Second
Mirror segna il debutto discografico dei romani Glareshift, band nata da un lustro,
ma concentrata sul disco già dal 2013, segnale di evidente esigenza di proporre
da subito una propria identità.
L’intervista a seguire, come sempre, racconta molti particolari
interessanti e permette di delineare un quadro oggettivo della filosofia
musicale proposta.
Trattasi di concept album (circa 46 minuti) che rappresenta il primo di
tre capitoli, ed è quindi da considerarsi la base di un lavoro più complesso
proiettato nel futuro.
Quella che potrebbe essere la descrizione di un viaggio fiabesco è in
realtà un’introspezione che mette in gioco, in modo allegorico - attraverso un
duplice specchio -, la vita vissuta e la condizione irrazionale e inconscia: l’intelletto
risulta poco importante se non accompagnato dai sentimenti, dalle intuizioni e
dalle esperienze. E in questo equilibrio instabile, durante il cammino della
vita, le cose buie possono prendere luce all’improvviso e diventare chiare ai
nostri occhi. Sognare può aiutare ad abbattere ogni limite e barriera, e con un
po’ di coraggio e immaginazione la “House with no door” di Hammilliana
memoria può diventare un posto di grande accoglienza e serenità.
I Glareshift accompagnano
concetti onirici - e condivisibili - con
una musica dai molteplici risvolti.
Le atmosfere disegnate, sulla base di una ritmica potente, mi portano a
coniare un nuovo termine - anche se riconosco l’inutilità delle etichette! - che
è il frutto della sensazione ricevuta nel ripetuto ascolto: “Rock Distopico”, perché
i paesaggi disegnati sono a tratti inquietanti, il mood spesso cupo e la
descrizione del viaggio non conduce al sereno, perchè la ricerca dell’io
implica difficoltà e trame dark, con utilizzo di metallo pesante, delay e voci
che sgorgano dal profondo dell’anima.
Tre dei cinque brani proposti superano abbondantemente i dieci minuti (Reflection, InSight
e Exit),
mettendo quindi in campo uno dei semi della musica progressiva, ma credo che in
questo caso la dilatazione temporale sia più legata alla narrazione che al conformarsi
ad uno standard preciso.
Una bella scoperta i Glareshift, una band la cui resa dovrebbe essere alta anche in fase live.
E aspettiamo ora le successive puntate della loro storia.
L’INTERVISTA
Dove e come nascono i Glareshift?
I Glareshift nascono quasi per caso, a Roma, nell’estate del 2011,
quando Daniele e Alessandra hanno iniziato a fare musica con il computer per
pura passione, nella totale intimità della loro casa. Con il tempo Daniele ha
ricominciato a prendere in mano la sua chitarra e Alessandra ha coronato il suo
sogno di sempre, iniziando a studiare batteria. Tuttavia i Glareshift non
sarebbero tali né senza Gianluca, che si è unito alla band a luglio del 2013 e
che ha portato quel senso di “contraddizione” all’interno del pensiero di
Alessandra e di Daniele - troppo “affini” per poter creare quel che è stato
fatto fino ad oggi, il che è stato un valore aggiunto notevole -, né senza
Fabrizio, recentemente entrato a far parte della formazione, che ha portato con
se una grande esperienza musicale e di palcoscenico che ci ha permesso di dare
una svolta definitiva al nostro sound.
Che tipo di cultura musicale avete alle spalle e quali sono i vostri
“amori” formativi?
L’aspetto particolare del nostro background è che proveniamo da quattro
percorsi musicali piuttosto eterogenei e quindi, mettendo insieme i nostri
gusti personali, possiamo attingere ad un pozzo praticamente senza fondo di
conoscenze musicali. Alessandra è quella più orientata verso il prog e il rock
anni ’70, il metal e il grunge. Daniele proviene dalla cultura dark, rock e new
wave anni ’80 e ’90. Fabrizio spazia dal rock anni ’70 e ’80 al cantautorato
italiano. Gianluca ama la psichedelia, il punk, il reggae, il grunge ma
soprattutto i Fugazi (se non li nominiamo si offende!). Tra i tanti amori
musicali che comunque ci accomunano ci sono sicuramente i Porcupine Tree e
Steven Wilson, i Tool, gli Opeth e il post-rock.
Mi raccontate qualcosa del vostro team… da chi è composto e come sono
suddivisi i ruoli?
La band è attualmente composta da quattro elementi: voce, chitarra,
basso e batteria. Ognuno ha il suo ruolo principale, ma alcuni di noi sono
polistrumentisti, per esempio Alessandra oltre alla batteria suona anche
flauto, tastiere e synth, canta sia come lead che come backing vocalist; poi
c’è Daniele che oltre alle chitarre si occupa dei restanti synth e di alcuni
parti vocali; Gianluca invece si occupa a 360° delle parti di basso e Fabrizio,
oltre ad essere il cantante principale e frontman, si occupa anche di alcune
parti di synth, anche se dal vivo predilige esibirsi come percussionista e
armonicista. Di tanto in tanto può capitare che al progetto collaborino anche
musicisti esterni, sia in studio che dal vivo. Tutti siamo impegnati nella fase
compositiva e ci piace chiuderci nella nostra sala prove ad improvvisare per
creare i nuovi brani.
”Second Mirror” è il titolo dell’album uscito a inizio anno: quali
sono i contenuti lirici, i messaggi?
“Second Mirror” è un concept album – nonché primo capitolo di
una trilogia – che racconta la storia di un viaggio interiore che si compie
durante un sogno, parafrasando le avventure di “Alice Nel Paese Delle
Meraviglie” di Lewis Carroll. La protagonista ripercorre gli eventi della
sua vita grazie all’utilizzo di due specchi, lo specchio delle cose reali e lo
specchio dell’anima, giungendo a prendere coscienza di chi lei sia veramente,
con i suoi limiti e i suoi pregi. La storia di “Second Mirror” è
fondamentalmente autobiografica – i testi li ha scritti interamente Alessandra
– e non è altro che un viaggio verso una dimensione personale potenzialmente
infinita, in cui tutto è possibile se sappiamo andare oltre le barriere di ciò
che la società pensa di noi.
Dal punto di vista musicale
come definireste l’album, e in genere la vostra proposta?
Lo definiremmo come un mosaico, un collage di vari elementi musicali,
di sperimentazione e ricerca di suoni, ricco di lunghe parti strumentali in
stile prog, ma con sonorità che spaziano dagli anni ’70 ai giorni nostri, dalla
musica etnica al rock, dalla gothic wave al metal, quindi (per fortuna, diciamo
noi!) poco inquadrabile in un unico genere musicale.
Come sono i Glareshift in fase live?
Dal vivo, pur cercando di riprodurre il più fedelmente possibile i
brani registrati in studio, ci piace presentarci senza fronzoli e molto più
essenziali – anche se in realtà le nostre esecuzioni si modellano molto sulle
esigenze di ogni singola esibizione – riadattando parti di alcuni brani per
valorizzare la componente di “immediatezza” della nostra musica e per
coinvolgere maggiormente gli spettatori.
Che cosa pensate dello stato della musica in Italia, in relazione a
ciò che accade all’estero?
La musica nel nostro Paese non vive di certo un periodo felice. Ormai
tutto ruota intorno a personaggi creati a tavolino o ai vincitori dei talent
show. Nonostante la quantità e la qualità delle proposte, per la musica inedita
indipendente non c’è abbastanza spazio. Dalle etichette ai gestori di locali,
tutti ormai tendono a puntare solo su ciò che può portare guadagno, sicuramente
anche per colpa dell’indolenza e della scarsa apertura degli ascoltatori verso
le proposte originali.
Quanto amate la sperimentazione e l’applicazione della tecnologia alla
vostra musica?
Molto. La sperimentazione e l’applicazione della tecnologia sono due
delle componenti alla base della nostra musica, ci consentono di ampliare le
nostre possibilità sonore, sia in ambito compositivo che in fase live. A volte
siamo quasi “costretti” a limitarci, nel senso più scherzoso del termine, per
cercare di produrre brani che possano arrivare anche a chi non è abituato ad
ascolti “impegnati”.
Come avete pubblicizzato “Second Mirror”… ci sono state occasioni per
presentarlo in concerto?
I brani di “Second Mirror” facevano parte del nostro repertorio
live già da prima di essere registrati, e li abbiamo presentati singolarmente
man mano che venivano composti. Poi, una volta pubblicato il CD, lo abbiamo
suonato per intero in un concerto esclusivamente dedicato alla sua
presentazione, dove si sono esibiti insieme a noi tutti gli special guest che
hanno preso parte alle registrazioni. Il singolo “EnTrance” lo abbiamo
divulgato anche grazie ad un videoclip su YouTube e sui principali canali
social, e siamo stati invitati a parlarne e a farlo ascoltare nell’ambito di
alcune trasmissioni radiofoniche. Tuttora ci capita di essere inseriti in
qualche programmazione radio. Ovviamente il CD in versione digitale è stato
distribuito sulle maggiori piattaforme del web.
Che cosa avete pianificato per l’immediato futuro?
Sicuramente arriveremo alla stesura del secondo e del terzo capitolo
della trilogia di concept album iniziata con “Second Mirror”, in cui
proseguiremo nel racconto dell’evoluzione interiore della protagonista. Ma al
momento ci siamo concessi una “divagazione compositiva” per lavorare ad una
serie di singoli che andranno a costituire il primo volume di un progetto
intitolato “AgNO3”, per il quale abbiamo coniato il termine di “open
album”. Si tratta di un album in perenne evoluzione che non ha una fine prestabilita,
dove confluiscono tutti quei brani che non fanno parte di nessun altro progetto
specifico. In questo primo volume saranno inseriti anche i riarrangiamenti di
alcuni brani che Daniele e Alessandra avevano composto agli albori dei
Glareshift con il computer, ma che comunque fanno parte già da tempo delle
nostre scalette dal vivo. L’intenzione è quella di riuscire a pubblicarlo nel
corso del 2017.
Membri: FABRIZIO PRESAGO (lead
vocals, percussions, keyboards), DANIELE NUZZO (guitars, synthesizers,
programming), GIANLUCA CHRIS QUOLEY (electric and acoustic bass guitar),
ALESSANDRA “TRINITY” BERSIANI (drums & percussions, keyboards &
synthesizers, flute, backing vocals)
Tracklist:
01. Reflection 10:13
02. EnTrance 05:27
03. InSight 14:00
04. Realeyes 05:29
05. Exit 11:54
01. Reflection 10:13
02. EnTrance 05:27
03. InSight 14:00
04. Realeyes 05:29
05. Exit 11:54