A distanza di cinque giorni dal concerto dei .....
Jethro Tull a Milano, mi sono rituffato nella musica dal vivo , questa volta a casa mia, Savona. Nello splendido e suggestivo scenario offerto dalla fortezza del Priamar, era di scena Sheryl Crow.
Importante:
a distanza di 28 anni ho rivisto un concerto con mia moglie!
Era infatti l’estate del 1980 quando assieme assistevamo al concerto sanremese dei Dire Straits.
Ci conoscevamo da pochi mesi e non fu facile strappare il consenso al mio futuro suocero.
Dal 2003, anno in cui ho ripreso ad assistere agli eventi live, avevo più volte provato a coinvolgerla, ma i figli piccoli sono sempre stati un deterrente.
In questa occasione , con una figlia (ormai autonoma ) in montagna , è stato spontaneo lasciare il piccolo di famiglia con la nonna e convincere la mia metà a seguirmi.
Credo sia rimasta contenta.
Tutto questo prologo per introdurre le mie impressioni che seguono il concerto, già pubblicate su “Mentelocale”.
L’abituale appuntamento estivo con il “Just Like a Woman” , inizia a Savona il 7 luglio.
Di scena Sheryl Crow , artista americana , ex corista di Michael Jackson , da considerarsi una star mondiale se si considerano i 18 milioni di dischi venduti.
La conosco poco , ma non posso perdermi l’occasione di “approfondire” .
La fortezza del Priamar e’ a pochi metri da casa mia e ci arrivo con largo anticipo , per cercare di captare il feeling da concerto, come mio uso.
Non vedo molta gente , ma il biglietto numerato da la possibilità di un arrivo all’ultimo minuto.
Sheryl passa tra i presenti e si infila nel bar adiacente all’entrata , raccogliendo i primi timidi applausi e qualche foto.
Percorro il cunicolo che porta al “cortile” e la prima cosa che noto è la mancanza di banchetti dedicati al merchandise, un abitudine per chi sente l’esigenza di legare l’evento a qualcosa di ....palpabile.
E pensare che esattamente un anno fa, nello stesso luogo, venivamo stupiti da Mayall che , prima e dopo la performance , si faceva promotore in prima persona della vendita dei suoi prodotti!
Mi siedo e do uno sguardo “tecnico” al palco.
Abituato ormai a stage minimalisti, mi colpisce la ridondanza delle chitarre.
A sinistra un box con ogni ben di Dio, tra Gibson , Stratocaster e Telecaster.
Mi giro a destra ed è la stessa cosa, con presenza massiccia di acustiche.
Con un po’ di ritardo Guaitamacchi, direttore artistico , annuncia l’inizio della rappresentazione ed inquadra il contesto.
Come noto il filo conduttore è il “Tributo alle Regine della Musica”, donne che “..hanno combattuto nell’arte e nella vita per un ruolo più dignitoso e consapevole nella società”.
In particolare il presentatore evidenzia l’impegno politico , sociale ed ecologico di Sheryl , ma la sensazione è che il pubblico sia già preparato e documentato.
Ma da chi era composta la platea?
Tante coppie (ho” trascinato” anche mia moglie ), qualche musicista doc (Roberto Gualdi , turnista PFM), qualche autorità locale,il tutto per una fascia di età media tra i 30 ed i 50 anni.
Il concerto inizia.
Sul palco sono in 9 ed è per me un record ( solo con Clapton ho visto 10 musicisti).
Oltre alla Crow ci sono due chitarristi (in alcuni momenti saranno quattro , se si aggiunge Sheryl ed il tastierista), un bassista , l’uomo “alla Keyboard”(una sola), batteria, percussioni e due coriste.
Grande ridondanza per un palco davvero suggestivo.
Una parentesi.
La locazione destinata a questi eventi è per me ottimale.
L’acustica è buona, l’ambientazione fantastica e le luci proiettate sulla parete di pietra del retropalco aumentano il fascino del luogo.
Unico neo la capienza , ma credo che almeno un centinaio di posti siano rimasti vuoti , ed è stato un vero peccato perdersi la vitalita’ e l’arte di questa “ragazza” di 46 anni.
Iniziamo e lei tenta di snocciolare qualche parola in italiano , ma ha poco successo.
Il concerto è strutturato in modo da avere nella parte centrale una fase più acustica , legata al nuovo album “Detours”, un riassunto della sua vita, tra impegno sociale, amori e lotta contro il cancro.
Ma si sa, il nuovo ha bisogno di metabolizzazione , e l’accompagnamento della platea, tra cori e movimento ritmico di mani e piedi (il legno aiuta), arriva solo nei brani più conosciuti o comunque in quelli più cadenzati e rockeggianti.
L’impressionante numero di chitarre a cui accennavo non sono in bella mostra per caso.
Ad ogni brano, e sottolineo ogni, c’e’ un rapido cambio , cosa davvero inusuale.
Il bravo chitarrista solista , fa sfoggio di buona tecnica e fantasia ed in alcuni momenti assomiglia ad un Keith Richard 30enne , ma a mio giudizio , la varietà dello strumento utilizzato non ha portato valore aggiunto alla qualità dell’esecuzione.
Sezione ritmica sostenuta, grazie anche al doppio “percussionista”, cori efficaci, canzoni tra il ballabile e l’easylistening.
Lei , musicista polistrumentista, è l’indiscussa regina e propone il tipico suono americano che tanto piace ai cultori della musica folk e country.
Tra cover di Cat Stevens ( “First Cut is the Deepest”) e brani del nuovo album (Love is Free..), il maggior coinvolgimento arriva con le hits.
Il ritornello di “If it Makes you Happy” è cantato all’unisono da pubblico e palco, così come “All I Wanna Do” fa muovere i corpi e alimenta ricordi.
“My Favorite Mistake “ è il brano che ho preferisco (appena tornato a casa l’ho riascoltato , con Sheryl ospite di Clapton).
100 minuti di buona musica con un’interattività tra gruppo e platea, sempre crescente.
Giudizio positivo , serata piacevole.
Una sola nota “antipatica”.
Le direttive (non so esattamente di chi)impedivano lo scatto di foto e riprese varie.
E’ tipico di queste situazioni , anche se poi le ” maglie si allargano “ e qualche possibilità nasce sempre.
Questa volta l’impegno della security è stato costante e noioso.
Ma è così deleterio avere una foto che ci ricorderà per sempre l’evento?
My Favorite Mistake (Sheryl e Clapton)
Le ultime parole famose:
"Grazie alla radio i giapponesi non potranno mai attaccarci di sorpresa". (Josephus Daniels, Capo di Stato Maggiore della Marina USA, 1922)
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