sabato 20 marzo 2021

Unimother 27-"Presente Incoerente"




"Presente Incoerente" è l’ultimo lavoro discografico di Unimother 27, progetto “one man band” che Piero Ranalli ha creato nel 2002, parallelamente alle sue attività musicali in team, una sorta di necessità vitale che lo porta ad esprimersi in modo prevalentemente autarchico.

In passato, ho ripetutamente parlato delle sue creazioni, molto particolari, originali, non per tutti, ma di estrema qualità, frutto del connubio tra amori musicali precisi e la reazione agli stimoli quotidiani, banale come concetto in sé, ma azione non sempre foriera di positività per l’ascoltatore curioso.

Nella lunga intervista a seguire, Ranalli ci racconta il suo mondo, il mood che lo ha portato a delineare il nuovo album e i dettagli del suo pensiero; lo stato d’animo che viene disegnato si avvolge ai singoli episodi, tutti strumentali, e il quadro prende forma e luce.

Esistono due possibilità per fruire di un album come “Presente Incoerente”.

La prima conduce alla ricerca della sintonia piena con l’autore, la necessità di comprensione attraverso la decodifica dei titoli e la ricerca dei significati che hanno stimolato la creatività specifica.

Esiste poi un’altra via, quella che porta a dimenticare volontariamente ogni tipo di informazione a favore dell’istintività e della reazione immediata allo stimolo musicale, una situazione in cui sarebbe vantaggioso e prolifico trovare il giusto ambiente d’ascolto, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare, un viaggio nel tempo, nello spazio, dando un significato personale al singolo episodio.

Le indicazioni fornite da Ranalli - e il mio ruolo di “commentatore” - impongono la presentazione dei “fatti oggettivi”, quelli che si dipanano nel corso della nostra chiacchierata dove, le argomentazioni estremamente personali, a tratti intime, fanno emergere la tragicità dell’attuale situazione musicale, in particolare per una proposta come quella di Unimother 27, da considerarsi una nicchia all’interno della nicchia. E la drammaticità del contesto viene espressa con le seguenti due affermazioni:

“1) La mia musica non ha mai raggiunto una divulgazione tale da essere richiesta dal vivo;

2) È sempre più difficile trovare persone disposte a sacrificare il proprio tempo libero per organizzare una scaletta da eseguire, soprattutto se si tratta di creazioni proprie e sapendo che il rientro economico è incerto o nullo.”.

Otto tracce spalmate su 38 minuti propongono la miscela preferita da Ranalli - vero fil rouge tra il passato e il presente -, quella che impone il modello psichedelico legato alla rigidità di certi schemi kraut, soddisfacendo la necessità primaria di rock/blues, con una sintesi ideologica che invita al paradigma del prog, genere che calza a pennello per ogni composizione in cui emerge la libertà espressiva e lo sconfinamento tra le varie caselle dell’ortodossia.

La necessità di Ranalli di manifestare l’impotenza al cospetto di vincoli imposti - che portano spesso all’azione incoerente - trova soddisfazione nella sua reazione che sfocia nell’invenzione musicale, nella piena gratificazione che fugge dal concetto di razionalità a vantaggio di vibrazioni positive percepibili dall’animo virtuoso, quello che trae beneficio - forza e spinta verso la crescita - dall’assorbimento di trame musicali che non richiedono indagini approfondite, ma un mero “lasciarsi andare” privo di ogni genere di paletto intellettuale, il wall tipico di chi giudica la musica, certa musica, realizzando un modello divisivo e non aggregativo.

"Presente Incoerente" è un viaggio profondo nel mondo di Unimother 27, un itinerario di cui l’ascoltatore di passaggio può diventare protagonista, un percorso che prevede il sentirsi parte di un paesaggio distopico (a mio giudizio quello in cui stiamo vivendo) da cui ogni tanto si riesce ad emergere, un pool di gallerie autostradali al termine delle quali emerge una luce temporanea, il tutto vissuto come fatto ineluttabile.

Il dark vandergraafiano di “Sognando la vuota pienezza del tutto” si unisce alla ripetitività ritmica e alla sperimentazione controllata di “L'eterno duello tra pieno e vuoto”; modus psichedelico per “Abraxas...il Dio difficile da conoscere”; tratti ipnotici e profumo di Fripp per “Eros e l'Albero della vita”, mentre “L'incontro tra Phallos e Mater Coelestis” presenta una sorta di pop elettronico che si snoda su di un giro di basso che entra nelle viscere di chi è capace di captare certi particolari salienti; “L'anacoreta e la maledizione del suo sapere” fonde trame sonore dal sapore mediorientale con lancinanti urla di dolore provocate da dilatazioni strumentali, mentre “La solitaria settima luce” produce brividi spaziali, una sorta di immersione in una dimensione sconosciuta, una divagazione che si avverte quasi fisicamente; la terminale “Systema Munditotius” appare come una sorta di alba di un nuovo giorno, come un Hendrix che suona a Woodstock mentre il popolo scema, lasciando un testamento carico di contenuti, che occorre però saper leggere.

Ed è qui che la coscienza si risveglia e prende forma consistente.

Un progetto che rinfranca e che apre con impeto sentieri occupati in pianta stabile dalla mediocrità dei nostri giorni. Poco importa se non tutti possono comprendere, il percorso di semina rappresenta di per sé l’obiettivo da raggiungere.

Consigliato a tutti gli open mind della musica!

 


Quattro chiacchiere con Piero Ranalli


Sono passati un paio di anni dall’uscita di “CHRYSALIS”: che cosa ti è successo, musicalmente parlando, in questo periodo significativo?

La mia inclinazione naturale all’introspezione ha subito un inasprimento e di conseguenza un consolidamento, in parte causato da circostanze in ambito famigliare e in parte dal contesto che si è venuto a creare in seguito all’emergenza sanitaria che ha coinvolto tutto il pianeta. E questo ha avuto un influsso determinante sulla mia espressione musicale. Ad ogni modo gli umori che ho sviscerato in “Presente Incoerente” erano già silenziosamente in elaborazione dentro di me e le vicende che ho passato hanno avuto un effetto catartico e mi hanno, in un certo senso, incoraggiato nel farmele trasporre in musica.

Possiamo ricordare sinteticamente la tua storia e la tua esperienza formativa, per chi ancora non ti conoscesse?

Cercherò di essere sintetico. Ho iniziato a fare musica nel 1989 con mio fratello Marco Ranalli. La band si chiamava "City Sewer System", la musica che facevamo era una specie di garage rock psichedelico, uno stile simile a quello degli Stooges. Con questo progetto abbiamo registrato tre demo-tapes ed io suonavo il basso. Poi nel 1991 abbiamo iniziato a suonare come power-trio con “Insider”, avevamo uno stile definito Space-Doom dalla stampa dell’epoca ed anche in questo progetto suonavo il basso e abbiamo pubblicato sei album. Dal 2002 fino al 2007 sono stato il bassista degli Areknamés, una band di dark progressive alla “Van Der Graaf Generator” con la quale ho realizzato due album in studio ed uno dal vivo al “Burg Herzberg festival” in Germania. Sempre nel 2002, contemporaneamente all’esperienza Areknamés, iniziavo a gettare le basi per “Unimother 27”, il mio progetto personale, con il quale Il primo lavoro omonimo è stato pubblicato nell'aprile 2006, "Escape from the ephemeral mind" nel maggio 2007, "Grin" nel giugno 2008, "Frozen Information" nell'ottobre 2015, nel 2016 è uscito " Jammin 'from the network Vol. I-VII "(una raccolta postuma di brani improvvisati in studio), "Fiore Spietato" a febbraio 2017, "AcidoXodica" a febbraio 2018, "Chrysalis" a maggio 2019 ed infine "Presente Incoerente" nel febbraio 2021. Nei primi tre lavori suono tutti gli strumenti, da “Frozen Information” in poi mi accompagna Mr. Fist alla batteria e percussioni. Tutti interamente registrati e mixati nel mio laboratorio/etichetta “Pineal Gland”.

In quale ambito inseriresti la tua proposta o, se preferisci, come descriveresti la tua musica a chi, incuriosito, volesse avvicinarsi al tuo progetto?

Un calderone nel quale sono sempre presenti quattro elementi fondamentali: la musica acida psichedelica di fine anni ’60, il progressive, il blues e la musica cosmica anni ‘70 dei corrieri tedeschi, volgarmente chiamata Krautrock. Elementi, che ogni volta che mi trovo in prossimità di un nuovo lavoro, ribollono nel calderone e si combinano in maniera diversa, mantenendo però quella matrice comune in tutti gli album così da caratterizzare il mio stile musicale.

Il tuo ultimo album si intitola “Presente Incoerente”: mi spieghi il titolo?

“Presente Incoerente” rappresenta il mio io quotidiano, ordinario. Quello che ha a che fare con il contingente, con i concetti di spazio e di tempo. Un io limitato da tali vincoli e per questo motivo incoerente perché condizionato dalle loro pressioni estenuanti e destinato pertanto ad agire con incoerenza, ma che nel contempo è il riflesso, l’imitazione, la deformazione di un’informazione sempre accessibile, alla quale possiamo attingere, rappresentata da un ”Assente Coerente” che non ha vincoli di nessun tipo, che non esprime mai giudizi, impersonale, situato in un altrove a noi sconosciuto di cui riusciamo a percepirne la presenza solo in alcuni momenti ispirati. Ecco, questi scampoli di eternità, il mio io incoerente, li riesce a decodificare e quindi a percepire attraverso la musica, istanti di pura comunicazione simbolica trasposti in vibrazioni. Ho cercato di rendere visibile, ovviamente attraverso i brani che compongono l’album, l’”Assente Coerente” che è in me ed in ognuno di noi.

Trattasi di album strumentale e quindi risulta difficile decodificare il messaggio che ti ha portato ai momenti creativi, anche se i titoli dei brani sono di per sé indicativi: cosa c’è dietro a questo lavoro, oltre al condizionamento legato al drammatico momento contingente?

Una discesa negli Inferi, nelle profondità dell’inconscio, un album che si fa portavoce di un’essenza astratta nella quale sono incluse tutte le manifestazioni separate dell’io. Nel titolo del brano di apertura, “Sognando la vuota pienezza del tutto”, è racchiuso il proposito che si snoda lungo le tracce successive. Possiamo avvicinarci ad essa in sogno o attraverso un linguaggio archetipico o riconciliando concetti, che da un punto di vista ordinario, risultano discordanti, come ad esempio il vuoto ed il pieno, anche l’anacoreta è solo e maledetto nel suo sterile sapere. Ecco queste sono state le pulsioni che mi hanno poi condotto ai momenti creativi e a dare voce, attraverso il suono ed il rumore, a questi frammenti di lava incandescente. Il brano di chiusura, “Systema Munditotius”, è un tributo a C. G. Jung, che aveva così chiamato un mandala, disegnato da lui stesso, nel quale raffigurava gli opposti del microcosmo all’interno del mondo macrocosmico e delle sue contraddizioni.

Se non sbaglio sei al tuo ottavo disco e vorrei sapere come “Presente Incoerente” si lega al passato e che tipo di evoluzione ha avuto il tuo credo musicale.

Da un punto di vista musicale gli album contengono gli elementi di cui ho parlato in precedenza, solo combinati in modo diverso. Se ad un ascolto superficiale potrebbero sembrare diversi ad uno più analitico ed attento ci si accorge del loro denominatore comune, l’attitudine a miscelare queste componenti è sempre la stessa. Si, è vero l’espressione musicale è diversa, in alcuni prevale di più la consonanza in altri la dissonanza, ma questo dipende anche dall’umore del momento che è unico e irripetibile. “Presente Incoerente” si lega al passato anche da un punto di vista concettuale, cambiano solo la sintassi e la semantica che vengono utilizzate nel veicolare gli argomenti, ecco forse l’evoluzione andrebbe colta in questa capacità di ribadire lo stesso concetto senza essere mai ripetitivo. È come osservare lo stesso oggetto da angolazioni diverse, ciò permette di cogliere delle sfumature che prima era impossibile cogliere. In “Chrysalis”, ad esempio l’attenzione era focalizzata sulla trasformazione profonda che avviene nel momento in cui tutte le nostre energie si ritirano dal mondo esteriore per operare in quello interiore, e la metafora della crisalide è servita per rendere chiara l’idea, questo bozzolo in apparenza inerme che racchiude, invece, nel suo interno un lavorio di costruzione formidabile. Così come il nostro io mondano, in apparenza incoerente, è il riflesso di un mondo altrove nel quale coesistono pacificamente tutti gli opposti.

Lavori in proprio, fai tutto, o quasi, da solo: è una precisa scelta ideologica o una necessità?

Il progetto “Unimother 27” è nato nel 2003 solo per mie esigenze espressive. Avevo modo di realizzare nel mio studio (Pineal Gland Lab, che tuttora utilizzo) le mie idee. Non sentivo la necessità di includere all’interno altri musicisti perché suonavo con gli Areknamés, ed ero totalmente appagato da questa esperienza di gruppo. Ho portato avanti parallelamente i due impegni fino al 2007 senza alcun problema, con molta fluidità, anche perché, musicalmente parlando, viaggiavano su binari differenti. Quindi per rispondere alla domanda, non è stata una necessità quella di fare tutto da solo quanto un atto di volontà diretto a realizzare una visione che sentivo di non poter condividere con altre persone, perché estremamente intima. Poi quando è terminata l’esperienza di gruppo con gli Areknamés, il progetto aveva già un corpo ed un’anima, erano usciti già tre album e da quel momento in poi è andato avanti così con Mr Fist alla batteria e percussioni come elemento aggiuntivo. Ovvio il problema si pone nel momento in cui si crea l’esigenza di promuovere dal vivo il repertorio musicale, ma vedi questo non è mai successo per due motivi: 1) La mia musica non ha mai raggiunto una divulgazione tale da essere richiesta dal vivo; 2) È sempre più difficile trovare persone disposte a sacrificare il proprio tempo libero per organizzare una scaletta da eseguire, soprattutto se si tratta di creazioni proprie e sapendo che il rientro economico è incerto o nullo.

Mi parli dell’artwork e della copertina?

Da “Fiore Spietato” fino all’attuale “Presente Incoerente”, le copertine sono state disegnate ed elaborate graficamente da mia moglie, Bianca Carestia. Per “Fiore Spietato”, “AcidoXodica” e “Chrysalis” l’idea dell’artwork è nata in simbiosi con i dischi e di conseguenza con le tematiche trattate in essi. Per quest’ultimo lavoro la scelta è avvenuta diversamente, si tratta di un quadro realizzato in precedenza dove sono rappresentate delle visioni provenienti direttamente dalle profondità dell’inconscio, uno sguardo rivolto a delle creature primordiali che dimorano nelle nostre emozioni più viscerali che gli stimoli esterni plasmano donandogli forme e colori mutevoli e inaspettati.  Notando le affinità con il concetto dal quale ha preso vita il disco la scelta è stata naturale.

In quali formati è fruibile il disco e come si può fare per ascoltarlo/acquistarlo?

“Presente Incoerente” è fruibile solo in formato digitale ed è disponile per l’acquisto e l’ascolto solo su Bandcamp ed è incluso in formato PDF anche l’artwork. Non ho alcuna difficoltà nel dirti che ho optato per questa scelta solo per insufficienza di fondi altrimenti sarebbe uscito su CD come tutti gli altri miei lavori. Il mio sogno è sempre stato quello di realizzare dei vinili, ma la mia condizione economica, purtroppo, ha dirottato le preferenze verso realizzazioni meno onerose. Le mie sono autoproduzioni e non è sempre possibile mantenere uno standard.

Hai immaginato momenti di pubblicizzazione di “CHRYSALIS”, emergenza sanitaria permettendo?

Se intendi un tour promozionale, al riguardo posso dirti che non è mai stato contemplato, per cui l’emergenza sanitaria non mi ha intaccato assolutamente.