LA TIERRA
Commentare i progetti dei The Samurai Of Prog e dei vari spin-off richiede sempre ampio spazio, e le indicazioni dei protagonisti - comunicati, interviste, didascalie varie - risulteranno alla fine necessarie per la comprensione degli intenti basici, perché parlare solo delle sensazioni derivanti dalla musica sarebbe limitativo.
L’album che presento oggi è da attribuire al duo BERNARD & PÖRSTI (Marco e Kimmo), ovvero a due terzi dei Samurai (la sezione ritmica), anche se Steve Unruh - l’ultimo terzo della band - compare come gradito ospite.
Il titolo è “La Tierra”, e i contenuti si presentano come
al solito corposi, con un gran numero di collaborazioni - quasi tutti musicisti
di madre lingua spagnola -, tra cui spiccano alcune “nobiltà” musicali, come John
Hackett e il “nostro” Oliviero Lacagnina.
Tema centrale la condizione dell’uomo all’interno di un mondo che lui stesso ha contribuito a degradare, un continuo viaggio tra passato e speranze future, tra realtà e immaginazione, un iter fantastico e fantasioso che sottolinea stati d’animo caratteristici della specie umana.
Una critica a modelli di vita a cui
siamo abituati, un “j’accuse” esposto elegantemente che spinge alla
riflessione.
La musica è come sempre molto articolata e capace di esemplificare il concetto di “prog”, almeno per come lo intendo io, e anche il cantato totalmente in spagnolo diventa indispensabile per il compimento pieno degli intenti che alimentano il progetto.
Vediamo brano dopo brano, con l’aiuto
delle note del booklet; nella seconda parte dell’articolo l’intervista a Marco Bernard
e Kimmo Pörsti completerà la comprensione del progetto.
Si parte col botto, “Vuelo
sagrado”, un brano di quasi nove minuti ad ampio respiro, dove
troviamo tutti gli elementi simbolo della musica progressiva, con una sezione
tastieristica che padroneggia, mentre la ripetizione degli ascolti porta al
totale apprezzamento della voce accattivante di Ariane Valdiviè. Intervento al
violino per Steve Unruh.
Le parti strumentali disegnano
l'intensità della contesa e della contrapposizione spinta inclusa nella
storia.
Musica e liriche: Eduardo G. Salueña
Marco Bernard · basso
Kimmo Pörsti · batteria e percussioni
Eduardo G. Salueña · piano, organo, mellotron,
sintetizzatori
Ariane Valdivié · voce
Rubèn Alvarez · chitarra elettrica e
acustica
José Manuel Medina · arrangiamenti
Steve Unruh · violino
“Vuelo Segrado” si ispira direttamente alle cerimonie sacre degli indigeni Rapa Nui, che coinvolgono il cosiddetto uomo-uccello (Tangata manu o hombres pájaro). La maggior parte delle volte questi rituali erano molto pericolosi a causa dell'enorme forza fisica e abilità mentali richieste ai partecipanti. Nuotare vicino agli squali, arrampicarsi in alto sulle scogliere e correre attraverso rocce appuntite erano alcuni dei punti salienti più rischiosi, ma anche vincenti. Il rispetto del resto della tribù e la considerazione di una divinità erano fattori importanti capaci di incoraggiare gli aspiranti uomo-uccello.
Le liriche descrivono l'esitazione, la motivazione e le riflessioni delle persone che prendono parte alla gara, stati d'animo comuni a tutti.
La seconda traccia prende il nome di “El Error”, oltre
undici minuti per raccontare il seguente accadimento…
Due scienziati - che sono una coppia nella vita e una squadra
al lavoro - prendono parte a un concorso per creare una nuova forma vivente da
inserire in un nuovo ed evoluto ecosistema. Finiscono per creare qualcosa che
chiamano "Uomo". L'uomo viene assegnato al pianeta Terra e un
comitato segue da vicino il suo sviluppo per valutare il lavoro degli
scienziati. Ben presto si accorgono che l'Uomo non si integra nell'ecosistema,
anzi, con il passare del tempo, distrugge lentamente l'ecosistema stesso,
nonostante sia l'unica cosa che lo mantiene in vita. A causa di questo
incredibile fallimento gli organizzatori sospettano che gli scienziati possano
aver fatto qualcosa di sbagliato. Indagano e scoprono che uno di loro ha
aggiunto un codice del proprio DNA a quello dell'uomo, per accelerare il
processo di creazione, e ciò ha reso l'uomo difettoso. Questo metterà a
repentaglio la carriera degli scienziati e porrà fine alla loro relazione.
Il brano - musica e liriche dell’italiano
Alessandro Di Benedetti - propone l’entrata in scena di John Hackett
al flauto.
Pezzo diviso idealmente in due
sezioni atte a caratterizzare i diversi momenti della storia. Pregevole la
capacità di realizzare quadri sonori che raccontano l’eccitazione della scoperta
e la successiva drammaticità legata al fallimento. Una chicca!
Musica e liriche: Alessandro Di Benedetti
Marco Bernard· basso
Kimmo Pörsti· batteria e percussioni
Alessandro Di Benedetti· tastiere
Ariane Valdivié ·voce
Rafael Pacha · chitarra elettrica e
acustica
Rubèn Alvarez · chitarra elettrica solista
John Hackett· flauto
Con “Voz de Estrella que Muere” (5:30) ritroviamo un habitué
di questo “ambiente”, Oliviero Lacagnina, che firma la musica mentre il testo è
da attribuire a Sonia Vatteroni.
Ed è proprio l’autore che mi ha raccontato la genesi del
brano, il cui significato è racchiuso nelle seguenti note di copertina:
Una terra cibernetica nel deserto di
Acatama. Lui è un uomo ricostruito che migrò nello spazio insieme ad altre
intelligenze artificiali quando la Terra divenne inabitabile. Nel suo cervello
non ci sono ricordi di chi qui ha vissuto, amato, odiato, persino ucciso.
Viene in pace, vuole solo conoscere
la loro storia e le storie, come un'ape cosmica. In questo modo, costruirà la
sua anima, nata da una serie di ricordi che creano emozioni, sensazioni.
Seguendo il suo esempio, verranno create nuove storie attraverso le galassie,
che saranno la base per una musica delle stelle che risuonerà all'infinito,
fino alla morte dell'ultima stella, perché la musica è a linguaggio universale,
divinamente umano.
Oliviero Lacagnina ricorda così il suo intervento: “Quando mi venne proposta la storia sul deserto di Atacama mi apparve come particolarmente complessa, nel senso che mi risultava difficile estrapolare quelle immagini evidenti che, in altri contesti, mi avevano offerto la possibilità di un commento musicale, e la mia attività musicale è prevalentemente dedicata all'immagine. In più l'ambiente immaginifico che solitamente i “Samurai” preferiscono qui diventa meno evidente, pertanto il mio compito risultava un po' più in salita. Ho dovuto allora chiedere ad una poetessa come Sonia Vatteroni di offrirmi delle stimolazioni che solo la parola poteva offrirmi. “Voz de estrella que muere”, testo prima concepito in italiano e poi tradotto in spagnolo, racconta più di sensazioni che delle situazioni a cui far riferimento, un processo creativo al di fuori della routine alla quale il prog ci ha abituato. Il procedimento da cui sono partito è stato quello della “crittografia musicale”, quella usata già nei secoli passati da vari compositori. Il nome “Atacama”, con una nota per ogni lettera, costituisce l'avvio del brano con un riferimento strumentale a strumenti etnici del Sud America e da lì sono partito. Il brano è composto da due parti, una lenta iniziale dove l'utilizzo di una certa orchestrazione cerca di dare l'idea dell'immensità del deserto cileno, e la seconda parte, più veloce, che stacca completamente, con evidenti parti affidate al violino e alla lead guitar, parte che poi, mantenendo il ritmo, si apre con melodie più larghe, una sorta di ritorno alle atmosfere della parte iniziale. La chiusura è affidata alla chitarra elettrica, strumento indispensabile che non manca mai nel mio repertorio prog”.
Musica di Oliviero Lacagnina, testo di Sonia Vatteroni
Marco Bernard · basso
Kimmo Pörsti · batteria e percussioni
Oliviero Lacagnina · tastiere
Steve Unruh · violino
Ariane Valdivié · voce
Rubén Alvarez · chitarra elettrica
Rafael Pacha · chitarra acustica
Marc Papeghin· corno francese e
tromba
“Ansia de Soñar” (10:20) propone il cambio di vocalist, e
tocca a Marcelo Ezcurra (autore del testo) finalizzare una parta strumentale ricca
di fughe tastieristiche inframezzate dai virtuosismi chitarristici di Pablo
Robotti.
Una donna ci guarda con i suoi occhi puri e luminosi. Tutto il nostro dolore se ne va, goccia dopo goccia come la pioggia sul vetro di una finestra, come le sabbie del tempo nella clessidra dell'eternità. Non esiste niente altro tranne la voglia di sognare, e con essa la luce che bandisce l'oscurità, quella ci sveglia, questo ci fa uscire, mettendo fine al sogno o forse rendendolo reale. È nostra anima, è l'anima del mondo, l'anima dell'universo, l'anima della vita stessa.
Musica di Octavio Stampalìa, testo di
Marcelo Ezcurra
Marco Bernard · basso
Kimmo Pörsti· batteria e percussioni
Octavio Stampalìa · tastiere
Marcelo Ezcurra · voce
Pablo Robotti · chitarre
John
Hackett · flauto
“Canción desde la Caravana” (3:30) è uno strumentale ideato e
suonato al grand piano da David Myers, un frammento di quiete e pensiero libero
prima di affrontare la seconda parte del progetto, quella che dà il titolo all’album.
Musica di David Myers che suona il grand piano
La sua idea viene sviluppata in modo quasi cinematografico, e
la conoscenza dello spunto narrativo, collegata agli aspetti sonori, fa sì che
nel corso dell’ascolto le immagini nascano spontanee, commentate da una musica
superlativa che risulterà un vero godimento per gli amanti del genere, una
giusta complessità legata a trame melodiche, con una larga contaminazione che
sfocia in nicchie auliche, perfettamente cesellate dagli interventi corali
guidati da un nuovo vocalist, Jaime Scalpello.
Si apprende dal booklet…
L'ispirazione è sempre stata una parte centrale del mio
processo musicale in un modo non tradizionale. La maggior parte dei compositori
presenta un momento mistico di ispirazione che poi si spinge in profondità, nel
processo di creazione, con l’applicazione delle tecniche che sono state
insegnate. Io, al contrario, ho bisogno di un flusso continuo di ispirazione,
ecco perché l'ambiente in cui creo è importante quanto la composizione,
un’abilità che il mio maestro mi ha insegnato. In tutti i miei lavori recenti
devo andare nel deserto di Atacama, dove posso comporre e registrare, perché è
un luogo magico, con energia, profondità e il più bel silenzio che si possa
desiderare.
17 settembre.
Siamo nel deserto da ormai due settimane, siamo un gruppo di sette
amici, musicisti, ingegneri e le nostre compagne. In questo luogo magico
meditiamo, componiamo, registriamo la musica. Qualcosa è accaduto di insolito:
non siamo soli. In questo ultimo viaggio ho sentito una presenza, come se
qualcuno ci stesse osservando. Quando ho meditato questa mattina, ho visto un
sentiero che conduceva a un ingresso nascosto in una montagna vicina. Stasera,
dopo le sessioni di registrazione, ho seguito il percorso e sono entrato di
soppiatto nel cunicolo, ed eccolo lì ad aspettarmi. Kryx è un membro anziano
dei Gentili, simile agli umani, razza che ha abitato la Terra sin dall'inizio
dei tempi. Hanno avuto diversi incontri con gli umani nel corso della storia,
ma negli ultimi cento anni hanno preferito rimanere nascosti: da allora la
violenza umana li spaventa davvero e restano lontano dalle persone. Sono
testimoni dell'olocausto; loro videro l'orrore. Una razza nobile che vuole
vivere in pace, prendendosi cura della nostra Terra, vita, evoluzione, amore. Da
quel giorno, Kryx e la sua gente sono diventati nostri amici.
20 novembre.
Siamo diventati molto vicini ai nostri nuovi fratelli. Hanno
deciso di venire da noi perché rispettano cosa facciamo. Cerchiamo di vivere in
armonia con l'ambiente, cerchiamo di vivere con onore, proviamo a lasciare
un'eredità. Arte, amore, passione, rispetto per la natura. Si sentiono parte
della nostra visione. Ce ne sono pochi, perché stanno lasciando questo pianeta.
Il sole è malato, dicono. Le persone si ammalano dalla stessa luce che ha dato
loro la vita in passato. A poco a poco lasciano la Terra per andare a vivere
con altre razze su diversi pianeti nella costellazione della Vergine. Kryx, mentre
mi salutava da lontano, mi ha chiesto di andare con loro. La vita sulla Terra è
al momento difficile, a causa dell’avidità, della violenza, dell’individualismo,
della corruzione, di politici incompetenti e così via. È una offerta
allettante…
24 dicembre.
Siamo andati a Santiago per salutare le nostre famiglie,
poiché la maggior parte di noi lascia la Terra per sempre. Non sappiamo quando
o se torneremo. La mia ragazza sta partendo con me, quindi questo viaggio
diventerà un'avventura che condivideremo con amore e speranza. Ci è stato detto
che altri umani stanno già vivendo in quei luoghi, e la presenza umana risale
al Rinascimento. Forse possiamo costruire una massa critica per poi tornare
sulla Terra e avere la possibilità di cambiare la situazione in questo mondo
travagliato. Forse dovremmo continuare con l'evoluzione della nostra razza al
di fuori della Terra. Non possiamo saperlo in questo momento.
Musica e testo di Jaime Rosas
Marco Bernard · basso
Kimmo Pörsti · batteria e percussioni
Jaime Rosas · tastiere
Jaime Scalpello · voce
Rodrigo Godoy · chitarra e cori
Rafael Pacha · chitarre
Marek Arnold · sax
Nonostante l’assenza di un
collaboratore storico, il grafico Ed Unitsky, appare particolarmente vincente
l’artwork, affidato ancora una volta (era già accaduto in "Wayfarer")
alla tedesca Nele Diel, e occorre segnalare come la famiglia dei Samurai
sia molto attenta agli aspetti visual: un consiglio è quello di provare ad
ascoltare i singoli brani avendo davanti le immagini relative.
Grande lavoro come al solito per Marco Bernard (basso) e Kimmo Pörsti (batteria), il cui merito oltrepassa i meri aspetti musicali, perché coniugare qualità, quantità (circa 68 minuti di musica) e prolificità alla gestione di una squadra dislocata - come sempre - in giro per il mondo, richiede un impegno e una passione che mi appaiono giganteschi.
Ancora un grande album per la sezione finlandese della musica progressiva!
L’intervista a BERNARD & PÖRSTI
Come e quando nasce l’idea del
progetto “La Tierra”?
Nel 2019 il cileno Jaime Rosas ci ha inviato una demo di una suite di mezz'ora composta durante la sua visita nel deserto di Atacama (Cile) alcuni anni fa. Il canto era già previsto in spagnolo, quindi abbiamo deciso di mantenere la stessa lingua per l'intero album. Per dare ulteriore continuità, abbiamo cercato di mantenere la stessa sensazione / idea anche con le altre tracce.
Rosas ha scritto alcune note riguardo al suo brano concept intitolato "La Tierra":
“Questa è la storia di “The
Seekers”, un gruppo di musicisti che trovano ispirazione nell'archeologia;
cercano una connessione con l'ancestrale, scoprendo racconti e miti nel deserto
di Atacama. L'importanza di salvare la storia antica è un modo per unire il
passato con il futuro; il loro obiettivo è scoprire testimonianze antiche come
un modo per nutrirsi con l'energia del passato. Si concentrano sull'importanza
di proporre narrazioni attraverso la musica, nell’intento di collegare la
storia direttamente all'anima. La band ha uno studio mobile quindi si addentra
nel deserto in cerca di ispirazione. Compongono e registrano sul posto”.
Come avrai ascoltato la suite è divisa in tre parti, ciascuna di circa dieci minuti (Los Gentiles - Sol - Adios a la Tierra), forse un giorno faremo uscire La Tierra in versione inglese, ma non a breve.
1. Los Gentiles
Riguarda una razza che precede gli homo
sapiens. Sono piccoli esseri umani, la cui origine si perde nel tempo. Vivono
nelle montagne del deserto di Atacama e generalmente non si fidano degli umani.
Ma vengono attratti da "The Seekers" per la curiosità che provano
quando ascoltano la loro musica. Lentamente, diventano amici e iniziano a
fidarsi.
2-3. Sol- Adios a la Tierra
Il sole colpisce sempre di più i Gentili, portandoli a credere che le radiazioni producano tra loro molti malati. Ma hanno conoscenza dei viaggi intergalattici, e così a poco a poco lasciano la Terra per andare a vivere con altre razze su diversi pianeti nella costellazione della Vergine.
Anche questa volta gli ospiti sono
numerosi e sparsi per il mondo: come è nata la scelta?
Avendo invitato per questo progetto, per la maggior parte, compositori madrelingua spagnoli, come Rosas dal Cile, Stampalìa dall'Argentina, Saluena dalla Spagna, abbiamo scelto di coinvolgere cantanti e musicisti che abbiano conoscenza della lingua e dei luoghi.
Steve Unruh compare solo come ospite: lo vedremo presto appieno nei Samurai?
Steve sta attualmente registrando due nuovi album per The Samurai of Prog ed è anche impegnato con altri suoi progetti, quindi la sua partecipazione con Bernard e Pörsti, in questo caso, è solo come ospite.
Scorrendo il booklet le immagini appaiono fantastiche, da osservare mentre si ascolta: mi parlate dell’artwork?
Questa volta, a causa del fitto calendario di Ed Unitsky, ci siamo rivolti all'artista tedesca Nele Diel, che ha già lavorato per l'album solista di Kimmo, "Weyfarer", e troviamo il suo stile molto stimolante; d'altra parte la parte grafica è gestita da Kimmo Heikkilä dalla Finlandia.
Quali sono gli imminenti progetti futuri che, ho inteso, sono molteplici?
Dopo "La Tierra", e la riedizione in edizione limitata di "The Demise of the Third King's Empire", stiamo attualmente mixando l'album di debutto di The Guildmaster, "The Knight and the Ghost"; è questo è un progetto che include Ton Scherpenzeel, Rafael Pacha, Kimmo Pörsti e Marco Bernard, e come al solito diversi musicisti ospiti. Lo stile è più verso il Prog-Folk. Come accennato, Steve sta attualmente lavorando al nuovo The Samurai of Prog, “Beyond the Wardrobe,” che è previsto per novembre, e “The Lady and the Lion” (ispirato ai racconti dei fratelli Grimms), in uscita all'inizio del 2021.
A parte il difficile momento contingente, c’è la speranza di vedervi dal vivo?
Al momento non abbiamo in programma concerti dal vivo ma non sai mai cosa porterà il futuro.
Non resta che ascoltare un estratto del disco…