venerdì 24 dicembre 2010

Hox Vox


Probabilmente non sarei mai arrivato a Hox Vox senza la segnalazione di Dario Lastella degli IFSOUNDS.
Le proposte dal web sono moltissime e spesso accade di non soffermarsi sulle offerte migliori, salvo che non ti arrivi qualche dritta. Ed è un po’ il mio “mestiere” quello di fornire qualche elemento oggettivo per facilitare le scelte.
Nel corso dell’intervista a Lastella, alla specifica domanda :” Esiste qualche gruppo della nuova generazione, italiano, che consigliereste agli amanti della musica di qualità?”, emergevano due nomi, Corrado Rossi e Hox Vox. Del primo parlerò tra breve, mentre del secondo… scrivo ora, partendo dall’affermazione originaria:” un genio dell'art rock nel senso più letterale del termine (lui sì che fa musica davvero sperimentale!)”.
Un’affermazione del genere non può che incuriosire, soprattutto se uscita dalla bocca di una persona che si riconosce come autorevole.
Ho realizzato quindi un’intervista che aiuta a centrare il personaggio, ma prima ho cercato di sentire e di vedere la sua musica. Perché vedere? E’ sufficiente un rapido giro su youtube per capire cosa si intende per “genio dell’Art Rock”. Mai visto niente di simile. Quelli che normalmente siamo soliti liquidare con “giochi da computer”, sono qui applicati alla musica realizzando qualcosa di esteticamente pregevole. Ovviamente non è l’estetica l’argomento della proposta video, ma stupisce l’interazione tra immagini e suoni, ed è straordinaria la fusione delle arti che ne deriva, spingendo il curioso a scoprire cosa ci sarà dopo, che storia verrà raccontata nel video seguente.
Eh sì, singole storie dove la sperimentazione e l’aiuto tecnologico non sono puro esercizio di bravura, e ricerca dello stupore altrui, ma la dimostrazione di come sia possibile evolvere e cercare strade nuove e originali.
Ho sentito la sua musica senza guardarla ed è stata un’altra sorpresa positiva.
Non ho trovato il bandolo della matassa e faccio fatica a collocare i brani in una categoria conosciuta. Ogni singolo “pezzo” da me ascoltato (scaricato gratuitamente dalla rete) rappresenta qualcosa di diverso e tutti i generi e le influenze universalmente riconosciute, sono a mio giudizio rappresentate in modo significativo. Difficile spiegare il feeling che mi ha accompagnato nell’ascolto, ma è stato come svoltare a diversi angoli e ogni volta trovare una strada differente, con un obiettivo “lontano” dal precedente.
Impossibile per me mettere a fuoco le storie raccontate da Hox Vox attraverso la sola musica, ma semplice abbinare i singoli brani ad immagini e a stati d’animo.
Avvicinarsi alla musica visiva di Hox Vox significare rimanere tra l’affascinato e lo stupito.
Avvicinarsi alla musica di Hox Vox senza sapere niente del suo modo di intendere la proposta dei suoni attraverso le immagini, significa essere stimolati ad osare nel tentativo di “saperne di più”.
Da qualsiasi parte si arrivi a Hox Vox l’indifferenza sarà bandita.
Questa è una possibile chiave di lettura, una panoramica su ciò che ho captato tra le righe, sicuramente insufficiente per donare una dimensione completa, ma forse utile per mettere in moto la curiosità.
Non mancheranno occasioni per parlare diffusamente di un prossimo album.




L’INTERVISTA

Sono arrivato a te attraverso Dario Lastella degli “Ifsounds”, che nel corso di un ‘intervista ti ha citato evidenziando “… lui si che fa davvero musica sperimentale!” . La tua musica è sempre alla ricerca di spazi inesplorati o c’è anche posto per una “tranquillità musicale?”
Io ho sempre lo stesso metodo per costruire un album. Prima costruisco la storia. Può essere un vero e proprio racconto : The Wanderer racconta la notte di un killer tossicodipendente all'inseguimento della sua vittima per Savannah. Oppure un documento come Dada (Cabaret Voltaire), che è una serie di ritratti di alcuni famosi dadaisti, supportati da un libretto che riporta i loro pensieri.
Una volta decisa la storia, io penso alla colonna sonora. La divisione nel primo esempio è per scene, nel secondo è un lavoro quasi documentario, tassonomico. Uno è un album “romanzo”, l'altro un album di “saggistica”. L'utilizzo di melodie o dissonanze, la scelta di quali generi musicali utilizzare, sono conseguenti al clima che voglio dare al racconto. Non sono interessato a fare album che siano raccolte di canzoni, mi sembrerebbe di suonare senza senso, per il solo gusto di mettere assieme note e ritmi.


Passando sempre attraverso le citazioni sei stato definito “genio dell’art rock”. Sono entrato nel tuo canale di youtube e sono rimasto incantato dai tuoi video, dal tuo modo di assemblare immagini, musica, e arti grafiche. Quale tipo di percorso ti ha portato a questa forma espressiva?
Devo trovare il modo di ringraziare Dario di tutti questi complimenti!!! Io ascolto qualsiasi genere musicale sin da adolescente. Musica classica, contemporanea d'avanguardia, pop del terzo mondo, metal, fusion, jazz, country, band algerine anni '60, 8-bit, grindcore, canzoni per i bambini (mi piacciono molto i dischi per bambini di Bruce Haack e Raymond Scott), musica da cartoni animati, gamelan, bollywood music... delle volte mi fermo nelle tv private a guardare quei miserabili spettacoli di ballo liscio, con le cantanti cotonatissime. Mi piace molto la musica volgare, kitsch. Tra tutti forse mi ha influenzato di più il trio Zappa-Residents-Pere Ubu. Ma non solo per la musica. Mi piace la loro comune propensione per la teatralità. I Residents creano mondi paralleli, Zappa è arrivato a mettere Zubin Mehta a dirigere in trespolo o piazzare giraffe giganti spruzza-schiuma (ci si può immaginare da quale orifizio) in palco. Ogni concerto era cabaret puro. I Pere Ubu sono stati il mio gancio per entrare nel dadaismo e surrealismo. David Thomas è una icona ineludibile, una volta conosciuto per bene nei primi dischi. Grosso modo questi tre immaginari più i cartoni animati di Terry Gilliam convivono nei miei videoclip. Dal versante grafico c'è stato lo shock culturale di conoscere l'opera di Max Ernst e quella di Andrea Pazienza.

Sei autonomo nelle tue realizzazioni o hai bisogno di un consistente gruppo di lavoro?
Faccio tutto da solo, e devo dire che ho provato a suonare con altri ma incontro forti difficoltà.

Riesci a proporti dal vivo con la stessa efficacia?
Non ho mai fatto live. Non mi piace l'idea di fare un concerto, andare su un palco a suonare per due ore facendo gesti e mossette. Fin da giovane mi è sempre sembrato abbastanza noioso, più comodo ascoltarsi il disco comodamente sparati in poltrona. Io vorrei fare degli spettacoli di teatro, con attori, musicisti sul palco che talvolta si alzano e contribuiscono al recitato, utilizzo di video per creare atmosfera. Qualcosa che sia più lontano possibile da un musical o l'operetta. Si recita poi si stacca e si suona qualcosa, oppure la musica resta dietro, come la colonna sonora in un film. Mi piacerebbe molto portare in scena un adattamento teatrale di Dada (Cabaret Voltaire). Proverei a ricostruire al meglio possibile quell'atmosfera che aleggiava dentro il famoso locale svizzero.

Ho scaricato gratuitamente la tua musica dalla rete. Come inquadri il musicista del 2010, quello che oltre a creare e a suonare deve anche guadagnare per vivere?
Da giovane sentivo tutti gli amici che suonavano ripetere lo stesso ritornello: la casa discografica si tiene 9 decimi dei soldi dei dischi, per fare soldi tocca andare in tour a ripetizione. Non è cambiata. Da sempre i soldi soprattutto si tirano su in tour, il disco è quasi un volano commerciale per l'indotto di merchandising, live act e royalty per l'utilizzo della musica in tv, cinema, e oggi i videogiochi. Tutto il casino che fanno sulla pirateria serve per abbindolare i soliti ingenui, quelli che si fanno spaventare e “smettono”. Questa dinamica mi ricorda una presunta leggenda su Adobe, cioè che piratasse essa stessa Photoshop in modo da farlo diffondere più velocemente, conquistare una posizione di monopolio e poi passare a incassare. Io non credo sia una leggenda. Quando i discografici piangono per la pirateria, sono falsi. La pirateria nell'epoca delle musicassette ha fatto la fortuna delle grandi case discografiche, ma loro (né Adobe) non confermeranno mai. Ci mancherebbe che fossero così fessi!

Internet ha dato molto ai fruitori di musica. In sede di bilancio, potrebbe secondo te dimostrare la stessa soddisfazione un musicista che cerca visibilità, ma anche vendite?
Io credo che internet sia una falsa vetrina da Sogno Americano. Sembrerebbe che chiunque può fare successo se imbrocca il prodotto giusto e la campagna più adatta. In realtà la dinamica è uguale a quella di MTV. Se sei raccomandato ti vedono, altrimenti no.

Ho ascoltato rapidamente alcuni tuoi brani (apprezzandoli) e mi pare che la tua proposta escluda le liriche. Alcuni musicisti cercano di passare messaggi attraverso i suoni, altri pensano solo a fare la musica che preferiscono, lasciando che sia il pubblico ad interpretare liberamente. Cosa significa per te creare un brano?
A me piace molto rassicurare l'ascoltatore, poi improvvisamente spaventarlo, urtargli i nervi o farlo ridere. L'urlazzo di Ummagumma ha fatto storia. Io lavoro come un mimo, o uno di quei vignettisti senza parole. Ho una voce veramente brutale per cui non mi soddisfa quando canto (a parte il parlato di The Wanderer, ma appunto era un parlato e la mia voce rugginosa ci stava bene per il personaggio). Essenzialmente una canzone per me è un momento liberatorio, dove faccio un po' come mi pare. A parte i momenti in cui architetto scherzi acustici (ma qui l'ascoltatore è una vittima), per il resto suono più che altro tutto quello che mi piacerebbe sentire e non trovo in giro. Talvolta invece sono di maniera, neoclassico :D, cioè mi piace un modello musicale e provo a suonarlo in modo ortodosso. Alaska, su Meanimal, è un esempio chiarificante.

Sempre Dario(è tutta colpa sua se ti tedio con le mie domande)ti definisce “stravagante” che a me suona come fuori dalle comuni regole musicali, e fuori dalle leggi del businnes. Mi sto sbagliando?
Si, ma non avertene a male. :D Hurry Up Harry part 1 è un disco piuttosto commerciale (il seguito lo sarà di meno), in ogni caso tra i vari brani di altri dischi, oltre a follie e strani meccanismi elettronici, ogni tanto metto un pezzo easy listening. Non è voluto, come già detto mi esce per esigenze narrative. Purtroppo gli ascoltatori più avventurosi sono in grado di passare da momenti avant ad altri melodici (non è una novità, zappa l'ha fatto per tutta la carriera), mentre l'ascoltatore pop tende a non ascoltare il disco anche se in mezzo ci sono 3 o 4 brani che gli piacerebbero. Ha troppo orrore di quello che non è conforme al suo ristretto range di melodie ruffiane.

9)Mi racconti qualcosa della tua formazione musicale? Hai sempre suonato il basso?
Ho suonato un po' dai 14 ai 17 anni, poi ho smesso del tutto fino a due anni fa. E ovviamente ho ricominciato da zero, mi pareva di non avere mai avuto un basso in mano in vita mia. In ogni caso suono molto peggio di quello che mi servirebbe, e ciò è un limite per la qualità dei miei dischi. Sto cercando di rimediare a questa manchevolezza virando su bassline meno impegnative. Certo non sarò mai come Victor Wooten. Ma il basso è lo strumento che amo, la prima cosa che ascolto in una canzone.

Come immagini il futuro prossimo musicale di Hox Vox?
Mi piacerebbe smettere di fare il musicista creative commons per accasarmi sotto una label. Diventare un professionista. Il mio sogno è di avere una chance con Ipecac o la Tzadik (non saprei quale mi renderebbe più pazzamente gioioso), ma solo a pensarlo mi viene da ridere, come sognare di diventare capocannoniere dei mondiali o astronauta. Mi piacerebbe molto anche comporre colonne sonore. Io ho pazienza e sono meticoloso, ci andrei a nozze con un regista di quelli pignoli che stanno lì nota su nota. Io sono uguale.