mercoledì 12 gennaio 2022

Mauro Pini (MauroProg): “NONSOLOROCK-La passione per il progressive nell’era digitale”


 NONSOLOROCK-La passione per il progressive nell’era digitale
di  Mauro Pini (MauroProg)
Edizioni Erasmo

Il fenomeno legato alla nascita, lo sviluppo e la fine della “Musica Progressiva” è stato analizzato ormai da ogni punto di vista, entrando nelle pieghe del fenomeno ed esaltando musicisti che, purtroppo, stanno sparendo a grande velocità, e non potrebbe essere diverso.

Stupisce l’esistenza di una enorme bibliografia specifica, pensando che il prog ha avuto una vita davvero breve se si fa riferimento al periodo fecondo, non più di un lustro ad inizio dei seventies, e mi sto mantenendo largo non dimenticando un aneddoto di cui sono stato testimone da adolescente, quando il mio concittadino Joe Vescovi (The Trip) consigliava ad un gruppo savonese (Il Sigillo di Horus) che il loro demo appena ascoltato era ormai fuori dai gusti del pubblico e che occorreva virare verso qualcosa di più “leggero e orecchiabile”: eravamo nel 1974!

Certo, le anticipazioni risalgono al’68, con le esperienze di Vanilla Fudge, Procol Harum e Moody Blues, tanto per citarne alcuni, così come è vero che c’è stato un ritorno importante negli anni ’90 e che gli anni 2000 sono caratterizzati dalle proposte dei giovani, la generazione che ha attinto dai genitori o forse solamente più aperta mentalmente.

Il risultato è che il prog ha raggiunto uno status paragonabile a quello della musica classica, quello dell’immortalità.

Non mi voglio addentrare nei meandri dell’argomento, esercizio per me quotidiano, e a questo punto mi accosto al libro di cui oggi voglio scrivere, perché trovo che le modalità realizzative siano simili alle mie e a quelle di tanti uomini antichi che hanno potuto vivere sulla propria pelle momenti indimenticabili.

Uomini “antichi” dicevo, perché solo chi ha vissuto certi avvenimenti in prima persona sente il forte bisogno di condividerli, e mentre il racconto si snoda in varie direzioni, le passioni sgorgano e le note di brani conosciuti si materializzano, mentre le esperienze di chi scrive diventano elemento comparativo per chi legge.

Ho letto “NONSOLOROCK-La passione per il progressive nell’era digitale”, realizzato da Mauro Pini (MauroProg).

Conoscevo Mauro, virtualmente, per averlo intervistato nel 2014 in occasione dell’uscita dell’album “Aurora Lunare”, nome anche della band di riferimento con cui l’autore si è proposto, a più riprese, come musicista.

Una sfilza di lauree nell’area umanistica, il livornese Pini ha pubblicato libri e articoli per riviste nazionali ed estere, ma la sua passione - da lui definita anche dipendenza - giovanile per il rock in genere si è “aggravata” alle soglie della vecchiaia, portandolo verso l’attività di recensore e intervistatore per MusicMap, lavoro che ha prodotto alla fine il book oggetto del mio commento.

Per dovere di cronaca citerò la suddivisione in capitoli - sei - e l’oggettività, ma credo che il punto di partenza possa essere la frase che chiude il booklet dell’album di cui sopra: “La luce sul Prog non si è mai spenta, è stata solo offuscata in attesa di nuova energia dal risveglio delle coscienze”.

Caratteristica importante è il coinvolgimento di terzi, atteggiamento che conosco molto bene e che rientra pienamente nello spirito di quei giorni, fatto di ascolti condivisi, di commenti, di liti da bar, di tifo scatenato e di tanti live.

Pagina dopo pagina emerge il profumo del tempo migliore, non solo perché la gioventù appare sempre come l’alba della vita e preludio a progetti smisurati, ma perché era quello il momento in cui si concretizzava l’idea di “costruzione e passione”, con una visione del mondo critica ma carica di sogni; l’idea che in fondo siamo stati fortunati a vivere gli anni ’70 è qualcosa che va raccontato, quasi una liberazione che, se riportata come testimonianza tangibile su di un libro, rimarrà un esempio per sempre e permetterà in qualche modo allo scrittore di mettere la coscienza a posto.

Il primo capitolo - dopo la presentazione di Andrea Rossi e l’introduzione di Pini - ha un titolo emblematico: “In principio era il vinile… e così sia per l’avvenire”.

Sono tanti i contributi che permettono la pluralità di ricordo, con un comune denominatore che è “l’inizio di tutto”, tra storia e memorie personali.

Partecipano Mauro Selis, Tino Tozzi, Mauro Croce, MauroProg, Moreno Lenzi, Antonio Puleggio, Loris Furlan, Luciano Tonetti.

Il secondo capitolo è interessantissimo perché è dedicato ad uno strumento specifico, la batteria, e attraverso il gioco domanda/risposta il batterista di Aurora Lunare Marco Santinelli propone la sua idea, che non vuole ripercorre la storia del mondo fatto di “percussioni”, ma propone quattro nomi, quelli che lui definisce suoi numi tutelari: Gavin Harrison, Mike Mangini, Mike Portnoy e Simon Phillips.

Per ogni scelta Santinelli entra nel dettaglio e propone esempi che il lettore può raggiungere in rete seguendo facili indicazioni e tutta la sezione diventa didattica pura: difficile trovare spiegazioni tecniche come queste, convertite in un linguaggio comprensibile a tutti.

Il terzo capitolo è quello solitamente tra i più amati, dedicato alle interviste a singoli artisti in rappresentanza dei loro gruppi.

Si parte da Alessandro Corvaglia (La maschera di Cera, Delirium…) - anch’esso protagonista dell’ultima stagione di Aurora Lunare, per approdare agli Aliante, Adolfo Silvestri di Antilabé, Enten Hitti, Fiaba, Lino Vairetti degli Osanna, Fabio Gaspari di LogoS, Giuseppe Chironi di Ozone Park, Paolo Nannetti.

Per ogni citazione occorrerebbe aprire una parentesi didascalica, ma se il lettore è un seguace del prog, cosa molto probabile, non saranno necessarie ricerche supplementari, anche se l’eventuale effetto domino dovrebbe essere la normalità quando siamo immersi in una lettura, non solo a carattere musicale.

Il capitolo numero quattro è dedicato interamente al simbolo de Il Balletto di Bronzo, Gianni Leone.

Chi conosce minimamente Leone sa che il suo racconto - così come le sue performance - è impossibile da frenare: strabordante sul palco, un fiume in piena quando deve argomentare. Lui è la storia del prog, fatta di talento, di skills, di esperienze multiple, e parte del suo pensiero è racchiuso in questa sezione che MauroProg gli ha meso a disposizione. Imperdibile.

Il capitolo cinque racchiude alcune recensioni realizzate negli ultimi anni, non necessariamente in ambito prog: Antilabé, Aurora Lunare, Banco del Mutuo Soccorso, Corpo, Deathless Legacy, Deep Purple, Falena,Fiaba, Il Buco del Baco, Il Giardino Onirico, Indra, IQ, La Maschera DI Cera, Marillion, Mezz Gacano, Mesmerising, Mindance, Monjoie, Nightwish, Nodo Giordiano, Officina F.lli Seravalle, Ozzy Osbourne, Paolo Volpato Group, Paradise Lost, Peter Hammill, Qirsh, Qohelet, Ranestrane, Raven Sad, Røsenkreütz, Sintonia Distorta, Submarine Silence, The Worm Ouroboros.

Un paio di liriche di Moreno Lenzi - “La Musica” e “La Cosa Giusta” - introducono il sesto e ultimo capitolo intitolato “Segni e sintomi di progressivite cronica recidivante”.

È un viaggio che non voglio svelare, uno di quei percorsi verso la musica che, anche negli anni 2000, mantengono lo smalto di un tempo.

Tanto per chiarire, un normale concerto di un “nostro" beniamino musicale può iniziare anche sei mesi prima dell’evento, e si sviluppa attraverso la decisione, la pianificazione e la speranza, stati d’animo che crescono mano a mano che la data si avvicina e che diventano poi oggetto di condivisione intima con i compagni di viaggio - un tempo in treno e oggi in auto -, pensieri che alimenteranno il mito o i miti attraverso convinzioni acquisite e immodificabili. E non è cosa rara che certi eventi si prolunghino settimane dopo il loro compimento: parlare di “lungo viaggio” non apre dunque un’eresia.

La chiusura è affidata ancora a Moreno Lenzi e vale la pena proporla in toto:

 

Il Pazzo 

Dicono che sia pazzo;

Non guarda la tv e non ha il cellulare,

Pensate, legge solo libri,

E colleziona francobolli d’epoca. 

Dicono che sia pazzo;

Da lui c’è forse qualcosa da imparare? 

È Strano, dice cose sensate,

E corre nei prati, ama guardar i bambini giocare. 

Dicono che sia pazzo;

Non segue le mode, non si confonde col branco,

Sapete, va pure a teatro

E dedica il suo amore ad un’unica donna. 

Dicono che sia pazzo;

Non ha internet ma un vecchio giradischi

E pensate, funziona,

Ascolta Haendel, Brahms, Mozart e Vivaldi.

Dicono che sia pazzo;

Non ha voluto conformarsi al mondo dei giusti;

Ma è un diamante che splende,

In mezzo a cocci di vetro fragili e sbiaditi

 

A questo punto mi chiedo sempre a chi consigliare la lettura (a maggior ragione lo faccio con i miei scritti).

La speranza è sempre quella che qualche giovane, magari guidato da un genitore illuminato, possa avvinarsi ad una lettura così specifica.

Temo però che il lavoro di Mauro Pini potrà essere nutrimento per la solita nicchia di appassionati, voraci nell’alimentare gusti musicali ben precisi; ma chi opera in ambito prog, come protagonista o come seguace, non si pone certo il problema della quantità, sarebbe una battaglia persa in partenza.

Un po’ di autocritica, diventando per un attimo rappresentante della categoria:

Il follower del prog ha la puzza sotto il naso, perché sa che una canzone di successo può essere costruita in tre ore, in una stanza, da un pool di professionisti, mentre la nascita di una suite prog è roba per pochi eletti, sia dal punto di vista della creazione che della comprensione da ascolto.

Ma la musica è molto di più, e ciò che potenzialmente riesce a regalarci elude la razionalità e va a toccare la profondità, la memoria, facendo emergere la primordialità, permettendoci viaggi temporali che accorciano e dilatano a piacimento le nostre vite.

E se questo stato sublime di cui possono godere persone sensibili e virtuose si ottiene con altri “generi” musicali, beh, lo scopo sarà comunque stato raggiunto.

Io mi tengo la mia musica prog, amore che condivido, of course, con Mauro Pini, il cui libro consiglio senza indugio, certo che i motivi di interesse non mancheranno.