Esistono eventi musicali che
regalano qualcosa in più, un valore aggiunto che oltrepassa la qualità di
quanto è stato proposto in qualche ora di pieno palco, e i presenti lo
avvertono, magari resta fatto inconscio, e forse solo col tempo si avrà la
piena coscienza di quanto vissuto in un momento particolare del passato.
Il 1 ottobre 2016 è il giorno che qualcuno ha deciso sia la data giusta per un concerto storico.
Ad essere pragmatici potremmo
dire che Black Widows Record e il Teatro Gilberto Govi di Genova sono gli artefici di questo
momento magico, che cercherò di raccontare in maniera oggettiva, senza
sbilanciarmi troppo sul perchè del mio approccio ad una scrittura quasi…
solenne, non tutto può sempre essere svelato!
Ma oltre al realismo di cui
sopra, fatto di assegnazione di meriti all’elemento organizzativo, direi che
ieri una presenza superiore ci ha messo lo zampino, tanto da creare la serata
perfetta, con tutti gli ingredienti che più dovremmo amare: musica, amicizia,
incontri più o meno casuali - e fortunati - e… un velo di tristezza, come elemento
comune a tutte le vicende di vita.
Ad aprire le danze una band
che giocava in casa, i genovesi Panther & C. che ben
conoscevo, per aver ascoltato il loro album di esordio - “L’epoca di un altro”, del 2015 -
e per aver assistito a un loro live in una recente edizione del FIM.
I Panther presentano la
seguente formazione: Mauro Serpe -
lead vocal e flauto -, Alessandro La
Corte alle tastiere, Riccardo
Mazzarini alla chitarra, Giorgio
Boleto al basso e Folco Fedele alla
batteria.
L’occasione per ascoltarli è
ghiotta, perchè oltre ad una parte del “vecchio” album propongono due tracce che
saranno contenute nel nuovo lavoro (una fruibile nel filmato a seguire).
I Panther hanno nuovamente
convinto, anche sui brani inediti che spesso hanno bisogno di maggiore
assimilazione.
Sonorità genesisiane e pezzi
articolati - ma non difficili da metabolizzare -, con un amalgama consolidato,
dove i tappeti tastieristici sono la base per il lavoro di cesello dell’elettrica,
e dove gli inserimenti vocali e flautistici arrivano in punta di piedi, mentre le
metafore messe sul piatto diventano macigni inamovibili.
Lascio per ultima la sezione
ritmica perchè, affianco al consolidato ruolo di Boleto, Fedele viene inquadrato
come una recentissima entrata, ma la sua presenza si è fatta sentire: forse un
jazzista e musicista “classico” prestato al prog, ma in questo caso l’innesto è
perfettamente riuscito.
Davvero bravi e… lascio il
giudizio ai lettori…
La scaletta
Il clou di
serata porta un nome di estremo peso, quello degli Analogy.
Ma prima di
loro occorre coprire il “cambio palco” ed è l’occasione per dare il benvenuto
ad un mito del management musicale, sia come promoter che come gestore di band,
dagli anni ’60 ad oggi.
Pino Tuccimei arriva dal
centro Italia per rivedere i “suoi” Analogy, per incontrare vecchi amici, e già
questo mi sembra un gesto da rimarcare, in un mondo caratterizzato spesso da
sentimenti legati alla pura formalità.
Pino sale sul
palco - ed è stata questa una forzatura, vista la sua riservatezza - e racconta un paio di aneddoti, testimoniati dal prossimo video.
Ah… quanti
libri si potrebbero riempiri con tutti i suoi ricordi!
E arriva il
momento più atteso.
L’ultima
presenza degli Analogy a Genova risale agli inizi dei seventies, ed è quindi
grande la voglia di vederli e ascoltarli da vicino.
Band seminale,
una vera multinazionale fatta di elementi/amici italiani e tedeschi (e
successivamente anche inglesi), ha lasciato traccia indelebile nel mondo prog
italiano, e il loro album omonimo di esordio è diventato una rarità per
collezionisti.
La loro
reunion è tra le più felici, ma certo è che i live - vera essenza di questa
band - diventano quasi improponibili quando si vive in paesi differenti.
Si presentano
sul palco con la vocalist Jutta Taylor Nienhaus
(tedesca), il chitarrista Martin Thurn-Mithoff
(tedesco), il bassista Mauro Rattaggi,
il batterista inglese Scott Hunter,
il tastierista Roberto Carlotto e,
in alcuni brani, Nikolai Mithoff
alla chitarra (figlio di Martin).
Il loro spettacolo
inizia e l’impatto scenico è fortissimo, grazie soprattutto alle qualità di Jutta,
che "riempie" il palco come solo una veterana può fare.
Arriva subito
il piccolo incidente: causa una mancanza di tensione si rimane tutti al buio,
ma si riprende dopo pochi minuti, e da lì in poi sarà un crescendo di emozioni,
musicali e non… chi lo potrebbe spiegare? … era tutto nell’aria!
La scaletta
che propongo soddisferà i conoscitori del loro repertorio, un excursus sul
passato che avvolgerà l'audience per l’interno concerto.
Una chicca il
duetto, definito “europeo”, tra il drummer inglese e l’ex Dik Dik Unka Munka
(il Carlotto già citato), quest’ultimo dotato di enorme tecnica, gusto e di voce
fantastica.
Quando viene
evidenziato che il concerto è finito, sembra quasi impossibile: è questo il momento
in cui si raggiunge il top, perchè il bis ripropone una traccia già ascoltata
ad inizio serata - “God’s Own Land” -
ma che in quel momento assume un significato particolare, e sul volto di Jutta si
legge una tristezza infinita, sentimento che avvertono i presenti, anime
sensibili come solo gli appassionati di musica possono essere.
E arriva il
rito delle foto e delle firme, e anche io mi ci tufferò dentro come un bambino
che non vuole perdere il suo momento, per essere parte, ameno per un giorno, di
qualcosa di irripetibile.
L’appendice
al concerto è un incontro nell’hotel della band, con Pino Tuccimei presente e protagonista…
sì… diventa lui l’uomo della speranza, dopo che Martin, dal palco, prima dell’inizio
del bis, annuncia l’ultimo concerto degli Analogy, la fine della loro storia
live!
Ma Pino, dall’alto
della sua esperienze, confidenza e autorevolezza, chiosa: “A Martin… ti ci rimando a calci nel culo su quel palco!”. Siamo
tutti con te Pino!
L’ultima immagine
è altrettanto significativa: sono quasi le 2 del mattino, e mentre io e i miei
amici lasciamo il parking in auto, una folta chioma bionda, dalla finestra
della sua camera, si sbraccia per salutarci.
Grazie Jutta,
il tuo gesto non ci abbandonerà più.