Ciò che
Fabrizio mi ha raccontato nel corso della nostra intervista descrive nei
particolari il nuovo disco, “For You”, e il suo pensiero
incrocia le mie impressioni d’ascolto che vado a delineare.
“For You”
è un disco quasi profetico, capace di diventare attuale in un momento di
estrema emergenza come quello che stiamo vivendo, e questo nonostante la sua genesi risalga a momenti
decisamente più sereni.
Mi viene da
sottolineare che, nonostante si stia toccando oggi la punta dell’iceberg, la
situazione di disagio, più o meno conscio, sia da tempo in crescita, mitigata
da attimi di luce, un confortevole inverno della vita in cui gli spigoli
taglienti vengono ammorbiditi da una spessa coltre di neve… ma poi ritorna la
primavera, e i metalli acuminati riemergono, ferendo chi ne viene a contatto,
senza particolari distinzioni, in modo quasi democratico.
In questo
senso l’impegno specifico di Fabrizio Poggi si giustifica appieno all’interno
del momento contingente, e ciò colpisce fortemente l’immaginazione collettiva, ma la sua
azione avrebbe avuto la stessa valenza in momenti di calma apparente.
“For You”
è dedicato ad una persona in particolare - Patrizia Longo -, vittima del virus
ma, come sottolinea l’autore, il concetto di “dono” va ampliato e assume
etichetta universale, un rivolgersi a chi è solo, bisognoso di affetti, in
attesa di una mano protesa verso di sé o di una semplice parola di conforto,
mettendo al bando le divisioni e l’egoismo di ogni tipo: l’amore tutto può, ed
è questo il collante che Poggi utilizza per cementare le dieci canzoni
dell’album.
Dopo anni di
autarchia la produzione è stata affidata a Stefano Spina - compositore e
polistrumentista -, collaboratore di lunga data (è suo il lavoro che ha portato
Poggi e Guy Davis a competere con i Rolling Stones ai Grammy Awards nel 2018).
Ma Spina si è spinto oltre, superando il lavoro di produzione e quello strumentistico,
dedicandosi anche agli arrangiamenti e alla guida della band di riferimento.
Sono dieci i
brani proposti, di cui sei arrangiamenti di canzoni tradizionali, più tre
inediti e la title track scritta dall’amico Eric Bibb.
Conosco bene
la corposa fase live di Poggi e della sua band, ma il lavoro in studio fornisce
possibilità che portano ad ampliamenti sonori non sempre riproducibili dal
vivo, e l’utilizzo dei fiati (sax e tromba) riporta a quelle immagini
“cinematografiche” che l’autore definisce come “… un viaggio che parte dalle
radici africane per approdare ad Harlem, un percorso senza tempo tra il
Mississippi e New Orleans, tra la madre Africa e le scale antincendio dei
vecchi fabbricati di New York tanto cari a Woody Allen e Spike Lee…”.
Percepisco
questo nuovo lavoro di Fabrizio Poggi come fortemente contaminato, e pur mantenendo
la matrice di riferimento - il basico blues -, non mancano forti sottolineature
rock e jazz. Provo a sintetizzare gli aspetti musicali, brano dopo brano.
Apre “Keep
On Walkin’” riadattamento di un pezzo tradizionale. La ricerca spasmodica della terra
della libertà, un cammino che non deve conoscere soste.
Arrangiamento
raffinato con un rimbalzo tra lo strumento “voce” e l’armonica, e con il sax
pronto a delineare toccanti atmosfere jazz.
Segue “If
These Wings”, altro riadattamento che propone un arrangiamento da brividi, e spinge
verso terre lontane e storie antiche.
Si prosegue
con la tradizione e con “Chariot”, una traccia “voce/basso/armonica” che
musicalmente riporta alle ragioni e alla semplicità del blues… ma è una
condizione che oltrepassa etichette e barriere temporali.
La
rivisitazione di “Don’t Get Worried” conduce verso un
deciso rock che presenta gli stilemi sudamericani e che mi ha ricordato il
primo “Santana”. Brano coinvolgente.
Con “I’m
going there” si ritorna al blues più atavico, una trama oscura in cui l’armonica di Fabrizio
conduce il gioco e penetra in profondità.
“For
You”, di Eric
Bibb, è giudicata da Fabrizio “… la più bella canzone d’amore mai scritta…”.
Un duetto tra voce/armonica e il pianoforte di Stefano Intelisano, con un
arrangiamento di archi magico, una perla che suscita forti emozioni e che
propongo a fine articolo.
“My
name is heart” è un inedito dell’autore e vede l’entrata in scena di Arsene Duevi
(chitarra e voce), straordinario musicista originario del Togo. Traccia
caratterizzata dagli aspetti corali, dalla tromba di Luca Calabrese e da
liriche di grande impegno.
“Just
Love” è l’ultimo
tradizionale, un giro di blues dove l’ukulele di Fabrizio si sposa ad aspetti
più elettrici che trasformano il tutto in bisogno di dinamicità… muovere le
gambe -oltre al cervello - sembrerebbe cosa naturale.
Altra chicca
è “Sweet
Jesus”, creazione
di Fabrizio dal profumo quasi aulico negli intenti, ma dal ritornello
“popolare” e accattivante.
In chiusura
“It’s
not too late”, che si apre con le parole di Arsene Duevi: “È tempo, Madre Terra
piange, lacrima, urla. È tempo di udire la sua voce, guardare di nuovo il suo
volto. È tempo, siamo in tempo. È tempo di fermare il tempo”.
Duetto
vocale tra Poggi e Duevi per una canzone che rappresenta da sola il significato
pieno di “For You”, un disco che non vuole calcare la mano sulla
negatività che ci circonda, ma si focalizza piuttosto sul concetto di speranza,
che in divenire diventa certezza, il convincimento che non tutto sia perduto
per noi e per la terra in cui viviamo, e che si possa incidere sulle relazioni
inadeguate che regolano il mondo, quelle che ritroviamo alla base di ogni
stato di precarietà.
Nei dieci
brani di “For You” c’è tutto questo… speranza, buoni propositi e un po'
di fiducia, perché non tutto e perso, e anche la musica ce lo ricorda!
L'INTERVISTA
Vorrei
partire dal titolo dell’album: dalle note del comunicato ho letto che esiste un
riferimento ben preciso, ma immagino che “For You” possa avere un significato
allargato…
Sì, la dedica ha
decisamente un significato molto più vasto. “For You” trascende il proprio significato per
assumere un senso più lato, più universale: l’amore infinito. Ecco perché, come
ho scritto nella copertina del
disco, “For you” è un disco “per”.
Un disco per te,
per noi, per tutti. Perché uniti ce la faremo.
È un disco per
tutti coloro che sono preoccupati. Per chi si sente solo e perduto.
Ed è un disco per
questa terra di cui prima o poi dovremo cominciare a prenderci cura, perché non
è troppo tardi, davvero…
È un disco per
chiunque abbia bisogno di sentirsi dire che qualcuno ha fatto qualcosa “per
te”. Solo per te…
Mi ha
colpito una chiosa riferita al tuo nuovo lavoro inserita in fase di
presentazione, “Un disco quasi cinematografico…”: quale film vuoi raccontare
col tuo 23° album?
Per me la musica ha sempre avuto
qualcosa di cinematografico. Le canzoni hanno fatto da colonna sonora ai miei sogni:
veri e propri film che mi aiutavano a vivere una realtà spesso difficile e
complicata. E in questo disco a mio parere ci sono parecchie canzoni che
potrebbero fare da colonna sonora a film veri o inventati. Io ho solo dato lo spunto.
Lascio all’ascoltatore, come è giusto, la libertà di scegliere che film far
girare alla propria immaginazione …
I temi
sociali sono caratteristici del tuo impegno musicale, ma è tutto il blues che
assolve alla funzione di racconto e al contempo di moderatore delle negatività,
attraverso esempi concreti: che tipo di insegnamento possiamo trarre da questo
periodo irripetibile, e come può aiutarci la riflessione fatta attraverso la
musica?
“For you” è un disco purtroppo
drammaticamente attuale, seppur pensato in un periodo che nulla lasciava
presagire il dramma che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo oggi. È un disco
resiliente. Resiliente come il blues. Una musica che da sempre, sin dalle
origini infonde forza, speranza, fiducia. L’ondata di proteste che sta investendo gli Stati Uniti e di riflesso
l’intero mondo occidentale ha riacceso l’attenzione sull’attualità delle
tensioni razziali. Un’attenzione che per me non si era mai spenta. Sono ormai
diversi anni che porto in giro lo spettacolo “Il soffio della Libertà”, con le
canzoni e le storie che hanno fatto da soundtrack alle lotte per i diritti
civili.
Con questo disco
prosegue quindi il mio impegno civile allargandolo anche a temi ecologici e di
giustizia sociale. Con
questo disco voglio ricordare ancora una volta le parole “I HAVE A DREAM”,0 di
Martin Luther King, quattro parole il cui profondo significato, espressione di
valori universali, è ancora oggi, con il movimento “Black Lives Matterr” e il
caso George Floyd dolorosamente valido. È attuale. Attualissimo.
Esiste a tuo
giudizio uno spazio per rimediare ai nostri errori atavici?
“For You” è un disco di speranza. Sarò
ingenuo, forse naif, ma a sessantadue anni io ci credo ancora. Credo ancora che
la musica possa rendere questo mondo migliore. E lo dico ogni sera dal palco. C'è ancora tanta strada da percorrere per far
diventare il sogno di Martin Luther King realtà ma io non ho perso la speranza
e credo che le canzoni possano fare, ancora oggi, davvero tanto. Ognuno può
fare ciò che vuole, ma io credo che sia un dovere per ogni artista cercare di
rendere questo mondo più giusto e solidale. Non è per niente facile. Anzi è
difficilissimo. E comprendo chi si arrende. Come dico spesso: “Se sarà la
bellezza a salvare il mondo, io sono sicuro che il blues non si tirerà indietro
e farà la sua parte”.
Ho trovato
il tuo disco aperto a nuove soluzioni, una deviazione rispetto a schemi
rigorosi, con larghi spazi alla contaminazione: come lo definiresti dal punto
di vista musicale?
Per la verità io non sono mai stato un
bluesman così rigoroso. Come per altro non sono poi così tanto rigorosi molti
dei miei eroi musicali. Gente che ha fatto la storia del blues. Il blues stesso
è una musica nata da contaminazioni infinite che continuano ancora oggi. “For You” è un disco che parte dal blues e dallo spiritual ma
che poi, attraverso brani originali e canzoni senza tempo, si è arricchito di
sfumature folk, jazz e rock. E c’è anche un po’ di world music. In questo disco
ho voluto affrontare percorsi per certi versi inediti, almeno per me, ma che
alla fine si sono dimostrati estremamente affascinanti.
Per la prima
volta ti sei affidato ad una produzione esterna, quella di Stefano Spina: come
giudichi l’esperienza?
Estremamente positiva. Per la prima
volta nel mio percorso artistico ho affidato il disco a un produttore esterno:
Stefano Spina, che un compositore e polistrumentista con cui collaboro da
diverso tempo. È lui ad aver registrato il disco che mi ha
portato con Guy Davis a sfidare i Rolling Stones ai Grammy Awards nel 2018. Ma
Stefano Spina non si è limitato al lavoro di produzione, registrazione,
missaggio e a suonare diversi strumenti tra cui batteria e tastiere, ma ha
anche scritto tutti gli arrangiamenti e ha sapientemente guidato una band di
formidabili musicisti.
Mi racconti
qualcosa di Arsene Duevi, per me novità assoluta?
Lo era anche per me. È stato Stefano Spina a farmelo
conoscere. Arsene Duevi è un musicista straordinario, dalla vocalità quasi
sciamanica. È originario del Togo e con grande poesia e generosità ha donato la
sua voce e la sua chitarra in diversi brani dell’album. Toccanti le parole da
lui cantate nella sua lingua madre in apertura del brano che chiude il disco.
Parole senza tempo. Perché non è troppo tardi per rimediare al male che abbiamo
fatto al nostro pianeta.
Guardando la
tracklist emerge come sei tracce siano riprese dalla tradizione: come è
avvenuta la scelta?
Anche questa è una scelta che ricorre
spesso nelle mie incisioni. E in questo seppur con infinita modestia condivido
ciò che grandi come Woody Guthrie, Bob Dylan e tanti hanno fatto nel passato.
Prendere brani tradizionali e interpretarli come se li avessi scritti tu. Qui
viene fuori forse il mio lato più folk. E nella musica tradizionale ci sono
così tante belle canzoni che è bellissimo riportare a nuova vita.
Il completamento dell’album è dato da
un brano di Eric Bibb e da tue creazioni: puoi raccontarmi qualcosa a tal
proposito?
I brani autografi sono in gran parte
frutto anche questi della collaborazione con Stefano Spina. Di alcuni Stefano
ha suggerito anche la melodia e qualche idea letteraria. Altri invece sono mie
creazioni che Stefano ha vestito con bellissimi arrangiamenti. “For you” per me è la più bella
canzone d’amore mai scritta. L’ha composta il mio amico fraterno Eric Bibb con
cui ho condiviso incisioni e palcoscenici. È una canzone che ho sempre
desiderato cantare. E ad Eric la mia versione è piaciuta molto, cosa niente
affatto scontata. Ha addirittura paragonato la mia voce a quella del
leggendario Chet Baker.
Problemi
sanitari permettendo, come e dove proporrai “For You” dal vivo nell’immediato
futuro?
Stiamo riprendendo solo ora l’attività
live che per un musicista è come l’aria: assolutamente vitale. Ma stiamo
navigando a vista. Progetti a lunga scadenza non se ne possono fare, ma spero
di riuscire a portare questo mio nuovo lavoro un po’ dappertutto. Non vedo
l’ora di collaborare di nuovo sul palco con Stefano Spina e con tutti i
musicisti che sapientemente mi hanno accompagnato in questo incredibile
viaggio: Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso, Enrico
Polverari e Giampiero Spina alle chitarre, Pee Wee Durante all’organo, Tullio
Ricci al sassofono, Luca Calabrese alla tromba e Stefano Intelisano al
pianoforte. E naturalmente
Arsene Duevi.
TRACKLIST:
1-KEEP ON WALKIN’
2-IF THESE WINGS
3-CHARIOT
4-DON’T GET WORRIED
5-I’M GOIN’ THERE
6-FOR YOU
7-MY NAME IS EARTH
8-JUST LOVE
9-SWEET JESUS
10-IT’S NOT TOO LATE
Registrato, arrangiato, prodotto e mixato da Stefano
Spina
Fabrizio Poggi: voce, armonica, ukulele, chitarra
acustica
Stefano Apina: batteria, basso elettrico in “I’m goin’
there”, piano, tastiere
Arsene Duevi: chitarra
classica, voce, in “My name is Earth” e “It’s not too late”
Enrico Polverari: chitarra elettrica e acustica
Giampiero Spina: chitarra elettrica in “Keep on walkin”
Tito Mangialajo Rantzer: contrabbasso
Pee Wee Durabte: organo
Tullio Ricci: sax
Luca Calabrese: tromba
Stefano Intelisano: piano in “For you”
Laura Cerri, Elena Garbelli, Franca Lucarelli, Veronique
Mangini, Massimo Minardi
Marco Mutti, Marilisa Rotondo, Simone Scarsellini, Ilaria
Scola, Rossana Torri,
Mauro Vantadori: cori
Foto di copertina: Riccardo Piccirillo
Foro di retrocopertina: Mario Rota
Grafica: MANUELA
HUBER
Fabrizio Poggi suona armoniche Hohner