lunedì 10 novembre 2008

On the Road


Per la serie "L'angolo del forumista tullico", propongo oggi uno scritto di Glauco Cartocci.
Meriterebbe di essere il vero oggetto del post , Glauco, per le cose che ha fatto e per quelle che farà, ma avrò modo di raccontare di lui, a tempo debito( scorrendo il menù a destra, arrivando ai "siti amici", si trova il link al suo spazio, piccola attività rispetto alle reali occupazioni).
Oggi è presente in qualità di amico/collaboratore e ci parla "della strada".

On the road

Uno dei temi più affascinanti nella letteratura, e, per restare nel nostro campo, nel rock, è da sempre il tema del viaggio: specie per me che sono un pigro, e che i viaggi li faccio più che altro con l'immaginazione. L'influenza fondamentale, per la generazione di musicisti che noi abbiamo amato, non è stata certo quella di Ulisse ma quella di Kerouac e, in minor misura, quella di William Burroughs ed Ezra Pound.
Ahimè, io il mitico "sulla strada" non l'ho letto.
Lo comprai, lo cominciai a leggere 35 anni fa, ma non ce l'ho mai fatta a superare pagina quattordici.... Sai quando prendi un libro per storto, se non ti cattura subito alla prima pagina la cosa si incancrenisce, e difficilmente si risolve !? Ce ne ho un altro paio di libri così, ma forse con quelli riuscirò a sbloccare la situazione... per quanto riguarda "Sulla strada", forse preferisco viverne i riflessi (letterari) piuttosto che la fonte.

"Ezy rider, Ezy rider, che viaggia sull'autostrada del desiderio. Dice che il vento libero lo porta più in alto, mentre tenta di trovare lassù il suo paradiso...quanto tempo durerà, lo posso prevedere? " canta Jimi Hendrix, riprendendo i temi del film Easy Rider (in cui questa canzone non c'era, c'era invece "If 6 was 9")...
Il viaggio più noto della storia della filmografia rock cominciava con Nato per essere selvaggio ("amo il fumo ed il fulmine... il tuono del metallo pesante... la corsa del vento e la sensazione di essere sotto di esso")Roger McGuinn e i Byrds avevano fornito alla pellicola le altre due più simboliche canzoni (insieme appunto al pezzo degli Steppenwolf).
La prima era "I wasn't born to follow" (Devo fare un viaggio là dove brillano le rocce scoscese simili a diamanti...e mi tufferò nelle spumeggianti acque della cascata / Lei può pensare, può credere, può discutere con la sua logica, e menzionare tutte le cose che perdo. Quelle in realtà non hanno valore; alla fine capirà che non ero nato per seguirla.)
L'altra, quasi una "title track" era chiamata "Ballad of Easy Rider"(tutto ciò che egli voleva era essere libero, e in questo modo accadde / Corri, fiume, corri verso il mare. Fa che le tue acque lavino / Portami via da questa strada in qualche altra città).

Altri viaggi: in "Riders on the Storm" il tema delllo spostamento va a coincidere con l'allegoria della vita (viaggiatori nella tempesta, siamo nati in questa casa, siamo stati scagliati in questo mondo...) ma sulla strada si può incontrare la morte: in una scena che precede, e molto probabilmente ispira il film "The Hitcher", Morrison dice: "Prenditi una lunga vacanza, fai giocare i tuoi bambini; se dai un passaggio a quest'uomo, la dolce famiglia morirà... c'è un assassino per la strada."

John Mayall, dal canto suo, doveva aver combinato un gran bel casino, perché in "I started Walking" diceva: "non è ancora nato un costruttore così bravo da poter rimettere a posto tutte le rovine che mi sono lasciato alle spalle... in quella grigia mattina cominciai a camminare".

L'allegria di una vita in roulotte è invece il tema di "Going mobile" degli Who ("Ho una casa su ruote, guarda che bello essere mobile... sono uno zingaro aria-condizionato... guarda come la polizia e gli agenti del Fisco non riescono a starmi dietro... sono mobile!! beep beep!" )

Il disco capolavoro di Joni Mitchell, "Hejira" è tutto un "travelogue", un diario di viaggio.
Il titolo è di per sé un richiamo al viaggio di Maometto, poi allargatosi come significato, fino ad indicare separazione, allontanamento, volo, itinerario, ricerca...
("Sto viaggiando in un qualche veicolo; mi siedo in un qualche caffé...
Sai, non è mai stato facile combattere o rinunciare / sia che uno percorra tutta l'estensione degli estremi sia che vada sempre dritto per la stessa strada... noi siamo solo particelle di mutevolezza, in orbita intorno al sole. Ma come posso avere questo punto di vista, se sono sempre legata, incatenata a qualcuno?")

Ancora, da "Amelia" (dedicato alla trasvolatrice atlantica scomparsa, Amelia Earhart):
"La gente ti dirà dove è stata, ti dirà dove andare... ma finché non ci sarai arrivato tu stesso, non lo puoi sapere. Dove alcuni trovano il proprio Paradiso, altri riescono solo a star male".

Da "Coyote", dedicata ad un "rimorchione" incontrato chiedendo l'autostop: "Nessun rimpianto, coyote/ hai solo preso su una che chiedeva un passaggio/ una prigioniera delle affascinanti linee bianche dell'autostrada".

Da "Black Crow": "sono come un corvo nero, nero come l'autostrada che mi porta... ogni tanto vedo qualcosa di luccicante e la punto...ho preso un traghetto per arrivare all'autostrada, poi ho guidato fino ad un aereoporto, ho preso un aereo fino ad un taxi ed un taxi fino al treno. Ho viaggiato così tanto che non so se mai riconoscerò casa mia...."

E qui mi permetto un'osservazione abbastanza scontata: il fascino della strada è quasi sempre legato alla stanchezza associata alla vita errabonda, un contrappeso inevitabile.
Lo stesso senso di oppressione che si evince da "Driving Song" dei Jethro Tull:
"Smetteranno mai di guidarmi? Prenderanno mai un pò di tempo per vedere che ho bisogno di riposo... sto facendo del mio meglio, ma questa vita dura che ho vissuto mi farà morire".
..o dalla mitica "Two of Us" dei Beatles: "Due di noi che corrono verso il nulla, spendendo la paga sudata di qualcuno. Due di noi con gli impermeabili, dritti solitari nel sole. Due di noi che bruciano fiammiferi, alzano chiavistelli, sulla nostra strada verso casa... stiamo andando a casa".

La stessa "On the road again" che dovrebbe costituire il manifesto della "vita sotto un tetto di stelle", rivela come questa sia quasi una condanna: "non ho soldi per chiamare chiamare la mia speciale amica, allora sono ancora sulla strada, e sono stanco".

E così i King Crimson, che su "Beat" dedicano due canzoni a Kerouac ("Sartori in Tangier" e "Neal & Jack and me") cantano:
"Io sono ruote... sono ruote in movimento... sono una Studebacker coùpe del 1953..."
..ma l'entusiasmo iniziale lascia il posto a "Stanza d'albergo voglia di casa in un letto fresco blu ... la più lunga telefonata a casa della Storia... niente sonno niente sonno niente sonno..."
"Neal & Jack e me... amanti assenti... amanti assenti..."

(Copyright Glauco Cartocci 2008-vietato l'utilizzo non autorizzato)


On the Road Again - Canned Heat


1 commento:

Unknown ha detto...

Il viaggio è pur sempre avventura e ricerca e lo "spostamento" fa parte della cultura fondante degli Stati Uniti...
Un altro bell'esempio di viaggio musicale "on the road", stavolta sul Greyhound (altro pezzo di Storia americano), è America di Simon and Garfunkel

Hamrin