sabato 19 ottobre 2019

"Corsi Ripercorsi", un libro di Vera Torrero, il racconto della vita di Armando Corsi



Sono arrivato casualmente al libro “Corsi Ripercorsi” (De Ferrari Editore), avendo il compito di facilitatore nella presentazione del 18 ottobre alla Ubik di Savona.
Protagonista del libro di Vera Torrero una vita, una storia, un’epoca, quella del talentuoso chitarrista genovese Armando Corsi.

Nel recente passato ho avuto la fortuna di vederlo su di un palco accanto a molti altri personaggi musicali della sua città, ma il patrimonio culturale/ musicale/ tecnico di cui è in possesso, lo rendono un mito chitarristico che supera la dimensione locale e si espande oltre i confini nazionali.

Capita a molti - anche alle persone prive di visibilità -, una volta arrivati ad un traguardo temporale significativo, di sentire la necessità di raccontarsi, di raccogliere le idee e fissarle per sempre su di un formato incancellabile e, a pensarci bene, Armando Corsi arriva con un po’ di ritardo, essendo nato nel 1947, e la prima smania da “raccoglitore di ricordi” è solitamente più precoce. Il fatto è che occorre sempre lo schioccare di una scintilla, quella che permette di mettere a fuoco l’obiettivo e la volontà del momento, e spesso l’accensione è determinata da un incontro fortunato. Nello specifico l’unione di intenti si realizza con la conoscenza tra il chitarrista e Vera Torrero - avvocato con la passione della musica -, e l’incrocio dei due percorsi artistici porta alla realizzazione di un progetto denominato “In punta di piedi” - album di cui scriverò prossimamente su questo spazio -, e alla stesura di “Corsi Ripercorsi”, contenente anche un CD omonimo.

È un libro che si “divora”, consigliato a chiunque sia interessato ad abbinare lo scorrere del tempo ad avvenimenti che segnano per sempre, e che possono riportare ad un vissuto personale, in un parallelismo tra lettore e autore che sfugge dal mero argomento musicale.
Vera Torrero è abile nel far fluire un’esistenza che sarebbe un perfetto argomento da pellicola cinematografica, tanto intenso e variegato è lo sviluppo degli accadimenti.
C’è anche particolare maestria nell’utilizzo delle citazioni, che non appaiono forzate e inserite per creare effetto, ma sono estrapolate dalle letture e dal fermo credo di Corsi.
Mi sembra interessante iniziare da Alda Merini, perché il suo pensiero trova perfetta chiusura nella sintesi successiva, che diventa manifesto dell’autore:

Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia legalo con l’intelligenza del cuore. Vedrai sorgere giardini incantati…”.
Armando Corsi: “Chi sarei oggi se non avessi trovato l’aquilone della musica? Non saprei, non mi so immaginare senza le corde della chitarra tra le dita, ma so per certo che sarei infelice. Così inizio a raccontare la mia storia, dicendo grazie a mio padre che mi ha donato il filo robusto e la stoffa colorata per realizzare il mio aquilone e ringraziando la vita, che lo ha fatto levare in altro.”.

Ringraziare il padre, in generale, potrebbe sembrare atto dovuto, ma in questo caso colpisce un’azione particolare che rappresenta probabilmente una svolta, quella sliding door che spesso si pone davanti a noi in tempi più maturi, ma che Corsi trova davanti a sé alla fine della scuola elementare quando, già innamorato dello strumento, trova pieno conforto nella figura paterna nel momento in cui, dovendo scegliere tra il proseguimento dello studio tradizionale e quello della chitarra, non esita nel privilegiare l’approfondimento della sei corde, con l’inusuale - ieri come oggi - assenso genitoriale.

E da lì la chitarra diventa la vita e il mezzo per condurla, la fonte di sostentamento, di divertimento, di aggregazione, di inclusione, di insegnamento e apprendimento, di ampliamento della cultura personale: a 10 anni certi argomenti filosofeggianti sono banditi, ma al tirar delle somme Armando Corsi ci propone la sua certezza attraverso il pensiero del Dalai Lama: “Trova un lavoro che ti piace e non lavorerai un giorno”, la magica ricetta della felicità, a dire il vero non facile da realizzare.

Da questo momento si dipana una vita avventurosa, carica di aneddoti, di viaggi in giro per il mondo, di esperienze formative e affascinanti, con momenti topici e incontri capaci di cambiare il percorso personale - Ricchi e Poveri, Anna Oxa, Ornella Vanoni, Ivano Fossati -, con l’amore di sempre che, poco alla volta, si trasforma in professione, dando senso compiuto ad un iter iniziato sessant’anni prima.
Il racconto si sofferma sulla vita famigliare, sullo sviluppo discografico, sulle amicizie e sul rispetto di colleghi, non solo quelli coevi.
Ne è passata di acqua sotto ai ponti da quando il giovin Corsi si iscrisse al conservatorio per lo studio del contrabbasso, essendo la chitarra considerata poco nobile e quindi non degna di approfondimento, momento ricordato con affetto ma dal quale esce fuori prepotentemente il musicista del popolo, quello che utilizzava la notte per proporre performance da osteria, osteggiato dall’ortodossia di un rettore poco incline a concessioni, nella sua ottica, “minori”.
Il libro, la cui prefazione è curata da Enrico de Angelis - giornalista e storico della canzone - propone anche una bellissima serie di immagini che rafforzano le parole e diventano ulteriore testimonianza della carriera di Armando Corsi.

E poi un Cd rappresentativo di un’idea musicale, capace di racchiudere mondi differenti in un unico contenitore, perché niente come la musica può annullare differenze e spazi temporali.
Tra i protagonisti musicali anche Vera Torrero, il cui connubio con Corsi appare davvero vincente, anime che si incontrano e da cui si diramano situazioni positive.
Vera chiude il libro utilizzando lo stesso autorevole personaggio con cui lo aveva iniziato, la scrittrice Alda Merini, amantissima da Corsi: 

Io non ho bisogno di denaro, ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente… di canzoni che facciano ballare le statue.”

La musica tutto può, e non esiste la necessità di catalogazioni e di realizzare graduatorie di importanza, e tutto questo potrebbe essere uno degli insegnamenti di questo scritto, a cui aggiungerei un paio di concetti “forti” che emergono prepotentemente: la prima è la possibilità di imparare dagli altri, persone a cui, magari, si sta insegnando, e quindi la capacità di aprirsi al prossimo, qualunque esso sia; la seconda è il proposito di “prendere il meglio dal peggio”, dogma vitale per Corsi che conduce al concetto attuale del dare il meglio di sé senza avere come riferimento un simbolo imposto dal sistema che, seppur positivo, potrebbe essere irraggiungibile per ovvi motivi legati al contesto e alle capacità personali:

Martin L.K.:” Siate il meglio. Se non potete essere il pino sulla vetta del monte, siate un cespuglio nella valle, ma siate il miglior piccolo cespuglio sulla sponda del ruscello. Se non potete essere una via maestra siate un sentiero. Se non potete essere il sole siate una stella, non con la mole vincete o fallite. Siate il meglio di qualunque cosa siate. Cercate ardentemente di capire a cosa siete chiamati e poi mettevi a farlo appassionatamente.”

Alla fine della lettura ho avuto la possibilità di guidare la presentazione del libro, e dell’incontro propongo un medley musicale.

Un libro che consiglio di leggere, adatto a tutti, probabile prologo ad un nuovo progetto letterario.