Maggio scorso, FIM di
Genova (Fiera Internazionale della Musica): percorro i corridoi dei piani
superiori alla ricerca del panino serale dedicato allo staff, e incappo in
Erika, anch’essa alla ricerca di qualcosa. Non ricordo come, ma scambiamo
qualche parola, e mi racconta del motivo della sua presenza alla manifestazione,
una performance pianistica che mi sono perso, preso dai miei impegni del
momento, ma gli eventi del FIM, in contemporanea, sono impossibili da afferrare
in toto.
Resta la curiosità, la
voglia di saperne di più, e ci lasciamo con la promessa di qualche scambio di
battute futuro.
Quello che propongo a
seguire è la sintesi del mondo musicale della romana Erika Zoi; per scoprire nei
dettagli la sua musica e per captare i segni del suo talento, si può iniziare
dai due brani che propongo a seguire, per poi lasciarsi andare ad una ricerca
approfondita, che di certo non potrà deludere.
Partiamo dall’occasione che ci ha fatti incontrare, il FIM di
Genova: come ci sei arrivata, cosa hai presentato e che giudizio puoi darne, a
posteriori?
Il FIM di Genova è stata una bella occasione di condivisione
e confronto con i professionisti dell’ambito musicale a 360°. Me ne aveva
parlato un mio conoscente di Milano, musicista anche lui, e mi ha incuriosito.
Ho proposto la mia musica originale “Solo Piano”, tra cui tre brani inediti di
quest’anno. Devo dire che il riscontro è stato notevole, l’organizzazione buona
per la fiera, e poi incontrare grandi artisti è sempre un motivo di crescita!
Possibile sintetizzare il tuo percorso musicale, dagli inizi
sino ad oggi?
Ho iniziato lo studio del pianoforte con il M° Fausto Di Cesare
e il M° Barbara Brandani. Fin da quando ero piccola scrivevo, la composizione
penso sia un dono divino. Ovviamente c’è bisogno dello studio e della ricerca
anche interiore. Anche la direzione d’orchestra mi ha sempre suscitato molto
interesse. Dopo alcuni anni di studio del pianoforte ho iniziato ad avvicinarmi
allo studio della composizione e della direzione d’orchestra. Successivamente,
i primi passi con il M° Alberto Meoli e
poi lo studio più profondo della partitura, del gesto, del pensiero di un
direttore con il M° Bruno Rigacci. Poi oggi giorno, c’è bisogno dell’apporto
delle tecnologie (che io seguo e studio ormai da più di venti anni) mi avvalgo
della consulenza, dell’informazione e dell’aggiornamento delle tecnologie
musicali di grandi professionisti, ne cito alcuni che mi sono cari, come Aniello
Boccia e Silvio Relandini, ma il percorso formativo non finisce mai!
Esiste qualche musicista, contemporaneo o del passato, che
consideri fondamentale per la tua formazione musicale?
Sono convinta che dall'ascolto si impari veramente tanto, è
un complemento essenziale per la formazione del pensiero musicale giorno dopo
giorno. Ascolto musica di molti generi diversi da Bach, Mozart, Beethoven, a Verdi,
Puccini e Rossini, spesso anche Strauss,
Shostakovich e Bernstein, e ne potrei citare moltissimi. Ma senza escludere generi musicali più lontani o moderni come quali
il jazz di Parker o Coltrane, musica pop, blues, country… insomma, ci sono
ragioni ovunque nella musica per cogliere linguaggi e sfumature diverse.
I tuoi ruoli all’interno del mondo musicale sono molteplici,
da strumentista a compositrice sino ad arrivare alla direzione d’orchestra:
esiste tra i tanti un modello espressivo in cui ti realizzi maggiormente?
Se ami la musica in ogni senso, in ogni sua rappresentazione,
l’espressione è ovunque essa possa riprodursi al meglio. Certo è che senza musica non potrei vivere,
non potrei non scrivere perché è un’espressione che mi identifica, anche ora mi
troverei meglio ad improvvisare qualcosa piuttosto che scrivere a parole… eh
eh! Ogni ruolo ha il suo giusto momento
e la sua giusta realizzazione, tuttavia i tre ruoli hanno una cosa in comune,
l’espressione musicale. Nel pianoforte vivo i suoni direttamente, così come li
sento in quel preciso momento, penso, mi esprimo, quindi suono. La parte della
scrittura della musica è un momento di grande dono, ma anche di grande impegno
psicofisico nel portare a termine l’opera di ingegno. Nella scrittura si
identificano la mente e il cuore contemporaneamente, in equilibrio, una cosa
bellissima. La direzione di qualsiasi ensemble, orchestra o anche coro è il
momento della guida, il tuo pensiero, la tua pulsazione musicale a servizio
della musica. E’ davvero difficile dover scegliere quale espressione artistica
mi rappresenti maggiormente, ciascuna fa parte di me e quando mi ritrovo a
sperimentarle, cerco di curare ogni dettaglio indipendentemente dal ruolo che
ricopro. Ogni modello espressivo ha un suo fascino e mi trasmette
quell'adrenalina senza la quale non riuscirei ad esprimermi nei vari ambiti in
cui opero.
Quali sono le maggiori soddisfazioni musicali che hai
ottenuto, tra riconoscimenti ufficiali e gratificazioni di altro genere?
Mi ricorderò sempre il mio debutto come Direttore d’Orchestra
al Teatro Quirino di Roma, con l’esecuzione della mia Opera “Circe”, libretto
di L. Gianni, una grande emozione. Una grande soddisfazione anche l’esecuzione
dei miei pezzi sacri per voce solista, flauto, coro e organo: “Ave Maria” e
“Figlio del Padre Santo”, quest’ultimo su testo di R. Pomponio, nella Basilica
di San Pietro- Altare della Cattedra. Dove meglio si può augurare un
compositore che vengano eseguiti alcuni brani sacri se non in San Pietro, un
momento molto solenne, intimo, di grande emozione?! Anche l’inserimento del mio
brano “Placide aurore”, testo di M, Alessandrini, nei saggi accademici del
Conservatorio di Santa Cecilia, è stato un riconoscimento importante molto
gradito. Per fortuna posso ricordare diverse soddisfazioni e riconoscimenti per
la mia musica eseguita nelle Biblioteche, al Consolato di Lugano, nel Museo
dell’Ara Pacis in Roma, a Palazzo Senatorio in Campidoglio.
Il tuo profilo è prettamente classico ma… esistono mondi
paralleli, forse meno impegnativi, che ti piace vivere, magari come mera
ascoltatrice?
I mondi paralleli sono tanti, ognuno di noi ne ha. La musica
se è bella, è bella tutta e viceversa. Poi ci sono i generi e i brani che più
ti interessano, che maggiormente possono attrarre la tua attenzione, che sono
più vicini alla tua sensibilità, che toccano le corde interne del tuo vivere
quotidiano. Ad esempio il repertorio che ho proposto al FIM “Solo piano”, che
ci ha dato modo di conoscerci, sta fra il soundtrack e il minimalista. In
conclusione scrivo musica per quasi tutti i generi, forse si conosce di più il repertorio
con orchestre, cantanti e cori che si avvicina al classico-contemporaneo, anzi
invito gli interessati a seguirmi sui
canali multimediali come youtube e soundcloud:
CALMA
Brano per pianoforte, flauto e archi.
Potresti dare un giudizio su quello che è per te l’attuale
stato della musica italiana?
La musica è tutta bella, in qualsiasi forma si esprima, è
questione di gusto, cultura e sensibilità personale. C'è però una questione da
tenere in considerazione: l’equilibrio e il rispetto di tutti i componenti che
concorrono all’espressione musicale attuale. Ad esempio trovo che certi artisti
siano un pò abbandonati a se stessi e che i media si occupino quasi
esclusivamente di certi generi musicali con un pò di miopia. Penso che questa specie di omologazione sia una sorta di
limite significativo.
Quanto ti è d’aiuto la tecnologia nell’ambito delle tue
passioni musicali?
Al giorno d’oggi la tecnologia musicale si è spinta molto
oltre le aspettative che potevamo avere vent’anni fa, quando ho iniziato ad
esplorare la musica al computer. Ne è passato di tempo e oggi il compositore
può avvalersi anche del supporto e del sostegno delle tecnologie musicali, che
in alcuni casi possono rivelarsi di aiuto nella realizzazione del prodotto
finale e di ricerca sonora nei nuovi sound library in continua evoluzione.
Il problema però è che devono crescere le competenze. Oltre
alla materia prima che è il comporre, si deve essere capaci di lavorare con i
software musicali di produzione, conoscere le library di suoni, saperli
editare, missare fare il mastering insomma, oggi al compositore sono richieste
diverse professionalità molto specifiche e impegnative che, se non si hanno
assistenti, portano via molto tempo e lavoro.
Pensi che la sacralità della musica che proponi sia destinata
alla nicchia o sia giusto cercare la massima condivisione, cercando di
abbattere ogni tipo di barriera?
La musica sacra è una parte della mia produzione sonora che
scrivo e che penso sia di ascolto come il resto del mio repertorio. Non penso
che debbano esistere nicchie di alcun genere, semplicemente ascolto e
condivisione per abbattere le barriere di cui lei parla. La musica si ascolta,
si comprende, pian piano si impara ad avvicinarsi anche ai generi meno
conosciuti, perché non vuol dire che siano meno belli semplicemente perché non
esplorati. Anzi penso che la proposta di nuova musica, in ogni genere, debba
essere sempre più incentivata ed aperta al pubblico, proprio per sensibilizzare
la cultura della generazione di questo millennio e scoprire nuova musica, nel
passato la storia ci insegna che la gente era molto più interessata ed abituata
alle nuove produzioni musicali, si aspettava proprio il compositore che facesse
un’altra musica, un'altra opera, un altro lavoro musicale d’ingegno.
Che cosa vorresti accadesse a Erika Zoi, musicalmente
parlando, nei prossimi tre anni?
Mi piacerebbe poter essere sempre piena di idee ed incentivi
come lo sono ora. Poter offrire al pubblico nuovi brani e nuove emozioni in
musica. Non c’è nulla che ripaghi di più di un pubblico che si emoziona
all’ascolto della tua musica, di gente che si avvicina ai concerti o che ti
scrive sui vari canali multimediali che si è commossa all’ascolto di quel brano
o che ti racconta la sua immaginazione durante un concerto. Vorrei quindi
portare avanti con forza questo mio cammino musicale vicino alla gente, vicino
al mio pubblico.
FILO DI LUCE RIFLESSA
Brano per pianoforte solista e
orchestra