lunedì 7 ottobre 2019

De Lorians in arrivo in Italia


La mia amica Yoshiko (vicina a tutti gli amanti del prog), reincontrata pochi giorni fa al Festival di Veruno, mi ha consigliato una band dei suoi luoghi - i giapponesi De Lorians - che il 17 novembre saranno di scena alla Raindogs House di Savona.

Ho cercato qualcosa su di loro e sulla loro musica e ho provato a saperne di più attraverso qualche domanda mirata. Non si sono dilungati nelle risposte, ma forse l’estrema sintesi è una forma mentale che riguarda la cultura orientale.
Propongo quindi qualche nota relativa al loro unico album omonimo, e lo scambio di battute tra di noi.


Nati dalla scena musicale di Tokyo, sempre dinamica ed eclettica, e guidati da Takefumi Ishida, i De Lorians sono una band di difficile catalogazione. Il loro nuovo album omonimo - uscito in tutti i formati possibili -, “De Lorians”, è stato definito brillante, coinvolgente e cangiante, con utilizzo di strumentazione insolita per il genere, e suoni tendenti alla psichedelia, con larga diffusione percussiva.

Ecco una sintesi della recensione del disco proposta da Martin Boev… fidiamoci di lui:

L'album inizia con "Daytona", una traccia guidata dalla chitarra a cui si uniscono tastiere e sintetizzatori. La melodia è meravigliosa e cangiante durante tutto il disco, con variazioni chitarristiche e trombe dinamiche che entrano e creano un tono potente verso la fine. L'energica "A Ship of Mental Health" è un bel momento dell'album, una composizione che ruota attorno alla chitarra, con cambi di tempo e momenti elettrici strumentali. Il tono più lento di "Roccotsu" è quasi lunatico e meditativo, con suoni di corno che tendono al jazz e inventano atmosfere ipnotiche.
"Toumai" è un modo eccellente per terminare questo album, con una melodia a ritmo più lento, simile all'inizio del disco, mentre la chitarra elettrica e il sassofono guidano le danze, diffondendo forza vitale, e il sottile drumming si aggiunge al ritmo e al groove della traccia. Man mano che la musica prosegue la forza e il ritmo aumentano, innalzando il livello percettivo delle sonorità messe in campo.
Un progetto che merita attenzione, capace di proporre intense vibrazioni di jazz-rock.


La chiacchierata…

La prima cosa che vi chiedo è di raccontare al pubblico italiano la vostra storia, come sono nate le vostre passioni e come avete sviluppato la vostra musica…

Siamo andati alla ricerca di una musica ibrida, fatta di jazz, psichedelia e contaminazioni varie, ma non siamo riusciti a trovarla in Giappone per cui… ci abbiamo provato noi!

Quali sono le band o gli artisti a cui vi siete ispirati?

Amiamo vari tipi di musica, ma se dovessimo scegliere diciamo… Soft Machine, Hatfield and the North, Area, Frank Zappa, Jaga Jazzist e Pharoah Sanders.

Come definireste la vostra musica?

Musica patafisica e psichedelica.

Potete presentare la band, nomi e relativi strumenti?

Takefumi Ishida - Saxophone, Synthesizer, a volte suona Guitar & Pikaremin (una sorta di sintetizzatore modulare; Soya Nogami - Chitarra, Voce; Genki Goto - Basso, Violoncello; Hyozo Shiratori - Organo, Pianoforte, Sintetizzatore; Syzeuhl - Batteria, Percussioni; Yuya Osabe - Vocal (ma non parteciperà a questo tour).

Qual è lo stato della musica nel vostro paese, il Giappone?

Un disastro totale!

Vi trovate più a vostro agio dal vivo o in studio?

Ognuno di noi la pensa diversamente al riguardo.

Quanto incide la tecnologia sulla vostra musica?

La tecnologia ci appare come un giocattolo, ci diverte e a volte appare nella nostra musica.

Presto sarete in Italia: quante date farete e cosa vi aspettate da questi concerti?

Ci esibiremo a Firenze, Roma, Faenza, Torino e Savona.


Cosa vi sentite di dire al pubblico italiano che, probabilmente, deve ancora scoprirvi?

Speriamo che l’audience italiana sia ansiosa di conoscerci e noi ci impegniamo fin da ora a proporre ottima musica.

Attendiamo fiduciosi…