Sono molto affezionato ad Oliviero Lacagnina,
un musicista “nobile”, per competenze e talento, tastierista, compositore,
arrangiatore… un Maestro che può considerarsi un punto di riferimento per molti
musicisti, da svariati lustri.
Quando lo vidi la prima volta non
sapevo nulla di lui, eravamo entrambi molto giovani e lui per me rappresentava
un musicista di rock con tendenza al classico (il termine “prog” sarebbe
arrivato molto dopo), ed era davanti a me, sul palco del Teatro Alcione, con i
Latte & Miele che si apprestavano ad aprire il concerto dei Van der Graaf
Generator! La storia del Rock!
L’INTERVISTA
30 Maggio 1972, i Latte & Miele aprono il concerto dei Van der Graaf
Generator a Genova: possibile sintetizzare 42 anni di Musica che ha lasciato il
segno?
Quello fu un concerto particolare proprio
perchè lo effettuavamo nella nostra città (Genova per me è e rimane la mia
città d'adozione...) e si collocava a metà del nostro percorso. In
quell'occasione il nostro repertorio era ancora costituito dalle elaborazioni
in chiave rock di brani classici... sopra a tutti svettava la bellissima “Grande
Pasqua Russa”, di Korsakov, insieme ad una lunga suite dedicata a Verdi (La
forza del destino, Traviata ecc..). Pertanto quell'ambito già
preludeva ad uno stile, classico – rock – sinfonico, che ci saremmo portati
dietro per anni... fino ad oggi. Una collocazione che ci ha, direi,
privilegiati in quanto eravamo quasi unici nell'affrontare un repertorio
simile. Il nostro era un approccio basato sull'idea di creare, il più
possibile, una musica “pura”, senza messaggi di tipo sociologico o di parte che
l'epoca quasi imponeva, il che ci ha sicuramente attirato critiche, oggi
smorzate o annullate dal cambiamento operato dal tempo.
Non solo Prog per voi, ma oscillazioni pop che vi hanno portato ad una
diversa visibilità culminata con il Festiva di Sanremo: sono questi i motivi
che allontanarono te e Marcello Dellacasa ad un certo punto del percorso?
Il precedente fu una scellerata collaborazione
con i Dik Dik (dei quali ho certamente stima, ma che risultano molto lontani
dalle idee musicali che avevamo), imposta da una casa discografica che
cominciava a scalpitare di fronte a
guadagni non certo importanti. Già da quell'esperienza io e Marcello, in
momenti diversi, ci defilammo.
Leggendo gli elementi della vostra discografia si potrebbe pensare ad un
cerchio che si è chiuso, iniziato nel ’72 con la “Passio Secundum Mattheum”, e
concluso nel 2014 con… la “Passio Secundum Mattheum - The Complete Work”: che
cosa mancava per rendere davvero completa quell’idea iniziale?
Nell'originale mancava unità musicale e presentava
una drammaturgia incompleta; riprendere in mano la vecchia “Passio” è stato
necessario sia per affrontare una timbrica diversa, e migliore grazie alla
tecnologia di oggi, per rendere il racconto più fruibile e vicino alla vecchia
idea di perpetuare la Passione bachiana.
Il concerto di presentazione è stato emozionante, carico di
artisti/lettori che hanno dato un importante contributo alla causa, ma
difficilmente coinvolgibili in tutte le occasioni: come si evolverà la fase
live della band?
Anche in questo caso la tecnologia ci verrà in
aiuto, la nostra idea, per le tournèe all'estero, è quella di avere sia il coro
che i vari evangelisti in audio e video, anche se sicuramente nei paesi
asiatici quasi sicuramente il coro lo troveremo in loco... per altre situazioni
valuteremo volta per volta.
Lacagnina e Dellacasa sono l’anima classica, mentre quella rock è
rappresentata da Massimo Gori e Alfio Vitanza: è un’immagine corretta la mia?
Si è l'immagine giusta... e vorrei azzardare a
dire che questo costituisce un ottimo equilibrio.
Sei compositore, direttore d’orchestra, tastierista: esiste uno status,
tra quelli che ho citato, che ti da maggiore soddisfazione?
Sono situazioni diverse anche, se mi dedico
volentieri alla direzione quando in programma ci sono mie composizioni; diciamo
comunque che, al di là del diverso impegno che queste situazioni richiedono,
non c'è una prevalenza di una sull'altra.
Quale tra i musicisti in auge nel tuo periodo formativo ti ha
maggiormente influenzato e quale band è stata un punto di riferimento, almeno
inizialmente?
Nonostante i Latte e Miele facciano parte del
filone classico – rock – sinfonico i nostri ascolti erano spesso legati alle
band inglesi e americane di diversa estrazione musicale (quelle italiane le ascoltavamo
sempre dal vivo...). Certo non ci dimenticavamo di ascoltare gli exscursus
nell'ambito classico dei vari Yes e King Krimson, che in qualche modo ci
suggerivano climax musicali più che modi compositivi. Personalmente aggiungerei
molti ascolti in ambito jazzistico dato che all'epoca praticavo molto spesso
questo genere musicale.
Che giudizio daresti dell’attuale stato della Musica, nazionale e
internazionale?
Il ritorno all'ascolto e soprattutto alla
produzione “prog” ci insegna che lo sguardo spesso si volge all'indietro perché
il presente non propone granché. Salvo poche eccezioni anche la musica
contemporanea spesso segna il passo tentennando tra nuove e vecchie formule
compositive; rimane sempre comunque il detto che esiste musica buona e musica
cattiva... al di là dei generi.
Nel 2011 avete toccato con mano il pubblico Orientale: che ricordo hai di
quei giorni e che tipo di comparazione potresti fare tra il nostro modo di vivere
la Musica e il loro?
L'Asia in genere ha una forte attrazione per
tutto ciò che è italiano: la moda, la cultura... e la musica. Il “prog” per
loro ha una valenza importantissima, al punto da tramandare di padre in figlio
questa passione. Il nostro primo concerto a Seoul del 2011 metteva insieme un
pubblico fatto di nonni, padri e figli... insieme a cantare le nostre melodie.
Fare un raffronto con il nostro modo di vivere la musica credo sia praticamente impossibile. Ricordo giornate
meravigliose, con la presenza palpabile di un affetto sincero nei nostri
confronti.
Che cosa rappresenta per la band Aldo De Scalzi - lo ricordo con voi al
FIM 2013 - un elemento aggiunto?
Aldo è uno dei Latte e Miele. L'abbiamo
conosciuto diciasettenne nello Studio G, all'epoca di “Pavana”, per poi ritrovarlo
per la nuova edizione della “Passio”. Oltre che un amico è un elemento più che
prezioso, in grado di supportare qualsiasi situazione e di suggerire soluzioni
musicali con grande capacità e autorevolezza.
Concludiamo con uno sguardo verso il futuro: cosa possiamo aspettarci da
i Latte Miele?
Qualche concerto in Italia (credo però pochi
visto il mercato asfittico del “prog”) e molti di più all'estero, dove
sicuramente siamo più apprezzati. Sicuramente un prossimo CD (e Lp) con la
Black Widow, con la quale ci siamo trovati veramente bene e che continueremo a
ringraziare per la loro grande professionalità. Sull'argomento della prossima
opera abbiamo un'idea (partita da Gori) su cui stiamo ragionando... ma è ancora
presto per dirti qualcosa di più.
Articolo già pubblicato sul sito Unprogged