La musica.
La Quarta Dimensione (termine con il quale
si identifica il fattore tempo) è il titolo del nuovo disco del compositore e
musicista Luca Olivieri.
Dodici brani strumentali, alcuni realizzati per
spettacoli teatrali e sonorizzazioni di film muti d'epoca, altri semplicemente
nati come brevi frammenti e rielaborati in tempi diversi.
Oltre all'autore, impegnato con tastiere,
wurlitzer, Korg MS 20, programmazioni, glockenspiel, melodica e percussioni,
hanno partecipato alla realizzazione del disco numerosi musicisti: Mario Arcari
(storico collaboratore di Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati, Mauro Pagani e
altri) ai fiati, Fabio Martino, Fabrizio Barale e Andrea Cavalieri (ovvero una
buona rappresentanza degli Yo Yo Mundi a caratterizzare e colorare diversi
brani con fisarmonica, chitarra elettrica, contrabbasso e basso elettrico), la
talentuosa violoncellista Giovanna Vivaldi e ancora Diego Pangolino
(percussioni) e Roberto Lazzarino (chitarra elettrica).
Il musicista
LUCA OLIVIERI
Nato a Milano nel 1968, svolge da anni attività di musicista
(pianoforte, tastiere e programmazioni), compositore e arrangiatore.
Diplomatosi in pianoforte presso il conservatorio "N. Paganini" di
Genova, ha inoltre frequentato corsi di composizione e musica elettronica
(Civica Scuola di Musica - Milano, SAE Institute - Milano) e partecipato a
workshop con artisti quali Howie B, Françoise Kevorkian, Roberto Vernetti e
altri.
Ha prodotto musiche originali per diverse compagnie e
registi teatrali, collaborando tra gli altri con Fabrizio Contri e Valerio
Binasco (entrambi attori e registi del Teatro Stabile di Genova e protagonisti
di pellicole e fictions televisive di successo) ed Enzo Buarnè (Teatro del
Rimbombo). Alcune sue musiche sono state inserite negli spettacoli teatrali
"Ricordi Fuoriusciti" (ACTI Teatri Indipendenti/Teatro Stabile
Torino) e "Il Fiume Rubato" (Narramondo).
Collabora attivamente con il gruppo Yo Yo Mundi, con il quale ha registrato diversi
dischi e partecipato a spettacoli live in Italia, Svizzera, Gran Bretagna,
Irlanda e Olanda. Grazie a questa intensa collaborazione ha potuto suonare con
numerosi artisti tra cui Giuseppe Cederna, Franco Branciaroli, Marco Baliani,
Marino e Sandro Severini (Gang), Paolo Bonfanti, Claudio Fossati, Giorgio Li
Calzi, Maurizio Camardi, Martina Marchiori e altri. Nel 2008 viene pubblicato
La Quarta Dimensione, il suo nuovo lavoro discografico. Composto da dodici
brani strumentali, il disco vede la partecipazione di numerosi ospiti tra cui
Mario Arcari (storico collaboratore di Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati, Mauro
Pagani e altri) e alcuni componenti degli Yo Yo Mundi.
(www.lucaolivieri.eu
/ www.myspace.com/lucaolivieri)
L'intervista
Ho ascoltato il tuo ultimo lavoro e mi sono fatto l’idea di un
prodotto gradevole e raffinato. Come spesso capita con la musica di qualità, il
tuo risulta un lavoro rivolto a un pubblico di nicchia. Sei mai stato tentato
di seguire la via del prodotto più commerciale per “accorciare la strada” verso
una giusta visibilità?
Principalmente mi occupo di musica per soddisfare una mia esigenza personale e penso che mi sentirei a disagio se lo facessi esclusivamente per inseguire il successo commerciale. Mi sento ripagato anche da un pubblico fatto di piccoli numeri e pur constatando che la vendita di più dischi renderebbe molte cose più facili trovo che la cosa più importante sia la coerenza con se stessi e di conseguenza il rispetto per chi ti segue. Detto ciò non ho nulla contro chi ha successo, anzi, se mi si presentasse l'opportunità di far conoscere maggiormente la mia attività artistica senza snaturarne i contenuti non avrei problemi ad accettare.
Da dove trai l’ispirazione per le tue composizioni?
Un pò da tutto ciò che mi circonda, diciamo dalla
vita in generale... Lo spunto per una melodia o una certa ambientazione sonora
mi può venire mentre cammino o leggo un libro e naturalmente anche ascoltando
musica. Contrariamente alla fase di realizzazione più pratica (arrangiamento,
registrazione e produzione), che solitamente svolgo in tutta calma nel mio
studio, raramente mi fermo a pensare a tavolino a come far nascere o trovare
un'idea musicale. E' un processo molto naturale e in continua evoluzione.
Quali sono i tuoi punti di rifermento musicali, gli
artisti che ti hanno portato sulla via della musica?
Ho iniziato da giovane con il pianoforte classico,
ma presto ho capito che non mi bastava il solo mondo accademico del
Conservatorio ed ho iniziato a frequentare e suonare diversi generi di musica.
Così è stato anche per gli ascolti e nel mio cammino ho trovato molti artisti
che indirettamente hanno contribuito alla mia crescita artistica: su tutti
citerei Brian Eno, Claude Debussy, Ivano Fossati, Hector Zazou, i Talk Talk
degli album più sperimentali, Robert Wyatt.
Nelle mie interviste non manca quasi mai la domanda che tende a verificare l’importanza di un testo in un qualsiasi brano. Partendo dal fatto che da bambini ci siamo innamorati di canzoni straniere di cui non capivamo una parola, e che quindi anche il “cantato” diventava musica, provo sempre a … indagare. Una mia recente conoscenza mi ha regalato questa frase: “ La musica strumentale, per sua natura è in grado di evocare le parti più nascoste dell'animo umano, proprio perché è l'essere umano a fungere da mezzo, a volte inconsapevole, affinché la musica, intesa come espressione del divino e dello Spirito, parli ai nostri cuori.” Mi dai la tua opinione sull’argomento?
Nelle mie interviste non manca quasi mai la domanda che tende a verificare l’importanza di un testo in un qualsiasi brano. Partendo dal fatto che da bambini ci siamo innamorati di canzoni straniere di cui non capivamo una parola, e che quindi anche il “cantato” diventava musica, provo sempre a … indagare. Una mia recente conoscenza mi ha regalato questa frase: “ La musica strumentale, per sua natura è in grado di evocare le parti più nascoste dell'animo umano, proprio perché è l'essere umano a fungere da mezzo, a volte inconsapevole, affinché la musica, intesa come espressione del divino e dello Spirito, parli ai nostri cuori.” Mi dai la tua opinione sull’argomento?
Credo che un'affermazione come questa non necessiti di troppi commenti, dice tutto e mi trova pienamente d'accordo. La musica strumentale ha una potenzialità infinita, si lascia immaginare e non è "vincolata" da parole, interpretazione vocale o altro. Personalmente trovo molto stimolante lavorare su un brano senza testo, mi porta a porre la mia attenzione su particolari e sfumature che possono fare la differenza.
La persona a cui facevo riferimento nella domanda
precedente è Ciro Perrino, che probabilmente conoscerai. L’impressione che mi
sono fatto parlando con lui, è che lo strumento, qualunque esso sia, possa
essere un tramite per arrivare a qualcosa di trascendente, un’appendice del
nostro corpo capace di fare da tramite verso mondi altrimenti irraggiungibili.
Dove ti porta il tuo strumento, nel quotidiano, al di là del lavoro e di
eventuali obblighi contrattuali?
Onestamente non vedo in me un esecutore o un virtuoso dello strumento, preferisco concentrarmi sulla fase di realizzazione "totale" della mia musica lavorando con l'elettronica, i sistemi di registrazione, l'arrangiamento, come è accaduto ad esempio per "La Quarta Dimensione", il mio ultimo disco. Cerco di indirizzare le mie energie verso una ricerca sonora il più personale e libera possibile, un privilegio questo che mi porta ad avere sempre entusiasmo per quello che faccio con la musica.
Ho sentito recentemente un noto artista, da sempre
nell’ambito del prog, giustificare in qualche modo le canzonette di Sanremo,
dignitose per il semplice fatto che soddisfano un’esigenza, quantitativamente
considerevole. Sei d’accordo? E’ capibile che per portare a casa lo stipendio
si rinneghi magari la propria natura e si scenda a bassi compromessi?
Cercare a tutti i costi il favore del pubblico in termini di quantità, non mi trova d'accordo... Se invece una proposta è sviluppata con sincerità e coerenza e arriva anche al grande pubblico (come a volte accade) la trovo una bella cosa e probabimente questo dimostra che la gente è molto più sensibile e attenta di quanto si pensi. Andare a Sanremo non trovo che sia vergognoso, basta che ci si presenti con una proposta che rappresenta realmente il proprio percorso, la propria storia. Penso agli Avion Travel, che hanno partecipato e vinto semplicemente portando se stessi, un loro suono, una loro teatralità... Come ho detto prima l'importante è lavorare bene e sapere di aver rappresentato se stessi nel modo migliore.
Che tipo di musica ami, oltre a quella che proponi? Ti
capita mai di divertirti con musiche meno impegnate ma comunque istintive?
Credo di essere un ascoltatore molto curioso e cerco
di avvicinarmi a diversi generi senza problemi, sia per rimanere aggiornato
professionalmente che per puro piacere. Sono convinto che ci sia sempre
qualcosa da imparare, anche da musiche apparentemente molto distanti tra loro e
naturalmente mi diverto molto, specialmente quando trovo novità interessanti;
ultimamente ho scoperto Rokia Traorè, una cantante africana davvero brava, e in
ambito pop mi ha colpito molto Malika Ayane, sia per la voce che per la sua
personalità.
Noto un risveglio musicale e una presenza importante
della gente, di ogni età, ai concerti. Stiamo vivendo un momento fortunato o è
cambiato davvero qualcosa?
La gente ha voglia di spettacolo e di cultura, ci sono buoni
riscontri per i concerti dal vivo, credo che l'evento live, rispetto allo
sbandamento e alla crisi che sta vivendo la discografia, sia una cosa a cui si
rinuncia meno e da cui si traggono più conferme; l'artista c'è, propone uno
spettacolo, esiste. Speriamo che il pubblico continui così e non si arrivi al
distacco e al disinteresse che si vive oggi nei confronti del mercato
discografico, dove l'oggetto disco ha perso il proprio valore, commerciale ma
soprattutto culturale.
Hai a cuore la diffusione del verbo musicale verso le nuove leve?
Certo, la musica è vita e credo sia fondamentale far
conoscere ai giovani quanto è importante e bello ascoltare musica e magari
suonare uno strumento. In Italia manca questa cultura e anche a livello di
strutture non siamo messi bene; se si pensa al nostro passato (anche recente),
è incredibile constatare come manchino le basi culturali per seguire i giovani
verso un percorso che li aiuti ad avvicinarsi alla musica e che permetta a chi
lo desidera di farlo diventare un lavoro vero e proprio.
Mi racconti qualcosa dei tuoi progetti futuri?
Sto cominciando a pensare ad alcuni nuovi brani,
anche se tutto è ancora in fase di raccolta di idee; vorrei iniziare a
registrare qualcosa, giusto per capire quale direzione prendere...
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