sabato 27 marzo 2021

Maelstrom/Post - “Katarsis”


Maelstrom/Post - “Katarsis” 


Non avevo notizie di Ferdinando Valsecchi dal 2014, anno in cui commentai il suo “L’essenziale per una storia”, arrivato alla fine di un momento per lui molto prolifico.

Scopro ora di un suo importante cambio di passo sul sentiero della vita, un insieme di avvenimenti che lo hanno portato a far maturare ogni nuova creazione, una semina nel lungo periodo in attesa di raccoglierne i frutti.



Il nome del suo progetto (Maelstrom) si è evoluto in “Maelstrom-Post”, dove il “post” assume un significato ben preciso che è lui stesso a spiegare nell’intervista a seguire, in cui definisce la sua musica “post-rock”.

Proviamo a sintetizzare il concetto, essendo un fondamento della proposta di Valsecchi:

L'espressione post-rock è indicativa di un genere musicale che utilizza una strumentazione rock tradizionale, ma in modo poco ortodosso rispetto alla condizione del rock stesso, attingendo più da altre tradizioni della musica d'avanguardia, come il jazz, la musica elettronica, il krautrock o simili.

Ma la peculiarità di Maelstrom-Post risiede nella costruzione dei brani, un modus unico che richiede piena sintonia tra i protagonisti creativi e una forte competenza nell’adattare liriche a trame sonore.

Qualunque sia l’abbinamento tra musica e parole, il risultato può rientrare a pieno titolo nella famiglia della “canzone”, sia essa impegnata o leggera, lunga o tradizionalmente corta.

Rimanendo sempre nell’ortodossia, sono due i modelli possibili: scrivere un testo e successivamente musicarlo o, viceversa, inventare un ritornello o “giro musicale” che ben si sposa al verbo e alla scrittura già esistenti.

Nel caso di Valsecchi, realizzatore delle musiche, ogni singolo brano segue una strada unica, complessa, inusuale, un’invenzione a sé, la cui destinazione è incerta nel momento della nascita.

A questo punto entra in gioco il poeta, l’amico Matteo Simonelli, autore dei testi, e le due strade, che sino quel momento avevano usato binari paralleli, trovano la convergenza e la fusione, opera non certo agevole, ma portatrice di grandi soddisfazioni.

Il loro nuovo atto prende il nome di “Katarsis”, titolo che rimanda immediatamente alla copertina, dove trova posto una piccola costruzione in legno circondata dalla neve, mentre lo sfondo propone una natura apparentemente perfetta, fatta di sabbia, mare, monti e cielo.

È questo l’ambiente giusto per la purificazione, quello in cui la musica può riuscire a pulire corpo e spirito da ogni contaminazione, luogo dove va in scena il processo di liberazione dai conflitti e dai traumi, sempre pronti a riemergere dalle ceneri: cercare conforto nella casetta o immergersi nell’ambiente circostante sarà la conseguenza di scelte precise, probabilmente dolorose.

Questo disagio emerge in ogni singolo episodio di “Katarsis” e un cantato misto a sussurri parlati mantiene per tutti i cinquanta minuti (divisi su otto tracce) la conduzione di una scena distopica e ipnotica, dove le tinte dark prevalgono e condizionano lo stato d’animo d’ascolto.

Non è un disco adatto a chi ricerca la leggerezza, perché “Katarsis” richiede concentrazione e predisposizione al lasciarsi coinvolgere cercando di capire e di entrare nell’intimo pensiero degli autori, e se si accetta di concepire la musica come elemento culturale, arte tra le arti, il lasciarsi avvolgere dai brani in successione potrà rappresentare un’esperienza unica: cinque anni di decantazione e maturazione richiedono assoluto rispetto!

Consiglio vivamente “Katarsis” di Maelstrom-Post, disponibile in digitale su tutte le piattaforme.

 


QUATTRO CHIACCHIERE CON FERDINANDO VALSECCHI

 

Il mio ultimo commento ad un tuo lavoro risale al 2014, appare necessario chiederti che cosa ti sia successo in questo lungo periodo, sia dal punto di vista musicale che da quello personale - senza entrare nel privato invalicabile -, essendo i due aspetti quasi sempre correlati.

Un sacco di cose! Nel 2015 mi sono trasferito a Edimburgo e ho fatto un Master in Sound Design all’Università di Edimburgo. 2015/2016 è stato un anno fantastico, ho avuto l’opportunità di scoprire nuove sonorità e sviluppare quelle che erano già mie. Ho lavorato come freelancer su alcuni corti e documentari, sia come Sound Designer che come Compositore, ma ho anche trovato un lavoro in un’azienda che mi permettesse di sostenermi. Piano piano, il lavoro mi ha fatto scoprire altre passioni, e ha contribuito al ritardo di sei anni sul rilascio dell’album!

Puoi sintetizzare la tua storia per chi non avesse ancora avuto l’occasione di avvicinarsi alla tua musica?

Sono un musicista fiorentino, autodidatta, che ha iniziato a suonare “tardi” - verso i 18 anni. Ho suonato metal nella scena indipendente fiorentina per poi far partire alcuni progetti personali, fra cui questo. Altri progetti rilasciati nel corso degli anni sono Northern Mass (viking metal), Ferdinando Valsecchi (cantautorato) e Maelstrom/Post (formalmente Maelstrom). Credo la mia musica abbia una vena malinconica sempre presente, anche nei pezzi più “felici” … siete avvertiti!

In questo progetto lavoro con il mio migliore amico, Matteo Simonelli: io scrivo musica e lui scrive poesie. Poi decidiamo quali canzoni rilasciare, con quali testi, e da lì comincia un lavoro che porta ad una nuova opera: l’unione dei nostri lavori diventa qualcosa di nuovo che rilasciamo sotto lo pseudonimo Maelstrom/Post.

Il nome del tuo progetto si è evoluto, diventando Maelstrom/Post: cosa c’è dietro al cambiamento?

Principalmente due cose: innanzi tutto il fatto che era passato tanto tempo dal nostro ultimo lavoro. Tuttavia, mi ha sempre colpito la definizione di “post-modernismo” di Chiurazzi: "indica[re] piuttosto un diverso modo di rapportarsi al moderno, che non è né di opposizione (antimoderno) né di superamento (ultramoderno)". Visto che la nostra musica è (a nostro avviso) “post-rock”, o vicina alle sonorità “post” in generale, Maelstrom/Post riassumeva bene tutti questi concetti.

Inoltre, avevamo scelto di rilasciarlo sulle diverse piattaforme online (Apple Music, Spotify etc.), e che quindi volevano distinguerci dalla marea di “Maelstrom” che già esistevano.

Il tuo nuovo album si intitola “KATARSIS”: a cosa fa riferimento tale denominazione?

Entrambi pensiamo che quest’album abbia proprietà catartiche, cosa che abbiamo provato sia nello scriverlo che nel riascoltarlo… speriamo sia lo stesso per i nostri ascoltatori!

Entriamo nel progetto e focalizziamoci sulla tua spinta creativa e sul messaggio che emerge dal tuo nuovo lavoro.

Gran parte delle canzoni sono state scritte nei primi due anni a Edimburgo. Quando mi sono trasferito, ho comprato una chitarra e un basso usati (in condizioni pessime!) e li ho utilizzati per registrare idee e motivi per canzoni. Solitamente, scrivo molto velocemente, e questa volta è stato uguale: la maggior parte delle melodie delle canzoni sono state scritte in una sola sessione, e ho passato i successivi tre anni a rifinirle, aggiungere altre linee complementari etc. Devo confessare di non averci lavorato spesso nei tre anni, ma invece ho lasciato maturare ogni volta che ho aggiunto elementi, per poi riesaminarli in seguito. È stato un percorso lunghissimo, molto più lungo di ogni altro album abbia mai scritto, ma ne è valsa decisamente la pena!

Anche le poesie di Matteo sono state scritte nel corso degli anni, dettate dalle sue esperienze, nelle quali mi ci sono rivisto quando le ha condivise con me. Il processo di accoppiare le poesie con le canzoni è stato molto naturale, più che negli anni passati. Penso che anche se distanti, avevamo avuto esperienze simili, il che ci ha riavvicinato ancora di più. Entrambi abbiamo usato i metodi che conosciamo per esprimerci: per lui la poesia, per me la musica. Questi per noi sono modi di incanalare le nostre emozioni, anche quelle più buie. Anche per questo abbiamo chiamato l’album “Katarsis”, è il prodotto del nostro personale processo di catarsi.

Della musica cosa mi dici? Cosa cambia rispetto al passato, almeno negli intenti?

Come già menzionato, il processo è cambiato. Tuttavia, il risultato penso che sia sempre simile. È curioso come un cambio di vita importante come quello che ho vissuto io abbia dato un risultato musicale che riporta a ciò che ho realizzato in passato.

Chi ha contribuito alla realizzazione di “KATARSIS”?

Matteo ha scritto i testi. Le batterie sono state fatte al computer (ho una coordinazione pessima!), produzione e post-produzione le ho fatte interamente io!

È qualcosa che potrebbe essere proposto in fase live?

Sarebbe bello, ma al momento non ci sono piani.

In che formato è stato rilasciato?

Solo digitale per ora, anche se stiamo pensando a qualcosa di fisico per accompagnarlo!

Come è possibile ascoltare/acquistare “KATARSIS”?

È disponibile in tutte le piattaforme online, dalle più famose alle più indie!



Tracklist:

1-Lacryma (7:51)

2-Sguardo (5:40)

3-Vita (8:02)

4-Memo (7:28)

5-Bisogno (6:07)

6-Pensiero (4:40)

7-Addio (4:33)

8-Solitudine (7:42)


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