La collaborazione tra
la Black Widow Records e La Claque ha portato a Genova un evento di grande qualità.
I romani INGRANAGGI DELLA
VALLE erano alla seconda esperienza nel capoluogo ligure, dopo la
partecipazione al FIM del 2014.
Situazione ghiotta, perché nell'occasione la band ha proposto il secondo album da poco rilasciato, “Warm
Spaced Blue”, ed essere
testimoni degli aspetti live permette di chiudere il cerchio, quando si conosce
già il prodotto realizzato in studio. Ma andiamo con ordine, seguendo la
stretta cronologia.
Ad aprire la
serata ci pensa la CLAUDIO CINQUEGRANA BAND.
Conosco Cinquegrana
come membro degli UT NEW TROLLS e per le sua tante attività
parallele che lo vedono in buona evidenza per le sue skills chitarristiche.
Non mi aspettavo certamente ciò che lui e i suoi compagni di ventura hanno
portato on stage, e alla fine apparirà chiara la liason tra i due gruppi protagonisti
di serata, non per il genere proposto, ma per la voglia di realizzare musica
che necessità concentrazione da fruizione, basata, anche, sul virtuosismo, ma
soprattutto su una certa complessità di trame che ha riscosso sentito successo.
La CCB regala musica strumentale e nelle
dichiarazioni di intenti pre-concerto l’obiettivo appare il tributo al genio di
Steve Lukater, fondatore dei TOTO. Siamo sul jazz-rock, sulla fusion, su
ritmi quasi impossibili da decodificare, su linee sonore che si intrecciano e
rimpallano da un punto all’altro del placo, una sana follia musicale che
presuppone un gioco di squadra notevole.
Per realizzare tutto
ciò Claudio Cinquegrana si è avvalso
dell’ausilio di Federico Fugassa al
basso, Gianka Gilardi alla batteria
e Pier Colla alle tastiere.
Non conosco il progetto
e temo che potrebbe essere estemporaneo, una attività ludica dei musicisti in
questione, un divertissement musicale insomma, ma se così non fosse sarebbe
bene seguire con attenzione questo ensemble, che potrebbe condurre verso molteplici
soddisfazioni.
Un assaggio di serata…
Gli IDV colpiscono immediatamente per la loro
giovinezza, affermazione che in termini assoluti perde valore, ma occorre pensare al
tipo di musica che propongono, un prog spinto, raffinato, complesso, cerebrale,
fatto di atmosfere rarefatte, pressoché scevro di melodia lineare.
Avevo già ascoltato e
recensito l’esordio “In Hoc Signo”, li avevo visti sul palco del FIM, ma
la prova di maturità che hanno saputo dare in questa occasione va sottolineata,
entusiasmo evidenziato anche in diretta, quando spontaneamente dal pubblico
arriva un… “Restate qui a Genova!”,
sicuramente apprezzato dalla band. Loro sono…:
Mattia Liberati (tastiere e voce), Flavio Gonnellini (chitarra e voce), Davide Noè Savarese (voce), Shanti
Colucci (batteria e percussioni), Antonio
Coronato (basso elettrico), Marco
Gennarini (violino e voce) e Alessandro
Di Sciullo (chitarre, tastiere, basso, voci).
Non conosco il
background musicale specifico di questi ragazzi, ma visto il risultato sembra abbiano studiato a
fondo alcuni grandi del passato, aggiungendo il talento e la formazione
personale, sintetizzando il tutto in una “materia nuova”, lontano dalla
spendibilità e visibilità ad ogni costo, qualcosa che presuppone un audience
con particolare sensibilità.
E’ come se l’imprevedibilità
di Zappa sposasse il rigore e il genio di Fripp, rilasciando un copione che va interpretato
con rigore, ma lasciando uno spiraglio per la necessaria via di fuga personale.
E non è semplice amalgamare e creare un collante - e un percorso sicuro - per
sette musicisti, numero cospicuo di teste pensanti che spesso è la vera barriera che si oppone al raggiungimento dell’obiettivo.
Gli INGRANAGGI
presentano il loro nuovo lavoro, quasi ipnotizzati sul palco, e trasferiscono il
loro status magico al pubblico che li osserva in religioso silenzio.
A presto parlerò del
loro album… per questa sera mi sono preso una vista del nuovo che avanza, perché
forse non tutto è ancora stato detto, almeno nei dettagli.
E il loro set inizia così...