mercoledì 8 gennaio 2020

Bernard and Pörsti” - “Gulliver”


I due terzi dei The Samurai Of Prog propongono “Gulliver”, un concept album dedicato ai viaggi che hanno reso famoso il protagonista del romanzo di Jonathan Swift.
La sezione presente è quella composta dal finlandese Kimmo Pörsti (batteria e percussioni) e dall’Italiano Marco Bernard (basso Rickenbacker 4003), quest’ultimo anima organizzativa.
La denominazione corretta del progetto, in uscita a metà gennaio, è la seguente:

Bernard and Pörsti - “Gulliver”

In fase di preascolto ho sintetizzato il progetto come spin-off dell’originale, una strada parallela a quella dei TSOP, che sono già al lavoro su un nuovo album incentrato sulle storie di Narnia.
Difficile trovare un centro di proposizione musicale così prolifico, vario ed efficiente!

Per chi come me segue con costanza la loro idea di musica, “Gulliver” non rappresenta una sorpresa, ma la conferma che siamo di fronte a chi, almeno in studio, riesce a presentare il miglior volto possibile del prog tradizionale, fatto di commistione tra classicità e rock e apertura totale alle contaminazioni.
È sorprendente come tutto questo avvenga con il coinvolgimento trasversale di musicisti che mutano di volta in volta, da disco a disco, anche se esistono ormai collaboratori che garantiscono apporto costante.

Come anticipato, “Samurai” mozzati, ma non fa mancare il suo apporto - vocale e violinistico - Steve Unruh, americano, terza costola del progetto originale.

La caratteristica principale di “Gulliver” riguarda la fase compositiva, interamente affidata a  musicisti italiani: Andrea Pavoni, Oliviero Lacagnina, Mimmo Ferri, Alessandro Di Benedetti, Luca Scherani e Alessandro Lamuraglia.

L’album è composto da sei lunghi brani che si dipanano su oltre un’ora di musica.
Per ogni traccia mi pare interessante proporre i dettagli della composizione/partecipazione, tenendo conto che resta immutata la sezione ritmica formata da Pörsti e Bernard.



Si inizia con “Overture XI” (7:40), creato da Andrea Pavoni.
Pezzo strumentale che vede il compositore impegnato alle tastiere, con i significativi interventi alla chitarra di Kari Riihimäki e quelli di Marek Arnold al sax.
Una base classicheggiante su cui si innesta una melodia dettata dall’elettrica di Riihimäki, una precisa idea di inizio del viaggio.

A seguire una lunga suite (17:45) denominata “Lilliput Suite (Parte I - Lilliput)”, così suddivisa:

1.      The Voyage of the "Antelope"; 2. Prisoner; 3. Inside the Emperor's Palace; 4. Peculiar Traditions; 5. The Theft of the Blefuscudian Fleet; 6. The Departure.

La mano questa volta è di Oliviero Lacagnina, con i testi di Aldo Cirri.
Lunga la lista degli strumentisti: lo stesso Lacagnina alle tastiere, Ruben Álvarez all’elettrica, Rafael Pacha alle chitarre (elettrica e acustica), Marc Papeghin al corno francese e alla tromba, Olli Jaakkola al flauto, Tsuboy Akihisa al violino e Marco Vincini alla voce.
Ed è proprio Vicini l’elemento che fa da collante tra i vari tratti, caratterizzando con il suo tono vocale la perla creata da Lacagnina. Profumo di Genesis, of course, per una suite che nulla ha da invidiare a quelle famose del passato in ambito prog, e che potrebbe rappresentare elemento didattico.

The Giants (8:40) è un altro strumentale e porta la firma di Mimmo Ferri.
Si segnala la presenza di Marek Arnold al sax, Carmine Capasso alla chitarra acustica ed elettrica, e dello stesso Mimmo Ferri al pianoforte.
Atmosfere trionfali e creazioni di immagini che dilatano le forme, come suggerisce l’unione tra titolo e sonorità.
Il gioco tra piano ed elettrica fa da linea guida al percorso.

The Land of the Fools” (14.25) è disegnata in toto (musica e liriche) da Alessandro Di Benedetti.
Chitarre divise tra Federico Tetti e Massimo Sposaro, con l’intervento tastieristico dell’autore e lo spunto vocale di Daniel Fäldt - di stampo rock metal - in una traccia che presenta cambiamenti di ritmo e di situazioni sonore.

Gulliver’s Fourth Travel” (10:15) vede la mano - musica e lirica - di Luca Scherani, naturalmente presente come tastierista.
È questo il brano in cui avviene la reunion dei TSOP, con la partecipazione di Steve Unruh al violino e alla voce.
E sono proprio i suoi duetti vocali con Stefano “Lupo” Galifi - in inglese e italiano - che lasciano il segno, tocchi di classe che trovano la perfezione nell’alternanza dei colori che ogni voce è in grado di fornire.
Alle chitarre un’altra musicista italiana, già presente in altri progetti dei TSOP, Marcella Arganese alle chitarre.

In chiusura troviamo la traccia più breve (3:00), dal titolo “Finale”, altro strumentale composto da Alessandro Lamuraglia, presente alle tastiere, ancora con Carmine Capasso alle chitarre, un iter gioioso in crescendo che chiude perfettamente l’idea di viaggio, accomunato da sempre al nome di “Gulliver”.

Come già sottolineato il tutto avviene sotto la direzione dei due pilastri, Kimmo Pörsti e Marco Bernard, presenti in ogni registrazione, spina dorsale strumentale ma anche artefici di un progetto che si associa ai tanti incredibili album che i Samurai propongono con buona frequenza.

L’artwork è come al solito del grande Ed Unitsky, capace di inventare vere opere d’arte contemporanee dal sapore antico, ma posso solo intuire ciò che è stato è realizzato nell’occasione osservando l’immagine della cover del disco e i frammenti che scorrono sul video a seguire, elementi che appaiono sufficienti per emettere giudizio positivo.

Che dire… un bell’inizio di anno per chi ama la musica progressiva DOC!


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