Compie gli anni Ronan Keating,
nato il 3 marzo del 1977, cantautore irlandese, salito alla ribalta come
membro dei Boyzone negli anni '90. Dopo lo scioglimento della band,
Keating ha intrapreso una carriera solista di successo, diventando uno degli
artisti pop più popolari d'Irlanda.
Nato a Dublino, Keating ha iniziato la sua carriera musicale
nel 1993 come co-leader dei Boyzone.
La band ha ottenuto un enorme successo internazionale,
vendendo milioni di dischi e piazzando numerose hit in cima alle classifiche.
Nel 1999, Keating ha iniziato la sua carriera solista,
mantenendo comunque un legame con i Boyzone.
Il singolo "When You Say
Nothing at All" è stato un punto di svolta nella carriera
solista di Keating.
La canzone è stata inclusa nella colonna sonora del film
"Notting Hill" (1999), con Hugh Grant e Julia Roberts, e ha avuto un
enorme successo commerciale.
"When You Say Nothing at All" è una cover di
un brano country originariamente interpretato da Keith Whitley, ma la versione
di Keating è diventata la più popolare.
La canzone ha raggiunto la vetta delle classifiche in diversi
paesi, consolidando la popolarità di Keating come artista solista.
Il brano è presente all'interno del suo primo album da
solista, pubblicato nel 2000, dal titolo "Ronan".
In Italia il brano è stato usato come sigla per il ciclo
televisivo "Tante storie" di Canale 5.
Keating ha continuato a pubblicare album di successo e a
esibirsi in tutto il mondo. Ha anche intrapreso la carriera di presentatore
televisivo e radiofonico ed è considerato uno degli artisti pop irlandesi di
maggior successo di tutti i tempi.
“Berlin”, terzo album da solista di Lou Reed, fu rilasciato
nell’ottobre del 1973, un capolavoro che merita un minimo di introduzione
all’ascolto.
Su invito del produttore Bob Ezrin, che gli rimproverava di
lasciare in sospeso le trame delle sue canzoni, Lou Reed decise di dare un
seguito in forma di concept album all’omonimo pezzo già apparso nel suo primo
LP solista.
All’epoca fu accolto con freddezza dalla critica e dal
pubblico, ma col tempo si è rivelato un album fondamentale nella discografia di
Reed e nella storia del rock, un lavoro sperimentale, cupo e introspettivo, che
racconta una storia di amore, dipendenza, morte e disperazione in una Berlino
post-bellica.
"Berlin" è un concept album diviso in due atti,
ognuno dei quali racconta una parte della storia. Nella prima parte Reed si
concentra sulla relazione tra il protagonista maschile, un ex-drogato, e la sua
amata, una prostituta. Il secondo atto esplora la morte della donna e il
conseguente dolore e disperazione dell'uomo.
La musica di "Berlin" è un tappeto sonoro oscuro che
crea un'atmosfera perfetta per le liriche intense ed evocative dell'autore. Gli
arrangiamenti sono ricchi e complessi, con l'uso di archi, cori e strumenti
elettronici che contribuiscono a creare una situazione quasi operistica.
I testi di Reed sono il cuore pulsante dell'album. Sono crudi,
onesti e senza filtri, e affrontano temi difficili come la dipendenza, la
prostituzione, la morte e la solitudine. Reed riesce a catturare la complessità
dell'animo umano con una sincerità disarmante, senza la paura di mostrare i
lati più oscuri della sua personalità e della società.
L’album necessita di un ascolto attento e ripetuto, essendo un'opera
complessa e sfaccettata, che ha il pregio di rivelare nuove sfumature ad ogni
ascolto.
In estrema sintesi si può dire che “Berlin” è un disco che suona
come nessun altro, un'opera unica e visionaria che ha influenzato generazioni
di artisti.
Tutte le canzoni sono state scritte
da Lou Reed; arrangiamenti di Bob Ezrin e Allan Macmillan.
Una curiosità… l'album era stato originariamente concepito
per essere un doppio vinile e venne solo successivamente ridotto a disco
singolo dietro imposizione della casa discografica. I tagli apportati
riguardano principalmente le code strumentali dei brani. Una versione della
canzone “Berlin”, più lunga di due minuti, è comparsa nella versione Stereo 8
dell'album.
David Johansen, cantante e co-fondatore dei New YorkDolls,
è deceduto all'età di 75 anni.
Johansen è scomparso venerdì nella sua casa a Staten Island,
"alla luce del sole, circondato da musica e fiori", come
comunicato dalla sua famiglia.
La figliastra, Leah Hennessy, ha rivelato il 10 febbraio che
Johansen stava lottando contro un cancro allo stadio avanzato da un decennio,
aveva un tumore al cervello e si era fratturato la schiena subito dopo il
Ringraziamento. La famiglia ha richiesto donazioni per coprire le spese
mediche.
"David e la sua famiglia sono stati profondamente
toccati dall'ondata di affetto e supporto ricevuti recentemente, grazie alla
condivisione pubblica delle loro difficoltà", hanno dichiarato. "Era
grato di aver avuto la possibilità di connettersi con tanti amici e familiari
prima della sua morte. Sapeva di essere amato immensamente".
I New York Dolls, noti per il loro stile provocatorio e
trasgressivo, includevano oltre a Johansen, i chitarristi Sylvain Sylvain e
Johnny Thunders, il bassista Arthur Kane e il batterista Jerry Nolan.
Nel 1973 registrarono il loro album omonimo in otto giorni,
prodotto da Todd Rundgren per Mercury Records.
"Siamo semplicemente entrati in una stanza e abbiamo
registrato", ha dichiarato Johansen in un'intervista del 2013.
"Non c'era un concetto elaborato, solo un documento di ciò che stava
accadendo in quel momento".
La prima traccia dell'album fu "Personality
Crisis", seguita da brani come "Looking for a Kiss",
"Vietnamese Baby", "Frankenstein" e "Pills" di Bo
Diddley.
Sebbene il loro primo LP non abbia avuto un grande successo
commerciale, col tempo è stato inserito in numerose classifiche dei migliori
album e ha influenzato artisti come i Ramones, i Kiss, i Sex Pistols e
Morrissey.
Dopo il fallimento commerciale del secondo album, "Too
Much Too Soon" del 1974, il gruppo fu abbandonato dalla Mercury e si
sciolse nel dicembre 1976 dopo un concerto al Max's Kansas City.
"I New York Dolls erano la forma più pura di rock 'n'
roll, evocando un'energia difficile da sostenere senza danni e quasi
impossibile da distillare per il consumo di massa", scrisse Nina
Antonia nel suo libro del 1998 "Too Much Too Soon".
Johansen pubblicò sei album da solista fino a "Sweet
Revenge" del 1984, poi adottò il nome d'arte Buster Poindexter e cantò
standard jazz per l'album del 1987 "Buster Poindexter". Il singolo
"Hot Hot Hot" raggiunse il 42° posto nella Billboard Hot 100 e
ottenne molta diffusione su MTV.
Questo portò Johansen a una carriera da attore, interpretando
vari ruoli nei film "Scrooged" (1988) e "Let It Ride"
(1989), tra gli altri.
Nato a Staten Island il 9 gennaio 1950, Johansen iniziò la
sua carriera musicale con gruppi locali prima di essere reclutato dai New York
Dolls.
Con il nome di Poindexter, si esibì in sei episodi del
Saturday Night Live durante la dodicesima stagione (1986-87) e pubblicò quattro
album nell'arco di un decennio.
Più recentemente, Johansen ha condotto un programma su
SiriusXM chiamato Mansion of Fun ed è stato protagonista del documentario del
2023 "Personality Crisis: One Night Only", co-diretto da Martin
Scorsese e David Tedeschi.
Oltre alla figliastra, tra i sopravvissuti ci sono la terza
moglie, Mara Hennessey, e i suoi fratelli Michael, Christopher, Elizabeth, Mary
Ellen e Karen. In precedenza, era stato sposato con l'attrice Cyrinda Foxe e la
fotografa Kate Simon.
A causa dei suoi problemi di salute, non ha potuto esibirsi
negli ultimi cinque anni. La sua famiglia ha annunciato che ci saranno diversi
eventi per celebrare la sua vita e la sua arte.
Il compleanno di Roger Daltreymi conduce verso uno dei brani simbolo degli Who, "My
Generation", un inno generazionale che ha segnato la storia
del rock.
Pubblicata nel 1965, "My Generation" cattura
lo spirito ribelle della gioventù britannica degli anni '60, in particolare del
movimento Mod. Pete Townshend, il chitarrista della band, scrisse la
canzone come espressione della frustrazione e del desiderio di indipendenza dei
giovani. Il brano divenne un simbolo di rottura con le convenzioni sociali e di
affermazione della propria identità.
Dal punto di vista musicale, "My Generation" è caratterizzata da un
riff di basso distintivo eseguito da John Entwistle, che fornisce un
grande impatto energetico.
La canzone presenta un ritmo incalzante e un suono
aggressivo, con la batteria di Keith Moon che aggiunge un elemento di
caos controllato. La voce di Roger Daltrey conferisce al brano intensità
emotiva e, in particolare, il suo balbettio è stato un elemento che ha reso
unica la canzone, elemento nato in modo casuale e poi voluto dal gruppo stesso.
Il testo, semplice ma incisivo, riflette i sentimenti di alienazione e di
rabbia dei giovani.
La canzone finiva all’epoca con un'improvvisa distruzione
degli strumenti, azione che diventerà poi un marchio di fabbrica del gruppo nei
loro concerti, per molto tempo.
"My Generation" è considerata una delle
canzoni più importanti nella storia del rock, un inno che ha influenzato
generazioni di musicisti, capace di definire il suono e l'atteggiamento del
rock and roll, aprendo la strada al punk rock e ad altri generi musicali
ribelli, diventando un simbolo di gioventù, di ribellione e di desiderio di
cambiamento.
Un po’ di tempo fa mi è arrivato un commento su una band “dei
miei tempi”, gli Horslips, gruppo che mi ha
subito colpito per il mix tra rock e suoni tradizionali del folk britannico: il primo brano ascoltato è "Charolais", che propongo a seguire. Ho approfondito scoprendo che il gruppo era nato proprio nel “mio periodo”,
ma… non li avevo mai incontrati. Ricerco subito un sunto della loro storia e scopro
che non esiste nulla nella nostra lingua, il che mi fa supporre che il loro
lavoro non sia mai arrivato in modo compiuto in Italia… eppure mi piacciono
assai!
Provo a colmare un piccolo vuoto, nella speranza che gli Horslips
piacciano... non solo a me!
Gli irlandesi Horslips nascono come band celtica rock,
propositrice di canzoni spesso ispirate a trame musicali tradizionali del loro
paese. Il gruppo è considerato come il "padre fondatore del rock
celtico", a seguito della fusione tra rock e musica del luogo, e fu ispiratore di molti artisti, sia locali che internazionali.
La nascita
della band avviene nel 1970 e la loro attività più intensa durerà un decennio.
Anche se all’epoca
ebbero un limitato successo commerciale, ci fu una rinascita nell’interesse per
la loro musica alla fine degli anni Novanta, quando diventarono simbolo del
genere celtico rock. Da allora si sono moltiplicate le reunion, anche se spesso di
tempo limitato.
La band si è anche
riformata per due spettacoli alla Odyssey Arena di Belfast e alla
3Arena di Dublino alla fine del 2009, e da allora ha ripreso l’attività in modo
continuativo.
Membri della band
Jim Lockhart (nato il 3 febbraio
1948), ha studiato Economia e Politica all'University College di Dublino. Suona
le tastiere, flauto e vari fiati locali. Ha cantato in un numero selezionato di
canzoni, principalmente in irlandese.
Eamon Carr (nato il 12 novembre
1948) è di Kells. È stato uno dei membri fondatori di un gruppo di poesia e
beat chiamato Tara Telephone, a Dublino, alla fine degli anni '60, anche
pubblicizzato dalla rivista letteraria trimestrale “Capella”. È il batterista
della band.
Charles
O'Connor (nato il 7 settembre 1948) suona mandolino, violino e chitarra
elettrica e slide. Condivide anche i compiti principali vocali con Barry Devlin
e Johnny Fean.
Barry Devlin (nato il 27 novembre
1946), indirizza la propria strada verso il sacerdozio, anche se poi cambia
rotta e diventa il bassista della band; condivide la voce e il suo frontman.
Johnny Fean (nato il 17 novembre
1951). Ben presto inizia a suonare e padroneggiare chitarra, banjo, mandolino e
armonica. Sviluppa i suoi gusti di ascolto, dal rock al blues, e di conseguenza
modella il suo stile chitarristico. Nella sua tarda adolescenza ha suonato in
un gruppo chiamato "Sweet Street", con Joe O'Donnell al violino
elettrico ed Eugene Wallace. In seguito, ha suonato nei "Jeremiah
Henry", una band rock e blues. I suoi idoli erano Jimi Hendrix ed Eric
Clapton. Lasciò "Jeremiah Henry" nel 1970 per suonare di nuovo musica
tradizionale a Limerick.
Gli Horslips
hanno realizzato i propri album in Irlanda, che è rimasta sempre la loro base.
Lì fondarono l’etichetta
discografica Oats, gestendo in proprio le produzioni al di fuori del loro
paese.
Nell'ottobre 1972, registrarono
il loro primo album, “Happy To Meet, Sorry To Part”, nel Rolling Stones
Mobile Studio. Successivamente pubblicarono un altro singolo, “Green Gravel”.
Nel primo album le melodie erano per lo più tradizionali. Jim Lockhart suonava
le tastiere e gradualmente iniziò a padroneggiare altri strumenti. Eamon Carr
era alla batteria, incluso il bodhràn irlandese. “Happy To Meet, Sorry To
Part” è stato l'album più venduto per otto anni in Irlanda.
In quei giorni
l'Abbey Theatre di Dublino chiese alla band di fornire la musica di fondo per
un adattamento teatrale di "The Táin" e loro non si lasciarono
sfuggire l’occasione.
"The
Táin" è stato pubblicato nel 1973 e presentava materiale originale
accanto alle melodie tradizionali, con una maggiore enfasi sul versante rock.
Nello stesso anno un singolo, “Dearg Doom”, arrivò al numero uno in
Germania.
Seguì nel 1974 “Dancehall
Sweethearts”, pieno equilibrio tra folk e rock.
La svolta - discutibile
- con il loro quarto album, “The Unfortunate Cup of Tea”, un cambiamento
di rotta verso la musica pop, per quello che fu generalmente considerato il meno riuscito tra i loro dischi. La RCA terminò il suo accordo di finanziamento per il gruppo nel
1975 con “Drive The Cold Winter Away” (1975), il loro album più
tradizionale.
The Last Time
In un momento di
agitazioni politiche e civili nel paese, gli Horslips suonarono concerti sia
nell'Irlanda del Nord che nella Repubblica d'Irlanda, senza pregiudizi, e furono
accettati ovunque. Le loro ultime registrazioni furono il prodotto di
esibizioni dal vivo alla Whitla Hall di Belfast nell'aprile e maggio 1980.
Pochi mesi dopo, il 12 ottobre 1980, suonarono l'ultimo concerto nella Ulster
Hall. Non ci fu alcun annuncio pubblico, semplicemente proposero nel bis la
canzone dei Rolling Stones "The Last Time" (riferimento allo
studio di registrazione del loro primo album) e l'atto finale fu rappresentato dal gesto di Charles
O'Connor, che gettò il suo violino verso il pubblico: dieci anni dopo la loro
formazione gli Horslips si sciolsero.
I componenti la band hanno avuto successivamente
un’intensa attività professionale, ma la loro prima timida reunion avviene nel
marzo del 2004, quando una mostra di cimeli a loro dedicata da alcuni fan li
vede presenziare e suonare cinque brani in acustico.
Nell’estate di quello stesso anno
tornano in studio per produrre l’album “Roll Back”: descritto come
"Horslips Unplugged", l'album conteneva rielaborazioni acustiche di
molte delle loro canzoni più conosciute.
L'ultimo
evento degli Horslips in questa fase della loro carriera è uno show tributo registrato
e trasmesso in diretta il 25 marzo 2006, un live davanti a un pubblico invitato
in studio.
Riunione del
2009
Il 2 luglio
2009 arriva l’annuncio che gli Horslips si sarebbero riuniti per due
spettacoli, i loro primi concerti aperti al pubblico dal 1980. La band suona alla
Odyssey Arena di Belfast il 3 dicembre e alla 3Arena di Dublino il 5 dicembre.
Il batterista Eamon Carr non partecipò, citando ragioni personali, anche se rimase
quinto membro nominale a pieno supporto alla band. Il suo posto fu preso dal fratello di
Johnny Fean, Ray Fean. Le registrazioni di questi spettacoli sono state
pubblicate sul DVD/CD “Live at the O2” nel novembre 2010.
Nel novembre e
dicembre 2010, gli Horslips, sempre con Ray Fean alle percussioni, tornarono in
tour per quattro concerti in Irlanda, partecipando a un paio di festival all’inizio
dell’anno successivo.
Gli Horslips sono poi stati ospiti speciali dei Fairport Convention al Cropredy Convention 2011 di
Fairport, esibendosi il 13 agosto.
La loro storia
prosegue sino ai giorni nostri, e le partecipazioni ai vari eventi non si
contano.