domenica 5 agosto 2018

Porto Antico Prog Fest 2018: il commento

Un nuova edizione del Porto Antico Prog Fest, la terza, è andata in scena il 3 agosto a Genova, Piazza delle Feste.
Ancora una volta l’aspetto organizzativo è stato curato dalla Black Widow Records, questa volta in collaborazione con la Cooperativa DOC-L’ARTE SI FA VALORE, la cui mission è stata ampiamente spiegata nel corso della serata: trattandosi di musica e del mondo che la circonda, sarebbe buona cosa curiosare sul sito di riferimento…


Il pubblico ha premiato la nuova idea di aggregazione delle band, partecipando in modo significativo e pronto a lasciarsi coinvolgere, sottolineando con entusiasmo le varie performance. Ma qual è la nuova formula proposta? La grande differenza rispetto al passato si sintetizza nella la presenza di due tribute band, non prese certo a casaccio, ma capaci di riportare al sound del prog originario, quello che ha aperto la strada a miriade di gruppi che ancor oggi si rifanno ai fasti dei seventies; nel caso specifico mi riferisco alla musica dei Genesis e dei Pink Floyd, ovvero due entità mitiche che, a distanza di quasi mezzo secolo, riescono ancora a emozionare fan di ogni età.
La dicotomia di giudizio quando si fa riferimento a musica inedita e a riproposizione di modelli del passato non trova mai un punto di incontro, ma ciò che Massimo Gasperini e soci hanno creato nell’occasione appare come un giusto equilibrio, l’utilizzo di musica di forte richiamo per poter regalare al contempo qualcosa di “nuovo”, con la speranza che l’effetto domino spinga ad allargare le conoscenze personali.
Occorre anche riflettere sul fatto che per ascoltare dal vivo la musica del "rock" del passato esista ormai una sola possibilità, quella che passa attraverso gruppi di musicisti, anch’essi fan, che vestono i panni di ELP o Gentle Giant e propongono le fondamenta del prog. Certo, occorre del talento e della predisposizione naturale, quelle doti di cui hanno goduto i presenti al Porto Antico Prog Fest.

Ad aprire le danze una band locale, gli Ancient Veil, nati dalle ceneri degli Eris Pluvia, artisti che, dopo un ventennio di sosta, sono ritornati nel 2017 con un album di inediti targato Lizard, e che, nel 2018, propongono ben due dischi: il primo è una rivisitazione dell’album omonimo del 1995 mentre il secondo racchiude il live de La Claque del 2017.
Il fil rouge tra il passato e il presente è rappresentato dal chitarrista e cantante Alessandro Serri e dal fiatista Edmondo Romano.
E’ un prog vivace e fresco quello che propongono e l’elemento importante, seppur ovvio, è la dimostrazione del ritrovato affiatamento e della sicurezza da palco, rapportata al concerto a La Claque, di cui sono testimone.
L’audience apprezza particolarmente la miscela di rock e folk in un set che… finisce troppo presto!
Alla fine sono proprio Serri e Romano a raccontare le loro impressioni e il nuovo percorso da poco inizato.
L’attuale formazione prevede inoltre Fabio Serri alle tastiere - già presente progetto originale -, Massimo Palermo - basso - e Marco Fuliano  alla batteria.


Un piccolo video a fine articolo racchiude particelle di festival, purtroppo inficiate dall’infelice posizione di registrazione, ma utili a presentare l’atmosfera di giornata.

In attesa del secondo gruppo c’è spazio per le parole, quelle che portano on stage Mauro Serpe - Panther & C. - e Diego Banchero, de Il Segno del Comando.

E arriva il momento dei milanesi Get’Em Out, ovvero la musica dei Genesis, in questo caso circoscritta all’era “Peter Gabriel”. E’ da subito un tripudio, e i presenti si immedesimano e provano a sostituirsi a Franco Giaffreda - voce e flauto -, che suscita la “compassione” dei presenti per l’utilizzo dei “vestiti di Gabriel” in una giornata di decisa afa e alta temperatura.
Unico rammarico rispetto al loro set è la presenza della luce naturale (erano all’incirca le 20) che ha penalizzato gli aspetti visual proiettati sullo schermo alla spalle, essendo il loro un progetto che ricalca nei particolari un periodo magico targato Genesis, e i dettagli ricercati non sono solo quelli musicali.
Era la seconda volta che li vedevo e penso che siano tra i migliori nel proporre una musica che, soprattutto dal punto di vista tecnico, presenta un alto tasso di difficoltà: l’audience ha gradito e cantato all’unisono le trame più conosciute… di più non si può volere!
Gli altri membri sono: Dario D'Amore - tastiere, chitarra acustica e voceRenato Giacomelli - batteria e voce - Gianfranco Oliveri - chitarre, basso, bass pedal e voce - e Gianluca Oliveri alla chitarra.
Alla fine Giaffreda/Gabriel si ferma a chiacchierare sul palco, raccontandoci del suo recente passato come chitarrista de Il Biglietto per L’inferno, soffermandosi sulla complessità della proposta genesisiana.


Ancora un siparietto con Paola Tagliaferro, artista completa, in procinto di rilasciare il suo album “Fabulae” di cui parlerò a breve. La sua proposta si colloca decisamente all’interno del mondo prog, essendo costituita da estrema libertà espressiva, avanguardia, sperimentazione e spiritualità.

E arriva il momento del prog napoletano, anche se Sophya Baccini può considerarsi una cittadina genovese, per il legame artistico e affettivo che la lega alla città.
Difficile inquadrarla tra i suoi tanti progetti; quello che propone a Genova nell’occasione è il Sophya Baccini’s Aradia, che oltre a lei - cantante e tastierista - prevede la presenza di altre tre donne - Marilena StrianoFrancesca ColapsIsa Dido - e il chitarrista Peppe Gianfredi.
Propongono un set incentrato sul loro secondo album, “Big Red Dragon”, ma non mancano le “divagazioni”, come “Music” di John Miles, particolarmente adatta alla situazione.
Sophya è un talento naturale, sia dal punto creativo che espressivo, ma in questo progetto un pò anomalo - quattro donne sul palco sono inusuali - emerge il sound gruppale, e la proposta innovativa viene valutata positivamente dal pubblico, pronto a far sentire il calore di cui l’artista ha sempre bisogno.
Performance di rilievo… davvero bravi. Anche in questo caso alla fine dei brani la piccola sosta permette di scambiare quattro chiacchiere con Sophya, visibilmente soddisfatta.


In attesa dell’arrivo del quarto ensemble salgono sul palco Fabio Nicolazzo e Laura Menighetti, ovvero Una Stagione all’Infernoche ha appena rilasciato l’album “Il mostro di Firenze”, pubblicizzato a dovere nell’occasione, quasi un obbligo trattandosi di un gruppo genovese dedito al prog.
Ultimo ospite Gianmaria Zanier, virtualmente conosciuto da tutti gli amanti del genere per il suo impegno in rete e in radio… uno di quelli da… ringraziare per il lavoro divulgativo quotidiano e instancabile!

A chiudere la kermesse gli Outside The Wall, ovvero il tributo genovese ai Pink Floyd.
Vediamo i loro nomi: Renato Pastorino (chitarre e voce), Mauro Vigo (batteria), Lorenzo Gazzano (tastiere), Fabio Cecchini (basso), Martin Grice (Sax) e Elisabetta Rondanina (voce).
Li avevo ascoltati pochi giorni fa nell’alessandrino, e anche in questa occasione ho trovato un sound vincente, aggettivo che significa fedeltà di proposta ed efficacia di un mix che si esalta attraverso la cura delle sfumature e la capacità chitarristica.
E’ bene sottolineare anche le doti canore della vocalist e il fatto che la band si avvalga di un musicista di lungo corso, quel Martin Grice di provenienza Delirium che diventa il valore aggiunto indiscutibile. A raccontarci sul palco qualcosa degli OTW è il drummer Mauro Vigo, impegnato in mille progetti rock.
Anche per loro grande successo e bis, non previsto dalla rigida scaletta.


Una giornata caldissima, toccata anche da un principio di nubifragio, tutti ingredienti che potevamo minarne il risultato.
E’ andato invece tutto bene, benissimo, e già si pensa alla prossima edizione!