Quando ho
iniziato a “compilare” questo blog .....
non sapevo esattamente che direzione prendere… avevo solo voglia
di raccontare qualcosa.
A distanza di 9 mesi (di “lavoro” quotidiano senza sosta) le idee
sono sempre nebulose.
Sarebbe facile per me seguire una linea richiesta da terzi, ma non
avendo ne riscontri, ne suggerimenti, racconto cose che hanno, sì un filo
conduttore, la musica, ma senza nessun tipo di catalogazione e inquadramento.
Salto di palo in frasca, tra gruppi vecchi e nuovi, intercalando
esperienze personali, avendo elaborato l’obiettivo di creare una specie di
archivio, che infoltisco giorno dopo giorno.
La difficoltà che mi si presenta spesso davanti è quella di
raccontare qualcosa di artisti su cui non c’è niente da scoprire.
Sono i primi di cui avrei voluto parlare, ma tiro avanti giorno
dopo giorno, nella speranza che mi venga qualche ispirazione originale.
Parlo dei Beatles, ad esempio, che alla fine ho descritto
attraverso il ricordo di un amico che da tutta la vita suona la loro musica.
Parlo dei Rolling Stones che presento oggi.
Lo faccio per levarmi un peso, per mettere a posto la mia
coscienza musicale, per dedicare qualche riga ad un gruppo che ho amato e a cui
sono legati ricordi indissolubili.
Ho sentito dire da esperti che gli Stones avrebbero potuto
chiudere la loro storia a fine anni ‘70.
In quei 15 anni che iniziano attorno al 1965 c’è tutta l’arte ed
il genio di quei “ragazzacci” che nessun padre sano di mente avrebbe voluto
come figli.
I lavori scritti in quel periodo sono sempre attuali e in alcuni
casi parliamo di capolavori.
Probabilmente vedere un loro show nel 2008 ha una valida
motivazione, che si riassume nella parola “spettacolo”.
Io non credo che continuino a calcare i palcoscenici per solo
business.
I miliardi non mancheranno e il loro perseverare assomiglia di più
alla voglia di restare in vita (musicalmente parlando), di mantenere saldo il
labile filo della giovinezza, di sentirsi sempre protagonisti.
Probabilmente Bill Wyman era arrivato all’orlo,
nel 93, quando decise di lasciare, e la sua voglia di restare a galla ha avuto
come sbocco il ritorno in famiglia… come accade a quasi tutte le persone
normali.
Ma Jagger e Richard sono marziani, e leggendo la
biografia ufficiale di Watts e soci (da loro supervisionata)
se ne ha la riprova.
Di loro non ho mai condiviso gli eccessi, e il fatto che Keith
Richard sia ancora on stage, con una certa energia, mi pare quantomeno curioso.
Un tempo Jagger cantava “l’impossibilità di trovare
soddisfazione” e a 40 anni di distanza dichiara che “Dio gli ha dato
tutto”…
Mi fido di lui… ha avuto tutto, ma se così non fosse di una cosa
si può essere certi, lui e gli altri Stones hanno avuto un dono che si
chiama talento, che non è per tutti, che non si può comprare.
Io mi tengo strette le canzoni dei primi anni, Lady Jane, Satisfaction, Jumping
Jack Flash, Brown Sugar… lista infinita.
La loro musica è la sola cosa per me rilevante e di cui vale la
pena parlare.
Propongo ora una biografia ripresa dal sito di Virgin Radio.
E’ l’unica che ho trovato capace di condensare in poche righe 40
anni di Stones.
I Rolling Stones sono una delle rock band più note e importanti di
sempre.
Si formano negli anni ’60 in Inghilterra, dove guidano la British
Invasion insieme ai Beatles.
Il loro suono deve molto al blues; il loro primo
leader è Brian Jones, che però muore nel 1969.
In quel periodo, però, l’asse centrale della band si è
già spostato sul binomio Mick Jagger – Keith Richards: il primo è il cantante
dalla voce e dalla presenza scenica inimitabili, il secondo è l’autore di
alcuni dei più micidiali riff di chitarra nella storia del rock.Negli anni ’70
il gruppo è già un’istituzione, famoso anche per i modi provocatori e
trasgressivi e per alcune prese di posizione controverse, come durante il
concerto di Altamont, in California, poco dopo la morte di Jones: la band
affida il servizio d’ordine ai motociclisti Hell’s Angels, che uccidono una
fan.Negli anni ’70 gli Stones incidono i dischi più belli che recuperano le
radici americane del loro sound: su tutti “Sticky fingers” (1971) ed “Exile on
main street” (1972).
Nel decennio successivo flirtano con il pop.
I loro concerti sono già da tempo giganteschi
happening (come a Torino nel 1982, quasi in contemporanea con i mondiali di
calcio vinti dalla Nazionale italiana) e con il tempo diventano sempre più dei
mega-show ricchi di effetti speciali.
L’attività della band si dirada progressivamente (per
un altro tour dopo quello dell’82 devono passare sette anni), perché i vari
membri intraprendono carriere soliste e progetti paralleli. Negli anni ’90 gli
Stones incidono solo due dischi, che peraltro suscitano reazioni contrastanti.
Nel nuovo millennio pubblicano una serie di materiali retrospettivi (la
raccolta “40 licks” e alcuni DVD) e vanno diverse volte in tour, passando per
ben tre volte dall’Italia (nel 2003, 2006 e 2007).
Time is on me side
Le ultime parole famose:
"La televisione non potra' reggere il mercato per piu' di sei mesi. La gente si stanchera' subito di passare le serate a guardare dentro a una scatola di legno" (Darryl F. Zanuck, Presidente della 20th Century Fox, 1946)
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