martedì 14 luglio 2015

Martin Barre, Bernardo Lanzetti e la Beggar's Farm a Savignone


Quando meno te lo aspetti arriva la giornata perfetta.
L’occasione che mi ha portato a Savignone è legata ad un concerto -di artisti che ho ripetutamente visto ed ascoltato- unitamente alla voglia di vedere degli amici con cui condivido le mie passioni: a conti fatti, staccarmi dal mare in cui ero immerso sino a poche ore prima mi ha giovato, perché… non avrei pensato ad un flusso positivo così evidente, una concatenazioni di piccole cose che vale la pena provare a raccontare, col rischio di allargarsi troppo senza essere efficaci. Non è questa quindi la recensione di un concerto, ma la descrizione di stati d’animo e elementi oggettivi che, ne sono certo, ricorderò sempre con estremo piacere.
Ogni bella storia ha un inizio incerto ed un lieto fine, e voglio provare ad inventare il filo conduttore del pomeriggio del 12 luglio 2015, vissuto nell’entroterra genovese.
Arrivo a Busalla nel primo pomeriggio e trovo subito l’Albergo Birra, luogo in cui mi incontrerò con Bernardo Lanzetti. Eh sì, è lui uno dei protagonisti di giornata, l’altro è un certo… Martin Barre.
Nella Hall dell’Hotel la musica dei Jethro Tull accompagna chi sta lavorando, e tutto ciò stimola la mia curiosità che ricade sul gestore, forse mio coetaneo: ma non è lui il fan. Scopro con piacere che l’appassionato è un giovane che, probabilmente, non riuscirà ad assistere al concerto: “Fammi capire… ami i Jethro, hai un pezzo di storia in casa e non lo vai a vedere?”. Mi fa intendere che le ore di lavoro hanno lasciato il segno mentre io, emozionato per aver trovato la “mia” musica dove mai l’avrei cercata, recupero una versione live di Thick as a Brick che ho in auto e gliela regalo, come misero tentativo di compensazione.
Per ora con l’Albergo Birra mi fermo qui.
Savignone è quella che non ti aspetti e il suo status di luogo turistico colpisce immediatamente.
La dimensione è a misura d’uomo, carica di storia, natura e cultura che si sposano alla musica, per effetto di persone sensibili che amano collegare le peculiarità locali ai risvolti artistici che troppo spesso sono solo dedicati alle differenti nicchie.
Certo è che avere sindaco e vicesindaco appassionati di musica progressiva significa tracciare un percorso preciso che, da quanto ho potuto vedere, è apprezzato e condiviso.
Lo spazio dedicato al concerto è all’interno di un parco e il soundcheck fa presagire la performance che sta per arrivare. Ma lo step intermedio prevede una sorta di conferenza stampa all’interno di un palazzo antico, del 1600, e l’assetto quasi familiare che si riesce a raggiungere porterà beneficio allo scambio di interessantissime battute… davanti a noi autentiche memorie storiche che si raccontano in pieno relax, per la gioia dei tanti fan con t-shirt variegate -spesso frutto di un vecchio concerto- con in mano qualche cimelio da presentare alla firma che impreziosirà il CD o il vinile.
Ecco uno stralcio di quanto accaduto:


Dopo una breve sosta di qualità in una stanza adiacente al giardino, con assaggi a base di “rosa”, la cena preconcerto unisce i musicisti agli amici, e la convivialità di persone e luogo spingerebbero ad una sosta ai box molto più lunga.
Non posso non segnalare che una cena con affianco Lanzetti e con di fronte Barre ha dell’inusuale e appaga gli ammalati di musica, come me, o come Antonio Bigotti, il Sindaco di Savignone.
Ma è stata anche l’occasione per rivedere lo zoccolo duro del fan club dei Jethro Tull, ITULLIANS, con in testa al gruppo il presidente Aldo Tagliaferro, il punto di collegamento tra Ian Anderson e i sostenitori italiani, l’unico portatore sano di notizie vere dell’attuale mondo “Jethro Tull”.
Il mio maggior piacere personale ha riguardato l’incontro con Franco Taulino, leader e fondatore della Beggar’s Farm, da qualche tempo impegnato in altre situazioni più importanti, e il rivederlo immerso attivamente nel suo amore primario fornisce la misura dell’importanza della musica e, al contempo, la speranza che esistano soluzioni anche per i casi più complicati: la sua presenza sul palco mi ha dato l’impressione della liberazione dopo un lungo contenimento delle emozioni.
La Beggar’s, sempre lei, la band che realizza i sogni dei tanti musicisti di passaggio, il gruppo che anche questa volta tira fuori dal cilindro il jolly, un giovanissimo chitarrista chiamato a sostituire l’altrettanto giovane Brian Belloni, impegnato a Umbria Jazz; il suo nome è Eric Zanoni (Eric come Clapton, e non è un caso!), che mi confessa come si sia appena avvicinato al prog; sta di fatto che ha appreso la lezione e non sfigura al fianco dei suoi compagni navigati, e non sembra patire l’emozione delle vicinanze illustri.
Un’altra faccia vecchia/nuova è quella di Massimo Faletti, cofondatore della band, ma presente ormai solo nei casi di emergenza, e a giudicare dal “suo” solo in My God l’esercizio sul flauto traverso non è mai venuto a mancare.
E poi un Mauro Mugiati, che nell’occasione si dedica prevalentemente al canto, dando il senso di una squadra al lavoro, fatta di elementi che chiudono i buchi laddove si formano, e mettono a disposizione del gruppo il talento personale. Kenny Valle alle tastiere e Sergio Ponti alla batteria rappresentano le fondamenta e la sicurezza, mentre il basso di Daniele Piglione si defila, ma solo nella posizione on stage, perché il suo tratto ritmico è diventato ormai caratterizzante. Non si è invece defilata Paola Gemma, una vocalist dalle doti canore sorprendenti che ha fatto sentire la sua presenza nonostante sul palco ci fosse, a tratti, il vocalist per eccellenza. Taulino guarda il suo giocattolo da una posizione privilegiata e, al momento giusto, guadagna il posto che gli compete.
Il copione prevede l’intervento massiccio di Martin Barre, con l’intermezzo di Bernardo Lanzetti nel punto centrale, momento in cui entrambi vengono omaggiati con un premio alla carriera, il “Fieschi International Award” e “La Voce Oltre…”.
La scaletta che propongo a seguire evidenzia una discreta trasversalità di epoche e album, ma il focus è Aqualung, da cui vengono estratti 5 pezzi che culminano con la title track, da tutti aspettata. E’ un Barre molto più rock blues del passato “Tull”, ma la libertà rispetto agli schemi antichi gli permette, forse, di dimostrare oggi il suo volto più reale. I suoi assoli infiammano il pubblico e per una paio di ore il tempo pare si sia fermato a epoche musicali davvero felici.
Quando Lanzetti sale sul palco si sente nell’aria l’attesa, la voglia di ascoltare una delle voci più belle mai esistite e lui regala un archetipo del prog, quel A Salty Dog dei Procol Harum che esalta le sue doti canore, la sua estensione vocale, il suo timbro. Come è noto agli addetti ai lavori Bernardo sa tenere il palco come nessun altro, e quando passa al repertorio PFM e propone Chocolate Kings i brividi percorrono i corpi più sensibili.
Ma è con Maestro della Voce, dedicata a Demetrio Stratos, che arriva il coinvolgimento massimo dell’audience, che batte le mani e canta in modo partecipativo.
Il momento della totale comunione arriva nei due bis, quando l’atmosfera diventa rarefatta a seguito di un’Impressioni di Settembre magica, e a seguire la conclusiva Locomotive Breath, che chiude simbolicamente la serata “tulliana”, con tutti  i protagonisti sul palco.
Difficile far capire a parole cosa si prova in queste occasioni, impossibile, forse, decodificare la mia chiosa legata alla giornata perfetta, ma sono certo che i presenti all’evento si ritroveranno, almeno in parte in parte, nella mia descrizione.
Il filmato a seguire potrà forse chiarire cosa è accaduto sul palco di un parco fantastico, a Savignone, il 12 luglio 2015.


Ed ora quello che io spero sia stato il lieto fine per l’amico conosciuto poche ore prima all’Albergo Birra, probabilmente ignaro che Martin Barre avrebbe pernottato proprio in quel luogo.
E’ ormai la una del mattino quando accompagniamo i due premiati in hotel, e mentre varcano la soglia non posso fare a meno di pensare alla sorpresa che qualcuno troverà la mattina successiva, quando forse porterà un cappuccino ad uno dei suoi miti, che, almeno per una notte ha condiviso con lui lo stesso tetto.
Piccole soddisfazioni che colorano la vita! A me piace pensarla così.