martedì 18 gennaio 2022

MARCO MATTEI-Out Of Control

 

MARCO MATTEI

Out Of Control

[7D Media | Third Star Records]

12 tracce | 45.46 minuti

 

Marco Mattei propone il suo primo album da solista, ma non siamo di certo al cospetto di un “acerbo apprendista”. A fine articolo propongo la sua biografia, sintetica, sufficiente però per evidenziare skills musicali importanti e una vita carica di esperienze variegate, quelle che incidono in modo naturale sulla formazione personale e, se parliamo di arte, sulla “produzione” conseguente.

Sono tante ed esaustive le informazioni oggettive che mi sono arrivate tramite il comunicato stampa - unite ad una interessante intervista realizzata con l’autore - e da sole sarebbero state più che sufficienti per far comprendere al lettore la portata di questo nuovo e coinvolgente progetto.

Nondimeno proverò a condividere qualche pensiero personale.

Le comode etichette a cui siamo abituati non trovano facile abbinamento in questo caso specifico e la definizione ufficiale utilizzata in fase di presentazione propone il concetto poco sintetico di “mix di prog-rock, dream-pop, folk e world music”.

Difficile farsi un’idea prima dell’ascolto, anche se qualche altro dettaglio diventa poi indizio attraverso il nome di ospiti dal nome altisonante: Tony Levin, Fabio Trentini, Jerry Marotta, Pat Mastelotto, Chad Wackerman, Clive Deamer.

In effetti, le collaborazioni che hanno visto la presenza dei musicisti di cui sopra, spaziano dal prog - antico e presente - dei King Crimson sino alla genialità zappiana, attraverso il virtuosismo di Allan Holdsworth e l’unicità di Gabriel o Plant, tanto per citare qualche situazione nobile.

Vale la pena recuperare le parole dell’autore riferite al topic “guest”:

Dopo aver scritto musica e testi del disco ho iniziato a collaborare con una serie di ottimi musicisti per registrarlo, per la maggior parte amici e collaboratori di lunga data. Per un paio di brani, Would I be me e On your side, avevo in mente un suono ed un groove specifico. Ho chiesto a diversi batteristi di suonare nello stile di Jerry Marotta ma nessuno riusciva a farlo in maniera soddisfacente. Da lì ho avuto l’idea di provare a contattare Jerry. Dopotutto chi meglio di lui avrebbe potuto suonare nel suo stile? Dopo aver ascoltato i brani, Jerry ha molto gentilmente accettato di suonare. Poi mi ha detto: «Secondo me dovresti far suonare il basso a Tony Levin su questi brani». «Stai scherzando?» gli ho detto. «Certamente!» Jerry Marotta e Tony Levin, la sezione ritmica di Peter Gabriel dei primi dieci anni della sua carriera solista, una combinazione fantastica. Poi avevo un altro brano, Void, che aveva una parte di batteria molto tecnica. Ho pensato che Chad Wackerman sarebbe stato perfetto, e così è stato. Un altro brano, Picture in a Frame, è tutto in tempi dispari ma volevo che scorresse in maniera fluida. Ho pensato che Pat Mastelotto sarebbe stato la scelta ideale per una cosa del genere. Insomma, dal mio punto di vista, la chiave è stata quella di coinvolgere questi grandi in maniera funzionale alle necessità dei vari brani, scegliendo di volta in volta il musicista più adatto allo scopo e chiedendogli di essere sé stesso. Ovviamente per me è stata una soddisfazione particolare non solo vedere come siano riusciti a realizzare in maniera brillante e personale la mia visione musicale ma anche aver collaborato con alcuni dei miei punti di riferimento come musicista.”

Leviamoci dalla mente tutte le etichette da cui siamo dipendenti e pensiamo ad un album trasversale, carico di spunti interessanti, impossibile da incasellare, piacevolissimo dal punto di vista musicale ma allo stesso tempo carico di concetti pesanti, che si dipanano brano dopo brano con un forte fil rouge che unisce le differenti creazioni.

È un disco figlio della sofferenza? Probabile.

Il periodo difficile che il mondo sta vivendo ha lasciato il segno, tutti hanno avuto il tempo per riflettere sul reale senso della vita ma, a differenza dei comuni mortali, gli artisti hanno dato sfogo alla loro creatività, arrivando a fissare per sempre il pensiero del momento.

Dichiara Mattei: “Out Of Control è un concept album sulle cose che non possiamo controllare. L’intuizione chiave è la realizzazione che molti aspetti di ciò che percepiamo definire la nostra identità non sono sotto il nostro controllo. E il messaggio principale è che questa realizzazione dovrebbe portare a un cambiamento di prospettiva: quando ci mettiamo nei panni degli altri, ci permettiamo di diventare più aperti ed empatici. L’altro aspetto è che non possiamo controllare la mano che ci viene data, ma possiamo sicuramente decidere come giocarla”.

Proverò a “raccontare” il mio ascolto, traccia dopo traccia, segnalando che la lingua utilizzata dall’autore è l’inglese - non poteva essere diverso - e che tutti i brani sono scritti da Marco Mattei, ad eccezione di “Gone”, composta da Andy Timmons.


Si parte con “Would I be”, che mette subito in campo la sezione ritmica Marotta/Levin.

Marco utilizza una ballad sognante e orientaleggiante - meraviglioso il sitar di Marco Planells - per proporre il suo primo pensiero pesante:

Se avessi la pelle scura, se fossi un re, se fossi malato, se non sapessi leggere, se fossi cieco, se fossi fuori di testa… quando giudichi, quando scegli, quando vinci, quando perdi… pensa a cosa avrebbe potuto essere, pensa che potrei essere io…”.

Voce e mandolino di Dave Bond, a tutto il resto, e per tutto l’album, pensa Marco Mattei.

Partenza col botto!

Segue “Picture in a frame”, condotta vocalmente da Matthew Brown.

Pezzo ritmicamente complicato, basato su tempi composti, ma non c’è nulla di impossibile per la coppia Levin/Mastellotto.

La pacatezza iniziale si interrompe e i segnali di prog moderno diventano tangibili.

Amara la riflessione: “Le cose stanno andando bene, le cose stanno andando male, un punto su un singolo fotogramma e niente sembra uguale; questo è quello che siamo diventati… un'immagine in una cornice.”

Coinvolgente.

Ritorna la calma con “More Intense”, cantata ancora da Dave Bond.

Vincente il rimpallo tra synth e chitarra solista, così come la sottolineatura di attimi e sentimenti che si esaltano all’interno della trama musicale.

Cerco la gioia, cerco solo sollievo, cerco il contatto e cerco la pace. Come tutti gli altri, sì, come tutti gli altri, solo più intenso.”

Brividi!

I’ll be born” ci conduce verso la semplicità folk, un brano acustico, addolcito dalla voce di Felix Brandt, dalla chitarra acustica di Marco Mattei e dal flauto e fischietto di Paul Johnson. Una dichiarazione d’amore:

Nascerò domani, nascerò ogni volta che sarai con me, ogni volta che ti vedo e mi sento completo, ogni volta che penso a te e ogni volta che sorridi, perché il tuo nome è amore, ed è così che ti chiamerò…”.

Quadretto bucolico musicale davvero delicato.

Lullaby for you” non ha bisogno di molte interpretazioni. Momento intimistico dedicato da un padre ai suoi naturali prolungamenti:

Dormi piccolo bambino, tuo padre si prende cura di te, bambina da sogno, tuo padre è qui per te, per aiutarti a cercare di trovare ciò che è giusto per te, ciò che ti rende felice renderà felice anche me; il mondo sta cambiando, non posso dirti cosa fare, ma vivi ogni momento, io penserò sempre a te…”.

La messa in musica del pensiero che ogni genitore elabora e in cui crede fermamente. Ma come essere efficaci nei tempi dell’assoluta incertezza e in cui tutto appare “out of control”?

La voce è di Felix Brandt supportata dal violino di Rob Wakefield, dall’equipaggiamento acustico di Mattei e dal pedal steel di Diederik van den Brandt. Intro vocale affidata a Arianna Mattei che, suppongo, sia uno degli oggetti della lirica.

Sognante.

Un’energia tipica dell’hard rock - così come la voce di Barak Seguin - è la base di “Anymore”, riff e velocità per descrivere il disagio quotidiano, fatto di relazioni imperfette che offuscano il giudizio e minano la serenità:

Lotta dopo lotta, importa davvero chi ha ragione? Non sei la vittima e io non sono un eroe, non potevo salvarti... comunque…”.

Power song notevole!

Lo strumentale “Tomorrow” disegna il concetto di viaggio, spaziale o temporale, alla ricerca di ciò che sarà. Paesaggio desolante quello iniziale, con una slide guitar che disegna una polverosità da vecchio west ed un’elettrica che tra riverberi e delay inventa uno scenario distopico. La melodia finale addolcisce un brano caratterizzato dall’alta tensione.

La voce di Richard Farrell introduce “Voide”, ovvero il senso di vuoto che colpisce come un assassino, in grado di appannare la vista, di far perdere ogni sicurezza”:

Non riesco a sentire il terreno sotto i miei piedi, il vuoto più profondo in ogni battito cardiaco, cocktail anestetico per il mio cervello, un quarto di lacrime, tre quarti di pioggia, per sentirmi vivo tocco il mio dolore, per sentirmi sopravvissuto chiamo il mio nome… eppure, avrebbe potuto essere così semplice…”.

È la traccia più lunga (6:40) e dopo due terzi di “regolarità” si tuffa in atmosfere molto “Seattle”, accentuate da un monito ripetuto: “Più le cose cambiano, più rimangono le stesse”.

Di gran pregio la parte solista di Max Rosati, così come “l’ambient” creato dai synth di Duilio Galioto.

Si prosegue con “On your side”, il manifesto dell’appoggio condizionato verso un affetto:

Quando hai voglia di parlare, quando semplicemente non vuoi pensare, io sono dalla tua parte; quando sei stanco ma non riesci a riposare, quando sei arrabbiato e poi ti penti io sono, sono dalla tua parte. Ad ogni lacrima invecchiamo, con ogni paura diventiamo più forti. Scegli un percorso vero e io camminerò con te!”.

Andamento sonoro congruo alla lirica proposta: spleen e riflessione.

La breve “After Tomorrow” apre al trittico strumentale finale e propone il dialogo tra Marco Mattei e il suo Bouzouki: attimo intimistico agreable!

Hidden Gems” non ha quindi un testo, ma regala immagini per mezzo della musica, che in questo caso è un fatto privato tra l’autore e Jerry Marotta.

Una delle tante perle nascoste che tutti possediamo e che spesso facciamo fatica a far emergere. Mattei appartiene alla categoria di quelli che dispongono delle leve per razionalizzare e subito dopo dare continuità, inventando quadretti che racchiudono sentimenti e pensieri da condividere.

A chiudere il disco “Gone”, unico brano firmato da terzi (Andy Timmons), condotto verso ogni direzione dalla chitarra elettrica, pezzo che Marco descrive così:

Musicalmente ho sempre amato quel brano. Anche il tema, che è la tragedia dell’11 settembre, mi sembrava inerente ad “Out of Control”. Ma c’è anche un’altra ragione. Facendo ascoltare il disco, mentre era ancora in lavorazione, a Gianni Pierannunzio, batterista dei DeBlaise che ha anche suonato su Out of Control, mi ha colpito un suo commento che non sembrava un album di un chitarrista. Da un lato mi ha fatto molto piacere perché la mia intenzione era proprio quella di focalizzarmi sulla composizione. Dall’altro mi ha fatto venire voglia di inserire un brano prettamente chitarristico.”

Una grande sorpresa “Out Of Control”, un lavoro sontuoso quello di Marco Mattei, pregno di molteplici significati da “leggere” passo dopo passo, gustandone ogni step, una sorta di album fotografico di famiglia, capace di raccontare un periodo di vita ben delineato e che, almeno in questo caso, rappresenta un bilancio di vita.

Unico neo arriva dalla difficoltà di una proposizione live, essendo complicata la trasposizione “da studio a palco”, ma anche questo fa parte del contesto del momento e Mattei si trova in buona compagnia.

Ma la Musica di qualità resta e fa piacere, ogni tanto, trovare una perla in mezzo ad un mare di mediocrità!

Album super consigliato!


Out Of Control tracklist:

 

1. Would I Be Me

2. Picture in a Frame

3. More Intense

4. I'll Be Born

5. Lullaby for You

6. Anymore

7. Tomorrow

8. Void

9. On Your Side

10. After Tomorrow

11. Hidden Gems

12. Gone

 

Misicisti: 

Chitarre elettriche ed acustiche, Guitar Loops, Chitarre resofoniche, Bouzouki, Basso Elettrico, Basso Elettrico con archetto, Voce, Shaker, Percussioni elettriche e acustiche, Campionamenti e Programmazione: Marco Mattei

Voce: Dave Bond (1,3,9), Matthew Brown (2), Felix Brandt (4,5), Barak Seguin (6), Richard Farrell (8)

Batteria e Percussioni: Jerry Marotta (1,9,11), Pat Mastelotto (2), Chad Wackerman (8), Clive Deamer (3), Matt Crain (6), Gianni Pierannunzio (7), Salvatore Mennella (12), Matilde Mattei (Shaker su 7)

Basso: Tony Levin (1,2,9), Fabio Trentini (8), Gabriele Bibbi Ferrari (12)

Duilio Galioto: Sintetizzatori, Moog, Wurlitzer, Piano, Mellotron (3,8,9)

Paolo Gianfrate: Tastiere (6)

Dave Bond: Mandolino (1)

Marc Planells: Sitar (1)

Paul Johnson: Flauto e Whistle (4)

Diederik van den Brandt: Pedal Steel (5)

Rob Wakefield: Violino (5)

Max Rosati: Chitarra Elettrica Solista (8)

Mauro Munzi: Piano Reverse (9)

 

Tutti i brani sono scritti da Marco Mattei ad eccezione di Gone, composta da Andy Timmons.

 


Un po’ di storia di Marco Mattei 

Marco Mattei è nato e cresciuto a Civitavecchia. Appassionato di musica fin dalla più tenera età, da adolescente studia chitarra jazz con Max Rosati, mentre sviluppa un profondo interesse per la visione creativa e la complessità del progressive. Si è unito alla prog band dei DeBlaise, contribuendo al songwriting del loro EP By Common Consent e a molti anni di musica dal vivo. Ha anche co-fondato la tribute band dei Rush The Snowdogs. Dopo aver conseguito una laurea in Ingegneria Elettronica ed un Master in Business Administration, ha continuato a coltivare il suo interesse per l’ingegneria del suono frequentando programmi avanzati di ingegneria audio e produzione musicale. Marco ha vissuto in sei paesi diversi in tre differenti continenti, esplorando le differenze culturali, raccogliendo influenze musicali e imparando il valore della diversità.

Attualmente vive negli Stati Uniti e continua a sondare innumerevoli stili musicali come compositore, musicista e produttore.

 

 

Marco Mattei: 

Official site:

https://marcomattei.art/ 

Facebook:

https://www.facebook.com/MarcoMatteiMusic/ 

BandCamp:

https://marcomattei3star.bandcamp.com/album/out-of-control 

Youtube:

https://www.youtube.com/channel/UCqAQ22DKgnPLoZYa5efY9uQ

  

Donato Zoppo

www.donatozoppo.it

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