È terminata da pochi giorni la consueta manifestazione “Rassegna
D'Autore e d'Amore”, che si svolge tradizionalmente a
inizio mese di agosto, a Bordighera, nei Giardini Lowe.
Il programma completo, in equilibrio tra la canzone storica
d’autore e il progressive, si è sviluppato tra i giorni 7 e 10, e
anche in questa occasione si sono visti sul palco artisti di livello assoluto,
come delineato nel comunicato stampa diffuso dall’organizzazione:
Sono stato testimone della prima serata, quella dedicata al
prog, e proverò a fornire commento minimale, aiutato dal contributo video.
Occorre dire che il deus ex machina della situazione ha un
nome ben preciso, Pino Calautti, che assieme ai fidati collaboratori
riesce ogni anno a realizzare eventi di alto profilo, che sembrerebbero quasi
impossibili per chi vive l’ambiente, perché lo sforzo organizzativo ed
economico relativo alle tre serate appare operazione titanica per l’occhio
esterno.
È proprio a lui ho rivolto il mio pensiero durante il viaggio
di avvicinamento, perché la prima serata, quella dedicata alla musica
progressiva, è solitamente quella più a “rischio”: il genere è molto di
nicchia, e in questi casi non si ha mai la certezza di avere un numero di
presenti congruo alla portata del concerto; ma Pino ha indovinato ancora una
volta il mix, basato su nomi di prestigio ma molto distanti tra loro come
tipologia di proposta (Gianni Nocenzi e Ken Hensley)
e un giovane talento che ha sorpreso tutti (guadagnando anche un elogio
pubblico da parte dell’ex BANCO), per varietà e novità di performance: Davide Laura.
Quando scatta l’ora voluta da Pino la platea è carica di
anime pronte a vivere una serata indimenticabile.
Mauro Selis, come sempre, fa gli onori di casa e “riempie” i momenti di
sosta…
Il primo ad esibirsi è il giovane Davide Laura, che
non conoscevo.
Un uomo e il suo strumento - anzi, i suoi strumenti -, potrebbe
significare mero momento acustico, ma Davide ci regala qualcosa di davvero
unico, gradito dall’audience in modo incondizionato.
Utilizza violino e chitarra - vorrebbe anche “buttarsi” sul
piano a coda presente momentaneamente on stage, ma ci sarebbe il rischio di una
modifica di assetto, in una serata in cui l’umidità incide…- e appare un
maestro nell’uso dei loop, tanto da riempire l’atmosfera di suoni che viaggiano
tra ritmo e melodia, vivendo fisicamente la performance e trasferendo al
pubblico energia pura.
La chicca alla sua esibizione è il duetto, casuale, con il
padre - chitarrista professionista - che i presenti apprezzano
incondizionatamente.
Tutto quanto Davide Laura ci ha presentato entra a pieno
titolo nel contesto prog, tra innovazione e libertà espressiva, come
testimoniato dalle immagini a seguire…
Ma cosa è stato il prog?
Questo il punto di vista di Gianni Nocenzi...
Già… il Maestro!
Poco prima dell’esibizione Gianni Nocenzi mi ha rilasciato
un’intervista - che pubblicherò nei prossimi giorni -, e lo ha fatto in
circostanze particolari, ovvero l’imminente inizio della sua performance,
momento in cui si va solitamente alla ricerca della massima concentrazione, e
le parole che arrivano dall’esterno si eviterebbero volentieri.
La sua gentilezza e la sua cordialità mi hanno realmente
colpito, e le sue riflessioni fatte in camerino sono state la miglior
introduzione al suo successivo atto musicale.
Gianni Nocenzi e il piano, lo strumento dietro al quale l’ho
sempre visto e idealizzato, a partire dalla mia adolescenza, passando per un
momento di sua volontaria assenza, sino al ritorno alla piena attività
pubblica, concretizzato da un album, “Miniature”, che è stato riproposto
nel corso della serata.
La sua musica ha trovato un perfetto intercalare nella
narrazione, e analizzando a ritroso la sua “parte di serata”, verrebbe da
definirla con lo slogan… “Musica e Didattica”.
Dopo la dinamicità contagiosa di Davide Laura arriva quindi
il momento della magia pura, quella che riesce a creare il Maestro attraverso
trame musicali che richiedono massima attenzione, non solo quella palese
dell’autore, ma occorre un fermo ausilio da parte del pubblico, il cui peso
specifico in termini di attenta partecipazione risulta determinate per la
realizzazione di quell’alchimia da palco che, nell’occasione, si è realizzata
con grande successo.
Occorre dire che parte degli spettatori si sarebbe
successivamente lasciata andare al movimento fisico, figlio del rock a tratti
duro di Ken Hensley, ma questa predisposizione personale ad un genere preciso
non ha impedito gli amanti della musica di qualità di godere in pieno di
attimi, “miniature”, frasi e dettagli sonori che Nocenzi ha regalato ad un pubblico
che ha ricambiato con calore al termine di ogni episodio, estasiato da quanto stava
andando in scena, probabilmente cosciente del fatto che certi momenti sono rari
e vanno goduti nella loro totalità.
Difficile riuscire a riproporre, utilizzando le parole, un
frammento di piacere puro, dove musica, interpretazione, contesto ed elementi
naturali hanno permesso di raggiungere lo status della serenità.
Le immagini a seguire, catturate con un device di scarsa
qualità, non certo all’altezza della situazione, permettono in ogni caso di
fornire una sintesi rappresentativa dell’incontro tra Gianni Nocenzi e il
pubblico.
Grande esclusiva per MAT2020 quindi, e un
ringraziamento al Maestro che, in via del tutto eccezionale, ci ha permesso di
pubblicare una video intervista e live per piano solo...
A concludere la serata ci ha pensato Ken Hensley con
la sua band, che erroneamente pensavo fosse inglese, e invece no, tutti
italianissimi!
Ken suscita molti ricordi per effetto del suo glorioso
passato, almeno dieci anni, in un gruppo di hard rock progressive inglese molto
famoso nei seventies, anche in Italia, gli Uriah Heep, di cui era tastierista, all’occorrenza
cantante e chitarrista acustico.
La sua immagine è ancora oggi molto legata a quel periodo e
il sound può contare su validi collaboratori che sono: Paolo Sburlati
alla batteria, Simone Bistaffa alla chitarra, Andrea Vilardo alla
voce e Francesco Dalla Riva al basso e cori.
Nei prossimi giorni scriverò di loro in modo più approfondito,
per ora mi limito a dire che l’impatto della band è stato notevole.
Molti erano i conoscitori del repertorio degli Uriah Heep,
alcuni sorprendentemente giovanissimi, il che sta a significare che certi
eventi non toccano solo l’elemento nostalgico, ma sono il frutto di curiosità e
ricerca, situazioni forse legate al “lavoro sotterraneo” di qualche genitore melomane.
Rock denso con spruzzate di hammond, il tutto contrassegnato
da un fatto inusuale, ovvero la rottura della corda del basso di Dalla Riva (il
LA), segno che… ci hanno dato dentro!
Finale con l’audience in piedi, attaccata al palco, a
tributare onore alla storia e ad una musica che non tramonterà mai.
Questa è il sunto del loro intervento…
La serata - ma sarebbe meglio dire… nottata… finisce al
ristorante… la tensione è scemata e qualche aneddoto interessante emerge
ancora!
Grazie ancora a Pino Calautti e alla sua squadra; sono certo
che tra poco si rimetteranno al lavoro per pensare ad un nuovo programma
estivo, con un unico obiettivo… la qualità della della proposta.
Ringraziamento
obbligato per Alessandro Mazzitelli ed il suo service