Arrivano da Genova
i DarkUpside,
giovani, ma con una buona esperienza alle spalle, anche se la loro costituzione
in gruppo risale al 2011. In breve tempo trovano le giuste idee e il corretto
amalgama, che passa - anche - attraverso un’evoluzione della formazione (da
quattro elementi a tre), che porta a suddividere diversamente i compiti e a riproporzionare
le singole responsabilità. Si arriva quindi al primo vero album - dopo un demo - dal titolo A Taste of Unknown - che prevede comunque la partecipazione dosata del cantante originario, Luca Asfalto.
Trattasi di album
concettuale, cosa di per sé usuale in certi contesti, ma meno frequente in un’area
che genericamente definirei “metallica”. E tutto questo rappresenta una buona
novità. E’ bene capire come certe filosofie siano spesso solo pretesti che,
utilizzando mode o stereotipi, creano il giusto alone di presentazione, e così
si può arrivare a pianificare a tavolino un album concettuale che, tra
mitologia e books contemporanei, troverà un’ampia gamma di stimoli e segnali
pronti per essere trattati e manipolati, si spera, con adeguata competenza.
Stop.
A Taste of Unknown, mi appare al contrario qualcosa di estremamente serio e personalmente mi
affascina l’argomento. Le tracce proposte simboleggiano i vari passaggi che
codificano un NDE (Near Death Experiences), ovvero un’esperienza pre morte,
quella sorta di viaggio andata e ritorno raccontato da milioni di persone che,
dopo essere state ad un passo dalla completa definizione di stato, ritornano in
vita, con iniziale delusione, perché il “tocco di sconosciuto” provato ha lasciato un segno positivo ed
indelebile.
Musicare una serie di sensazioni che accompagnano step by step un
simile viaggio ha a che fare con la ricerca dell’espressione totalitaria,
mettendo la musica che si ama al servizio di percorsi e idee personali -
inutile sottolineare che spesso il confezionamento a tavolino si sintetizza in
forzature di scarsa qualità - utilizzando argomentazioni che oscillano tra religione
e morale, tra materia e spirito, tra orizzontale e verticale, come direbbe
Battiato.
E in questo intenso - e corto - viaggio
verso spazi e tempi dilatati - che la musica ci permette di ripetere più volte - si
lascia sempre aperta la porta della speranza, felici di essere ancora su questa
terra, ma sollevati al pensiero che, davvero, tutto avrà un senso, in un’altra
dimensione.
Diego Cazzaniga, Davide Incorvaia e Davide Di
Marco presentano una musica che a dispetto
dell’aggettivo “metallica”, da me utilizzato in precedenza, miscela
esperienze e gusti differenti, unendo la durezza del power trio a melodie e
trame oniriche, pescando nell’area progressiva, tra tempi dispari e organizzazioni
armoniche che determinano una difficile collocazione in una delle caselle di
genere conosciute, ed è questa una testimonianza di originalità che lascia ben
sperare per la continuazione del progetto in corso.
Non resta che leggere il loro
pensiero e ascoltare un po’ di musica, in attesa di un concerto dal vivo, per poter
toccare con mano l’impatto sul pubblico.
L’INTERVISTA
La storia dei DarkUpside è recente ma intensa:
possibile sintetizzare due anni di vita in poche righe?
Esattamente, breve ma già intensa! I DarkUpside nascono come quartetto a fine
2010 dalle ceneri degli Zembus, band prog metal genovese. Nel giro di pochi
mesi è già pronta una demo di 4 tracce intitolata semplicemente “Demo 2011”. Dopo solo circa 9 mesi di attività, il singer
Luca Asfalto (che figurerà come ospite nell’album di debutto “A Taste of Unknown”) decide di lasciare la band, che inizia immediatamente a
cercare una nuova voce. A seguito di
prove con alcuni cantanti, non essendo giunta ad alcuna decisione definitiva,
la band si fa una domanda: perché non continuare come trio? La voglia di
cimentarsi nella nuova avventura “vocale” del chitarrista Diego Cazzaniga
prevale; dunque, dopo circa un anno di assestamento della nuova line-up, i DU
entrano in studio per registrare il primo full-length, disponibile da ottobre
2013.
Qual è
il vostro background musicale e... come è nata la vostra passione?
Nessuno di noi è un musicista
professionista, ma tutti e tre abbiamo cominciato a suonare verso i 18-20 anni
(ora, ahinoi, siamo tutti ultra-trentenni). È difficile spiegare come nasca la
passione per la musica o per uno strumento: semplicemente, credo che scatti
quella “scintilla” che ti fa emozionare all’ascolto di un album o di un brano
in particolare e che ti porta, quasi senza accorgertene, in qualche cantina a
strimpellare con altri “innamorati” come te. A me, ad esempio, è successo
ascoltando un certo “Images and Words”…
Esistono band o
artisti che potete considerare vostri punti di riferimento?
La passione che accumuna tutti e tre i
membri del gruppo è, ovviamente, il metal: detto così sembra facile, ma ti
assicuro che ognuno ha delle preferenze molto differenti dagli altri! Sinteticamente, posso dire che i nostri riferimenti
partono da un metal/rock melodico o progressivo fino ad arrivare al metal più
estremo, ma senza dimenticare generi molto distanti come il funky o
l’elettronica. Facendo dei nomi: Porcupine Tree, Alter
Bridge, Faith No More, Fates Warning, Foo Fighters… come detto, gruppi molto variegati!
Non amo molto le catalogazioni e la suddivisione in
generi, ma ne riconosco l'utilità: potete descrivere la vostra musica con
un'etichetta e... qualcosa di più?
Condivido pienamente la mancanza di amore
verso le catalogazioni, anche perché per noi è molto difficile descrivere la
nostra musica, che è - a parer nostro - molto varia. Di solito, comunque, ci definiamo “alternative/progressive
metal”: nei nostri brani si riconoscono infatti elementi progressivi, ma non
intesi in modo tradizionale. Da qui l’aggettivo “alternative”, in riferimento
anche alle sfumature di metal moderno e musica elettronica.
Veniamo all'album, “A Taste of
Unknown”:
che cosa rappresenta nel sentiero
musicale che avete pensato di percorrere?
Potrei dire che puntiamo tutto su questo
disco. Abbiamo cercato di curarlo fin nei minimi particolari per offrire un
prodotto il più professionale possibile, anche grazie ad Andrea Torretta, ossia
il “sound engineer” che ha curato tutto il processo di registrazioni, sino al
master finale.
Qual è
l'anima del disco? Ha carattere concettuale?
In effetti “ATOU” è un concept album. Si tratta della narrazione di
un’esperienza pre-morte a seguito di un incidente: numerose testimonianze da
parte di chi ha sperimentato tale “viaggio” hanno permesso di identificare 9
passi, dalla perdita di conoscenza sino al risveglio e alla consapevolezza di
aver vissuto qualcosa che può cambiare la propria vita. Ogni canzone, a parte
l’intro “Waving steps”, rappresenta appunto uno di questi 9 momenti che
scandiscono tale esperienza.
Che
importanza hanno per voi le liriche?
Per questo album in particolare direi
fondamentale, vista la scelta di costruire un “concept”. In questo caso, è nata
prima l’idea generale della storia, quindi abbiamo scritto i testi ispirandoci
a tale tematica: è stato, per certi versi, più facile rispetto al creare un
album composto da tracce indipendenti tra loro. In generale, reputo le liriche molto
importanti, perché permettono di esprimere e condividere le tue sensazioni più
profonde.
Parliamo
un po' della produzione: che tipo di rapporto esiste con Andrea Torretta?
Conosciamo Andrea da molti anni: oltre ad
essere un ottimo ingegnere del suono è un grande chitarrista, ed è proprio in
quest’ultima veste che l’abbiamo conosciuto un po’ di anni fa (coi Daedalus,
prog band genovese). Lavorando con lui per questo album, abbiamo avuto la
conferma delle sue competenze musicali - davvero elevate! - oltre che,
ovviamente, della sua grande disponibilità e passione.
Avete pianificato
una pubblicizzazione live di “A Taste of Unknown”?
Ovviamente siamo
sempre alla ricerca di nuove possibilità di suonare dal vivo, ma purtroppo è
molto difficile, soprattutto per una band che suona pezzi originali non proprio
immediati per l’ascoltatore medio… Il 15 novembre scorso abbiamo presentato
ufficialmente il disco all’Angelo Azzurro Club di Genova e per il 2014 abbiamo
già qualche data fissata, ma esclusivamente in territorio genovese.
Provate ad esprimere un desiderio... realistico per
l'immediato futuro?
Avere la possibilità di portare la nostra
musica a chi ancora non ci conosce, magari anche fuori dall’Italia. Non è
facile ma… ci proveremo!
BIOGRAFIA
UFFICIALE
I DarkUpside
nascono nel 2011 con l’intento di proporre un alternative metal con
sfumatu- re progressive: sin dal primo demo di 4 brani è chiara l’intenzione di
proporre qualcosa di leggermente diverso dagli stilemi del genere. All’esordio,
la formazione è composta da quattro elementi, ma ben presto la band diventa un trio,
trovando così il proprio equilibrio e il definitivo assetto: Diego Cazzaniga
(chitarra, voce e programming), Davide Incorvaia (batteria e programming) e
Davide Di Marco (basso e e voce). Attualmente i DarkUpside sono impegnati nell’attività
di promozione e nella dimensione live, nella quale propongono il loro primo
full-length “A Taste of Unknown” (2013) dove, parafrasando una celebre citazione cinematografica, danno
il loro benvenuto nel “Dark Upside”. A Taste of Unknown, registrato e mixato
presso lo studio di Andrea Torretta, è un “assaggio di ignoto”, Nove passi
suddivisi nelle dieci tracce del full length che compongono il quadro di un concept
particolare. Nove capitoli alternative/prog in cui si possono apprezzare le
varie influenze della band (dai Porcupine Tree ai Foo Fighters, dai Rush ai
Faith no More, dai Fates Warning agli Alter Bridge). A tale proposito i
DarkUpside e l’ex singer Luca Asfalto sono stati selezionati con il brano
Working Man per “Silent Echoes: A Tribute to Rush”, omaggio ai Rush uscito l’11
giugno 2012, dove partecipano le migliori tribute band al trio canadese provenienti
da tutto il mondo.
LINE
UP
Diego Cazzaniga-chitarra,
voce e programming
Davide Incorvaia -batteria
e programmino
Davide Di Marco-basso e
voce
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