“La Tragedia del Dolce” è il primo album dei Senzafissa Dimoira, band toscana la cui biografia
è fruibile a fine post.
Credo che la sottolineatura “primo album” possa portare fuori strada e
che la preparazione e l’esperienza accumulata si faccia sentire già
dall’esordio.
Come quasi sempre accade, lo
scambio di battute tra me e i musicisti risulterà alla fine decisivo per capire
le fondamenta del loro modo di concepire musica e vita.
Sono sempre più convinto che una
canzone, un album, un concerto, vadano giudicati -che brutta parola- mettendo
da parte ogni tipo di ragionamento/preconcetto, cercando di capire che cosa si
è ricevuto nell’attimo in cui la traccia è partita o l’ampli ha regalato
qualche watt( non molti al giorno d’oggi).
Fare analisi retrospettive,
giudicare un album dei primi King Crimson o dei VDGG, tanto per fare un
esempio, deve tener conto di altri parametri che avranno molto a che fare con
tecnica e contesto storico, oltre che con
il talento e le idee.
Ma i Senzafissa Dimora sono il
presente, sono il nuovo, assieme a centinaia di altri gruppi, e l’ottica deve
essere a mio giudizio differente.
Intanto devo dire che a pelle mi
sono piaciuti.
Parto dalla musica, la prima
cosa che mi arriva. Tra le tante etichette che siamo soliti appiccicare agli
artisti ne esiste una che le racchiude quasi tutte… il Rock, laddove il termine
è sintomo di ritmo, riff, volumi e stile di vita. Ecco, il rock è ciò che ho
sentito in questo album, con passaggi chitarristici “recenti”, profumati di
Frusciante, e largo utilizzo di tempi dispari che mi hanno riportato al miglior
John Pugwash Weathers, colonna dei Gentle Giant. Un insieme di influenze che
sono obbligatoriamente-e fortunatamente-patrimonio di ogni musicista e che
nell’album emergono in modo assolutamente positivo. La voce di Andrea Canonico
è elemento che contraddistingue tutta la produzione e lo sconfinare in aspetti
recitativi rappresenta una peculiarità della proposta. Certo… avere come
riferimento Frank Zappa-affermazione che risalta nel corso dell’intervista- la
dice lunga sugli intenti della band.
Provo a dare un’interpretazione
dalla parte lirica, dichiarata un
tutt’uno con la musica.
Credo che il titolo, “La
Tragedia del Dolce” possa essere il miglior riassunto di un album che azzardo a
definire concettuale. Il dolce è ciò che conclude degnamente un momento
conviviale, come può esserlo la fine di una dura giornata che trova ricompensa
nel ricongiungimento familiare, o come il meritato riposo alla fine di una
vita, ma… scoprire che le cose non sono come ce le avevano descritte, o come
immaginavamo potessero essere, o come sognavamo, può essere davvero difficile
da sopportare, tanto che una storia disegnata con un lieto fine può
trasformarsi in tragedia.
Un po’ di tutto ciò è racchiuso
nelle liriche dell’album.
La performance dal vivo, se
capiterà, mi darà altri indizi e sarà mia cura fornire un aggiornamento del
pensiero.
Buon ascolto.
L’INTERVISTA(A: Andrea; N: Nicholas)
1)Non amo
molto le etichette e i generi, ma spesso sono utili per dare indicazioni a chi
si avvicina ad una nuova musica. Come definireste la proposto dei SFD?
A: La definirei un prog-indie rock con influenze cantautorali. In
senso più generale ci sentiamo un gruppo crossover nel significato primordiale
del termine. Ci piace molto prendere in prestito gli ingredienti che riteniamo
funzionali alla nostra composizione da generi anche molto diversi tra loro.
2)Se
doveste dare un peso a liriche e musica delle vostre creazioni, dove cadrebbe
l’ago della bilancia? Sono sempre determinanti i testi per passare i messaggi
desiderati?
A: Ci piace poter dire che nel nostro progetto musica e liriche
sono la stessa cosa. In questo senso facciamo molta attenzione a cercare di
trasmettere un messaggio “unico” che racchiuda al suo interno testo e musiche
come due parti integranti dello stesso linguaggio.
3)Esiste
una band, un artista su cui vi trovate tutti d’accordo e che potete considerare
un modello da seguire, almeno dal punto di vista della rigorosità?
A: Frank Zappa. La sua curiosità, la sua capacità di muoversi con
eleganza in scenari musicali diversi e la sua coerente follia sono senza dubbio
esemplari. Per inciso, in aggiunta a
tutto questo aveva anche un talento infinito, che di certo non guasta mai.
4)Che
giudizio date dell’attuale modo musicale? Intravedete spiragli che portano alla
futura sopravvivenza?
N: La quantità di informazione musicale in termini di proposte e
band che si aggirano oggi giorno, soprattutto grazie a internet, e’ immensa e
schiacciante per una qualsiasi persona interessata a nuovi ascolti. Rovistando
tra ridondanze e sponsor si possono però anche trovare progetti interessanti
sia per il puro godimento audiofilo che per l’ispirazione creativa. Se si parla
di sopravvivenza in termini di idee, credo che a livello creativo la musica non
si sia mai fermata. I mezzi di oggi permettono anche di mettersi in contatto
facilmente con realtà a livello underground a cui una volta non avresti mai
pensato (siano esse altre band o anche compagnie teatrali) e dalle quali
collaborazioni poter veramente creare un profitto creativo altissimo. Il
problema nasce quando si inizia a pensare di presentare i propri lavori dal
vivo, si entra in un abisso di circuiti molto chiusi, forse anche in reazione alla saturazione delle proposte, che
hanno una selezione tutta loro, spesso incomprensibile se si pensa che comunque
registreranno un numero di entrate mediocre.
5)Cosa
significa lavorare con la New Model Label di Govind Kurana?
N: Govind e’ presente e dimostra sempre supporto, dedizione e
rispetto per quello che stiamo facendo. Non siamo proprio vicini di casa (lui
e’ a Ferrara noi a Pisa), Govind riesce comunque benissimo a colmare le distanze
con una grande professionalità.
6)Che
cosa rappresenta per voi la performance live? Che tipo di rapporto riuscite a
stabilire con l’audience?
A: Siamo una band molto umorale, il nostro approccio ai concerti è
sempre diverso. Non ci piace recitare dei copioni o seguire sempre lo stesso
canovaccio. Con l’esperienza abbiamo imparato a gestire al meglio la componente
istintuale a favore di uno spettacolo interessante dal punto di vista
interpretativo e mai banale.
7)Come
nascono i vostri brani? Esiste sempre lo stesso “driver”?
N: Siamo
una band che vive la sua fase creativa in un modo piuttosto libero e istintivo.
I testi di Andrea per noi sono molto importanti. Le figure descritte sono fonte
di forte ispirazione, musicarle per me è stato spesso naturale, come è accaduto
per molti pezzi di "La Tragedia Del Dolce". Altre volte invece si
sale sul ring della sala prove e si compone insieme, con tutte le discussioni e
le rivisitazioni del caso.
8)Che
cosa rappresenta internet per i nuovi musicisti… una buona e facile vetrina o
un luogo in cui si perde la possibilità di … vivere di sola musica?
N: Vivere solo della propria musica credo sia una sfida molto
ambiziosa per qualsiasi artista, esordiente o meno. Internet e’ un canale
saturo di proposte, la quantità aumenta la difficoltà per ogni band di far
valutare il proprio progetto, sia per un invito all’ascolto sia per proporre il
proprio live a un locale. Siamo comunque del parere forse un po’ naif che con
delle belle idee, una massiva dose di tenacia e un po’ di fortuna internet
ripagherà, non in soldi. Per chi e’ interessato ai soldi invitiamo a seguire i
consigli di Zappa su “Joe’s Garage”.
9)In un
lontano passato si è vissuta l’illusione di poter cambiare il mondo con la
musica. Che cosa si può realisticamente fare, secondo voi, per migliorare una situazione che si potrebbe
definire di “sofferenza generalizzata”?
N: La musica in passato ha accompagnato ed alimentato rivoluzioni
sia in campo socio culturale che in campo musicale non indifferenti. Oggi trovo sia molto complicato mettere in
atto un intervento per riportare la società a una fertilità degna degli anni ‘60
e ‘70 per intendersi, dove esisteva la cultura all’ascolto e l’apertura verso
il nuovo era presente su larga scala. Forse sarebbe necessario un maggior
investimento sull’educazione musicale, e sull’educazione alla storia della
musica popolare contemporanea e all’ascolto di tutte le sue venature, da
Leadbelly ai Ramones. Nonostante ciò non ambirei a cambiare il mondo, sarebbe
già un gran risultato poter sollevare le singole personalità di ognuno, a
partire dalla nostra quotidianità, dalle nostre abitudini.
10)In
qualsiasi caso nessuno può impedirci di sognare, per cui… cosa vorreste vi
capitasse, musicalmente parlando, da qui al 2015?
A: Mi piacerebbe presentare “La Tragedia Del Dolce” in giro per
l’Italia e pubblicare il nostro secondo disco. E vincere il Festivalbar 2014.
N: Aprire agli Skiantos, coverizzare
Sono Buono facendo duettare Andrea con il maestro Roberto Freak Antoni,
scendere dal palco e abbracciare Dandy Bestia chiedendo scusa.
Note...
I
Senzafissa
Dimoira nascono nel 2007 dalla volontà del cantante Andrea Canonico e del chitarrista Nicholas
Diana di dar seguito alla loro collaborazione musicale iniziata nel 2002.
Nella primavera del 2008 realizzano il singolo “Desiderando Moira” mentre
nell’estate dello stesso anno con l’ingresso nella band di Emilio Bova (Basso) e Damiano
Di Marco (Batteria) prende forma la line-up del gruppo che nel Luglio 2009
registra l’EP:”È Tutto Aleatorio”. Nello stesso periodo i Senzafissa Dimoira
inaugurano la loro attività live con una serie di esibizioni in giro per la
Toscana.
Label: Red Birds/Seahorse Records
Genere: Rock
Tracklist:
01. Desiderando Moira
02. Al Traffico E Al Mattino
03. Morbida Autopsia
04. Buonaserata
05. Livio