perché era impossibile staccare la spina dalle origini, da quei primi anni ’70 che per molti dei presenti restano un periodo indimenticabile, formativo e pieno di momenti significativi.
Ma cosa è accaduto di così importante? Il nome Genesis è ancora magico, lo si è visto chiaramente, e Marina Montobbio, da fan irriducibile, lo ha capito prima di altri, e ha proposto la celebrazione dei quarant’anni dal passaggio della band a Genova, il 22 agosto del 1972, Teatro Alcione.
Avere un’idea, seppur buona, ha solo valore simbolico se non la si realizza, e Marina ha dato fondo a tutte le sue energie e capacità per seguire e lavorare con costanza all’ambizioso progetto. Prova superata con lode.
Occorreva trovare gli ingredienti giusti per portare a Teatro il pubblico, per coinvolgerlo, per stimolare curiosità e voglia di partecipazione.
In uno spazio temporale di circa cinque ore sono accadute un po’ di cose che hanno ruotato attorno alla musica dei Genesis, proposta non solo attraverso i suoni, ma anche per mezzo di immagini antiche e di parole, quelle che sono state spese sul palco da differenti attori.
Gli ospti… i super ospiti, Steve Hackett e Richard MacPhail, ovvero la chitarra della band - negli anni più importanti  - e quello che da sempre è stato considerato il sesto Genesis, almeno sino ad un certo punto della loro storia.
La scaletta prevedeva un primo impatto del pubblico con l’esposizione di rarissima documentazione storica di proprietà di Mino Prefumo  - grande amico di Hackett - e del musicista/giornalista Marco Leodori, tra immagini e articoli tratti dalle riviste del periodo - soprattutto CIAO 2001 - e realizzazioni personali. Tutto questo mentre un piccolo movie mostrava le testimonianze di “persone bene informate dei fatti”.
Ciò avveniva nel foyer del teatro, mentre il service - RPS di Riccardo Pelle - metteva a punto i dettagli e Dalse di Yastaradio si preparava per la diretta radio in streaming.
Sold out dichiarato da alcuni giorni e pubblico già presente in modo massiccio alle 18.30, cioè prima dell’ipotizzato start.
Attorno alle 19 Steve Hackett e seguito arrivano al Govi, dove un camerino e qualche specialità ligure li  attendono. I più fortunati trovano il modo per ottenere qualche firma veloce - ed io non perderò l’occasione di farmi siglare la mia Taylor.
A seguire un’ora di bolgia, dove i due ospiti, aiutati da Erica Elliot della Oxford International School di Savona e Cairo, firmano e si fanno immortalare senza mostrare segni di … insofferenza.
Attorno alle 20.30 il palco è semivuoto, il pubblico trabordante e… parte il video di Lino Vairetti. Lino e gli Osanna parteciparono a quel tour percorrendo un’importante tratto di strada comune, e nei cinque minuti a disposizione viene raccontato il feeling di quei giorni, con un’impronta verso il futuro, che diventa palese quando viene auspicata una prossima collaborazione tra Steve e la band napoletana.
E’ da poco scemato il jingle che Corrado Rossi ha scritto per MusicArTeam quando arriva il momento di Marina - atto dovuto  - e di Mino Profumo, l’uomo che ha favorito la presenza di Hackett e MacPhail. Nel filmato postato sono visibili tracce dei loro interventi.
Ma il momento più atteso è l’incontro diretto tra Steve, Richard e il pubblico.
Grande performance di Erica, che per la prima volta ha affrontato un impegno di questo tipo, non certo semplice, destreggiandosi tra inglese e italiano, cercando di mettere da parte la naturale emozione.
Steve e Richard hanno conquistato il pubblico, campioni di simpatia ed eloquenza, e la simultanea partecipazione ha fatto sì che si venisse a creare una sorta di dialogo, tra affermazioni serie e qualche battuta.
Si è cercato di restare in equilibrio tra passato - doveroso l’argomento - e l’intensa attività presente - per entrambi - cercando di scoprire qualcosa in più sul doppio CD  di prossima uscita, e sull’e-book che, se realizzato, rivisiterà la storia dei Genesis attraverso la tecnologia attuale.
Altri argomenti oltre ai ricordi di quel tour antico? Il prog, i rapporti con l’Italia e la sua musica, la differenza tra l’ espressione classica e quella elettrica, i giovani, gli eventuali rimpianti legati alle scelte originali. Tutto questo mentre Richard raccontava l’evoluzione della sua vita, che lo ha condotto all’abbandono del mondo musicale per abbracciare quello che si rivolge all’ambiente e alla sua cura.
Il pubblico ha gradito e interagito, dimostrando che se l’argomento è di largo interesse, anche chi è in attesa della musica può essere coinvolto dalle parole. E spesso le troppe parole portano a grandi fallimenti.
Il tempo a disposizione vola e una domanda mi è rimasta nella testa, una che non avevo scritto nella mia lista, ma che mi è nata mentre ero sul palco: “… Steve, il 3 febbraio del 1974 ero presente al Palasport di Torino, nell’unico concerto italiano di quel tour, e tu eri inarrivabile, su di un palco lontano chilometri da me… come credi io mi possa sentire oggi, che ho la possibilità di condividere da vicino momenti così intensi?” Non credo avrò altre possibilità per chiederlo se non per mail…

Grande festa sul palco e distribuzione di cadeaux, con il vice sindaco Stefano Bernini che omaggia Steve con l’arte di un simbolo musicale genovese, Niccolò Paganini, mentre MusicArTeam si  prende cura di Richard regalando un book fotografico che racconta la città e la sua storia.



E arriva il momento del direttore del Govi, Gilberto Lanzarotti, che assieme ai suoi collaboratori gratificherà alcuni dei presenti, oltre a Steve, che hanno contribuito alla riuscita della serata.

E poi la musica dei Real Dream, nell’occasione accompagnati da Guglielmo Mariotti. Rigida la scaletta proposta, per non discostarsi da quella del 22 agosto 1972, con un riferimento ben preciso, quella “Seven Stones” che ha ispirato Angelo De Negri, portandolo alla costruzione della fotografia simbolo dell’evento, gradita moltissimo da Steve Hackett.



Gruppo in gran forma, caricato dalla risposta del pubblico e dagli umori della serata, ha saputo ricondurre ad un’atmosfera di cui tutti avevano fame, giovani e meno giovani, reduci da quei giorni o aspiranti ascoltatori di musica di qualità.
Il filmato a fine pagina ripropone proprio Seven Stones e quindi ogni mia parola potrà essere confermata da immagini e suoni.
Sono le 23.30 quando si arriva all’epilogo, e pare proprio che tutti siano soddisfatti, dagli organizzatori al pubblico ai critici, esigenti per mestiere.
Una bella soddisfazione anche per MusicArTeam, associazione musicale di recente costituzione, ma con le idee molto chiare sui percorsi da seguire. Certo è che trovare un management come quello del Teatro Govi, capace e voglioso di osare, non può che portare a grandi risultati.


Era il 6 ottobre del 1972 quando il mondo intero osservava con curiosità l’uscita di Foxtrot… esattamente quarant’anni fa… bizzarrie del destino a cui noi, ammalati di musica, non possiamo essere indifferenti!