Se è vero che il buon
giorno si vede dal mattino, si può ipotizzare e sperare che la collaborazione
tra MusicArTeam e il Teatro Rina e Gilberto Govi di Bolzaneto possa portare ad
eventi di grande soddisfazione generale. Nel caso specifico, il 6 ottobre si è costruita una
perfetta serata dei ricordi - condita da un briciolo di nostalgia - in cui si è
cercato di dare uno sguardo al futuro, con estrema fatica, perché era
impossibile staccare la spina dalle origini, da quei primi anni ’70 che per
molti dei presenti restano un periodo indimenticabile, formativo e pieno di
momenti significativi.
Ma cosa è accaduto di
così importante? Il nome Genesis è ancora magico, lo
si è visto chiaramente, e Marina Montobbio, da fan
irriducibile, lo ha capito prima di altri, e ha proposto la celebrazione dei
quarant’anni dal passaggio della band a Genova, il 22 agosto
del 1972, Teatro Alcione.
Avere un’idea, seppur
buona, ha solo valore simbolico se non la si realizza, e Marina ha dato fondo a
tutte le sue energie e capacità per seguire e lavorare con costanza
all’ambizioso progetto. Prova superata con lode.
Occorreva trovare gli
ingredienti giusti per portare a Teatro il pubblico, per coinvolgerlo, per
stimolare curiosità e voglia di partecipazione.
In uno spazio
temporale di circa cinque ore sono accadute un po’ di cose che hanno ruotato
attorno alla musica dei Genesis, proposta non solo attraverso i suoni, ma anche
per mezzo di immagini antiche e di parole, quelle che sono state spese sul
palco da differenti attori.
Gli ospti… i super
ospiti, Steve Hackett e Richard MacPhail, ovvero la chitarra della band - negli anni più
importanti - e quello che da sempre è stato considerato il sesto Genesis,
almeno sino ad un certo punto della loro storia.
La scaletta prevedeva
un primo impatto del pubblico con l’esposizione di rarissima documentazione
storica di proprietà di Mino Prefumo - grande amico
di Hackett - e del musicista/giornalista Marco Leodori, tra immagini e
articoli tratti dalle riviste del periodo - soprattutto CIAO 2001 - e
realizzazioni personali. Tutto questo mentre un piccolo movie mostrava le
testimonianze di “persone bene informate dei fatti”.
Ciò avveniva nel
foyer del teatro, mentre il service - RPS di Riccardo Pelle - metteva a punto i
dettagli e Dalse di Yastaradio si preparava per la
diretta radio in streaming.
Sold out dichiarato da alcuni
giorni e pubblico già presente in modo massiccio alle 18.30, cioè prima
dell’ipotizzato start.
Attorno alle 19 Steve
Hackett e seguito arrivano al Govi, dove un camerino e qualche specialità
ligure li attendono. I più fortunati trovano il modo per ottenere qualche
firma veloce - ed io non perderò l’occasione di farmi siglare la mia Taylor.
A seguire un’ora di
bolgia, dove i due ospiti, aiutati da Erica Elliot della Oxford International School di
Savona e Cairo, firmano e si fanno immortalare senza mostrare segni di …
insofferenza.
Attorno alle 20.30 il
palco è semivuoto, il pubblico trabordante e… parte il video di Lino Vairetti. Lino e gli Osanna parteciparono a quel tour percorrendo
un’importante tratto di strada comune, e nei cinque minuti a disposizione viene
raccontato il feeling di quei giorni, con un’impronta verso il futuro, che
diventa palese quando viene auspicata una prossima collaborazione tra Steve e
la band napoletana.
E’ da poco scemato il jingle che Corrado Rossi ha scritto per MusicArTeam quando arriva il momento di Marina -
atto dovuto - e di Mino Profumo, l’uomo che ha favorito la presenza di
Hackett e MacPhail. Nel filmato postato sono visibili tracce dei loro
interventi.
Ma il momento più
atteso è l’incontro diretto tra Steve, Richard e il pubblico.
Grande performance di
Erica, che per la prima volta ha affrontato un impegno di questo tipo, non
certo semplice, destreggiandosi tra inglese e italiano, cercando di mettere da
parte la naturale emozione.
Steve e Richard hanno
conquistato il pubblico, campioni di simpatia ed eloquenza, e la simultanea
partecipazione ha fatto sì che si venisse a creare una sorta di dialogo, tra
affermazioni serie e qualche battuta.
Si è cercato di
restare in equilibrio tra passato - doveroso l’argomento - e l’intensa attività
presente - per entrambi - cercando di scoprire qualcosa in più sul doppio
CD di prossima uscita, e sull’e-book che, se realizzato, rivisiterà la
storia dei Genesis attraverso la tecnologia attuale.
Altri argomenti oltre
ai ricordi di quel tour antico? Il prog, i rapporti con l’Italia e la sua
musica, la differenza tra l’ espressione classica e quella elettrica, i
giovani, gli eventuali rimpianti legati alle scelte originali. Tutto questo
mentre Richard raccontava l’evoluzione della sua vita, che lo ha condotto
all’abbandono del mondo musicale per abbracciare quello che si rivolge
all’ambiente e alla sua cura.
Il pubblico ha
gradito e interagito, dimostrando che se l’argomento è di largo interesse,
anche chi è in attesa della musica può essere coinvolto dalle parole. E spesso
le troppe parole portano a grandi fallimenti.
Il tempo a
disposizione vola e una domanda mi è rimasta nella testa, una che non avevo
scritto nella mia lista, ma che mi è nata mentre ero sul palco: “… Steve, il 3 febbraio del 1974 ero
presente al Palasport di Torino, nell’unico concerto italiano di quel tour, e
tu eri inarrivabile, su di un palco lontano chilometri da me… come credi io mi
possa sentire oggi, che ho la possibilità di condividere da vicino momenti così
intensi?” Non credo avrò altre possibilità per chiederlo se non per mail…
Grande festa sul
palco e distribuzione di cadeaux, con il vice
sindaco Stefano Bernini che omaggia Steve con
l’arte di un simbolo musicale genovese, Niccolò Paganini, mentre MusicArTeam si
prende cura di Richard regalando un book fotografico che racconta la città e la
sua storia.
E arriva il momento
del direttore del Govi, Gilberto Lanzarotti, che assieme ai suoi
collaboratori gratificherà alcuni dei presenti, oltre a Steve, che hanno contribuito
alla riuscita della serata.
E poi la musica dei Real Dream, nell’occasione accompagnati da Guglielmo Mariotti. Rigida la scaletta proposta,
per non discostarsi da quella del 22 agosto 1972, con un riferimento
ben preciso, quella “Seven
Stones”
che ha ispirato Angelo De Negri, portandolo alla
costruzione della fotografia simbolo dell’evento, gradita moltissimo da Steve
Hackett.
Gruppo in gran forma,
caricato dalla risposta del pubblico e dagli umori della serata, ha saputo
ricondurre ad un’atmosfera di cui tutti avevano fame, giovani e meno giovani,
reduci da quei giorni o aspiranti ascoltatori di musica di qualità.
Il filmato a fine
pagina ripropone proprio Seven
Stones e quindi ogni mia
parola potrà essere confermata da immagini e suoni.
Sono le 23.30 quando
si arriva all’epilogo, e pare proprio che tutti siano soddisfatti, dagli
organizzatori al pubblico ai critici, esigenti per mestiere.
Una bella
soddisfazione anche per MusicArTeam, associazione musicale di recente
costituzione, ma con le idee molto chiare sui percorsi da seguire. Certo è che
trovare un management come quello del Teatro Govi, capace e voglioso di osare,
non può che portare a grandi risultati.
Era il 6 ottobre del 1972 quando il mondo
intero osservava con curiosità l’uscita di Foxtrot… esattamente
quarant’anni fa… bizzarrie del destino a cui noi, ammalati di musica, non
possiamo essere indifferenti!