Quando un appassionato
di musica (Buon Vecchio George) mi propone un nuovo artista/band sono sempre ben predisposto,
immaginando che le affinità personali possano condurre a nuove scoperte, o
almeno a situazioni piacevoli. Dopo 30 secondi di ascolto di Oggetto di Studio, avevo già deciso che avrei
cercato di saperne di più dei BASTA!
Tutti gli elementi a
seguire, dall’intervista in poi, potranno in parte fornire spunti oggettivi di
valutazione, ma la sensazione è quella di aver trovato una band originale,
fuori dagli schemi, che naturalmente ha urgenza di trovare visibilità, uscendo rapidamente dal
contesto locale, per promuovere l’album citato.
I BASTA! presentano qualcosa che “prende”, e raggiungono l’obiettivo
passando per l’originalità, utilizzando strumenti musicale inusuali per il genere che
propongono - diamonica e clarinetto - e il risultato finale è sorprendente per efficacia
e resa generale. Già… il genere, di cosa sto parlando?
Se è vero che ogni
tratto musicale complicato va quasi di
diritto all’interno della famiglia progressiva, la musica dei BASTA! rispecchia realmente certi
canoni, il che non è di fondamentale importanza per l’eventuale gradimento, ma
aiuta a fotografare il gruppo.
Ascoltandoli … sono tornato
indietro nel tempo e ho colto semi di una band che in un mondo pieno di tribute
band pochi riescono a clonare, quei
Gentle Giant in grado di mettere la spaventosa tecnica al servizio di
idee innovative, capaci di trasformare un palco rock facendo ammutolire l’audience
tramortita dal muro sonoro che non trovava modo di essere comparato e
assimilato ad altre entità del momento.
L’ecletticità di
questa giovane band è premiante. Indossare la maschera della follia e della
goliardia in alcuni casi significa coprire le falle, cercare rimedi a carenze
compositive o espressive; nel caso dei BASTA!
parlerei di “ingrediente”, o meglio, di ingredienti, perché ogni azione ha
un peso, e la somma ponderale conduce ad un risultato che io giudico di estrema
qualità.
Dopo l’audio mi sono
concesso un po’ di video, di cui il loro sito è pieno e …. vedendoli … si è rafforzata la mia idea di talento espresso con
modestia, semplicità e perizia tecnica. Anche nelle situazioni minimaliste, estemporanee,
tutto appare chiaro, almeno a me.
La fase live è
divertimento - quando la si sa sostenere - e in quei momenti emergono le
differenti anime, e anche il funky può essere vissuto al di fuori degli
stereotipi.
Un bella sorpresa, una
band da seguire, un gruppo di giovani con le idee chiare, disposti a soffrire
- e soffriranno tanto - per arrivare ad
una corretta dimensione e alla corrispondente visibilità. E noi aspettiamo di
vedere l’evoluzione.
L’INTERVISTA
Sento
la necessità di pubblicizzarvi: riuscite a sintetizzare la vostra storia
musicale, il percorso, il know how e i vostri musicisti di riferimento?
Siamo nati due anni e mezzo fa quasi per scherzo (vedi domanda
6), ma abbiamo subito sentito che stavamo facendo qualcosa di nuovo e bello,
almeno per noi! La nostra originalità, a quanto pare, è stata premiata: abbiamo
fatto molte date, nelle occasioni più disparate (dalle feste della birra ai
concerti con le orchestre!), e l’anno scorso è uscito il nostro primo album, “Oggetto di Studio”, che stiamo cercando
di promuovere al meglio... ad esempio con questa intervista!) Fino a settembre
2013 eravamo in quattro, poi ci siamo arricchiti di un bassista, Giacomo. Se
proprio vogliamo parlare di know how, possiamo dire che cerchiamo di coniugare
la perizia con l’ironia, soprattutto con l’auto-ironia... e non dobbiamo
sforzarci troppo. Veniamo da formazioni musicali piuttosto diverse, ma
sintetizzando possiamo dire che i nostri musicisti di riferimento sono i Dream
Theater, la PFM, i Rush, i King Crimson, Elio e le Storie Tese.
Come
potreste etichettare la vostra musica, uscendo dalla generica definizione di
prog?
Qualcuno ci ha detto che in realtà non facciamo prog, ma noi ci
ostiniamo a crederlo! Se vogliamo trovare un’etichetta diversa, diciamo
“strambo rock strumentale con influenze metal”.
Ho
ascoltato i vostri brani ma non mi è chiara la vostra situazione “discografica”,
a che punto è il vostro album, che strada avete scelto per proporlo. Potete
illuminarmi?
Abbiamo vinto l’edizione 2012 dell’U-Festival, un concorso
toscano di musica emergente. Il premio era l’incisione e la stampa di un cd,
con la storica etichetta “Materiali Sonori” (la prima etichetta dei Litfiba):
ne abbiamo approfittato per condensare la nostra idea di musica in un concept
album, e stiamo cercando di utilizzarlo come “biglietto da visita” per farci
conoscere fuori dai confini della nostra zona, della nostra regione, e magari
anche della nostra nazione!
Uno
degli elementi che vi contraddistinguono è l’utilizzo di strumenti non comuni
in ambito rock (è la famiglia musicale che preferisco!): mi raccontate come
nasce il mix strumentale?
Damiano ha sempre avuto una passione per la diamonica (era
l’unico modo per portarsi una tastiera in montagna!), Andrea è un mastro
clarinettista professionista diplomato, Saverio nella vita precedente era una
Fender e in quella attuale è un uomo-chitarra, Roberto vive in una minuscola
camera occupata per l’80% da una batteria (l’altro 15% è il suo letto, il
restante 5% è lui stesso), Giacomo abbraccia il basso... anzi no, è il basso
che gli salta in collo. Insomma, quando il gruppo è nato, ognuno ha suonato lo
strumento per cui è portato.
Altra
cosa che salta agli occhi è una buona dose di sana follia e voglia di trovare soluzioni
fuori dagli schemi… sto sbagliando nel giudizio?
No,
ma non siamo sicuri che la nostra follia sia effettivamente sana.
Ma…
perché BASTA!
La storia è questa: Damiano e Saverio suonavano in un gruppo
metal chiamato “Anomalia”, piuttosto conosciuto in zona Valdarno (tra Arezzo e
Firenze). Ai concerti degli Anomalia solitamente c’era un gruppo d’apertura, e
le locandine erano del tipo “Anomalia e.....” (con il nome del gruppo spalla).
Capitò una volta che, a due settimane dal concerto, il gruppo d’apertura
previsto disse che non poteva venire. Così nella locandina dell’evento venne
scritto: “Anomalia e Basta!”, come a dire che quella volta non c’era nessun
gruppo d’apertura. Invece Saverio e Damiano pensarono in extremis di riunire
una compagine di musicisti loro amici, di metter su qualche pezzo
iper-improvvisato in due settimane, e di presentarsi al concerto con il nome di
“Basta!”, come fossero loro il gruppo d’apertura. Tutto è nato così. Poi questo nome si è rivelato vincente:
incuriositi, molti ci chiedono perché ci chiamiamo così; inoltre, ai concerti
chiediamo al pubblico di gridare “Basta!” invece che applaudire, così anche se
lo dicono per farci smettere noi ci esaltiamo e continuiamo a suonare.
Che
cosa accade nei vostri spettacoli live? Avete la capacità di coinvolgere
l’audience?
Non è facile facendo questo tipo di musica, ma stiamo
migliorando sempre più. Spesso usiamo dei video, a volte suoniamo le colonne
sonore dei videogames facendoli giocare in diretta alla gente (e aumentando la
velocità con l’aumentare della difficoltà); ultimamente abbiamo curato la
gestualità e l’interazione col pubblico, inserendo alcune gag nei pezzi e
chiedendo alle persone di cantare alcune melodie. In più, ci capita di
riarrangiare colonne sonore celebri o motivetti simpatici. Non siamo noi a
dover giudicare, ma il fatto è che ci chiamano a suonare, per cui crediamo di
non risultare troppo ostici.
È inusuale che io
vada a … cercarmi il lavoro, ma mi è bastato l’ascolto di un brano - mi siete
stati segnalati - per restare incuriosito e quindi voglioso di approfondire. Il
colpire all’impatto fa parte del vostro DNA
o è fatto minimamente pianificato?
I nostri gusti musicali sono piuttosto diversi, e forse proprio
per questo siamo riusciti a creare una buona alchimia tra la sperimentazione,
il tecnicismo, il “groove” (o come si dice da noi il “tiro”), e le melodie
accattivanti... questo mix fa sì che al primo ascolto si rimanga incuriositi,
al secondo interessati, al terzo o schifati o nuovi fans!
Mi è
piaciuto molto il video in cui improvvisate partendo da “… una chitarra
scordata, un bidone, un bicchiere, una ciotola e due legnetti”, molto più di un
gesto estemporaneo. E’ questa l’essenza della musica?
Se per essenza della musica si intende il saper(si) divertire
padroneggiando la tecnica, allora forse sì. Comunque il gesto era veramente
estemporaneo: Saverio e Roberto erano a dare una mano al campo estivo degli
scout (sì, lo ammettiamo, molti di noi gravitano in quel mondo!), e dopo aver
finito di scavare la buca dei cessi sentivano la necessità di svagarsi: si sono
guardati intorno, hanno creato una batteria con quello che trovavano, Saverio da
bravo nerd ha acceso la videocamera dell’iPhone, ed è nato quel video!
Provate
a sognare… realisticamente: cose vorreste realizzare nel futuro immediato, restando in ambito musicale?
Vorremmo registrare nuovi brani col bassista, e soprattutto
suonare ovunque, magari fare un bel tour come gruppo d’apertura... dopotutto,
siamo nati come gruppo d’apertura!
La loro musica si può ascoltare…
e vedere…
Biografia dal sito
Ci chiamiamo Basta!,
ma non ci fermeremo!
Da due anni solchiamo palchi, scaldiamo cuori, interroghiamo cervelli, sudiamo e ci agitiamo, mangiamo insieme prima delle prove, beviamo insieme durante le prove, ridiamo senza senso insieme dopo le prove. Pensavamo di fare prog, ma non ne siamo più così sicuri: nell'attesa di avere un'etichetta per la nostra musica, metaforica ma anche discografica, noi continuiamo a suonare strambamente i nostri curiosi strumenti, miscelando le note pungenti della diamonica con il groove del drum'n'bass, facendo dialogare le melodie del clarinetto basso con i riff incalzanti della chitarra elettrica. Ascoltateci, poi però non demordete e ascoltateci di nuovo: per capirci serve tempo, servono una mente al lavoro e un cuore desideroso di novità. È un amore globale quello che vi chiediamo. Noi proveremo a farvi nostri, voi provate a farci vostri.
Buona esperienza
Da due anni solchiamo palchi, scaldiamo cuori, interroghiamo cervelli, sudiamo e ci agitiamo, mangiamo insieme prima delle prove, beviamo insieme durante le prove, ridiamo senza senso insieme dopo le prove. Pensavamo di fare prog, ma non ne siamo più così sicuri: nell'attesa di avere un'etichetta per la nostra musica, metaforica ma anche discografica, noi continuiamo a suonare strambamente i nostri curiosi strumenti, miscelando le note pungenti della diamonica con il groove del drum'n'bass, facendo dialogare le melodie del clarinetto basso con i riff incalzanti della chitarra elettrica. Ascoltateci, poi però non demordete e ascoltateci di nuovo: per capirci serve tempo, servono una mente al lavoro e un cuore desideroso di novità. È un amore globale quello che vi chiediamo. Noi proveremo a farvi nostri, voi provate a farci vostri.
Buona esperienza
LINE UP
Damiano Bondi - Diamonica Hammond 44
Saverio Sisti - Chitarra Elettrica, Chitarra 8 corde
Giacomo Soldani - Basso
Andrea TinacciClarinetto - Basso, Clarinetto
Roberto Molisse - Batteria, Percussioni