martedì 26 novembre 2013

BASTA!-Oggetto di Studio


Quando un appassionato di musica (Buon Vecchio George) mi propone un nuovo artista/band sono sempre ben predisposto, immaginando che le affinità personali possano condurre a nuove scoperte, o almeno a situazioni piacevoli. Dopo 30 secondi di ascolto di Oggetto di Studio, avevo già deciso che avrei cercato di saperne di più dei BASTA!
Tutti gli elementi a seguire, dall’intervista in poi, potranno in parte fornire spunti oggettivi di valutazione, ma la sensazione è quella di aver trovato una band originale, fuori dagli schemi, che naturalmente ha urgenza di trovare visibilità, uscendo rapidamente dal contesto locale, per promuovere l’album citato.
I BASTA! presentano qualcosa che “prende”, e raggiungono l’obiettivo passando per l’originalità, utilizzando strumenti musicale inusuali per il genere che propongono - diamonica e clarinetto - e il risultato finale è sorprendente per efficacia e resa generale. Già… il genere, di cosa sto parlando?
Se è vero che ogni tratto  musicale complicato va quasi di diritto all’interno della famiglia progressiva, la musica dei BASTA! rispecchia realmente certi canoni, il che non è di fondamentale importanza per l’eventuale gradimento, ma aiuta a fotografare il gruppo.
Ascoltandoli … sono tornato indietro nel tempo e ho colto semi di una band che in un mondo pieno di tribute band pochi riescono a clonare, quei  Gentle Giant in grado di mettere la spaventosa tecnica al servizio di idee innovative, capaci di trasformare un palco rock facendo ammutolire l’audience tramortita dal muro sonoro che non trovava modo di essere comparato e assimilato ad altre entità del momento.
L’ecletticità di questa giovane band è premiante. Indossare la maschera della follia e della goliardia in alcuni casi significa coprire le falle, cercare rimedi a carenze compositive o espressive; nel caso dei BASTA! parlerei di “ingrediente”, o meglio, di ingredienti, perché ogni azione ha un peso, e la somma ponderale conduce ad un risultato che io giudico di estrema qualità.
Dopo l’audio mi sono concesso un po’ di video, di cui il loro sito è pieno e …. vedendoli … si è rafforzata la mia idea di talento espresso con modestia, semplicità e perizia tecnica. Anche nelle situazioni minimaliste, estemporanee, tutto appare chiaro, almeno a me.
La fase live è divertimento - quando la si sa sostenere - e in quei momenti emergono le differenti anime, e anche il funky può essere vissuto al di fuori degli stereotipi.
Un bella sorpresa, una band da seguire, un gruppo di giovani con le idee chiare, disposti a soffrire -  e soffriranno tanto - per arrivare ad una corretta dimensione e alla corrispondente visibilità. E noi aspettiamo di vedere l’evoluzione.


L’INTERVISTA

Sento la necessità di pubblicizzarvi: riuscite a sintetizzare la vostra storia musicale, il percorso, il know how e i vostri musicisti di riferimento?

Siamo nati due anni e mezzo fa quasi per scherzo (vedi domanda 6), ma abbiamo subito sentito che stavamo facendo qualcosa di nuovo e bello, almeno per noi! La nostra originalità, a quanto pare, è stata premiata: abbiamo fatto molte date, nelle occasioni più disparate (dalle feste della birra ai concerti con le orchestre!), e l’anno scorso è uscito il nostro primo album, “Oggetto di Studio”, che stiamo cercando di promuovere al meglio... ad esempio con questa intervista!) Fino a settembre 2013 eravamo in quattro, poi ci siamo arricchiti di un bassista, Giacomo. Se proprio vogliamo parlare di know how, possiamo dire che cerchiamo di coniugare la perizia con l’ironia, soprattutto con l’auto-ironia... e non dobbiamo sforzarci troppo. Veniamo da formazioni musicali piuttosto diverse, ma sintetizzando possiamo dire che i nostri musicisti di riferimento sono i Dream Theater, la PFM, i Rush, i King Crimson, Elio e le Storie Tese.

Come potreste etichettare la vostra musica, uscendo dalla generica definizione di prog?

Qualcuno ci ha detto che in realtà non facciamo prog, ma noi ci ostiniamo a crederlo! Se vogliamo trovare un’etichetta diversa, diciamo “strambo rock strumentale con influenze metal”.

Ho ascoltato i vostri brani ma non mi è chiara la vostra situazione “discografica”, a che punto è il vostro album, che strada avete scelto per proporlo. Potete illuminarmi?

Abbiamo vinto l’edizione 2012 dell’U-Festival, un concorso toscano di musica emergente. Il premio era l’incisione e la stampa di un cd, con la storica etichetta “Materiali Sonori” (la prima etichetta dei Litfiba): ne abbiamo approfittato per condensare la nostra idea di musica in un concept album, e stiamo cercando di utilizzarlo come “biglietto da visita” per farci conoscere fuori dai confini della nostra zona, della nostra regione, e magari anche della nostra nazione!

Uno degli elementi che vi contraddistinguono è l’utilizzo di strumenti non comuni in ambito rock (è la famiglia musicale che preferisco!): mi raccontate come nasce il mix strumentale?

Damiano ha sempre avuto una passione per la diamonica (era l’unico modo per portarsi una tastiera in montagna!), Andrea è un mastro clarinettista professionista diplomato, Saverio nella vita precedente era una Fender e in quella attuale è un uomo-chitarra, Roberto vive in una minuscola camera occupata per l’80% da una batteria (l’altro 15% è il suo letto, il restante 5% è lui stesso), Giacomo abbraccia il basso... anzi no, è il basso che gli salta in collo. Insomma, quando il gruppo è nato, ognuno ha suonato lo strumento per cui è portato.

Altra cosa che salta agli occhi è una buona dose di sana follia e voglia di trovare soluzioni fuori dagli schemi… sto sbagliando nel giudizio?

No, ma non siamo sicuri che la nostra follia sia effettivamente sana.

Ma… perché BASTA!

La storia è questa: Damiano e Saverio suonavano in un gruppo metal chiamato “Anomalia”, piuttosto conosciuto in zona Valdarno (tra Arezzo e Firenze). Ai concerti degli Anomalia solitamente c’era un gruppo d’apertura, e le locandine erano del tipo “Anomalia e.....” (con il nome del gruppo spalla). Capitò una volta che, a due settimane dal concerto, il gruppo d’apertura previsto disse che non poteva venire. Così nella locandina dell’evento venne scritto: “Anomalia e Basta!”, come a dire che quella volta non c’era nessun gruppo d’apertura. Invece Saverio e Damiano pensarono in extremis di riunire una compagine di musicisti loro amici, di metter su qualche pezzo iper-improvvisato in due settimane, e di presentarsi al concerto con il nome di “Basta!”, come fossero loro il gruppo d’apertura. Tutto è nato così.  Poi questo nome si è rivelato vincente: incuriositi, molti ci chiedono perché ci chiamiamo così; inoltre, ai concerti chiediamo al pubblico di gridare “Basta!” invece che applaudire, così anche se lo dicono per farci smettere noi ci esaltiamo e continuiamo a suonare.

Che cosa accade nei vostri spettacoli live? Avete la capacità di coinvolgere l’audience?

Non è facile facendo questo tipo di musica, ma stiamo migliorando sempre più. Spesso usiamo dei video, a volte suoniamo le colonne sonore dei videogames facendoli giocare in diretta alla gente (e aumentando la velocità con l’aumentare della difficoltà); ultimamente abbiamo curato la gestualità e l’interazione col pubblico, inserendo alcune gag nei pezzi e chiedendo alle persone di cantare alcune melodie. In più, ci capita di riarrangiare colonne sonore celebri o motivetti simpatici. Non siamo noi a dover giudicare, ma il fatto è che ci chiamano a suonare, per cui crediamo di non risultare troppo ostici.

È inusuale che io vada a … cercarmi il lavoro, ma mi è bastato l’ascolto di un brano - mi siete stati segnalati - per restare incuriosito e quindi voglioso di approfondire. Il colpire all’impatto fa parte del vostro DNA  o è fatto minimamente pianificato?

I nostri gusti musicali sono piuttosto diversi, e forse proprio per questo siamo riusciti a creare una buona alchimia tra la sperimentazione, il tecnicismo, il “groove” (o come si dice da noi il “tiro”), e le melodie accattivanti... questo mix fa sì che al primo ascolto si rimanga incuriositi, al secondo interessati, al terzo o schifati o nuovi fans!

Mi è piaciuto molto il video in cui improvvisate partendo da “… una chitarra scordata, un bidone, un bicchiere, una ciotola e due legnetti”, molto più di un gesto estemporaneo. E’ questa l’essenza della musica?

Se per essenza della musica si intende il saper(si) divertire padroneggiando la tecnica, allora forse sì. Comunque il gesto era veramente estemporaneo: Saverio e Roberto erano a dare una mano al campo estivo degli scout (sì, lo ammettiamo, molti di noi gravitano in quel mondo!), e dopo aver finito di scavare la buca dei cessi sentivano la necessità di svagarsi: si sono guardati intorno, hanno creato una batteria con quello che trovavano, Saverio da bravo nerd ha acceso la videocamera dell’iPhone, ed è nato quel video!

Provate a sognare… realisticamente: cose vorreste realizzare nel futuro immediato, restando in ambito musicale?

Vorremmo registrare nuovi brani col bassista, e soprattutto suonare ovunque, magari fare un bel tour come gruppo d’apertura... dopotutto, siamo nati come gruppo d’apertura!

La loro musica si può ascoltare…

e vedere…


Biografia dal sito

Ci chiamiamo Basta!, ma non ci fermeremo!
Da due anni solchiamo palchi, scaldiamo cuori, interroghiamo cervelli, sudiamo e ci agitiamo, mangiamo insieme prima delle prove, beviamo insieme durante le prove, ridiamo senza senso insieme dopo le prove. Pensavamo di fare prog, ma non ne siamo più così sicuri: nell'attesa di avere un'etichetta per la nostra musica, metaforica ma anche discografica, noi continuiamo a suonare strambamente i nostri curiosi strumenti, miscelando le note pungenti della diamonica con il groove del drum'n'bass, facendo dialogare le melodie del clarinetto basso con i riff incalzanti della chitarra elettrica. Ascoltateci, poi però non demordete e ascoltateci di nuovo: per capirci serve tempo, servono una mente al lavoro e un cuore desideroso di novità. È un amore globale quello che vi chiediamo. Noi proveremo a farvi nostri, voi provate a farci vostri.
Buona esperienza

LINE UP

Damiano Bondi - Diamonica Hammond 44
Saverio Sisti - Chitarra Elettrica, Chitarra 8 corde
Giacomo Soldani - Basso
Andrea TinacciClarinetto - Basso, Clarinetto
Roberto Molisse - Batteria, Percussioni