Fotografia di Enrico Rolandi
Il mio trittico genovese di fine luglio - UT, PFM, BANCO/ORME - è iniziato
mercoledì 25
luglio, con il concerto degli UT.
E così la band locale, una costola/diramazione importante dei
New Trolls ritorna a Genova, in una
location di indubbio fascino, quell’Arena
del Mare che contribuisce a creare immagini originali legati alla band. Non
sono gli elementi nostalgici quelli su cui soffermarsi, ma la mia iniziale
permanenza nel backstage mi ha permesso di captare una certa emozione, almeno
in chi rappresenta la continuità tra storia e presente, vale a dire Gianni Belleno
e Maurizio Salvi.
In questi casi, l’atmosfera carica di significati oltrepassa l’elemento
musicale, e questo feeling viene trasmesso a chiunque si trovi in un piccolo
raggio d’azione, spazio che ha racchiuso, naturalmente, l’attento pubblico.
Poteva andare meglio dal punto di vista delle presenze, ma in
questi momenti di vita dura per tutti bisogna ragionare come dei buoni e
ottimisti seminatori, pronti a cogliere i frutti della fatica quando si
presenterà l’occasione.
Maurizio Salvi mi raccontava prima del concerto di come sia problematica l’organizzazione di una band e con quale fatica si riescano a chiudere i
tanti cerchi che di volta in volta si aprono, ma la musica prima di essere un
lavoro - quando lo è - è una passione
che ti accompagna per una vita e anche i momenti difficili vengono superati con
il suo aiuto.
La band si presenta con una novità - almeno per me - e cioè
la presenza di Alessandro
Del Vecchio alle tastiere e cori/voce, in sostituzione di Andrea
Perrozzi.
Non conoscevo Alessandro, musicista dal notevole curriculum
nonostante la giovane età, e l’inserimento mi è parso un successo, perché oltre
al buon lavoro di completamento delle parti tastieristiche, ha sfoggiato una
gran voce riconducibile agli stilemi dell’hard rock, e capace di raggiungere
con apparente facilità note normalmente difficili da “toccare”.
Il repertorio è quello conosciuto, contenuto nel disco
registrato a marzo, che pesca nel profondo prog di inizio anni ’70, sintetizzato
nell’album “UT”.
Ecco il mio recente giudizio relativo all’album live,
riproposto, nella sostanza, in questa occasione:
Nelle oltre due ore di
musica c’è spazio per il ricordo, il virtuosismo, l’improvvisazione e
l’interazione, con sottolineature da parte dell’audience, in bilico tra
concentrazione e voglia di “muoversi”.
Il mix che gli UT propongono è originale, cosa non ottenibile
con la sola qualità dei musicisti, e il ricorrere a forze nuove, necessità
quasi fisiologica per tutte le band storiche, è una buona spinta alla
rivisitazione di ciò che è stato, con uno sguardo verso quello che verrà.
La commistione dell’ elemento classico - il bacaloviano
“Concerto Grosso” - con tracce di rock pesante, e l’utilizzo di
trame vocali corali mi sono sembrati i
temi portanti della serata, e l’impressione di omogeneità è emersa, nonostante
l’inserimento di un nuovo elemento, nonostante alcuni problemi tecnici legati
al funzionamento delle tastiere di Salvi, nonostante non sia cosa semplice
reinterpretare le parti di Nico Di Palo.
A distanza di pochi giorni ho rivisto Fabri Kiareli, ma in veste
differente, non più chitarrista dei Trip, ma bassista, oltre che vocalist.
Anche in questo caso se la cava egregiamente, denotando una sicurezza da palco e
una certa tendenza alla leadership che appaiono come doti naturali.
Trascinatore, istrione, eclettico e campione di comunicatività.
Bella la performance di Claudio Cinquegrana, preciso e misurato nelle parti solistiche, senza mai
dare l’impressione della ricerca dell’estrema visibilità personale, fatto più
volte riscontrato in ambito concertistico, anche se capibile e alcune volte tollerabile.
Il tutto diretto dal “maestro” Maurizio Salvi, che detta i tempi e
conduce per mano il team. Lo avevo seguito direttamente dal palco del
ProgLiguria e rispetto a quell’occasione ho rilevato una maggior voglia di
lasciarsi andare e una discreta tendenza al suonare divertendosi, situazione
che si verifica quando le condizioni ambientali al contorno lo permettono.
Tanto di cappello!
E la quasi necessità di “gioco da palco” emerge nei duetti con
l’altra colonna, Gianni Belleno, un pezzo di storia della musica italiana.
Gianni suona e canta, dando prova di freschezza strumentale ed esibendosi in un
lungo assolo molto apprezzato dal pubblico, che si dimostra attento nel percepire tutto quello
che si nasconde dietro alla tecnica e al virtuosismo, quel cuore pulsante forse
più difficile da far emergere nel caso di un drummer.
Un gran bella serata per una band che, dopo un buon rodaggio,
sta entrando in forma.
Per dovere di cronaca segnalo un ospite di cui non ho captato
il nome. Però… è visibile nel filmato a seguire, testimonianza del bis.
Un piccolo e antico aneddoto personale.
Era il 1992 e mi trovavo in una sperduta città della Corea
Del Sud… un unico Motel e 200000 abitanti.
Nel negozio di dischi della via centrale esisteva una sola
vetrina, piena zeppa di star locali. Ma al centro, in buona evidenza, la
copertina di un vinile … Concerto Grosso.
Se ancora oggi ascoltarlo mette i brividi ci sarà pure un
motivo!?