lunedì 4 giugno 2018

Gianni Venturi e Lucien Moreau-“Il Vangelo di Moloch”


Il secondo atto del “progetto Moloch” prende il nome di “Il Vangelo di Moloch”, ed esce a distanza di un paio di anni dallo start della fattiva collaborazione tra Gianni Venturi e Lucien Moreau, artisti che si differenziano nell’età e nell’apporto artistico, ma rappresentano la migliore delle metafore sulla complementarità tra gli esseri umani: loro la definiscono “una fusione di anime”!
Ciò che propongono in questa occasione appare come opera monumentale, e non mi riferisco ai rimarchevoli 78 minuti di musica e parole che costituiscono il disco, ma alla polpa, ai messaggi, a un contenuto che andrebbe messo in scena con un modus teatrale, tanto è avvolgente e comprensivo di sfaccettature da gustare utilizzando i sensi in toto… lo definirei un album sinestesico.
I due autori mi vengono incontro e raccontano a seguire i dettagli del loro lavoro, e l’intervista diventa una sorta di didascalia che accompagna il susseguirsi delle tracce. 
Estrapolo una fase dal comunicato ufficiale: “Stiamo affidando alle macchine, giorno dopo giorno, sempre più potere, e fornendo loro, attraverso i più disparati ed ingegnosi meccanismi, quelle capacità di auto-regolazione e di autonomia d’azione che costituirà per loro ciò che l’intelletto è stato per il genere umano.»
Questa citazione potrebbe essere scambiata per un’affermazione di una qualsiasi persona di buon senso che vive negli anni 2000, ma in realtà rappresenta parte del pensiero dello scrittore inglese Samuel Butler, e risale al oltre 160 anni fa!
Quei concetti sorprendenti, almeno nel senso dell’anticipazione dei tempi, diventano lo scenario de “Il Vangelo di Moloch”, un percorso descrittivo della nostra mediocrità, dell’incapacità di rompere schemi costruiti da altri, recinti che sono stati riempiti dalla materia e dal condizionamento psicologico, quello che porta l’essere umano a credere di esistere solo se tutto il mondo se ne accorge: “Selfie Ergo Sum" è il titolo icastico di uno dei brani dell'album. E la dicotomia tra superficialità e chiarezza di idee (esistono ancora gli illuminati…) crea un conflitto tra le parti, perché “Il mediocre non perdona chi non lo è” (dal brano “Anarchia”).

Il viaggio è a tratti angosciante, laddove l’aggettivo usato coincide, ahimè, con il concetto di realtà, e credo che il video che propongo a seguire sia rappresentativo e significativo del mio pensiero.
Venturi e Moreau, elementi intercambiabili, descrivono l’oggi che si unisce al passato attraverso immagini distopiche, frammenti che mettono in risalto la drammaticità del mondo in cui viviamo e a cui è difficile trovare contromisure, e l’unico antidoto, almeno per chi riesce a visualizzare le dimensioni del mostro che è stato creato, è provare a descriverlo e a mettere le idee - la musica, la poesia e le immagini - a disposizione di chi arriverà dopo di noi o di chi abbia ancora la forza e la voglia di guardarsi dentro: “Chi non conosce i propri limiti tema per il proprio destino”, chiosava Aristotele, e a ben vedere sono in  molti quelli che dovrebbero preoccuparsi!

Dal punto di vista meramente musicale mi pare difficile collocare questo lavoro in una delle tante caselle conosciute, perché il reading si unisce al canto più tradizionale, con elementi jazzistici e aperture al mondo del progressive alimentate anche dalla presenza dei due ospiti, la vocalist Debora Longini, e il fiatista Emiliano Vernizzi che propone il suo sax tenore e soprano.

Sperimentazione mista a poesia, avanguardia e coraggio per un progetto non semplicissimo, colto, vario, affascinante, che dovrebbe uscire dai soliti confini per arrivare a toccare chi ha ancora la possibilità di gestire le leve del cambiamento, quegli “attrezzi” figurati abbandonati dai più, magari non per accidia, ma per la perdita di ogni tipo di fiducia e di speranza.

Bellissimo l’artwork realizzato da Lucien Moreau, argomento che emerge nello scambio di battute.

In attesa della chiusura del cerchio - la fine del “capitolo Moloch” - leggiamo il pensiero degli autori…


Ecco cosa mi hanno raccontato Gianni Venturi e Lucien Moreau…

L’ultima domanda della mia intervista di circa due anni fa terminava con la curiosità di conoscere un atto successivo del vostro progetto e mi pareva che il tutto fosse dietro all’angolo: cosa è accaduto alla vostra musica da allora ad oggi?

Ha avuto il tempo di attraversare un processo di condensazione e distillazione in morbide gocce saline, che noi oggi spacciamo come collirio sonico. Senza dimenticare che il tempo è un concetto del tutto locale e relativo. Abbiamo, in questo non‐tempo, attraversato una fase costruttiva e distruttiva: nuova musica, nuovi concetti, nuove parole. Per approdare a quello che ora è il nostro secondo capitolo, ovvero "Il Vangelo di Moloch", un album di cui siamo più che orgogliosi. Ritorniamo al concetto di “tempo”: se si considera la sua relatività, in effetti il tutto era dietro l’angolo. In realtà la musica ha le sue dinamiche, si mostra quando è pronta, noi non dobbiamo fare altro che accogliere il suo richiamo. Siccome non abbiamo un’etichetta alla quale rendere conto, non abbiamo l’esigenza di fare dischi se non quando i dischi sono pronti nella mente.
Abbiamo costruito "Il Vangelo di Moloch", prima come idea, poi la poesia, ed infine lo abbiamo vestito con la musica e la grafica. Un unico gesto creativo!

La collaborazione tra Gianni Venturi e Lucien Moreau prosegue: come potremmo definire il vostro connubio?

Mistico e psichedelico. Come i viaggi astrali prodotti dalle danze sciamaniche del popolo andino. Come intonare Wagner dopo una cena a base piccante. Come il numero atomico dell'Idrogeno. Nel progetto MOLOCH, oramai, siamo divenuti uno: Gianni Venturi e Lucien Moreau scrivono musica e compongono testi, ora l'uno, talvolta l'altro. Per esempio, "Trump" – ovvero la traccia che conclude il nuovo album – è stata scritta da Lucien Moreau e musicata da Gianni Venturi. Potrebbe trattarsi di una fusione di anime? Concetto poetico, lo sappiamo, però è così. Una propensione anarchica non indifferente, e seppure con età differenti e differenti percorsi, un'unica direzione. Cioè una direzione in divenire. A volte le parole sono musica, o la musica diviene poesia!

Qual è il sunto musicale e letterario de “Il Vangelo di Moloch”?

Ancora una volta è protesta antropologica, speculazione filosofica, elettronica colta e del tutto anticonformista. La ricerca di una via di liberazione mentale, che sia in grado di bucare l'asfalto, di divaricare le sinapsi, di condurre oltre. Oltre le classificazioni musicali, oltre le etichette di genere, oltre la dipendenza (quasi dogmatica) da organismi parassitari come   pseudo agenzie   di   comunicazione, pseudo analisti   di mercato,   pseudo case discografiche, pronti a produrre capitalismo culturale, indotto consumistico ed affiliazione al trend produttivo a suon di "like" e "followers". Oggi l'antitesi non esiste più, è quasi estinta. Perciò noi siamo fieri di rappresentare l'antitesi.

Colpisce una vostra affermazione: “Ogni brano una domanda irrisolta”… potete spiegarmi meglio?

Ogni risposta è una domanda. Perché ciò che conta è la domanda, soprattutto quella che nessuno mai pone. "Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre", per citare Jostein Gaarder. In questo album, più che mai, cerchiamo di interrogare il grande mistero cosmico, di entrare in risonanza con esso. Non è una questione religiosa, è una questione spirituale, di importanza mistica. È la misura della nostra esperienza di realtà. Interiore ed esteriore. Microcosmica e macrocosmica. Non ci sono risposte nella musica, solo domande. Come un immenso occhio, aperto sull'infinito.

Può esistete un equilibrio tra l’inesorabile progressione tecnologia e la posizione preminente dell’essere umano?

L'essere umano non è più preminente da un pezzo. Noi crediamo che la progressione tecnologica si faccia portatrice e messaggera dell'animo umano. Sarà, forse, in grado di condurre il significato segreto della parola "umano" oltre i confini dell'umano stesso. Un giorno, chissà, la consapevolezza della specie camminerà nella mente sintetica di un essere eterno, che si domanderà il senso della vita guardando le stelle. E, forse, scriverà nella sua lingua un nuovo Vangelo, oppure il Sutra della Sintesi, in forma rigorosamente binaria. La "singolarità" può assumere forme straordinarie, se non limitiamo la nostra immaginazione a ciò che il cinema immagina per noi in forme preconfezionate.

I frame dell’artwork sono affascinanti: entriamo un pò nel dettaglio?

La grafica dai toni surreali di Lucien Moreau ci ha sempre accompagnato, album dopo album, ed è parte fondamentale del progetto Moloch. È la costante stilistica. È la nostra "agenzia di comunicazione". Perché comunichiamo anche attraverso il medium visivo. Musica che parla agli occhi, in altre parole. Nella copertina abbiamo volutamente inserito tanti riferimenti culturali e più di un mistero da risolvere. Il diavolo è nei dettagli. Sempre nell'artwork sono presenti anche elementi provenienti dai brani del nostro primo album.

Come e dove sarà possibile trovare “Il Vangelo di Moloch” e in che formato?

Per ora sul nostro Bandcamp, all'indirizzo http://molochthealbum.bandcamp.com al costo rivoluzionario di un caffè, ovvero 1 Euro. Presto su iTunes, Amazon, Spotify. Stiamo lavorando ad una edizione limitata su CD e anche ad una edizione assolutamente speciale in formato cartaceo. Qualcosa di unico. Musica ascoltabile, su carta, perché dopotutto è un Vangelo, quello di cui parliamo. In ultimo ma non ultimo, "Il Vangelo di Moloch" vede la collaborazione con una incredibile voce "sciamanica", capace di trasportare verso altri mondi, quella di Debora Longini, novella Lisa Gerrard. L'album include anche il sax tenore e soprano dalle sonorità inesorabilmente magiche di Emiliano Vernizzi, musicista acid-jazz di fama europea e grande sperimentatore. In più, al termine dell'album, gli ascoltatori troveranno una sorpresa: il risultato della collaborazione con una strabiliante poetessa che risponde al nome di Ilaria Boffa. Ne sentirete ancora parlare, perché queste ultime tracce fantasma non sono che l'introduzione al terzo capitolo del progetto Moloch.



Line up
Gianni Venturi - testi e voce
Lucien Moreau - strumenti e synth



Con la partecipazione di:
Debora Longini - canto e voce
Emiliano Vernizzi - sax e flauto
Federico Viola - effetti, mix e master

Tracklist
01. Manifesto
02. Dinosauria
03. Ritratto di un'assenza
04. Il giardino dell'anima
05. D'io
06. Ricorda chi sei
07. Ho paura di te
08. Ommaia
09. Selfie ergo sum
10. Xenote
11. Il pelo
12. Anarchia
13. Tutti i sentimenti lenti
14. Trump