martedì 15 gennaio 2008

Finardi e la 5 E


Ho già scritto del mio amore per il mondo di Eugenio Finardi.
Ho anche già raccontato più volte di come io prediliga la musica rispetto al testo, e di come mi sia sempre apparso utopistico cercare di cambiare il mondo attraverso una canzone.
Come sempre accade, la realtà viaggia su una linea mediana, e gli estremi sono sempre eccezioni.
I testi di Finardi non sono quelli ermetici di De Gregori… quelli nemmeno ci provo a decriptarli e mi sono sempre chiesto se il suo fosse sfoggio di cultura, oppure il “metterci alla prova”, o ancora la voglia di stupire, o chissà cosa d’altro.
Amo la semplicità e sono molto felice quando qualcuno mi scrive che “racconto delle cose”, magari nuove (nonostante siano antiche) che sono comprensibili a tutti.
Finardi esprime concetti e sentimenti che spesso abbiamo dentro e proviamo quotidianamente, e magari non riusciamo a spiegare.
In un post precedente, a lui dedicato, avevo inserito la canzone “Mezzaluna” che descrive un feeling che provo in continuazione.
Ma io, comune mortale, non ho mai pensato di trasformare un imput simile in un brano che, come accade alla poesie, rimarrà per sempre.
Le canzoni e le poesie hanno questa fantastica peculiarità ... sono “immagini” che rimarranno per sempre e sopravviveranno a chi le ha create.
Di queste “immagini “Finardi me ne ha fornite tante, e mi ha indotto a molte riflessioni.
Ma perché oggi propongo questi pensieri?
Io vivo di collegamenti, aggancio le situazioni, le interseco e dopo una bella miscela mi esce “il pensiero del giorno”.
In questo periodo di feste si ritrovano persone a cui si e’ legati profondamente, anche se si vedono episodicamente.
Nel caso specifico mi riferisco ai miei compagni di scuola.
Dal diploma sono passati trent’anni  anni, e noi ex alunni della 5E, con tanto di ex professori (prima 2, ora purtroppo solo uno ), ci vediamo con regolarità , per una cena o per un concerto (e’ successo quest’anno con Steve Hackett).
Non è così normale, non accade a nessuno che conosca, però abbiamo tessuto la trama di un amicizia che abbiamo coltivato nel tempo e che, grazie alle nuove tecnologie(vedi mail), fa si che praticamente ci sentiamo ogni giorno.
E’ così normale che 50enni, ex compagni di scuola, si contattino quasi quotidianamente?
A me sembra un miracolo.
Ed ora la connessione con Finardi.
Una delle canzoni che mi piaceva suonare ed ascoltare era “Scuola”.

Questo il testo.

“Ci dicevano, insistevano, di studiare
che da grandi ci sarebbe stato utile sapere
le cose che a scuola andavamo a imparare
che un giorno avremmo dovuto anche lavorare.

E c'è chi è stato promosso, c'è chi è stato bocciato,
chi non ha retto la commedia ed è uscito dal gioco
ma quelli che han studiato e si son laureati
dopo tanti anni adesso sono disoccupati.

Infatti mi ricordo mi sembrava un po' strano
passare quelle ore a studiare latino
perché allena la mente a metter tutto in prospettiva
ma io adesso non so calcolare l'iva.

Io volevo sapere la vera storia della gente
come si fa a vivere e cosa serve veramente
perchè l'unica cosa che la scuola dovrebbe fare:
è insegnare a imparare.

Io per mia fortuna me ne son sempre fregato
non facevo i compiti, non ho quasi mai studiato.
Ascoltavo dischi, mi tenevo informato.
Cercavo di capire ed adesso me la so cavare.

Perciò va pure a scuola per non far scoppiar casino,
studia matematica ma comprati un violino,
impara a lavorare il legno, ad aggiustar ciò che si rompe,
che non si sa mai nella vita un talento serve sempre ".


Queste parole le ho rivisitate più volte e a distanza di anni non le giustifico in toto, perché io non sono più quello di un tempo, e probabilmente anche Eugenio modificherebbe qualcosa.
Ma i lustri che si susseguono ci regalano la sola cosa preziosa che si abbina agli anni che passano… l’esperienza.
Adoro l’ultima strofa…”studia matematica, ma comprati un violino... impara a lavorare il legno e ad aggiustare ciò che si rompe… che non si sa mai nella vita… un talento serve sempre”.

Questo e’ per me vangelo ed è quello che cerco di trasferire ai miei figli.
Ma viviamo in una società complicata, dove occorre mediare tutte le situazioni, dove i compromessi ti permettono di vivere, dove occorre”reggere alla commedia… per non uscire dal gioco “, quel gioco che spesso significa sopravvivenza.
E poi qualche volte i più in gamba emergono, come dovrebbe sempre essere.
Forse” conoscere la vera storia della gente” lo si può fare parallelamente allo studio del latino, scoprendo magari su internet come “calcolare l’IVA”.
Di sicuro so che non ci si può permettere di vivere di principi … questa è l’utopia della mia giovinezza!
Ma a me, studente scellerato, e a tutti quelli della 5 E, che cosa ha dato la scuola?
Difficile correlare gli insegnamenti ricevuti con ciò che siamo riusciti a costruire nella vita.
La sola cosa certa e’ che quando rivisito quegli anni, e li dilato sino al presente, vedo un gruppo di persone sensibili, che al di là dei drammi di vita che arrivano inesorabili in ogni famiglia, hanno stabilito un rapporto di amicizia che e’ come un patto non scritto, sigillato prima da Omero, il nostro Prof, non più presente, e attualmente dalla moglie Marina, unitamente a Margherita , Prof di Italiano.
Credo che di questo abbiamo tutti bisogno… amici sinceri.

E ascoltiamo “Scuola”, mentre le immagini dei miei compagni di scuola, scorrono...









3 commenti:

Anonimo ha detto...

L'utopia della
giovinezza...
ti ha spalancato gli occhi verso visioni nascoste, ai più. Hai comprato un violino visionario,
il massimo che tu possa fare è riuscire a farlo
vedere anche ai tuoi figli.

E' bello quanto scrivi, e poi le foto, "Scuola" in sottofondo,...emozioni vere.

ciao..
Rosanna (dal forum di EF!)

Anonimo ha detto...

Io appartengo alla categaria di quelli che non hanno retto la commedia...e ora a quasi 50 anni mi pesa un pò, mi manca un pezzo... , però ho imparato altre cose quelle che solo la vita insegna e ancora non ho finito!
C'è tanto di vero in questa canzone e l'emozione di ritrovare compagni di un pezzo di vita è "dolceamara", però ti appaga e ti ripaga di anni e di problemi che ti hanno tolto il fiato! Un attimo di ricordi vale più di una vita a ricordare ...niente!
Raffaella

Anonimo ha detto...

a leggere i vostri commenti mi ritrovo anch'io studente della 5E