L'amico Augusto Andreoli mi ha inviato il primo di una serie di interessanti articoli legati al mondo "Jethro Tull"
UNA COLLANA DI PERLE
Nel dicembre
1968, i Rolling Stones registrano lo spettacolo Rock and Roll Circus. I
primi ad esibirsi, annunciati da Mick Jagger con un “Ecco per voi stasera il
primo numero dal vivo. Sono i fantastici Jethro Tull!” Ian è infagottato in un
grigio cappotto oversize. Verremo poi a sapere che è lo stesso cappotto che gli
ha consegnato il padre James dicendogli burberamente “You'd better take this. It's going to be a cold winter”
(“Fai meglio a prender questo. Sarà un inverno
freddo”) il giorno in cui il figlio gli annunciava la
decisione di lasciare Blackpool e la famiglia per scendere a Londra in cerca di
fortuna nel mondo della musica. Il brano
è l’ormai leggendario A Song for Jeffrey.
Alla chitarra, Tony Iommi (in seguito chitarrista storico dei Black
Sabbath), una veloce meteora nel panorama dei Tull, praticamente un temporaneo
rimpiazzo di Mick Abrahams in attesa del prossimo – in quei giorni non ancora
all’orizzonte – arrivo di Martin “Lancelot” Barre.
LP (LUOGHI E PERSONAGGI)
Per il primo
assaggio di questa rubrica, let’s go back
in the year one! Il luogo è Dunfermline,
città a 20 km a nord-ovest di Edimburgo. Situata tra il Firth (“fiordo” in
gaelico) of Tay ed il Firth of Forth, ed attraversata dal pittoresco Pittencrieff Park, è l’antica
capitale della Scozia, nota per aver dato i natali a diversi re scozzesi e ad Andrew
Carnegie, imprenditore e filantropo. Famosa è la sua Abbazia, che ospita le
spoglie di Robert the Bruce, re di Scozia ai tempi del celebre William Wallace
(quello descritto nel film Braveheart,
tanto per intenderci). Qui Ian Scott Anderson nasce il 10 agosto 1947, terzo figlio
maschio di padre scozzese e madre inglese. Gli Anderson abiteranno in quel
periodo in Headwell Road prima e in Aberdour Road poi. Nel 1950, la famiglia si
trasferirà ad Edinburgo.
IPSE SCRIPSIT-DIXIT
Da un’intervista al Record Mirror nell’autunno
del 1968:
“I don't agree with people taking drugs or stimulants. They should be
themselves without having to resort to those sort of things” (“Non mi
trovo d’accordo con chi assume droghe e stimolanti. Dovrebbero essere se stessi senza la necessità di ricorrere a quel
genere di cose”).
In una Londra
trasgressiva e psichedelica, quando persino gli ecumenici e rassicuranti Beatles
percorrono le vie che “portano all’oblio” e “aprono le porte della percezione”,
queste parole fanno davvero impressione e danno già allora la misura di una
forte individualità. Chi se lo sarebbe aspettato da uno che in quel periodo
sembrava un incrocio tra uno strafumato hippie ed un clochard avvinazzato…?