The Trip-“Now The Time Has Come”
Ma.Ra.Cash Records
Si aspettava da tempo l’album di inediti dei The Trip, per il semplice fatto che Pino Sinnone, il
leader della band, ne aveva parlato a più riprese e personalmente ero curioso
di capire lo spirito di gruppo, elemento che quasi sempre determina il risultato
finale, ma l’estrema dinamicità che contraddistingue la formazione di Pino
consiglia di commentare questo “Now The Time Has
Come” come un episodio da assimilare senza immaginare il futuro,
semplicemente perché … Ora è giunto il momento, e ciò che verrà dopo potrebbe
prendere davvero un’altra via.
A seguire propongo un’intervista fatta a Pino, affinché possano emergere i fatti oggettivi e quelle sfumature che l’ascoltatore medio potrebbe anche non captare.
Proverò a far scorre i brani uno alla volta, nel senso che alla
mia sintetica descrizione sarà possibile abbinare l’ascolto cliccando sul titolo.
Ma vorrei dare un’immagine generale che è il risultato di tre
ascolti consecutivi.
E una delle domande a seguire - in apparenza di carattere molto generico
- riguardante la necessità di etichettare la musica, racchiude proprio la
sintesi del mio pensiero post ascolto: questo nuovo “Trip’s album” è una miscela
di elementi gradevoli, bilanciati, eleganti, e l’ascolto senza soluzione di
continuità diventa ondivago, capace di fluttuare da un polo all’altro, regalando
emozioni e riflessioni, stimolando la memoria.
Nessuna opera nostalgia, piuttosto un layout dalle dinamiche antiche
e consolidate, entro il quale c’è spazio per la melodia, per gli arrangiamenti
raffinati, per il rock e movimenti progressivi annessi, non dimenticando che
uno degli stilemi del prog è proprio la presenza di una contaminazione senza limiti.
Per quanto riguarda i crediti, la track list e tutte le notizie utili rimando al seguente link:
https://mat2020comunicatistampa.blogspot.com/2023/10/e-uscito-time-has-come-dei-trip.html
Provo a snocciolare i singoli episodi:
Si parte dallo strumentale “Joe’s Spirit” e dal titolo arrivano le prima indicazioni. Non poteva che essere l’hammond lo strumento di riferimento e l’autore, Max Botto, mette in mostra tutto l’amore e la conoscenza rivolte alla musica dei “vecchi” Trip. Cinque minuti e mezzo di iperboli tastieristiche di Dave D'Avino , con atmosfere classicheggianti, stacchi e dialoghi con l’elettrica: pezzo manifesto, del prog, non dell’album che, come scrivevo è caratterizzato dal bilanciamento dei possibili generi.
Segue “Fragile Mimì” e cambia la rotta. Non capivo l’omaggio,
benché lecito, ma poi mi sono ricordato di quella volta in cui Joe mi raccontò
come nacque l’amore tra lui e Mia Martini, al Piper di Viareggio, nel corso di
prove di concerto, e ho immaginato che di riflesso il legame tra i due si fosse
trasformato in ricordo indelebile anche per Pino.
Canzone di una bellezza pazzesca, una ballad che oltre ad un testo centrato propone atmosfere che anche Mimì avrebbe cantato. E se non fosse per la sua lunghezza - quasi sette minuti - potrebbe essere oggetto di massiccia rotazione radiofonica. In un mondo normale!
Il terzo episodio si intitola “Enigma”, ancora
strumentale, ed è opera di Carmine Capasso. Si ritorna al prog deciso e mi pare
che questo bravo chitarrista, normalmente ospite dei progetti targati “The
Samurai of Prog”, abbia iniziato a captare idee e modus compositivo da quella
fucina che è la multinazionale del Prog di natura finlandese (ma attorniata da
musicisti di tutto il mondo): lo scambio reciproco di idee ed esperienze è alla
base della progressione musicale, qualunque sia il genere di riferimento.
Sei minuti di vero prog moderno, che riesce a mantenere lo spirito dei “vecchi” The Trip, ma con un uso dell’elettrica più insistente e articolato. Sugli scudo Giuseppe Sarno all’Hammond.
“Il mio capitano” riporta ancora a sentimenti
personali, ad un fratello che non c’è più, e quindi il mood pacato è ancora in
alternanza al rock progressivo, un andamento lento da sei minuti che propone un
ospite illustre, Nico Di Palo, la cui voce appare ancora fresca,
sicuramente caratterizzante.
Brano intimista e carico di significati, viene ripetuto come bonus track ma con cambio di voce, quella del bravo Andrea Ranfa. Non ho compreso la motivazione di tale ripetizione: forse riprendere un pezzo del passato - rimodernato - o anche una cover di qualità, avrebbe permesso di avere "un vero brano in più".
Con “Two friends” arriva la lirica inglese e il significato del titolo è contenuto all’interno della chiacchierata a seguire. Storia di amicizia, colorata da Ranfa col suo cantato straordinario nel brano più corto dell’album (quattro minuti), un “lentone” che Capasso abbellisce con la sua capacità solistica.
La lunga “Four lives” (sette minuti e venti) propone
ancora un testo in lingua inglese e pare ricordare a tutti, avvicinandosi la
fine dell’ascolto, che questi sono i The Trip, questa è la musica che nasceva
un tempo a Cisano sul Neva e ancora circola e si diffonde nell’aria.
Sezione ritmica da urlo!
In conclusione - ma ci sarà ancora la bonus track a cui accennavo - troviamo “Moment Prog” (oltre sei minuti), il compendio della musica dei Trip targati Sinnone. C’è qualcosa di aulico che contrasta con la durezza di certi passaggi, ma appare la perfetta conclusione di un album che è decisamente bello e che non mi aspettavo di questo livello. E se poi non vogliamo chiamarla musica progressiva pazienza, questa è qualità e a me basta e avanza.
Il mio augurio è quello che Pino possa trovare una formazione stabile (ma questi sono davvero bravi!), tanto da poter formare una band che possa portare sul palco musica come questa, che poi, lo stage, è quello che tutti vogliono, musicisti e pubblico. Ed è giunto il momento anche per questo!
Molto completo il booklet interno, che racchiude un po’ di storia dei The Trip e il pensiero dei protagonisti dell’album.
E ora passiamo al pensiero di Pino Sinnone, spinto ad aprirsi
dalle mie domande.
Dopo una lunga attesa esce l’inedito dei The Trip e, essendo vario nei contenuti, mi incuriosiscono gli elementi che avete scelto per spaziare tra gli argomenti, pur mantenendo il sound dei The Trip.
Anche in questo nuovo progetto, “Now The time Has Come”, ho
voluto mantenere lo stile originale dei Trip (Joe Vescovi, Billy Gray, Wegg
Andersen e il sottoscritto), quello che prevedeva di intitolare i brani in italiano,
seppur cantati in inglese, come abbiamo fatto nel primo album, l’omonimo “The
Trip”.
Inoltre, come avvenuto per “Caronte”, dove avevamo dedicato a Jimi Hendrix il brano “Ultima Ora & Ode”, a Janis Joplin “Little Janie” e a due fratelli braccati dalla polizia “Two Brothers”, anche in quest’ultimo ho voluto dedicare canzoni a due personaggi al di fuori del gruppo, “Il Mio Capitano”, dedicato a mio fratello Rino che è spirato nelle mie braccia e “Fragile Mimì”, immagine della dolcissima Mia Martini.
Chi ha inciso maggiormente dal punto di vista compositivo?
Dal punto di vista compositivo, colui che ha inciso maggiormente,
è stato il mio caro amico, molto appassionato della musica dei Trip, Max Botto,
di Torino.
È un ottimo hammondista, che però preferisce dedicarsi alla composizione e non a concerti live. Ha inciso molto Nico Di Palo, coautore con me del testo “Il mio Capitano” musicato da Maurizio Seren Rosso. Inoltre, hanno inciso molto, Gaetano Capitano, Andrea Ranfa e il sottoscritto, co-autore del Brano “Fragile Mimì.
Arrivato al secondo brano, quello dedicato a Mia Martini a cui fai riferimento, mi sono immediatamente chiesto il motivo e poi mi sono ricordato di quando Joe mi aveva raccontato di come era nato il suo incontro con Mimì e della loro storia d’amore: il brano riporta ad un tuo ricordo personale o è una forma di omaggio a Joe, alla sua compagna del momento e a quegli anni spensierati?
Mia Martini aveva avuta una storia d’amore con Joe Vescovi ed ho voluto dedicarle il brano “Fragile Mimì” perché in vita era stata ingiustamente etichettata una portatrice di sfortuna. E visto che con Joe avevano vissuto un bel periodo d’amore, ho voluto farli rivivere insieme per l’eternità attraverso l’album.
Hai accennato ad un brano dedicato a tuo fratello Rino: come è nata la collaborazione con Nico Di Palo?
Un giorno telefonai a Nico per proporgli di cantare unpezzo del nuovo album di inediti. Ci incontrammo a Genova, quando gli dissi che il brano che ho scritto era dedicato a mio fratello, si ricordò di averlo conosciuto a Roma nel 1970 e accettò subito di fare rendergli omaggio.
Chi sono i “Two Friends” di cui parli?
Il brano “Two Friend” è stato composto, testo e musica, in onore dell'amicizia che mi lega a Maurizio Seren Rosso, medico dermatologo.
Mi dici della formazione attuale, che è diversa da quella dell’album?
Dal 2015 porto avanti la promessa fatta a Joe, e cioè di non far
dimenticare il nome dei Trip.
Ho avuto diverse formazioni che purtroppo, però, ho dovuto
cambiare negli anni.
L’attuale formazione, al giorno 8 novembre, è formata da Andrea
Ranfa alla voce (con me dal 2015), Leonardo Bruzza - un bravissimo bassista con
ottima voce - e da Adriano Arena, chitarrista, entrambi di Genova.
Per quanto riguarda il tastierista sto provando alcuni musicisti, quindi non sono ancora in grado di fornire il nominativo.
Ti chiedo se avverti un fil rouge che unisce tutti i pezzi, quel sentimento che supera ogni genere musicale…
Questa nuova opera non è precisamente un concept album, ma ho voluto continuare lo stile dei Trip, come abbiamo proposto nell'album “Caronte” del 1971.
Ha ancora senso chiamare un album come questo di “musica prog”, mi spiego meglio, servono ancora le etichette per proporre della musica di qualità?
Una volta c'erano le case discografiche ora ci sono le etichette. Credo comunque che abbia senso chiamare tutto l'album “musica prog”, anche se i tre brani “Il Mio Capitano”, Fragile Mimì, e Two Friend potrebbero essere definiti brani di musica Pop/Rock, in quanto ballad. Ho però voluto dare le sonorità “trasformiste”, in modo che si possano accostare alla musica “Prog”.
Sei soddisfatto della riuscita dell’album, indipendentemente dalla risposta che avrai dal pubblico?
Sono pienamente soddisfatto della riuscita dell'album e ho già avuto un ottimo riscontro dal pubblico e da molti critici. Mi è giunto all'orecchio che in Giappone viene considerato uno dei migliori album usciti nell'ultimo decennio.
Riuscirete a proporre il tutto dal vivo?
Sicuramente riuscirò a portare il tutto dal vivo con i nuovi
musicisti.
Per la realizzazione di questo magnifico quinto album dei Trip
ringrazio tutti i musicisti che hanno preso parte: alla voce Andrea Ranfagni
(detto Ranfa), al basso, Tony Alemanno, alla chitarra Carmine Capasso, alle tastiere
Max Botto-Dave D'Avino-Beppe Sarno.
Inoltre: il fonico Alberto Callegaris, i co-parolieri - con il
sottoscritto - Gaetano Capitano, Nico Di Palo, Andrea Ranfa e Seren Rosso
Maurizio, il compositore musicale Max Botto e l’etichetta discografica “Ma.Ra.Cash”.