L’occasione che mi ha
portato a Savignone
è legata ad un concerto -di artisti che ho ripetutamente visto ed ascoltato- unitamente
alla voglia di vedere degli amici con cui condivido le mie passioni: a conti
fatti, staccarmi dal mare in cui ero immerso sino a poche ore prima mi ha
giovato, perché… non avrei pensato ad un flusso positivo così evidente, una
concatenazioni di piccole cose che vale la pena provare a raccontare, col
rischio di allargarsi troppo senza essere efficaci. Non è questa quindi la
recensione di un concerto, ma la descrizione di stati d’animo e elementi
oggettivi che, ne sono certo, ricorderò sempre con estremo piacere.
Ogni bella storia ha
un inizio incerto ed un lieto fine, e voglio provare ad inventare il filo
conduttore del pomeriggio del 12 luglio
2015, vissuto nell’entroterra genovese.
Arrivo a Busalla nel
primo pomeriggio e trovo subito l’Albergo
Birra, luogo in cui mi incontrerò con Bernardo Lanzetti. Eh sì, è lui uno dei protagonisti
di giornata, l’altro è un certo… Martin Barre.
Nella Hall dell’Hotel
la musica dei Jethro Tull accompagna
chi sta lavorando, e tutto ciò stimola la mia curiosità che ricade sul gestore,
forse mio coetaneo: ma non è lui il fan. Scopro con piacere che
l’appassionato è un giovane che, probabilmente, non riuscirà ad assistere al
concerto: “Fammi capire… ami i Jethro,
hai un pezzo di storia in casa e non lo vai a vedere?”. Mi fa intendere che
le ore di lavoro hanno lasciato il segno mentre io, emozionato per aver trovato
la “mia” musica dove mai l’avrei cercata, recupero una versione live di Thick as a Brick che ho in auto e gliela
regalo, come misero tentativo di compensazione.
Per ora con l’Albergo
Birra mi fermo qui.
Savignone è quella che non ti aspetti e il suo status di luogo turistico colpisce
immediatamente.
La dimensione è a
misura d’uomo, carica di storia, natura e cultura che si sposano alla musica,
per effetto di persone sensibili che amano collegare le peculiarità locali ai
risvolti artistici che troppo spesso sono solo dedicati alle differenti
nicchie.
Certo è che avere
sindaco e vicesindaco appassionati di musica progressiva significa tracciare un
percorso preciso che, da quanto ho potuto vedere, è apprezzato e condiviso.
Lo spazio dedicato al
concerto è all’interno di un parco e il soundcheck fa presagire la performance
che sta per arrivare. Ma lo step intermedio prevede una sorta di conferenza
stampa all’interno di un palazzo antico, del 1600, e l’assetto quasi familiare
che si riesce a raggiungere porterà beneficio allo scambio di interessantissime
battute… davanti a noi autentiche memorie storiche che si raccontano in pieno
relax, per la gioia dei tanti fan con t-shirt variegate -spesso frutto di un vecchio
concerto- con in mano qualche cimelio da presentare alla firma che impreziosirà
il CD o il vinile.
Ecco uno stralcio di
quanto accaduto:
Dopo una breve sosta
di qualità in una stanza adiacente al giardino, con assaggi a base di “rosa”,
la cena preconcerto unisce i musicisti agli amici, e la convivialità di persone
e luogo spingerebbero ad una sosta ai box molto più lunga.
Non posso non
segnalare che una cena con affianco Lanzetti e con di fronte Barre ha
dell’inusuale e appaga gli ammalati di musica, come me, o come Antonio Bigotti, il Sindaco di
Savignone.
Ma è stata anche
l’occasione per rivedere lo zoccolo duro del fan club dei Jethro Tull,
ITULLIANS, con in testa al gruppo il presidente Aldo Tagliaferro, il punto di collegamento tra Ian Anderson e i sostenitori
italiani, l’unico portatore sano di notizie vere dell’attuale mondo “Jethro
Tull”.
Il mio maggior piacere
personale ha riguardato l’incontro con Franco
Taulino, leader e fondatore della Beggar’s Farm, da qualche tempo impegnato in altre
situazioni più importanti, e il rivederlo immerso attivamente nel suo amore
primario fornisce la misura dell’importanza della musica e, al contempo, la
speranza che esistano soluzioni anche per i casi più complicati: la sua
presenza sul palco mi ha dato l’impressione della liberazione dopo un lungo
contenimento delle emozioni.
La Beggar’s, sempre
lei, la band che realizza i sogni dei tanti musicisti di passaggio, il gruppo
che anche questa volta tira fuori dal cilindro il jolly, un giovanissimo
chitarrista chiamato a sostituire l’altrettanto giovane Brian Belloni,
impegnato a Umbria Jazz; il suo nome è Eric
Zanoni (Eric come Clapton, e non è un caso!), che mi confessa come si sia
appena avvicinato al prog; sta di fatto che ha appreso la lezione e non sfigura
al fianco dei suoi compagni navigati, e non sembra patire l’emozione delle
vicinanze illustri.
Un’altra faccia
vecchia/nuova è quella di Massimo
Faletti, cofondatore della band, ma presente ormai solo nei casi di
emergenza, e a giudicare dal “suo” solo in My
God l’esercizio sul flauto traverso non è mai venuto a mancare.
E poi un Mauro Mugiati, che nell’occasione si
dedica prevalentemente al canto, dando il senso di una squadra al lavoro, fatta
di elementi che chiudono i buchi laddove si formano, e mettono a disposizione
del gruppo il talento personale. Kenny
Valle alle tastiere e Sergio Ponti
alla batteria rappresentano le fondamenta e la sicurezza, mentre il basso di Daniele Piglione si defila, ma solo
nella posizione on stage, perché il suo tratto ritmico è diventato ormai caratterizzante.
Non si è invece defilata Paola Gemma,
una vocalist dalle doti canore sorprendenti che ha fatto sentire la sua
presenza nonostante sul palco ci fosse, a tratti, il vocalist per eccellenza. Taulino guarda il suo giocattolo da una
posizione privilegiata e, al momento giusto, guadagna il posto che gli compete.
Il copione prevede l’intervento
massiccio di Martin Barre, con
l’intermezzo di Bernardo Lanzetti
nel punto centrale, momento in cui entrambi vengono omaggiati con un premio
alla carriera, il “Fieschi International Award” e “La Voce Oltre…”.
La scaletta che
propongo a seguire evidenzia una discreta trasversalità di epoche e album, ma
il focus è Aqualung, da cui vengono
estratti 5 pezzi che culminano con la title track, da tutti aspettata. E’ un
Barre molto più rock blues del passato “Tull”, ma la libertà rispetto agli
schemi antichi gli permette, forse, di dimostrare oggi il suo volto più reale.
I suoi assoli infiammano il pubblico e per una paio di ore il tempo pare si sia
fermato a epoche musicali davvero felici.
Quando Lanzetti sale
sul palco si sente nell’aria l’attesa, la voglia di ascoltare una delle voci
più belle mai esistite e lui regala un archetipo del prog, quel A Salty Dog dei Procol Harum che esalta
le sue doti canore, la sua estensione vocale, il suo timbro. Come è noto agli
addetti ai lavori Bernardo sa tenere il palco come nessun altro, e quando passa
al repertorio PFM e propone Chocolate
Kings i brividi percorrono i corpi
più sensibili.
Ma è con Maestro della Voce, dedicata a Demetrio
Stratos, che arriva il coinvolgimento massimo dell’audience, che batte le mani
e canta in modo partecipativo.
Il momento della totale comunione arriva nei due bis, quando l’atmosfera diventa
rarefatta a seguito di un’Impressioni di
Settembre magica, e a seguire la conclusiva Locomotive Breath, che chiude simbolicamente la serata “tulliana”,
con tutti i protagonisti sul palco.
Difficile far capire a
parole cosa si prova in queste occasioni, impossibile, forse, decodificare la
mia chiosa legata alla giornata perfetta, ma sono certo che i presenti
all’evento si ritroveranno, almeno in parte in parte, nella mia descrizione.
Il filmato a seguire
potrà forse chiarire cosa è accaduto sul palco di un parco fantastico, a
Savignone, il 12 luglio 2015.
Ed ora quello che io
spero sia stato il lieto fine per l’amico conosciuto poche ore prima
all’Albergo Birra, probabilmente ignaro che Martin Barre avrebbe pernottato
proprio in quel luogo.
E’ ormai la una del
mattino quando accompagniamo i due premiati in hotel, e mentre varcano la
soglia non posso fare a meno di pensare alla sorpresa che qualcuno troverà la
mattina successiva, quando forse porterà un cappuccino ad uno dei suoi miti,
che, almeno per una notte ha condiviso con lui lo stesso tetto.
Piccole soddisfazioni
che colorano la vita! A me piace pensarla così.