Foto del debutto de I Moschettieri Gaetano, Maurizio, Franz, Gino.
Mi racconta Gino Campanini,
chitarrista del’Acqua Fragile negli anni ’70…
Ho rivisto casualmente l'intervista che
hai fatto all'Acqua
Fragile nel 2013 a Parma, in occasione dei 40 anni di carriera di Bernardo Lanzetti.
Io, Franz Dondi e Maurizio Mori,
provenivamo da un gruppo che si chiamava I Moschettieri, eravamo tutti di Parma e quel
ridicolissimo nome ci era stato imposto da un insegnante delle medie che era poi
diventato il nostro manager. Era assolutamente fascista, con in testa i vari
miti dell'uomo guerriero, e da lì deriva quello stupido nome.
Fu comunque grazie a lui che io e Franz
cominciammo a suonare, e a 17 anni
vincemmo un concorso nazionale che si chiamava Davoli Beat. Davoli era una vecchia e locale marca di amplificatori.
Tutto questo per arrivare a dire che I
Moschettieri nel 1967 aprirono gli otto spettacoli della prima tournée italiana
dei Rolling Stones: Roma, Bologna
Genova Milano.
Per due volte al giorno, pomeriggio e
sera, avemmo il privilegio di suonare prima di loro, di vederli arrivare nel
sottopassaggio dei vari palazzetti dello sport con un grosso macchinone nero - successivamente
chiamato limousine -, di intravederli nei loro camerini, di stare accanto a
loro mentre prendevano un cappuccino al bar, di farci fare autografi vari, di
giocare con Mick Jagger a flipper (Franz),
di aspettarli facendogli da ala quando con gli strumenti in mano Brian Jones, Mick Jagger, Bill Wyman,
Keith Richards e Charlie Watts uscivano dai camerini e
salivano sul palco.
Insomma il massimo e impagabile
privilegio di poterli vedere e ascoltare da due metri, cioè dal fianco del
palco, dove neanche i carri armati avrebbero potuto spostarci.
Tutto questo ancora per dire che a 17
anni io, Franz Dondi, Maurizio Mori, Giacomo Fava e Gianni
Ferrari eravamo fuori di testa. Personalmente rimane la cosa in assoluto
più significativa di tutta la mia vita, un ricordo indelebile di un ragazzino di
17 anni che tanti anni fa ha visto così da vicino i suoi idoli massimi!
Ed era tra l'altro l'inizio dell’attività
di tanti altri gruppi: con noi, a parte Al
Bano con Fiammetta (poteva
mancare Al Bano?) c’erano i Trolls
non ancora New, i Dada non ancora
New ma già con Maurizio Arcieri e
Pupo al farfisa e gli Stormi Six.
Altro che prog... iniziavano con il
riff di “The last time” e dopo due
secondi la gente era già impazzita, urla e pianti, i seggiolini divelti e
ammucchiati al centro della platea, un casino incredibile, e noi sempre lì, con
gli occhi fissi su di loro, i miei in particolare su Keith Richards che suonava
giusto dal nostro lato.
BELLISSIMO! E ogni volta, dopo 45
minuti di concerto, quando se ne andavano, io e Franz salivamo di soppiatto sul
palco per fare incetta di plettri, cavi per chitarra, qualsiasi cosa trovassimo.
Lavorammo due anni nelle varie balere,
sempre con la solita locandina: “Di ritorno dalla tournèe con i Rolling Stones... questa sera i
Moschettieri!!!”
Tra l'altro incidemmo un 45 giri dove
c'era un pezzo scritto da un compositore dell’Ariston, etichetta dei Corvi, un brano
che ancora oggi sarebbe molto molto bello, “Un'anima
perduta”, un blues in italiano, orecchiabile, grintoso e soprattutto
capibile.
Mi fermo qui, sono stanco di sentire “prog e mica prog”.
Tra l' altro con l’Acqua Fragile non pensavamo di suonare un genere così
definito, seguivo i gusti di Canavera e Lanzetti che amavano i Genesis, i King Crimson ecc.
Ma ci è sempre mancato quel famoso
pezzo da classifica, orecchiabile, ballabile e commerciale. Cosa sarebbe la PFM
senza “Impressioni di gennaio, febbraio,
marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre e
dicembre?”.
A pensarci bene ho ancora due ricordi
legati agli Stones. L’organizzazione aveva messo a disposizione dei gruppi spalla
un pullman per gli spostamenti da una città all'altra: bene, lo usavamo solo
noi, ancora minorenni e senza patente. Quando arrivavamo nei pressi dei
palazzetti dello sport tiravamo tutte le tendine, tutti i ragazzi che
aspettavano fuori pensavano che sul pullman ci fossero gli Stones e
partendo come forsennati ci correvano dietro. E noi giù a ridere da matti!
Poi ci venne in mente una cavolata per
fare in modo che i giornali parlassero di noi.
Arrivati a Milano, all'ultima nota del nostro ultimo pezzo feci finta di svenire e mi lasciai andare per terra sul palco. Arrivarono subito persone in mio aiuto per portarmi di sotto, e tra queste c’era Al Bano (poteva mancare?). Io pur continuando la mia mimica socchiusi appena appena gli occhi, io vidi lui e lui vide me, quindi, urlando che stavo facendo finta finì la storia. Naturalmente nessun giornale ne parlò!
Arrivati a Milano, all'ultima nota del nostro ultimo pezzo feci finta di svenire e mi lasciai andare per terra sul palco. Arrivarono subito persone in mio aiuto per portarmi di sotto, e tra queste c’era Al Bano (poteva mancare?). Io pur continuando la mia mimica socchiusi appena appena gli occhi, io vidi lui e lui vide me, quindi, urlando che stavo facendo finta finì la storia. Naturalmente nessun giornale ne parlò!
E durante quella tournée
sentii per la prima volta la parola "Marijuana!".