martedì 9 agosto 2011

Aldo Ascolese e Gianluca Origone a Frabosa Soprana



Fotografia di Marcello Di Gregorio


Aldo Ascolese e Gianluca Origone arrivano a Frabosa Soprana mentre il centro del paese è carico di banchetti dell'antiquariato, e anche questo aspetto contrubuisce a creare l'immagine della piena vita estiva in una tranquilla zona di montagna. Aldo e Gianluca rimangono sinceramente colpiti, positivamente, e con maggior tempo a disposizione, sono certo, la macchina fotografica di Ascolese avrebbe immortalato per sempre persone e cose. Musica e fotografia, modi differenti per comunicare delle emozioni e regalare una vita duratura.
Ma non solo le strade sono "cariche"... anche il cielo mette in difficoltà gli organizzatori e i tecnici del service, in bilico sulla scelta della corretta location.
Una forte pioggia, attorno alle 18.30, mette tutti d'accordo e così diventa un obbligo indirizzare ogni sforzo verso la Sala Polivalente.
Ma ciò che a volte può apparire un destino maldestro, pronto ad accanirsi su chiunque osi pensare di pianificare e progettare, si dimostra in questo caso... "proprio quello che ci voleva".
La Sala Polivalente è magnifica, con un palco dalle dimensioni stratosferiche ed un'acustica da favola. Circa 200 posti a sedere con comode poltroncine adatte ad uno spettacolo intimistico come quello proposto dalla coppia di musicisti.
Già... come si riempie una sala così, con un tempo infame e nessuna voglia di uscire!? E poi... chi mai avrà letto la scritta in piccolo che evidenziava la possibilità di un concerto al coperto!?
La "macchina organizzativa", costituita da mamme e papà, accende il motore, con disposizioni precise per il "passaparola". Mentre tutto ciò prosegue, si mettono a punto chitarre, il bouzouki, voce e luci. Ottimo lavoro di squadra.
Quando attorno alle 21.30 il concerto inizia la sala è... tutta piena. Un miracolo!
Ma il vero miracolo è la qualità del pubblico, sempre attento, pronto a puntualizzare i momenti salienti con applausi caldi e spontanei, dimostrando reale interesse.
Occorre rimarcare che un concerto è fatto da due poli che si caricano a vicenda. I musicisti "donano" la loro arte, e se ciò arriva a destinazione le emozioni suscitate rimbalzano e ritornano ai mittenti, che captano l'atmosfera magica e, in modo spontaneo restituiscono agggiungendo qualcosa ad ogni passaggio, in un tacito accordo che, se funzionante, determina la riuscita del concerto.
Aldo Ascolese e Gianluca Origone hanno colpito nel segno e, a distanza di due giorni, di loro si parla ancora e ci si chiede se sia possibile una replica.
Gianluca Origone, chitarrista "da conservatorio" (ma non solo) è la spalla ideale, e Aldo mi racconta di come sia unico nel captare lo spirito della sua musica, una sintonia che va al di là della tecnica e che si traduce in momenti magici di cui sarebbe un delitto non usufruire.
A Origone sono affidati gli arrangiamenti del CD di Ascolese, prossimo all'uscita.
Gìa... parli di Aldo e pensi a De Andrè, un marchio dettato da tante similitudini, da una timbrica vocale praticamente uguale, da una vita passata nei vicoli di via Prè, tra prostitute e vecchi uomini del porto. Ma alla fine certi accostamenti possono risultare limitanti. Ascolese ha scritto più di 500 canzoni (numero spaventoso!!!) e ha cantato e suonato ovunque e con chiunque, da De Gregori a Lanzetti, da Lucio Fabbri a Francesco Di Giacomo, tanto per citare concerti di cui sono stato testimone.
A Frabosa abbiamo assistito ad un'anteprima dell'album (che per problemi tecnici non sono riuscito a registrare), con l'aggiunta di un brano ironico dedicato alla ... nonna.
L'anticipazione del disco è stato il giusto assaggio che tutti hanno gradito, ma il grosso del concerto verteva ovviamente su Fabrizio De Andrè, con un repertorio conosciuto, da "Il Pescatore" a "La Canzone di Marinella", da "Creuza de Ma" a "Bocca di Rosa", solo per citarne alcune.
Emozionante sentire il pubblico, in gran parte "genovese", mormorare alle prime note di un nuovo brano, rimarcandone la conoscenza.
E tra tanto "Faber", c'è spazio per molto altro, da Guccini a Tenco, da De Gregori a Conte, con una "sosta" su un brano che avevo dimenticato e che è rimasto nella "gola" e nella mente dei presenti. Parlo di "Albergo a Ore", una triste canzone di Herbert Pagani dal titolo originario "Les amants d’un jour", incisa dalla grande Edith Piaf nel 1956.
Nel tempo della gioventù, per certi versi scellerato, avrei decisamente rifiutato l'ascolto di un brano così "impegnato", ma risentirlo in piena maturità, proposto con così tanta intensità da Ascolese, mi ha procurato una certa emozione.
Ed è proprio questo il maggior pregio di Aldo, saper trasmettere ciò che ha dentro, arrivando diretto al cuore della gente.
Grande comunicatore!
C'è anche spazio per l'interazione, con la partecipazione nei cori di alcuni dei presenti, nei brani "Geordie" e la già citata "Creuza de Ma".
Due ore di musica, due ore di pieno coinvolgimento, con evidente soddisfazione di tutte le componenti... artisti, pubblico, service e Proloco, organizzatrice dell'evento.
Ma un piccolo pensiero mi frulla in testa ... se quella canzone ironica, "La Nonna", apprezzata da tutti indistintamente, fosse stata scritta (o interpretata) da Fabrizio De Andrè... non sarebbe stato un successo planetario?