martedì 17 aprile 2018

Giuseppe Scaravilli: “Jethro Tull, 1968-1978” The Golden Years


Giuseppe Scaravilli: “Jethro Tull, 1968-1978”
The Golden Years

La prima - e unica - volta che ho avuto la possibilità di vedere di persona Giuseppe Scaravilli aveva tra le mani un flauto traverso, si muoveva su di un palco un po’ improvvisato e stava proponendo la musica dei Jethro Tull in forma acustica, assieme ad Andrea Vercesi, altro amante e propositore del genere.
L’occasione era solenne, una Convention dei Tull, nell’occasione a Novi Ligure. Era il 2006.
Gli anni sono passati e uno dei maggiori protagonisti di quell’evento - Glenn Cornick - non è più tra noi, e anche Scaravilli ha avuto qualche importante problema fisico personale, che non cela ma, al contrario, racconta come una delle possibili “cose della vita”, negative, che toccano e che fortificano mentre le si combattono, e che spesso si riescono a superare, grazie anche alle passioni, qualunque esse siano.
Questo per dire che la musica aiuta, a vivere e a ricordare, e gli amori originari, spesso irrazionali, non ci abbandoneranno più.
Ed è tale l’amore di Giuseppe per i Jethro Tull che, tra i mille impegni (musicali con i suoi Malibran e professionali), trova il tempo per mettere su carta ciò che avrebbe voluto trovare in qualche libreria e, vista la lacuna, si mette in azione personalmente, approfittandone per raccontare quel mondo secondo il suo pensiero.

Il titolo del libro è: “Jethro Tull, 1968-1978”, il sottotitolo è “The Golden Years”: una precisazione temporale la prima, che indica di quale periodo si tratterà nel book, accompagnata da una sorta di giudizio storico sull’opera di una delle band più longeve della storia del rock.
Concordo sul fatto che quello sia stato il periodo d’oro, magari non solo per Ian Anderson e soci, ma per tutto quel movimento che, a posteriori, è stato definito “Prog”.
A distanza di diversi lustri la musica dei J.T. gira ancora sui palchi di tutto il mondo, grazie ad Anderson, il “padrone” del brand, e occorre sottolineare come, tra difficoltà vocali e indubbie skills, da quel decennio magico si attinga ancora oggi a mani basse.
Ciò che Scaravilli ci racconta nel suo libro è un misto di passione, ricerca documentale, nalisi musicale e sottolineatura dei dettagli, quei particolari che creano l’atmosfera e permettono di rivivere in modo differente aneddoti, storie e filmati già metabolizzati, ma che possono essere arricchiti da questa lettura.
Che cosa accadde l’11 gennaio a Montreux quando fu presentato in anteprima “War Child”? Che look avevano i componenti del momento?
Perchè Mick Abrahams “sparì” dopo “This Was”? E Cornick? Eppure era un bravo musicista!

Ogni capitolo si occupa di un anno di vita e del relativo album rilasciato in quel periodo. Partendo dal titolo del disco si arriva alla/e tournèe di riferimento, alle scalette dei concerti, all’evolversi delle line up e agli aspetti di contorno, quelli che piacciono molto ai fan di tutto il mondo.
Racconta Scaravilli di un feedback che evidenzia una lettura molto rapida, del tipo… “quando inizi a leggere non ti fermi più!”. Personalmente ci ho messo molto più tempo, perché una delle peculiarità di questo lavoro è, a mio giudizio, la capacità di spingere ad un ascolto parallelo alla lettura, per provare a sintonizzare musiche conosciute con aspetti decisamente nuovi - e sarei curioso di sapere dove sono state trovate tutte queste informazioni, Giuseppe! -; e così tra lo scorrere delle pagine e i Cd che girano ci si rituffa facilmente nel mondo di appartenenza. Sì, di appartenenze, perché Jethro Tull, 1968-1978” è soprattutto adatto agli “introdotti”, quegli affamati musicali che non saranno mai sazi di notizie e musiche di Anderson e soci, ma si pensa sempre che la curiosità possa spingere anche i giovani verso qualcosa che, probabilmente, è completamente sconosciuto.

Un libro davvero scritto bene, esaustivo di un certo periodo e stimolatore di nuovi/vecchi ascolti.
Fantastica anche la sezione fotografica, con immagini restaurate per l’occasione.

L’ultima parte, l’appendice, costruisce il bridge con la musica dei Jethro Tull del 2018, ma la speranza è quella che Giuseppe Scaravilli trovi la voglia e il tempo di proporre l’analisi capillare di altri 10 anni di storia, gliene saremmo immensamente grati!
Imperdibile!