lunedì 7 gennaio 2008

Jimi Hendrix



Da quando ho aperto questo blog, dichiarando che avrei dedicato lo spazio maggiore alla musica, ho tralasciato molti mostri sacri a me cari.
La mia idea è quella di "incontrarli" tutti, prima o poi, intendendo l'incontro su queste pagine una sorta di omaggio a chi tanto mi ha dato attraverso il mondo dei suoni.
Però dover raccontare qualcosa di originale su qualche mito,che magari da 40 anni calca i palcoscenici, è davvero difficile, e le cose che posso aggiungere restano nel "recinto che contiene aneddoti o pensieri personali"e quindi di relativo interesse.
Questa sorta di pudore, di rispetto verso gli Dei, mi spinge spesso alla ricerca di cose ormai perse, forse minori nell'immaginario collettivo, ma di assoluto valore.
Parlo di band e musicisti che hanno fatto la storia della musica, e che riscopro sempre con piacere, spesso con entusiasmo... quell'eccitazione che poi mi spinge verso nuove, incessanti ricerche.

Ma oggi, non so perché, è giorno da miti ed il mio pensiero ricade su Jimi Hendrix.
Il web è zeppo di discografie, biografie, testi e fotografie, e nulla potrei aggiungere.

A seguire uno stralcio di quanto già scritto un anno fa nel sito "Itullians".

"La prima opera, trovata sotto l'albero di Natale, racconta la vita di Jimi Hendrix. Si intitola "La stanza degli specchi" ed e' scritto da Charles Cross.
Sono a ¾ di libro ed ho raggiunto ormai il 1969 ed io ricordo perfettamente quel giorno di settembre del '70, quando si diffuse la notizia della morte di Jimi.
Avevo da poco visto il film " Woodstock" e quindi sapevo bene chi fosse Hendrix, anche se avevo solo 14 anni.
Nella lettura sono quindi ad un anno dal decesso e non ho trovato ancora niente di bello in quella vita.
Le star sono irraggiungibili e facilmente invidiabili, ma io non penso ci sia qualcosa da rubare in quell'esistenza.
Qualità tecniche mostruose, genio musicale, artista, compositore ed interprete rivoluzionario, uomo capace di segnare una svolta nell'utilizzo della chitarra elettrica.
Leggendo di lui ci si aspetta un inizio difficile ed una morte precoce. Tra i due opposti si pensa ad una vita da favola.
Niente di tutto questo.
Infanzia da fame e senza regole. Morte in pieno eccesso e trasgressione. Fatica enorme per arrivare, attorno ai 25 anni, ad essere conosciuto ed apprezzato.
Ecco ciò che mi ha impressionato, una gavetta lunghissima, tra stenti di ogni genere e con pochi affetti certi, e nessuna possibilità di godere della proprio immensità.
Altre rock star contemporanee sono ancora in auge e vivono nel pieno del successo, con qualche pausa e tanta luce.
Lui no.
Un vita davvero brutta che non auguro a nessuno."

A me piace pensare che Hendrix si sentisse a proprio agio anche tra gente comune,in una via di Seattle o Londra, come nella foto del post, e non esclusivamente on stage.

Ed ora ascoltiamo uno dei miei pezzi preferiti: "Hey Joe"




1 commento:

Anonimo ha detto...

ho sempre associato la figura di Hendrix alla solitudine.. le sue "Hey Joe..foxy lady...all along the watchtower" mi mettevano tristezza...forse perchè ero emotivamente coinvolto dalla tragica storia di questo ragazzo rimasto orfano della madre in tenera età, cresciuto tra miseria ed emarginazione.Una persona indifesa,vulnerabile,che affogava le proprie insicurezze nella droga.Quel giorno di settembre ho pianto