lunedì 4 dicembre 2023

Ancient Veil: commento a “Puer aeternus” e intervista ad Alessandro Serri e Edmondo Romano


Le origini della storia dell’ensemble genovese Ancient Veil risalgono ad oltre trent’anni fa, e ritrovarli oggi con un nuovo album, organizzato, vario, piacevole, tanto da poter illuminare una scena musicale che è appiattita su ciò che “richiede il mercato” - e che di certo non riesce a scaldare lo scrivente - non può che essere fatto gratificante.   

Il nuovo progetto è un concept album che si intitola “Puer aeternus”, la cui collocazione appare complicata - ancorché inutile - perché la proposta è così raffinata e delicata che creare obbligatoriamente uno spazio in una categoria ortodossa non regala grandi soddisfazioni. Certo è che la contaminazione elevata suggerisce in modo naturale di volgere lo sguardo al mondo progressivo.

Non entrerò nei dettagli del racconto perché l’intervista che Alessandro Serri e Edmondo Romano mi hanno concesso è davvero esaustiva e si sofferma su tutti gli anfratti possibili, ma il contatto con la musica degli A.V., questa musica, permette di sognare, di vivere l’esperienza in modo totalmente leggero, a dispetto di un contenuto lirico di grande valore. Tutto questo giro di parole per sottolineare il contrasto tra la complessità dell’opera e la facilità di fruizione di una musica che non è destinata alla solita nicchia. Non è una creazione per alcuni ma per tutti, almeno per quelli che sanno vivere le esperienze sonore senza preconcetti.

Tutto profuma di cultura - la musica è cultura - ma la storia di Puer conduce a mille riflessioni, ci obbliga a soffermarci e a prendere il tempo necessario per rivivere la nostra storia personale e confrontarla con l’iter evolutivo e con l’idea di futuro.

L’ho definita “opera” perché è un termine che mi sembra calzante, paradigma della dimensione che la band propone, tra musica e teatro, immagini e poesia, aspetti visuali e sonori, e tutto contribuisce alla stimolazione dei sensi.

La musica fluisce attraverso i suoni della tradizione, gli elementi prettamente acustici si miscelano ai ritmi tribali e moderni, e il risultato inchioda nel luogo di ascolto, pronto ad un replay immediato.

Sono tanti i personaggi che compongono il concept, e per fornire un ventaglio di possibilità, unendo il singolo attore all’ideale interprete, sono intervenuti numerosi artisti i cui nomi compariranno a seguire, nell’intervista e utilizzando un link che consente di analizzare i dettagli.

Purtroppo non è più tra noi un musicista che avrebbe dovuto fare parte della squadra, Vittorio De Scalzi, a cui l'album è dedicato.

Poesia, storia, stilemi della cultura umanistica, arte… tutto racchiuso in un album incredibile di cui propongo un sample audio/video, un piccolo assaggio per i curiosi.

Anche io sono curioso, desideroso di vedere cosa può accadere, quando “Puer aeternus” andrà in scena dal vivo…

(https://mat2020comunicatistampa.blogspot.com/2023/11/il-gruppo-prog-ancient-veil-presenta-il.html)


La chiacchierata con Alessandro Serri e Edmondo Romano


Di cosa parla “Puer aeternus”, l’ultimo lavoro degli ANCIENT VEIL?

E.R. Ognuno di noi può essere “Puer aeternus”, ognuno di noi lo è.

Riporto qui le mie parole scritte per presentare l’album: così inizia la storia del concept album “Puer aeternus”.

Lui, Puer, essere incorporeo senza definizione di età e sesso, si trova in un apparente Eden. Un limbo eterno, piacevole, illuminato, sempre uguale e perfetto ma allo stesso tempo morto perché totalmente privo di crescita. Egli è imprigionato in una dimensione dove non è né adulto né bambino, dove nulla cresce e nulla è responsabilità, un luogo privo di desideri. In questa realtà esistente da un tempo così lungo da non riuscire a ricordarne l’inizio, Puer si interroga sulla sua eterna condizione.”

La tematica del nuovo lavoro degli Ancient Veil è antica e attuale come tutti i drammi eterni che l’uomo da sempre vive. L’album racconta in metafora la storia dell’uomo cosciente attraverso la vita di Puer aeternus, un eterno adolescente che nella sua vita si trasforma diverse volte, rinasce diverse volte, si trasforma in Hermes e poi in Kore. Cerca in tutta la sua storia di migliorare il mondo che lo circonda senza comprendere che spesso la sua ingenua sincerità lo trasforma in una pedina facilmente plasmabile dal tempo e dalla sete degli esseri egoici. Riesce a trovare il vero equilibrio “verso la linea verticale” solo quando finalmente capisce che l’unica via percorribile per crescere e diventare consapevoli è la coesistenza sinergica con la Natura. 

So che è il frutto di un lavoro lunghissimo curato nei minimi particolari: ci raccontate l’iter creativo?

A.S. Siamo partiti dall’idea di fare un concept album, alla maniera di “Thick as a brick”, ma stavolta con testi in italiano e molti brani sono nati proprio in funzione dell’inserimento di temi ricorrenti, come avviene nelle opere liriche, quando compare o viene citato un personaggio. A partire dal tema del “Puer” che compare per la prima volta nel disco nel brano “Nella stanza l’intera storia umana” e poi ritorna diverse volte fino al penultimo brano “La saggezza della Natura”.

Ho composto quasi tutti i brani tra il 2020 ed il 2022, tranne alcuni scritti diversi anni fa, che però, secondo noi, stavano bene in questo contesto. In particolare, vorrei citare “La visione della parte mancante” che ho composto nel 1986 quando avevo solo 17 anni. Alcuni brani poi sono stati completati insieme a Edmondo.

Un nuovo album è sempre un’evoluzione rispetto al pregresso, ma potresti indicarmi se, a posteriori, rilevi legami importanti con i lavori di quella band che nell’84 nasceva con nome di Eris Pluvia?

A.S.: Abbiamo un altro nome, ma siamo sempre noi, con tanti capelli in meno (io) e qualche capello grigio in più (Edmondo). Legami importanti ci sono sicuramente, perché c’è un’amicizia tra me e Edmondo che dura da quarant’anni. Anche se molti anni li abbiamo passati facendo altre cose, quando nel 2016 abbiamo deciso di riprendere con il progetto Ancient Veil, che avevamo lasciato in sospeso nel 1997, siamo ripartiti con lo stesso entusiasmo di quando eravamo adolescenti (Puer Aeternus?). Credo che questo sia il punto fondamentale che crea una vera e sincera unità di intenti e che porta a fare un lavoro condiviso. Poi un’altra componente fondamentale del gruppo è mio fratello Fabio, che ha saputo dare giusti consigli per gli arrangiamenti, oltre ad aver interpretato con la sua personalità i brani che ho scritto o che abbiamo scritto negli anni.

E.R.: Io e Alessandro abbiamo iniziato a collaborare assieme sin dal liceo. Noi due abbiamo dato vita agli Eris Pluvia in quel periodo, si cambia solo il nome, non solo perché abbiamo creato il gruppo e dato il nome alla formazione, ma perché tutte le composizioni del periodo d’oro della band sono frutto del nostro lavoro e della nostra creatività. Accade poi che da giovani si commettono degli errori come quello di non depositare il nome e di vederselo portar via… ma questa è una storia che colpisce molti gruppi. Quello che poi parla è comunque la musica che ha una firma indelebile. Per questo eseguiamo sempre “Rings of earthly light” dal vivo, è la nostra musica. Comunque, con Alessandro abbiamo una formula che funziona da sempre: lui è “il compositore di corte”, colui che scrive l’80% dei brani, io poi lavoro con lui nel completare e focalizzare meglio le composizioni. Successivamente penso ai testi e tematiche e poi mi occupo principalmente di tutta la produzione artistica, che logicamente democraticamente vagliamo tutti assieme. In questa fase si aggiunge Fabio Serri, storico elemento del gruppo. Tutto questo con grande naturalezza. La sezione ritmica si aggiunge successivamente in modo molto importante: tutti i brani sono pensati anche per i musicisti che li eseguiranno, per le loro peculiarità dove ognuno è libero di mettere del suo e per questo ci teniamo ad avere con noi ottimi musicisti.


Mi parli della formazione e degli eventuali collaboratori esterni?

A.S.: Oltre a noi tre fondatori la formazione, come nei nostri due dischi dal vivo “Rings of earthly… live” e “Unplugged live”, è completata da Massimo Palermo al basso e Marco Fuliano alla batteria.


In “Puer Aeternus”, come già fatto nei nostri precedenti lavori, abbiamo diversi ospiti, che però nel caso dei cantanti diventano anche interpreti dei vari personaggi presenti nella storia: Lino Vairetti (Osanna), Roberto Tiranti (New Trolls), Martin Grice (Delirium), Simona Fasano, Elisa Marangon, Natalino Ricciardo (Paolo Conte), Sophya Baccini e Tony Cicco (Formula Tre). Poi a completare un piccolo ensemble orchestrale, ci sono Francesco Travi al fagotto, Marco Gnecco all’oboe, Roberto Piga al violino primo, Fabio Biale al violino secondo, Ilaria Bruzzone alla viola, Kim Schiffo al violoncello, Olmo Arnove Manzano alle percussioni.

E.R.: Tutti i cantanti che hanno dato vita ai personaggi di “Puer aeternus” hanno registrato e cantato per grande stima e amicizia nei nostri confronti, una cosa per noi molto piacevole. Ogni voce è fortemente motivata nella scelta timbrica e attoriale del personaggio. Ho pensato che in questa storia servisse una forte dose di teatralità perché ogni inserimento vocale di un personaggio dialoga con gli altri e porta aventi lo svolgimento della storia di “Puer aeternus”.

Chi si è occupato degli aspetti visuali del progetto?

E.R.: Ho sempre curato personalmente tutti gli aspetti visivi dei miei progetti, sin dal primo album degli “Eris Pluvia” nel lontano 1991, dalla creazione e ideazione alla realizzazione finale della grafica, la scelta delle copertine, le riprese e i montaggi video collegati ai lavori discografici, come creo e seguo tutta la produzione audio dei nostri dischi. Tutte le copertine degli Ancient Veil sono quadri olio su tela realizzati da Francesca Ghizzardi, mia madre. Io sono cresciuto in mezzo all’arte con una madre pittrice e un padre scrittore, quindi la mia infanzia è stata molto stimolante. Per il primo album “Rings of earthly light” degli Eris Pluvia avevo scelto all’epoca un dipinto di mio fratello. Per gli album degli Ancient Veil ho pensato di dare una cifra stilistica riconoscibile, continuativa e quindi ho trovato molto adatti i quadri “sognanti” e spesso “onirici” di mia madre, a mio avviso una grande artista capace di scavare nel profondo dello spirito con la sua pittura come si può vedere anche da questo dipinto.

Mi pare questo un lavoro altamente didattico e mi viene in mente che il concetto di “Musica”, in ambito scolastico, non contempla mai la diffusione di messaggi letterari/umanistici e culturali ma si limita ad un programma codificato. Hai mai pensato di diventare tu stesso un veicolo con la tua musica?

A.S.: Sarebbe bellissimo. La musica per me deve essere un veicolo di pace, ma anche culturale ed educativo, messa insieme ai messaggi letterari/umanistici che Edmondo ha cristallizzato nella storia e nei testi, potrebbe diventare un mezzo efficace per la trasmissione di nobili valori.

E.R. Non lo vivo come un lavoro “didattico” ma un album che approfondisce molto le tematiche umane ed esistenziali dell’uomo. Per quanto riguarda la domanda ho fatto l’educatore per 12 anni circa ed ho anche insegnato in diverse scuole con questo ruolo ed anche con quello di musicista, un’esperienza didattica “alternativa” e particolare (una volta era tutto molto più semplice e si poteva fare senza grandi problemi). Oggi continuo a portare spesso i miei suoni e strumenti nelle scuole o in alcuni concerti/spettacolo particolari dove faccio ascoltare i miei numerosi strumenti a fiato, e percussione provenienti da diverse parti del mondo guidando lo spettatore nella loro storia, geografia e fattura. Il 27 gennaio 2024 per esempio farò uno di questi concerti “divulgativi” nel teatro dell’Arca presente all’interno del carcere di Marassi, spettacolo che faremo anche per i detenuti, oltre a tenere prossimamente un corso di registrazione e produzione musicale sempre per i detenuti. Sono esperienze che vivo completamente collegate al mio essere musicista.

Tra pochi giorni, il 7 di dicembre, proporrete il vostro album live a Genova: possibile progettare qualcosa di organizzato e duraturo, al di là dell’atto inziale alla Claque?

A.S.: Io me lo auguro con tutto il cuore.

E.R.: Intanto per l’occasione faremo le riprese dello spettacolo e registreremo l’evento su multitraccia per documentare il concerto. Registro e documento spesso alcuni eventi particolari. Ne usciranno dei video, un live, un DVD? Non lo so ancora. Comunque invito tutti a questo evento che sarà organizzato dagli Ancient Veil in collaborazione con Black Widow di Massimo Gasperini, con Marina Petrillo del Teatro della Tosse, sarà presente il nostro discografico Massimo Orlandini della Ma.Ra.Cash Records ed anche la bellissima realtà di Genova Records Runner. Vi aspettiamo davvero numerosi.

A chi si rivolgono oggi gli ANCIENT VEIL, in un mondo di Auto-Tune, rap, trap e affini?

A.S.: Lo so che è un’utopia, ma a me piacerebbe rivolgermi a tutti, giovani “autotunati” compresi. Secondo me in questo album ci sono alcuni brani che possono anche essere estrapolati dal contesto e potenzialmente ascoltati da chiunque, anche fuori dal circuito Prog.

E.R.:  Si scrive musica per tutti, a meno che non si conosca un solo linguaggio musicale o non si decida di veicolare la propria musica solo nell’ambito della pura e semplice mercificazione. Le culture e le età si incrociano da sempre, noi “anziani” comprendiamo in parte i gusti dei ragazzi e loro di conseguenza i nostri. Non credo ci sia un meglio o un peggio, ma semplicemente una differenza. Oggi si può ascoltare una quantità di musica colta e bella che una volta era inimmaginabile. Ogni epoca ha la sua velocità, la sua evoluzione. Si progredisce sempre a mio avviso e sono affascinato da quello che ogni giorno mi capita di ascoltare, a volte anche dai ragazzi che utilizzano l’auto-tune. Il diavolo non è l’oggetto in sé ma come lo si adopera, al limite.

 

I DETTAGLI DELL’ALBUM

https://athosenrile.blogspot.com/2023/12/i-dettagli-dellalbum-puer-aeternus.html