Lo scrittore Innocenzo Alfano ha pubblicato un articolo relativo all'arrangiamento di una canzone super conosciuta.
In attesa di una replica, propongo lo scritto, così come comparso su “Apollinea”, rivista bimestrale del territorio del Parco Nazionale del Pollino, Anno XV – n. 2 – marzo-aprile 2011, pag. 31.
Fabrizio De André in concerto con arrangiamenti (contraffatti) della PFM
di Innocenzo Alfano
In musica, direi soprattutto nella musica pop e rock, esiste, ed è praticamente sempre esistito, il problema dei cosiddetti “plagi”, più o meno d’autore. I casi sono tanti, a volte finiscono in tribunale, e non fanno mai onore a chi li compie. Ma che cosa viene plagiato, esattamente? Beh, oggetto di plagio è quasi sempre il tema vocale di una canzone, a cui corrisponde, di solito, la successione accordale dell’accompagnamento. Tolti il tema vocale e gli accordi che ci sono sotto, in una canzone, a pensarci bene, non è che ci sia poi molto altro, almeno da un punto di vista strutturale. Eppure c’è, e c’è sempre stato, chi copia le due cose insieme sperando poi che nessuno se ne accorga, e in particolare che non se ne accorga il legittimo autore di quel tema e di quegli accordi.
Così come capita a scuola, pure nella musica di solito a copiare sono i mediocri. Qualche volta però succede che anche i musicisti bravi commettano delle marachelle, e, in un momento di pigrizia o di scarsa vena compositiva, si mettano a sbirciare sullo spartito del (diciamo così) vicino di banco. A seguire vedremo allora come anche un gruppo preparato e fantasioso come la Premiata Forneria Marconi si sia lasciato andare, perlomeno in una circostanza, ad un’opera di “contraffazione”. Lo vedremo attraverso un esempio nel quale la somiglianza tra un brano incluso nel 33 giri del 1979 Fabrizio De André in Concerto – Arrangiamenti PFM, ed uno edito diversi anni prima, risulta parecchio accentuata, per non dire di più. I due brani si intitolano Volta la carta, di De André e della PFM, e Paddy Clancey’s Jig/Willie Clancy’s Fancy degli inglesi Steeleye Span, che, per comodità di esposizione, chiameremo semplicemente Paddy’s Jig.
Il pezzo degli Steeleye Span, incluso sul finire del 1971 nell’album Ten Man Mop or Mr. Reservoir Butler Rides Again, è, come si evince dal titolo, una giga (“jig” in inglese), cioè una forma di danza tanto antica quanto popolare nelle isole britanniche ed in particolare in Irlanda. Il tema del brano, eseguito da Peter Knight, è incorniciato dentro un periodo di 16 battute e ripetuto più volte nella prima parte della composizione, nel metro, tipico della giga, di 12/8 (in realtà le battute per così dire “vere” sono 8, poiché le misure 5-8 sono identiche alle prime quattro e le battute 13-16 sono uguali a quelle 9-12). La PFM – nello specifico Lucio Fabbri – riprende le prime otto battute di Paddy’s Jig quasi alla lettera, e modifica quelle successive; in entrambi i casi lo strumento protagonista è il violino. Certo gli organici delle due formazioni sono diversi, mancando tra l’altro, nel brano degli Steeleye Span, sia le tastiere che la batteria. Nonostante ciò il tema del violino è così pregnante, oltre che decisivo, in entrambe le composizioni che non credo sia esagerato parlare quanto meno di “prestito” riferendoci all’arrangiamento scelto dalla PFM per questa canzone di De André, pubblicata per la prima volta nel 1978 – dunque un anno prima della tournée con la PFM – ed inclusa nel 33 giri Rimini, un disco nel quale oltre a Volta la carta sono presenti altri due brani ripresi dalla PFM, con poche modifiche, ed eseguiti nei concerti dell’anno seguente: Zirichiltaggia e Andrea. Gli autori dei testi e delle musiche dell’album Rimini, stando alle indicazioni poste sul retro della copertina apribile dell’lp originale, sono Fabrizio De André e Massimo Bubola, mentre Gian Piero Reverberi è citato come arrangiatore e direttore degli archi, cioè delle parti orchestrali.
In definitiva è possibile affermare che la PFM, almeno per quel che riguarda Zirichiltaggia, Volta la carta e Andrea, non ha fatto altro che prelevare gli arrangiamenti già esistenti di quei tre brani, ritoccarli apportandovi piccole e non decisive modifiche, ed utilizzarli nel corso della tournée del 1979. Per questa ragione trovo difficile parlare di “arrangiamenti PFM”, cosa che fa invece il titolo della copertina del disco pubblicato dalla rock band milanese insieme a De André, dal momento che gli stessi arrangiamenti dei tre brani, lo ripetiamo, esistevano già quasi nella medesima forma e non erano neppure troppo vecchi. Perciò bisogna dire, da un lato, che chi si era occupato degli arrangiamenti di Rimini si era in qualche modo “dimenticato” di citare gli Steeleye Span come fonte di ispirazione per uno dei brani inseriti nell’lp, e, dall’altro, che la PFM si è indebitamente appropriata di arrangiamenti che non ha, se non in minima parte, contribuito a creare.
Forse Bubola e gli altri musicisti che hanno suonato in Rimini, tra cui il violinista Riccardo Pellegrino, non si sono accorti di aver copiato quasi alla lettera il riff di un brano degli Steeleye Span, un pezzo che magari qualcuno di loro aveva ascoltato anni prima su qualche disco di importazione e del quale gli era rimasto in mente il tema principale, dimenticandosi però col tempo sia del gruppo e sia del disco che conteneva il brano, e dunque neppure immaginando di riprodurre, quasi fedelmente, delle note scritte e suonate già da altri prima di loro. Forse. La PFM, invece, conosceva per certo gli arrangiamenti di Rimini, e allora non si comprende la ragione per cui, riproponendoli pressoché identici all’originale – almeno per alcuni brani – abbia deciso di farli diventare suoi. Davvero un bel mistero.
Domanda conclusiva: il caso Volta la carta/Paddy’s Jig, è un caso di plagio, cioè di contraffazione? Risposta: probabilmente sì, visto che è difficile, anzi direi proprio impossibile, che alla persona che ha scritto le prime quattro battute di Volta la carta (Massimo Bubola? Riccardo Pellegrino?) tutta quella successione di note, identica alla stessa successione di note che si trova nelle prime quattro misure di Paddy’s Jig, sia venuta in mente per puro caso. Due o tre note uguali possono anche essere una coincidenza, ma circa cinquanta è davvero molto improbabile che lo siano. Perciò sarebbe carino se, sia pure a più di trent’anni di distanza, oltre ai nomi di De André e Bubola si facesse riferimento, in tutti i dischi in cui compare il brano Volta la carta, anche agli Steeleye Span, o, meglio ancora, al pezzo tradizionale britannico al quale gli Steeleye Span si sono ispirati per dare vita alla loro versione della giga. Allo stesso modo non sarebbe una cattiva idea se sulle copertine dei dischi di De André pubblicati insieme alla Premiata Forneria Marconi venisse modificata la dicitura “arrangiamenti PFM” che, lo ribadiamo, perlomeno in tre circostanze non è affatto corretta. Credo che “accompagnamento PFM” sarebbe una formula senz’altro più appropriata.